Le rimembranze

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[oggi pranzerò fuori con la famiglia. So che mi stanno organizzando una festa a sorpresa, dovrò quindi stupirmi, forse anche spegnere candeline. La cosa mi ha fatto venire in mente alcuni versi di qualche anno fa.]

di Gianni Biondillo

La notte ha movimenti tellurici
che scoprono la vena pura,
illesa, della memoria sepolta;
sono come il geranio scosso
dal folle
nel mio mese più crudele
abbarbicato come sto
al mio futuro vergine.

Dei campi di pannocchie virili
che rubavamo canaglie
nulla rimane in questo
cavalcavia urbano dove
in fondo si apriva un quartiere
di baracche e cartongesso
e di nuovi prefabbricati
che il Comune regalava
(civile concessione a meridionali invadenti)
ai senza tetto e agli sfrattati.
I nostri padri li occuparono
in una bestiale corsa notturna
e furono anni d’infanzia e di povertà.

Qui mi hai portato stanotte
Virgilio domestico:
vivo dei tuoi ricordi
(sono un pessimo poeta)
affido il mio passato
al racconto degli amici.

Perfetti tuffatori
ci si lanciava indomiti
da un castello ad un matrimoniale
che il mare mai
avevamo visto
eppure ne sapevamo
già il sapore.

Avevo quattro anni e mio padre
(come nelle favole) si vendette
una radio o un nonsoché,
per portarmi alla sera una torta
con le quattro fiammelle
(non ricordo se
vendeva angurie
o faceva il rottamaio);

non rimpiango nulla
del mio passato se non
quelle quattro fiammelle,
quella gioia incontenibile
di quel bambino
che non riusciva a toccare
per terra quand’era seduto
sulla sedia di legno
frusta e dignitosa…

(ho meno ricordi
che se avessi un giorno)

ma a volte l’infanzia
si presenta a brani, a tracce
allunga il conto
e chiede il resto.

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28 Commenti

  1. caro s’ignor biontillo la scuso tando se mi per metterei ma e che volessi farmi i miei milliori ha curi per il suo omo nastico che cuello viene sicura mende una vorta ha lanno è anghe perche lei cia un bel nome di nicchia è anghe il s’ignora casceco è s’ignora binachi e la s’ignor alcova è fumandola è tutti guanti che siete tutti cosi belli ha sai ha sai è che mi volio tandobbene ha voi. io la scuso angora se mi dassi tandi basci sule mie labbra che le volessi dire che la vorrei tandobbene con tutto il mio ha fetto. ciavo ha tutti guanti.

  2. Augurissimi Gianni, i versi sono belli degni di un compleanno e il compleanno,per me,è il giorno più bello,l’unico che ci continua a ricordare che per fortuna ci siamo.
    jolanda

  3. Auguri per Gianni che conosco solo per i libri e i commenti.
    Il ricordo dell’infanzia è commovente e vedo bene un piccolo bambino con occhi luccicanti nella magia festiva.

  4. Charles, non sei l’unico criptocitato. Ma la cosa non mi offende, questo Biondillo ha scritto versi proprio belli, no?

  5. Caro Thomas, non sia mai, la cosa mi ha fatto solo piacere.
    E poi, se non temessi le ire della sciùra Amalia, direi che questo Biondillo io lo amo. Come tutti i miei conterranei, del resto: infatti lui all’anagrafe si chiama Jean Blondil, solo il fatto di trovarsi a vivere all’estero, purtroppo, gli ha fatto italianizzare i riferimenti identitari

    Chiedi a Véronique, se non mi credi.

    Uì, nù l’emòn mssiè Blondìl!

  6. Grazie a tutti.

    A Ilse.
    Emma, amica e lettrice infervorata, mi scrive (e qui cito testualmente):
    “Sappi che condividi il tuo genetliaco, fra gli altri, con:
    Felix Mendelssohn
    Gertrude Stein
    Silvio D’Amico
    Carl Theodor Dreyer
    Norman Rockwell
    Alvar Aalto
    Simone Weil
    Mino Milani
    Michael Cimino
    Paul Auster
    Maurizio Micheli
    Ferzan Özpetek
    Sarah Kane
    ma soprattutto, cosa di cui andrai certamente fiero, con Alvaro Vitali…”

    che tesoro…

  7. Acquario, carino segno, molto creativo. Ma amo anche arieti (carattere forte, generosi), pesci dolci, toro sentimentale, leone magnifico, vergine pazza e tutti gli altri.
    Non amo il cancro (sono cancro), perché è un segno timido, strano, lunatico e un po’ morto.

  8. Ma non Chapucer! Il cancro è gentile, dolce, ama l’amicizia e la tenerezza. Ma guai alla chela del granchio!

    Baci

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gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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