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Kafka e il porno

di Vito Punzi

Ci sarebbe solo da sorridere, visto il tema (Franz Kafka lettore di rivista “pornografiche”) e la superficialità con la quale le presunte scoperte del signor James Hawes (pubblicate nel suo libro Excavating Kafka, uscito in questi giorni in Inghilterra) circa il “Kafka’s porn” hanno trovato spazio su alcuni quotidiani italiani. Avessero usato il tempo speso per la lettura del “Times”, del “Guardian” o di “Die Welt” per prendere il mano le lettere che Franz e l’amico Max Brod si scambiarono per una vita (Max Brod-Franz Kafka. Un altro scrivere. Lettere 1904-1924, Neri Pozza 2006), i nostri avrebbero evitato a se stessi il ruolo di banale ed acritica eco a qualcosa che assomiglia molto a scandalismo giornalistico (questo sì pornografico), più che a una rigorosa ricerca storico-letteraria.

In Germania si sono fatti più o meno tutti una grassa risata, anche perché Hawes sostiene di aver scoperto, con i suoi ritrovamenti, nientedimeno che “la verità sull’intera opera letteraria” dello scrittore praghese. Klaus Wagenbach, storico biografo del giovane Kafka, accusato di non aver specificato nella sua pur esaustiva biografia kafkiana in cosa consistessero quelle riviste edite da Franz Blei (“Der Amethist” e “Die Opale”) che pure il praghese leggeva e sfogliava con tanto interesse, dopo aver lanciato il sospetto che Hawes non sia in grado leggere il tedesco, ha confermato al “Tagesspiegel” di aver consultato a suo tempo entrambe le riviste e ha ricordato come esse proponessero testi letterari accompagnati da opere grafiche, senza foto, e che da sempre sono state considerate da storici e cultori come pubblicazioni erotiche, non pornografiche.

Quanto al complesso rapporto tra Kafka e le donne, bisognerà pur ricordare che il giovane Franz, spesso insieme all’amico Max Brod, è stato un assiduo frequentatore di bordelli. Altrettanto noto è quanto sia stato assiduo, e non solo in età giovanile, il suo interesse per l’erotismo. Nel citato scambio epistolare alla data 4 ottobre 1917 si legge per esempio Max consigliare a Franz la lettura del saggio Il ruolo dell’erotismo nella società maschile, di Hans Blüher, che lo stesso Brod giudica “un inno alla pederastia, da cui ci si attende ogni progresso culturale”. Dopo circa un mese, ricevuto il libro, Kafka confessa all’amico: “Sono caduto nel mezzo del libro di Blüher. […] Mi ha agitato per cui ho dovuto interrompere per due giorni la lettura. Del resto ha in comune con tutto ciò che è psicanalitico il fatto che il primo momento sazia in modo stupefacente, ma subito dopo si ha di nuovo la stessa vecchia fame”.

Da ultima la questione del cassetto dell’appartamento di famiglia, nel quale il giovane Franz, secondo Hawes, avrebbe chiuso a chiave le riviste incriminate perché i genitori non le scoprissero. Ancora una volta si prenda l’epistolario, edito, ma evidentemente ignorato. In una lettera di metà agosto del 1907 Kafka scrive all’amico Brod quanto segue: “Certo se avessi anche gli «Ametyste» ti copierei le poesie, ma sono rimaste a casa nella libreria e la chiave l’ho qui con me perché non scoprano un libretto di risparmio di cui nessuno sa nulla a casa e che determina per me la mia posizione in famiglia. Se dunque non hai tempo fino al 25 agosto, ti spedisco la chiave”. Problemi di soldi, con la famiglia, altro che preoccupazione di nascondere le riviste agli occhi dei genitori! La confidenza esistente tra i due giovani, d’altra parte, era tale che difficilmente si possono immaginare finalità inespresse.

In virtù di quanto trapelato dall’Inghilterra, questo di Hawes sembra essere davvero un grande bluff. Serva almeno da incoraggiamento a qualcuno per andarsi a rileggere le opere di Kafka.

Questo articolo è apparso, il 10 agosto, sulla rivista L’Occidentale.

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4 Commenti

  1. Hai ragione: la pornografia è stata fatta oggi, dando risalto a una non-notizia. Sarebbe stato scandaloso scoprire che Kafka ignorasse l’esistenza dell’erotismo, non certo il contrario.

  2. Eh, li immagino gli articoletti pubblicati su “alcuni giornali italiani” (mi piacerebbe anche sapere quali), pezzucci leziosi e stupidotti, gossip estivo su Kafka, tutto fa brodo.

    K aveva un rapporto molto complesso e tormentato col sesso. Nei diari leggiamo riferimenti all’accoppiamento come senso di morte, riflesso probabilmente di un atroce senso di colpa.

  3. Risaputo che i “delitti” privati nulla tolgono/aggiungono ad una qualsivoglia produzione artistica, i casi (ambedue di nullo interesse) sono due: leggeva oppure no K. riviste pornografiche, dunque non erotiche?
    Pare di sì, affari suoi. Io, pur vecchio, consumo pornografia. Affari miei. Ci si masturba tutti da quache millennio, con identici pensieri.
    Si dorma in pace.

    Mario Ardenti

  4. kafka era un uomo normale. era attratto dall’eros come tutti. nei suoi romanzi, a leggerli attentamente, ci si possono trovare scene di sesso e anche riferimenti alla pornografia. nulla di strano che scorresse lui stesso qualche libro o rivista porno. ho accolto la notizia con una certa soddisfazione, perché conferma quel che ho sempre pensato: che al di là della mitologia kafkiana proposta da 50 anni di critica – mitologia che vuole k. tutto assorbito da problematiche religiose, filosofiche, psicologiche – egli era un uomo preso dai concreti desideri e impulsi della vita, solo che, a differenza degli altri, intendeva assolutamente armonizzarli ai criteri della più rigorosa giustizia. Ciò equivale ovviamente a rovinarsi la vita, anche se magari aiuta a produrre i migliori romanzi del secolo.

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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