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Un quiz editoriale

Christian Raimo ha pubblicato questo quiz editoriale sul primoamore. Grande, e qualcosa rivela sullo “stato dell’arte”. La soluzione – l’ho indovinata semplicemente scorrendo, appare d’incanto – via dunque, senza aiuti di alcun tipo, sennò son buoni tutti, su, un po’ di sana e ludica competizione… Provatevi, se vi piace, e rendicontate qui sotto.

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49 Commenti

  1. Avverto che i commenti vincitori sono messi in attesa di approvazione in modo da non chiudere subito questo bel gioco… ;-) – saranno ripristinati quando una sufficiente schiera si sarà presa la sua soddisfazione…

  2. cazzo, è vero!
    sono tutti pre-fatti (mi rifiuto di scrivere “prefati”) da veltroni!
    stupefacente!
    propongo di istituire un osservatorio etologico dedicato esclusivamente a veltroni, come omaggio implicito alla sua ormai non discutibile grandezza.

  3. nel ringraziare raimo per averci fornito un dato così rilevante, rilancio con un altro quiz, che, giuro, non è una domanda retorica (nel senso che non ho la risposta):

    perché nel nostro Paese quasi tutti quelli che raggiungono un certo livello di potere lo usano in primis per rendersi ridicoli?

    (oppure è dappertutto così?)

  4. beh a me quel tipo lì toglie il respiro tutto in una volta. è il mago delle parole
    e poi le vende a cinque lire.
    ma magari sotto a certe macerie e certi ridicoli bisonti c’è del muschio indisciplinato che cresce per i fatti suoi.

  5. Grazie per l’apprezzamento, ragazzi, lo so che qui da voi gioco in casa, ma i complimenti fanno sempre piacere, non c’è che dire.

    Per ringraziarvi vi regalo lo scup dell’anno: sto scrivendo la prefazione al *mio* prossimo libro. Il titolo? “Ma Stella era il suo nome?”.

    Subito dopo la pubblicazione, parto per l’Africa. Spero tanto che Raimo voglia essere della partita: come prm non è male.

    Alla prossima tornata.

    Water Nostro (cioè Vostro)

  6. la Repubblica (21 gennaio 2008)
    L’annuncio di Mastella cade sull’Unione con l’effetto di una doccia gelata. […]. Poi, sempre dall’entourage del premier, fanno sapere di aver appreso la notizia dalle agenzie, sottolineando così lo sgarbo istituzionale dell’ex ministro. Tutti i leader politici della maggioranza lasciano gli impegni (Veltroni abbandona la presentazione di un libro di monsignor Fisichella)…
    To be continued

  7. Non per fare l’avvocato d’ufficio di Veltroni – che, allo stato attuale, non so ancora se voterò -, tuttavia penso che come sindaco di Roma abbia fatto più di ogni altro sindaco di qualsiasi altra giunta precedente, di sinistra e non.
    Roma è cresciuta parecchio negli ultimi anni, in tante direzioni, e si è “modernizzata”. Non mi vergogno di dire che Walter Veltroni è stato un buon sindaco. Un sindaco che ha fatto anche molto per la cultura in questa città. Da qui forse la sua segreta ambizione di “scrittore” e il suo presenzialismo nelle prefazioni e presentazioni di libri. Devo dire, per onestà, che la “colpa” in ciò è comunque – almeno al 50% – da ricercarsi in chi queste prefazioni e presentazioni gli chiede (editori, scrittori in cerca di fama, eccetera).
    Chissà per quale strano motivo in Italia quando si tratta di sparare sulla cultura ci si accanisce particolarmente. Allez hop! Tirez sur le pianiste!

  8. vorrei partecipare anch’io al guiz su weltroni, ma prima devo chiedere l’autorizzazzione al bagnasco. a tra poco

  9. Ma come avete fatto a scoprire che sono prefati da veltroni?

    a) pensate continuamente a veltroni e vorreste essere prefati da lui
    b) siete stati a vostra volta prefati da veltroni e le riconoscete
    c) avete perso il tempo della vostra vita a cercarli su internet
    d) avete perso il tempo della vostra vita a cercarli in libreria

    per a) non le scrive lui e ha un negro
    per b) non le scrive lui e ha un negro

    per c) avete fatto male
    per b) avete fatto male

    Quanto a veltroni, tash, non si rende affatto ridicolo, si rende simpatico, è questa la vera malattia del nostro paese, i simpatici.

  10. Cara Alcor, io sono arrivato alla soluzione seguendo un’altra strada: non avendone letto nemmeno uno, ho capito subito che poteva averli pre-fatti solo Veltroni.

    Comunque, riguardo alla tua griglia, la mia opzione è la a): almeno per quanto riguarda me stesso. Il problema è che non ho ancora iniziato a fare lo scrittore, ma già mi piacerebbe avere una sua prefazione al libro che potrei scrivere (e che spero di non scrivere mai).

  11. caro prodan che tenero che sei nel credere in una roma “modernizzata” da veltroni.
    il recente catalogo della mostra sulla pop art ha tre o quattro prefazioni a cascata: rutelli, marrazzo, gasbarra, veltroni: tutti lì, simpaticamente a pre-fare, nessuno che si domandi perché farlo, a che serve, che figura ci faccio, eccetera.
    @alcor
    basta cercare almeno due di quei titoli con google e constatare la presenza del Nostro: il resto è deduzione.
    ma sono molte più di quelle, le prefazioni.

  12. Caro tashtego, io a Roma ci vivo dalla bellezza di 45 anni (cioè da quando ci sono nato, all’ospedale San Camillo per la precisione). E mi ricordo persino di quando c’era il democristiano Clelio Darida a sindaco (poi inquisito, poi scagionato: come tutti quelli della casta). Un periodo in cui a Roma per boycottare gli scioperi degli autisti dell’Atac si facevano girare le camionette dell’esercito per trasportare la gente. E in parecchie zone c’erano ancora le baracche (non quelle dei campi nomadi, ma quelle dei romani meno abbienti), che solo col buon Petroselli sono state smantellate.

    Non è per spirito di polemica, ma io i cambiamenti a Roma li ho visti, e di persona. E se a Roma le giunte di sinistra sono durate tanti anni, nonostante il Vaticano, nonostante il Vaticano sottolineo, forse qualche motivo ci sarà pure stato.

    Poi in una città iperpopolata e grande come Roma è quasi fisiologico che i problemi siano infiniti, e se ne aggiungano sempre di nuovi (i nomadi appunto, i migranti, i cittadini stranieri, ecc.).

    Le prefazioni di Veltroni sono un problema? Basta non leggerle, e non leggere i suoi libri. Qual è il problema dunque?

    Certi piccoli amori…

  13. Visto che si parla tanto di Walter, vi do una notizia in anteprima assoluta: il Nostro, in coppia con Franceschino, parteciperà al prossimo festival di San Remo (con buone possibilità di vittoria finale) con un pezzo, già scritto da mesi, dal titolo “Minchia, signor Clemente”.

  14. Nel 1995 Stefano Del Re ha pubblicato un’intervista a Veltroni che si Intitola La bella politica ed è uscita per Rizzoli.
    E’ lì che ho cominciato a diffidare, il suo essere sempre “giusto” il suo dire sempre la cosa “giusta”, non so perché, (anzi lo so) mi ha resa diffidente.
    Ma la di là delle mie idiosincrasie e delle mie diffidenze, e della sensazione che ci fosse un vetro smerigliato tra quello che diceva e quello che era, di recente l’ho ritrovato e mi ha colpito rileggere un paio di risposte al gioco della torre. Ad esempio, chi salverebbe tra Occhetto e D’Alema?

    “Tutti e due.Mi butto io. Decidano loro.”

    Tra Mastella e Casini?

    “Salvo Casini”

    Ma soprattutto:

    Come definisce il programma che ci ha delineato: socialdemocratico, liberaldemocratico, liberale o in un altro modo?

    “La definizione l’abbiamo data in questa conversazione:il programma della crescita giusta”

    e continua:

    “…credo che nel futuro di questo paese ci sarà un partito democratico. Non so se lo vedrò io o la generazione prossima. Non lo so perché non riesco a immaginare l’evoluzione del sistema politico italiano. Se si tornerà al proporzionale i partiti si moltiplicheranno. Se si andrà invece avanti verso il bipolarismo vero sarà giocoforza immaginare e costruire due grandi formazioni politiche di centro destra e centrosinistra. Le coalizioni sono un passaggio verso questo approdo. …Nessuno si allarmi, dunque. Nessuno pensi che parliamo di oggi o domani. Credo che saranno le cose a spingere in questa direzione. …Il tempo saprà consolidare intese programmatiche e persino sintonie di valori, tra culture diverse. …nessuno dica: Veltroni propone il Partito democratico. Semmai è giusto dire che prevedo il partito democratico.”

    Insomma, chapeau! Che le sue previsioni fossero giuste o le sue capacità di lavoro, come invece credo, eccezionali, tredici anni fa diceva così. Vedremo, certamente è un tessitore.

    E anche tutte queste prefazioni sono fili del tessuto.

  15. Rimane il fatto, però, che molti copioni li scrive insieme a bagnasco, autore tra l’altro del testo della canzone che presenterà a sanremo.

  16. io resto convinta che dal punto di vista culturale faccia un lavoro mediocre, fatto male, fatto per parlare a un pubblico il più vasto possibile e quindi pieno di segni riconoscibili e parole facili.
    ha steso una melassa sapiente, questo sì. ed è un pericolo enorme per la cultura, mi sa di egemonia, di una politica infiltrata, di pianificazione verso il basso. di velatissimo controllo. di controllo. di togliere i rami che vogliono troppo andare per i fatti propri, di noi siamo dalla parte giusta.
    assomiglia così tanto a berlusconi. troppo. quello là usa i soldi questo usa anche la cultura.
    l’ultima volta che l’ho sentito parlare era insicuro, lento, pieno di contraddizioni. il successo gli arriva anche per questo, in periodi di difficoltà le persone tendono a credere ai fanatici e forse anche agli apatici.
    e poi un’altra cosa, roma non è l’italia, e se sai gestire il cineforum del prenestino non hai portato nulla di nuovo a milano. e sassari resta sempre oltre il mare.

  17. caro raimo,

    che bello tanto sciorinare di bravura e cultura libraria. nel suo ricerca, copia e incolla, prenda nota tuttavia del fatto che “Terra del mio sangue” è di Antjie Krog, contrariamente quanto da lei indicato.

    buon prosieguo di alte ricerche,

    dafne tre

  18. Veltroni fa cultura? e dove la mettiamo l’introduzione del Berluska a all’elogio della follia di erasmo da rotterdam?

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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