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Nembo (Kid) e la cartoonizzazione della Storia

di Marco Rovelli

L’antrofonico La Russa ha rammemorato “quelli della Nembo” come esempio di soldati repubblichini che meritano il rispetto di chi guardi con obiettività alla storia d’Italia, in quanto “dal loro punto di vista combatterono credendo di difendere la patria”. L’ingenuità di tale enunciato è disarmante, se non fosse che lascia tralucere un ben forte arrière-pensée: quello di uno che è rimasto, senza mezzi termini, fascista. Il loro punto di vista, dice l’Ignazio. E parla di credenza, ovvero di fede. Bene, sfido chiunque a trovare qualcuno che impugna le armi secondo un altro punto di vista. O meglio, ci sono, certo: per esempio tutti coloro che erano stati arruolati a forza nell’esercito repubblichino perché non avevano avuto il coraggio di darsi alla macchia o di affrontare la fucilazione (che, lo si ricordi, veniva bandita anche con manifesti pubblici firmati dal giovane Almirante). Ma non stiamo parlando di quelli, qui, bensì di giovani che avevano scelto liberamente la parte del campo di battaglia. La buona fede, l’intenzione, la credenza – non possono costituire metro di giudizio storico.

Ricordo che, ai tempi della tesi di dottorato, leggendo i verbali del Comitato centrale del Pci dopo il famigerato discorso di Kruscev al XX Congresso, che avviò il processo politico frettolosamente definito “destalinizzazione”, Mario Montagnana disse che bisognava “mettere in rilievo la buona fede di Stalin”. E forse aveva ragione sulla buona fede, Stalin era un uomo “integerrimo” che “sacrificò” la sua vita (oltre a quello di qualche milione di altre, va da sé) per la Causa. Ma questa sua buona fede ci diceva qualcosa in quanto rilievo storico? No, nulla. Ci diceva qualcosa solo dell’attaccamento sentimentale di Montagnana. La buona fede, e la fede in genere, non sposta di un ette il senso storico delle cose. Perché è di questo che stiamo parlando, che si dovrebbe parlare. Invece l’Ignazio sfrutta l’8 settembre – che nella retorica fascista ha sempre e solo rappresentato il tradimento e il disonore – per rivelare a tutti il suo attaccamento sentimentale alla propria storia.

Sul sito ufficiale dell’associazione nazionale Nembo (i militari del reggimento paracadutisti) sono trascritti alcuni passi “dal diario di guerra della Medaglia d’Oro al Valor Militare Magg. Mario Rizzatti”:

Io mi rifiuto di ubbidire all’ordine di tradire la Patria e di passare al nemico perché questo è un diritto e un dovere militare. Quindi io, con il mio battaglione continuo la guerra da leale alleato al fianco della Germania.

 

Sulla “Patria” ci sarebbe tanto da dire – il maggiore decide ciò che spetterebbe, per definizione (e tanto più per la sua), solo a una comunità decidere: qual è la Patria – su questo ha scritto pagine fondamentali Claudio Pavone in “Guerra civile”. Mi interessa notare, qui, il gesto paradossale del maggiore che decide di smettere di obbedire e compiere – kierkegaardianamente, si potrebbe dire, come Abramo con Isacco – il “salto nella fede”: obbedisce solo alla voce interiore, e accetta il rischio. Fede, decisione, sacrificio – sono i termini chiave della narrazione del sito dell’associazione Nembo – significativamente anche quando racconta dei paracadutisti schieratisi con il Corpo Italiano di Liberazione a fianco degli Alleati. Ora, certo sappiamo come la pedagogia delle scuole fasciste, e il discorso pubblico di un’intera società, non lasciavano a molti giovani altro orizzonte mentale possibile. Ma lo stesso discorso può essere adeguato, ancora, a qualsiasi persona che, in virtù della fede (buonissima, anzi ottima), abbia preso parte a eventi storici criminali – così come per Stalin, o per un SS qualsiasi, o perfino per Hitler (ma su questo avrei qualche dubbio). Insomma, la fede non ci dice nulla di nulla – e non è in questione. In questione è il senso storico degli eventi. E il senso storico è netto e indefettibile: libertà contro totalitarismo. Ma viviamo in tempi in cui il senso storico si fatica a rintracciarlo: figure e atti sono appiattiti e ritagliati entro un flusso indiscriminato di dati intercambiabili.

Se il fascismo ha un seguito crescente tra i più giovani è anche in virtù della sua crescente destoricizzazione – il che significa, per un evento storico, la sua spoliticizzazione. Nel flusso indiscriminato della storia ridotta a trompe l’œil la figura di un Mussolini – così come tutte le altre che da lui emanano a cascata, come in una processione plotiniana – diventa un ritaglio che fa segno solo a sé. Questo processo di cartoonizzazione rende possibile elevare Mussolini a referente reale di istanze politiche vive, oggi. Insomma, dopo la spoliticizzazione – resa operante, entro la generale perdita di senso dei fatti storici, dal grande magma del tardo-capitalismo mediatico – si può finalmente riattivare una nuova politicizzazione di quella figura. Perfetta per la voglia d’Ordine sempre risorgente – dai grembiulini all’edilizia carceraria – all’Autorità e Gerarchia invocata da Brunetta – alla miscela di liberismo e populismo di questo governo pericoloso (il no-global protezionista Tremonti – un antiglobalismo che vorrebbe solo servi e non concorrenti – che va a braccetto con le posizioni identitarie e neorazziste di Alemanno). E allora, in questa voglia d’Ordine, Nembo può tranquillamente, senza colpo ferire, senza soluzione di continuità, trapassare in Nembo Kid, un supereroe che ci fa sognare tempi nuovi e cieli nuovi.

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54 Commenti

  1. sulla “cartoonizzazione” della storia, come la chiami marco, io credo che abbiano avuto un loro ruolo decisivo proprio quei talk show più “impegnati” dove l’attualità politica scivolava facilmente nella valutazione storica, ma il tutto era retto dalla regola onnipresente e sacra della par condicio. Si è cosi cominciato a considerare la valutazione storica alla stregua di uno scambio di opinioni politiche antitetiche ma entrambe formalmente legittime. E cosa intendo dire: che prima di depoliticizzare la storia, si deve depoliticizzare la società: ossia deve vigere il talk show televisivo come centro, luogo, tempo del dibattito politico.
    Più che le veline e i quizzoni, hanno fatto Vespa, ma anche Santoro, alla fine.

    E po naturalmente, c’è il progetto di demolizione della scuola pubblica. E anch’esso è in linea con la cartoonizzazione della storia.

  2. Onorevole La Russa,
    io sono uno di quelli che le hanno dato il voto alle ultime elezioni politiche, voto che le consente, tra le altre cose, di condurre una vita discretamente agiata. Ma non è questo il punto; il punto è un altro.
    Lei si trova, grazie a l mio voto e al voto di altri italiani come me, a far parte di una ristretta cerchia di cittadini che godono di innumerevoli vantaggi e facilitazioni; mi stanno bene queste facilitazioni, anche se alcune volte mi paiono eccessive, se penso che dovrebbero servire a mettervi tranquilli, a non dover combatter con le normali preoccupazioni, e fare in modo che la vostra mente sia sempre lucida.

    Però, in alcuni casi la sopportazione diventa eccessiva. Diventa eccessiva quando vi beccano a sfruttare troppo abbondantemente le ‘facilitazioni’, pagate con i nostri denari. Diventa eccessiva quando, approfittando della tranquillità che vi garantiamo, con i nostri denari, vi comportate come starlette saltabeccando da una festa all’altra. Diventa eccessiva quando vi comportate come se tutto il mondo ruotasse intorno a voi. Diventa eccessiva, ma si può ancora sopportare: noi cittadini ed elettori, siamo pazienti.

    Però, in alcuni casi nemmeno io, più che aduso alle ‘cose del mondo’, e non giocherei a carte per mestiere se non lo fossi, riesco a sopportare il carico di rogne che ci scaricate sulla testa. Vede, Onorevole La Russa, le paternali non mi sono mai piaciute, ma come ben lei sa e deve sapere, questo Paese di tutto ha bisogno, fuorché di andare a rivangare antagonismi che hanno creato solo danno. Non le sto a fare l’elenco dei danni, siamo quasi coetanei, li abbiamo vissuti sulla nostra pelle e sulla nostra pelle abbiamo constato i nefasti risultati.

    Vede, Onorevole La Russa, a me che l’ho votata delle sue nostalgie non me ne frega un cazzo! Non l’ho votata per vestirsi da santone e andare a raccontare, con i soldi nostri, le sue nostalgie: lei non è pagato per aumentare le nostre preoccupazioni, ma per alleviarle. Gode di benefici quasi infiniti, non per suo puro godimento, ma perché possa riservare tutte le sue energie non per fatti personali, ma per occuparsi di noi: dei cittadini che le hanno dato il voto e anche di quelli che il voto non gliel’hanno dato e che ora, dopo la sua ultima apparizione da starlette, il voto non glielo daranno mai.

    Vede che casino ha scatenato con una banale, nostalgica e inutile frasetta? Ma perché, prima di raccontare cazzate delle quali non siete in grado di controllare poi gli effetti, non contate fino a trenta? Perché dovete sempre pensare, per il semplice motivo che qualcuno vi ha votato e vivete una situazione di privilegio, di essere i più intelligenti e di poter far uscire, dalla vostra bocca, qualunque cosa?

    Ci pensi Onorevole La Russa e pensi anche, alla prossima frase inutile che le passerà per la testa, che oltre al mio voto perderà anche il voto di tutti quelli che riuscirò a convincere e, giocando a carte ad alto livello, mi capita di frequentare e conoscere e discutere con molte persone. Sono anche un buon oratore, ho una voce ben impostata (importantissima per il mio lavoro), vesto elegantemente e, dato che faccio parte del ristretto novero dei vincenti, riscuoto una discreta credibilità. Spostare almeno un migliaio di voti nei prossimi quattro anni, e accetto scommesse di qualunque importo, è quasi un gioco da ragazzi e non richiederebbe nemmeno una grande fatica. Mi creda, Onorevole La Russa: non sono l’unico, fra quelli che l’hanno votata, a essere incazzato nero come una biscia a cui hanno pestato la coda.

    Abbiamo avuto una fortuna sfacciata con questa sinistra all’amatriciana, guidata da ‘Yes I can’ Ueltron, che oltre ad aver fatto karakiri ora continua imperterrito, a pilotarne la difesa agli inferi. Non vorrei mai che una ‘Russata’ improvvida diventi il gancio per rianimare quel gruppo in dissoluzione. In politica, come ben sa e deve sapere, gli equilibri non sono sempre razionali e, a volte, basta una nonnulla per generare un maremoto.

    Quindi, Onorevole La Russa, la prossima volta, prima di aprire bocca per motivi personali e nostalgici, pensi intensamente a noi che l’abbiamo votata. Ci pensi. Pensi a noi, ai suoi elettori, a tutti i cittadini italiani, a noi che, con o senza voto, le garantiamo il tenore di vita che conduce. Lo facciamo volentieri, non per ascoltarla nel ruolo di santone, non per ascoltare le sue personali, approssimate, opinabili valutazioni storiche: ma per curare i NOSTRI interessi.

    Distinti Saluti.

    Blackjack.

  3. Bah… che spreco di indignazione, enfasi a salve, retorica e luoghi comuni da eh-signora-mia-non-ci-son-più-le-mezze-stagioni in questa lettera a La Russa.
    Se uno lo vota si prende tutto il pacchetto di ambiguità e nostalgia littoria e non casca poi dalle nuvole.
    Certo che la scelta del voto ormai ce la si gioca a carte davvero… ma a rubamazzo.

    ,\\’

  4. Mio nonno dopo l’8 settembre, in buona fede, mandò tutti a casa dalla Palmaria dove era il più alto in grado e quando gli proposero il pari grado nella marina tedesca, sempre in buona fede, non accettò ed invece di scappare suoi monti, per non far incorrere la sua, e quindi anche la mia, famiglia in rappresaglie, comunque in buona fede, andò suo malgrado in un campo di concentramento dove torno che pesava 46 kg ….. gli mancavano 6 mesi di vita.

    Se uno manda il cervello e la coscienza in soffitta non lo fa mai in buona fede …..

    Carlazz

  5. Cara Orsola Puecher, certo che mi prendo tutto il pacchetto, dove sta il problema? Questa lettera l’ho spedita anche all’indirizzo mail di La Russa, chissà se la leggerà mai, ed è il motivo per cui l’ho postata anche qui: potrebbe diventare uno stimolo. Poi, se non ti piace, poco male: continuerò a vivere tranquillamente anche senza la tua approvazione.
    Comunque su una cosa La Russa ha ragione: in questo Paese basta che uno si dichiari di destra perché sia marchiato come stupido e rozzo. E’ noto a tutti che le intelligenze sono solo a sinistra e, difatti, i risultati di tanta intelligenza sono sotto gli occhi di tutti. Sto ancora sghignazzando nel pensare alla STUPENDA strategia elettorale messa in piedi da quel genio di ‘Yes, we Can’ Ueltron e sto persino pensando di proporre un monumento alla memoria, tanto mica durerà ancora molto in prima fila, per aver contribuito, in modo fondamentale, a cancellare i Partiti Comunisti dal Parlamento Italiano :-) Brucia eh?

    Non ti piace se mi incazzo con chi ho votato? Sempre poco male. A me non piace, e lo trovo puerile, l’articolo di Rovelli; così come non mi piacciono (anche se fanno sorridere) le sbracciate intellettual/convulse che si alzano quotidianamente da questa sinistra italiana allo sbando e senza mezza idea buona. Ma l’hai visto ieri sera, da quel volpone di Mentana, ‘agnellino’ Colaninno? Il vostro Ministro ‘ombra’ dell’Economia? L’unico termine che mi passa per la testa è: patetico.

    Hai ragione: ognuno si tiene chi vota.

    Blackjack.

  6. Ogni anno, da noi, l’8 settembre si affaccia sul calendario come un crisantemo della memoria. Che tristessa…

  7. Garufi: sono d’accordo. Ma per attenuare queste ‘crisantemate’ sarebbe opportuno avere politici, di entrambi gli schieramenti, che la smettessero di fare i fiorai.

    Blackjack.

  8. FAREI TORTO ALLA mia coscienza se non ricordassi che altri combattenti, ancorchè irregolari e privi di qualsivoglia divisa, come quelli delle brigate rosse, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono nella difesa dei loro ideali rivoluzionari e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia.

    FAREI torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari con indosso pelli e pellicce d’animale come quelli al seguito del generale unno dott. Attila, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella deforestazione definitiva di ogni sentiero da essi percorso e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Europa.

    Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri guerriglieri in borghese come quelli dell’organizzazione internazionale “Al Qaeda”, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella liberazione della penisola saudita dal tallone dell’infedele, opponendosi, nei mesi successivi alla guerra in Iraq, alle forze angloamericane e dei loro alleati e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia del mondo.

    Farei torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri insetti completamente nudi, come le piattole che infestano i nostri pubi pelosi, soggettivamente, dal loro punto di vista, rimasero attaccate ai capillari che innervano il nostro basso ventre, opponendosi ai tentativi di eradicamento tramite pesticidi per uso locale e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia del cazzo.

  9. Una cosa molto sensata l’ho letta oggi a firma di Roberto Vivarelli. “Alemanno si occupi di Roma e La Russa della Difesa. … ogni forma di incoraggiamento di questa retorica, anche se viene da sinistra o dal Presidente della Repubblica, è inopportuna. In qualunque paese dopo cinquant’anni gli eventi vengono consegnati alla riflessione storiografica; solo da noi il passato non passa mai.”
    E, aggiungo io, serve a buttare fumo negli occhi, da destra e da sinistra, invece di affrontare la realtà. Anche da parte nostra, quando parteggiamo.

  10. «Ci pensi […] oltre al mio voto perderà anche il voto di tutti quelli che riuscirò a convincere e, giocando a carte ad alto livello, mi capita di frequentare e conoscere e discutere con molte persone. Sono anche un buon oratore, ho una voce ben impostata (importantissima per il mio lavoro), vesto elegantemente e, dato che faccio parte del ristretto novero dei vincenti, riscuoto una discreta credibilità. Spostare almeno un migliaio di voti nei prossimi quattro anni, e accetto scommesse di qualunque importo, è quasi un gioco da ragazzi e non richiederebbe nemmeno una grande fatica».

    COMUNICATO STAMPA:

    Voce ben impostata,
    vesto elegantemente,
    un ristretto novero
    di vincenti,
    discreta credibilità.

    Spostare almeno un migliaio di voti,
    in quattro anni.

    Un gioco da ragazzi,
    un gioco da ragazzi.

  11. “Ma viviamo in tempi in cui il senso storico si fatica a rintracciarlo: figure e atti sono appiattiti e ritagliati entro un flusso indiscriminato di dati intercambiabili.” Perfetto.
    E più andremo avanti con gli anni, aggiungerei, peggio si conserverà la memoria storica. I nipoti dei 45-50enni di ora, cioè molti di noi, spesso settantasettini risucchiati dal “riflusso” degli anni ’80, e, in taluni casi, rigenerati in orrendi arrampicatori sociali o, magari, in giocatori di carte eleganti e di successo, diventeranno maggiorenni a circa un secolo di distanza dalla seconda guerra mondiale. In una società priva di ex: combattenti, resistenti, repubblichini. E brigatisti.
    Pace ai nonni reduci dai campi, e pace alle nonne che raccontavano di aver offerto una sera un piatto di minestra a due tedeschi, ed il giorno dopo a quattro partigiani.
    I nonni saremo noi, che, in confronto a loro, avremo ben poco da raccontare e da lasciare in eredità se non, appunto, la dignità dei nostri stessi avi. Se siamo stati in grado di ereditarla, e saremo in grado di trasmetterla.
    Si perderà il senso storico anche perché nessuno sarà ancora in vita a testimoniare direttamente gli orrori vissuti. La tradizione orale sarà morta e sepolta insieme alle proprie rappresentazioni ed ai propri eroi. Pronti a rinascere a seconda delle esigenze, grazie al “flusso indiscriminato di dati intercambiabili” in grado di fabbricarne uno buono per ogni occasione.
    La prima, pesante, che mi è venuta in mente: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/01/10/fini-si-comportato-da-eroe-vergogna-dargli.html

  12. Plessus: invidioso? A parte questa constatazione, non riesco a capirti. Chi ha mai parlato di cancellare la memoria? Di non ricordare il passato? Di non trasmettere la nostra personale esperienza e la nostra personale classificazione di ciò che è bene e ciò che è male? Bah… ma hai letto quello che ho scritto o solo il commentino (altrettanto invidioso, mi sa) del buon Prodan?
    La Russa ha fatto una cazzata, elargendo le sue affermazioni (anche se c’è chi lo difende), ma la sinistra italiana (compresi i suoi elettori), al solito si agita come una starlette isterica e si inventa fantasmi di tutti i tipi per scordare l’unico fantasma vero: la sinistra italiana che è morta!
    Datevi una mossa, invece di continuare a giocare il ruolo degli intelligenti duri e puri e pronti a tutto (a parole, ché nei fatti sarebbe divertente raccontare gli episodi che mi capita di vivere, da anni, col mio ‘lavoro’), scendete dal piedistallo e andate a pigliare a calcioni nel didietro quei 4 dirigenti buffoni che vi hanno ridotto in queste condizioni e che, invece di fare politica, hanno passato gli ultimi quindici anni a fare, nell’ordine:
    1) i finti scrittori di successo;
    2) i finti mentore;
    3) a giocare col ‘piccolo finanziere d’assalto’;
    4) a convertirsi in massa alla fede cattolica con annessa benedizione papale e articoli sui giornali e/o, a scelta, comparsate in TV.

    Sai che poesia avere dei politici così. I nomi li conoscete meglio di me e i risultati, beh, quelli li potete toccare con mano.

    A buon rendere. Blackjack.

  13. Blackjack, l’unica frase dalla quale tu hai constatato che potrei essere invidioso è contenuta in questo periodo, non ne vedo altre: “I nipoti dei 45-50enni di ora, cioè molti di noi, spesso settantasettini risucchiati dal “riflusso” degli anni ’80, e, in taluni casi, rigenerati in orrendi arrampicatori sociali o, magari, in giocatori di carte eleganti e di successo, diventeranno maggiorenni a circa un secolo di distanza dalla seconda guerra mondiale.”
    Hai pescato un riferimento a te? al tuo modo di vivere? al tuo mestiere di giocatore?
    Beh, hai ragione.
    Sono invidioso, inoltre dei reflui settantasettini e degli orrendi arrampicatori sociali. Ah, mi sono dimenticato che ammiro molto i cocainomani e vado pazzo per le limousine.
    Infatti ho scelto di sognare ad occhi aperti mentre svolgo il lavoro di impiegato la mattina e di insegnante di nuoto il pomeriggio.
    Poi.
    Ho letto benissimo quello che hai scritto. Sei forse tu che nel mio commento hai voluto trovare spunti per polemizzare che non ti ho affatto offerto, neanche involontariamente, non esistono se non all’interno della tua supercirconferenza cranica.
    Le mie argomentazioni, un po’ retoriche, lo ammetto, almeno tanto quanto le tue, tentavano invece di fornire un modestissimo ed elementare contributo a quanto scritto da marco rovelli. Con il contenuto del cui post sono sostanzialmente d’accordo.
    Evidentemente, nun se capimo a vicenda.
    PS la sinistra italiana che si agita come una starlette isterica mi piace molto come immagine, condivido.
    Ah, già che ci sei, scendi anche tu, ogni tanto, dal piedistallo.
    O sei solo iperprotettivo nei confronti del tuo personaggio, e allora attacchi per difenderti?
    Saluti, e salute.

  14. Plessus, io non sono sul piedistallo. Volessi essere su un piedistallo mi vedresti in TV, nei talk show, alle partite di quella cagata che è il Texas Hold’em e, ci puoi scommettere, avrei sicuramente già pubblicato almeno un paio di libri. L’unica ‘vetrina’ che mi concedo è, fra una trasferta e l’altra, venire ogni tanto a polemizzare, bonariamente, con gli impiegati che insegnano nuoto e pensano di conoscere il mondo. Non solo con quelli, per la verità, che è quasi come sparare alla Croce Bianca. E’ divertente e istruttivo scoprire le reazioni di chi, non avendo la chiarezza necessaria per gestire riferimenti diretti, li nasconde dietro a un “giocatori di carte eleganti e di successo”. Plessus: e mettici Blackjack che fai prima e mi fai sorridere :-)

    Rovelli è una brava persona, niente da dire, indovina anche gli argomenti dei quali occuparsi; il problema di Rovelli, che emerge in questo e in tanti altri sui articoli, è che li scrive non perché facciano presa su chi non lo conosce, su chi magari non condivide le sue idee e potrebbe, leggendolo, cambiare opinione, ma per il suo ego e per portarsi appresso la clack dei ‘pochi nobili’ dai quali ha la certezza di essere approvato: sempre e comunque. Sono autoreferenziali come tutto il parlare e lo scrive di questa sinistra italiana che non serve più a nulla ed è completamente da rifondare. Rapidamente spero, che questa situazione di strapotere della destra non mi piace!

    Se, dall’alto della tua appartenenza di classe, perché le classi esistono ancora, indipendentemente dalle seghe di sociologi alla moda (quasi sempre di sinistra) e di intellettuali insoddisfatti (quasi sempre squattrinati e alla ricerca disperata di due Euro), non sei riuscito a comprendere la – pessima,lo ammetto – ironia che ho riservato all’improvvido La Russa, beh, mi dispiace: vuol dire, come ho sempre sospettato, di non essere in grado di comunicare correttamente.
    E qui è la grossa differenza: io lo so di non essere in grado di comunicare, tu e Prodan non l’avete ancora capito. Un grosso guaio il vostro: non conoscete i vostri limiti e, di conseguenza nemmeno i vostri punti di forza.

    Per chiudere, e confermarti il mio ego straripante: non venirmi a dare lezioncine di morale e di modestia. La modestia è la spada che usano gli inetti per cercare di contrastare ciò che non comprendono e, ne sono cosciente non per colpa tua, hai un’esperienza talmente limitata del mondo e di come gira che non puoi fare altro che argomentare come argomenti sempre: a vuoto.

    Non offenderti, capita a tutti, prima o poi, di incontrare qualcuno più bravo e, raramente, molto raramente, è capitato anche a me di perdere qualche tavolo serio.

    Blackjack.

  15. Blackjack, leggere in questo statement che scrivo per il mio ego mi fa sorridere. Continua, ti prego. In fondo sei anche tu una brava persona, dai. E se non lo sei fai di tutto per sembrarlo, nonostante le apparenze.

  16. Marco, siediti un attimo, rileggiti quello che scrivi. Se proverai, anche solo per un momento, a cambiare pelle, scoprirai che becchi quasi sempre gli argomenti giusti, ma parli e scrivi solo a chi già ti capisce!
    Hai sempre la tua ‘clack’ pronta: ma cristo, non ti sei accorto che è sempre la stessa qualunque cosa tu scriva? Non ti viene il sospetto che ci sia qualcosa che non funziona nel tuo modo di comunicare? La tua comunicazione, come quella di tanti altri, assomiglia a una striscia di Mobius (scusa la dieresi sulla o): gira che ti rigiro siete sempre fra di voi e non riuscite ad aggiungere un consenso che è uno.

    Se non è scrivere per il proprio ego questo: cos’è? Spiegamelo tu che sei bravo.

    Ho torto? Può essere, ma può anche essere di no.

    Blackjack.

  17. So quello che scrivo, e come – e questo pezzo, peraltro, è semplice semplice. Non c’è bisogno di laurea in filosofia per capirlo. Carlazz, per esempio, è un fisico. Degli altri – tranne gli indiani o ex – non so nulla, né mi accorgo che siano sempre gli stessi. Oggi ho saputo per esempio che l’articolo è piaciuto a uno che costruisce caminetti. Nessuna “claque” (noblesse oblige), blackjack. Se tu non sei d’accordo, pace. Del resto mi stupirei che uno che vive nel tuo mondo vedesse le cose diversamente. Ma renditi conto che c’è una comunità di persone che pensa che il passato non è solo passato. Che il passato vive, malgrado tutto e tutti.
    Quanto all’ego, trovo che il tuo sia talmente straripante che quell’asserzione rivolta a me mi faceva sorridere. Dai tuoi commenti risulta una considerazione di sé così alta che dà le vertigini. Ma va bene così, in fondo ti dicevo “continua” seriamente, il tuo personaggio ha un sapore così romanzesco che mi starai sempre, inevitabilmente e indefettibilmente, simpatico.

  18. Marco, e per dirla tutta fino in fondo, che fare il diplomatico non mi piace e non serve a nulla: ci si dà del faccia di merda reciproco e si chiariscono i rapporti, che mi sta sulle balle che tu continui con la tiritera del sembri una brava persona: non capitarmi mai davanti quando ci sono soldi di mezzo, scopriresti ciò che non vorresti mai scoprire.

    Detto questo torno alla comunicazione. Quanti anni sono che scrivi quello che scrivi? Quali sono gli spazi che hai guadagnato, la visibilità che hai ottenuto e, soprattutto, i lettori che hai conquistato al di fuori dei tuoi circolini? Mi ricordi i giocatori di carte ‘quasi bravi’ che sbavano letteralmente, davanti alle porte delle salette private, e raggiungono il loro massimo livello di soddisfazione quando uno dei grandi perde oppure se qualcuno che li ha salutati una volta, magari gli ha offerto un aperitivo per cortesia, vince. Gli basta, ai ‘quasi bravi’, un mezzo sorriso ed è come se avessero vinto loro e paiono contenti, si avvicinano, si congratulano, ma è una farsa! Loro odiano il vincente, ambiscono ad essere al posto del vincente, farebbero di tutto per esserci, ma siccome non hanno le capacità o, peggio ancora, non le sanno sfruttare, per fingere l’appartenenza si limitano a scodinzolare. Poi tornano ai loro tavoli e lì, fra i mediocri, consumano la loro mediocrità, rifilando angherie ai poveri cristi di turno per quattro spicci.

    La tua comunicazione funziona allo stesso modo: ti muovi, pur centrando quasi sempre gli argomenti, all’interno di circoli ristretti che non fanno altro che parlarsi addosso e utilizzando un linguaggio che sai già a priori che riceverà l’approvazione del gruppo ristretto per cui scrivi. Fossi un sociologo o uno psicologo ci sarebbe da studiarci per anni e l’unico motivo per cui non lo fa nessuno è che a nessuno interessa dei vostri circoli chiusi! Poi, nelle repliche, sei addirittura infantile e non riesci a trovare di meglio del solito “Continua ti prego”. Ma continua cosa? Sei contentissimo, così racconti, della tua professionalità, cosa devo continuare? Io non sono né scrittore, né sociologo, né psicologo, ma i meccanismi della comunicazione non me li devi spiegare tu e ho dovuto persino imparare a conoscere le persone, per non finire nel tritacarne tutte le volte che mi siedo a un tavolo e riscattarmi scrivendo il solito libro del giocatore sfigato e triste, preda di meccanismi più grandi di lui.

    Più grandi un cazzo! I meccanismi sono grandi se chi ci sta dentro si comporta da piccolo: questa è la l’unica risposta.

    Per rispondere a La Russa ti sei inventato la sega del Nembo KID offendendo così, anche persone che con La Russa non c’entrano nulla. In questo modo hai raccolto il plauso – sicuro – della tua piccola clack, ma lì sei rimasto, come sempre, e senza aggiungere mezzo millimetro alla tua strada.
    A La Russa, che ti sta sui coglioni e ti starebbe sui coglioni dovesse anche promulgare una legge che concede la cittadinanza italiana a tutti gli immigrati del mondo, dovevi dire solo una cosa: “La Russa: sei un avvocato nemmeno troppo bravo, di storia non capisci nulla, fai il politico, gestisci i nostri interessi, che ti paghiamo per quello e non per farti bello sparando frasette ad effetto!”

    Solo questo dovevi dire e invece, anche tu che indovini gli argomenti, soffri della sindrome da starlette isterica tipica della sinistra italiana e così, per sembrare più intelligente di quello che sei, ti inventi il Nembo KID. Bravo, veramente bravo e sono convinto che, a scrivere quel pezzo e mentre ti veniva l’idea che ti ha portato a ironizzare su tutti i morti della Divisione Nembo, ti sei sentito figo, e ironico e degno di scrivere le battute per Zelig e avere tanto successo: e come cazzo fa uno come te a non avere successo?

    La risposta è semplice: scrive per se stesso!

    Blackjack.

  19. Scusi Nero ma lei pensava davvero che la sua lettera La Russa venisse a leggerla proprio qui? Non bleffi.
    Aveva già il suo discorsetto precotto sulla sinistra, Veltroni e tutto il sequel. Altro che storie
    Credeva di fare chissà che provocazione.
    Si è reso solo ridicolo.
    Delle sue frustrazioni di elettore di destra deluso qui non interessa a nessuno.
    Poi perchè non mette nome e cognome dopo tutti questi sproloqui?
    Dopo queste lezioni di morale?
    Da dove le deriva tutto questo paternalismo con cui si mette alla pari con chi a viso aperto scrive e non certo i suoi penosi raccontini che semina qui e là nel web?
    Che libro ha letto lei di Rovelli? Da poter giudicare il suo successo o meno e la sua visibilità di scrittore? Da prevederne il futuro.
    Sarà lei a restare lì legato al piede del suo tavolo verde, con tutta questa arroganza con il cappuccio nero dell’anonimato.

  20. Guarda, avesse scritto queste cose un altro mi sarei offeso. Nel tuo caso, invece, no. Anzi. E sai perchè? Perchè veniamo da due mondi completamente differenti. A me ad esempio non verrebbe mai in mente di dire a qualcuno “non capitarmi davanti quando ci sono dei soldi di mezzo” – i soldi per me non fanno valore – per te sono il Valore, come è evidente da tanti altri luoghi dei tuoi discorsi, visto che disprezzi insegnanti di nuoto e chi deve darsi da fare per due euro. Per te fa Valore la competizione, e tutto ciò che tu stesso hai ben descritto. Ecco, forse ciò che ci lega qui – e che tu non capisci – è che da questa tua scala valoriale siamo radicalmente distanti. Opposti. E perciò non ci può essere comprensione possibile.
    Perciò tu non puoi dirmi che cosa dovevo dire io a La Russa, perchè la mia prospettiva e la tua discordano radicalmente.

    Guarda che hai ragione, io scrivo per me stesso, certo che scrivo per me stesso. Non scrivo nè per Zelig nè per Repubblica né per Nazione Indiana. A un certo punto della mia vita le cose che scrivevo hanno interessato qualcuno, m anche se non fosse successo le avrei scritte lo stesso.
    Il punto è che scrivere per se stessi – e non per il successo o per il denaro o per acquisire (acquisire, sottolineo) consenso – nella distanza dei nostri mondi assume un opposto significato. Cerca di fartene una ragione. Considerami pure uno sfigato, consideraci tutti sfigati (però poi sei sempre qui, vorrà pur dire qualcosa), sicuro del fatto che tutti sono rosi d’invidia per te, per il tuo modo di vita. Non è così, stanne sicuro. Io ho sempre schifato il tuo mondo. E’ proprio una postura esistenziale, che ci vuoi fare.

    Nembo Kid E’una sega. E’ n espediente retorico per unire il discorso di La Russa sul Nembo al discorso che avevo in testa sulla cartoonizzazione della Storia. Non t’è piaciuto? Poco male, non me ne faccio un problema.
    Però ti trovo un po’ acidino, sai, e alle persone della tua classe questo non si addice, credimi.

  21. Marco, continuo con l’acidità, che poi per un po’ non mi vedrai ché me ne andrò in trasferta e non vorrei tu fossi colpito da nostalgia nel rimanere senza contraddittorio alcuno. La tua risposta, sulla solita pippa dei valori, è la più prevedibile e, francamente, mi aspettavo di meglio. Tra l’altro hai decisamente sbagliato bersaglio: se c’è una cosa che per me (come per tutti i giocatori d’azzardo seri!) ha un valore assolutamente relativo è proprio il denaro. Il denaro non è il fine, ma il mezzo che mi serve per giocare, come per un taxista l’automobile, per un muratore il cemento, etc… etc… etc… Possibile che, con tutta la tua fantasia, ti sia così difficile capirlo?

    Poi, quando affermi che ‘sono sempre qui’ sei quanto meno aleatorio. Se vai a controllare le mie presenze scoprirai che sono frammentarie e, per esempio, non troverai nulla di mio (da nessuna parte per almeno due mesi), come non troverai nulla di mio da sabato fino al 19, e probabilmente anche la settimana successiva. Commento, raramente, quando sono a casa a cazzeggiare.

    Detto questo, e visto che mi hai degnato di una tua ‘profilatura’ ti regalo la mia, molto acida. Sai qual è, secondo il mio modesto parere, il tuo cruccio? Non essere ancora riuscito a imbroccare, nonostante tutta la tua buona volontà, il colpaccio alla ‘Gomorra’. Dai, non disperare, se c’è riuscito Saviano, prima o poi ci riuscirai anche tu e allora ti vedremo, come Saviano, andare a cercare casa nel quartiere buono di Napoli. Per te magari un’altra città.

    Certo che rode eh? Tu lì a farti il culo con le morti bianche, gli immigrati e tutto il resto e lui, ZAC, raccattando sotto casa un milione e passa di copie al primo colpo :-)

    Blackjack.

  22. Ah, Marco, dimenticavo: quando avrai successo, non fare come Saviano e prometti, a tutti, di continuare a scrivere ‘anche’ per Nazione Indiana.

    Blackjack.

  23. Giocatore di scacchi, quale onore: un parente! Come sta la Zia?

    Ma lasciamo stare le parentele e torniamo alla divertente diatriba. La mia mail, alla quale rispondo ed esiste, basta chiederla a quelli di Nazione Indiana (non la pubblico altrimenti mi riempiono di pubblicità al Viagra, signorine consenzienti e amenità varie). Se la faccia dare e mi scriva e, dovesse capitare dalle mie parti, non mi dispiacerebbe fare una partitina a scacchi; se sa giocare decentemente però: i mediocri non mi piacciono e giocare con i perdenti mi annoia. Dopo un po’ iniziano a lamentarsi, diventano aggressivi e insopportabili.

    Ovviamente mica si gioca ‘a gratis’; decida lei la posta, ma che non sia la solita pizza e birra, quella gliela offro io, senza alcun problema. Se poi vuol giocare per puro spirito sportivo va benissimo e la posta gliela propongo io: chi perde passa su Nazione Indiana e tutti i giorni, regolarmente, per un mese, scrive dieci volte la punizione (come alle elementari di un tempo, ricorda?). La frase da scrivere dovrà essere però circostanziata ed esplicativa. Diciamo che potrebbe andare bene, se concorda, una roba del tipo: “Sono un coglione!”. Le aggrada la posta?

    Attendo sue nuove.

    Blackjack.

  24. Sì, lo so blackjack che il denaro è un mezzo per l’azzardo del gioco. Ma ho letto bene le tue mail, dove è più che evidente il disprezzo per squattrinati e sfigati – e il denaro per te fa valore in quanto segno del successo.
    I valori saranno pure una pippa, ma ognuno vive i suoi. E i valori che vivi tu (sto parlando di etica, capisci, non di morale) sono opposto ai miei. Del resto io non ti giudico (quando dicevo che mi eri simpatico è per questo, quando giudico qualcuno è impossibile che provi qualcsivoglia sentimento benevolo per quel qualcuno). Sei tu che lo fai con noi, sarebbe carino ne prendessi coscienza.

    Sei sempre qui, saltuariamente ma tenacemente. Io per esempio non vado nel sito di cattolicesimo.net. Una volta mi sono iscritto, ho giocato in un thread a portare avanti un discorso dissimulato, ma una seconda volta non l’ho fatto. Tu sei qui da anni. E se questo è un posto di sfigati, significa solo che sei uno sfigato anche tu.

    Per quanto riguarda Saviano, guarda, stavolta sono io a dirti che sei davvero scontato. Dai, su, puoi far di meglio.

  25. Marco, non dialogare con il nulla. E cerca di non cadere nel tranello, soccombendo alla bruttezza delle parole e delle azioni.

    «Tutto tradisce e convoglia in un’altra direzione, dove altre leggi dominano i nostri atti e ci pongono continuamente di fronte a una scelta. Soccombere alla noia e alla bruttezza feroci sembra la scappatoia inevitabile.

    Soccombere alla bruttezza delle parole e delle azioni.

    Allora inventare altri nomi per le cose sembra l’unico atto di coraggio, l’unico grido possibile. Soccombere o additare, resistere. Resistere è vedere un oggetto da ogni posizione e in ogni sua parte con lo stesso rigore del monaco che continua a pregare mentre tutto intorno è assurda maceria».

    (Giovanna Sicari, da La legge e l’estasi, I Quaderni del Battello Ebbro, 1999, p. 20-1)

  26. La legge e l’estasi, che meraviglia. Lo comprai a Camaldoli, sarà stato il 96. Ricordo che tornai alla libreria del convento dopo aver letto un altro di quei Quaderni, era passato solo un giorno. Il monaco era meravigliato. Già letto? disse. Io a leggere un libro così ci metto dei mesi. La sapeva lunga, lui.

  27. Mi spiace intervenire un po’ in ritardo.
    Blackjack, sembra che quando scrivi tu stia costantemente tastando le palle di chi ti sta leggendo, per realizzare se ce l’hanno grosse quanto le tue. Ho avuto questa sgradevole sensazione.
    Ma che, sei in cerca di amici?
    Dopo averlo conosciuto, dividi il mondo in vincenti, quasi bravi e perdenti.
    Mi domando in quale spicchio tu riesca a riconoscere i valori amicali. Visto che parli di credibilità tra i vincenti, dei quasi vincenti che fingono l’appartenenza e si limitano a scodinzolare, e dei perdenti che probabilmente affogano travolti dai tuoi vortici oratori o rimangono stramazzati sotto i colpi dei tuoi ventuno.
    Semprechè spezzare la solitudine che ti attanaglia rientri nel tuo intento.
    Certo, uno come te che ha faticato tanto per arrivare ad alti livelli di vita, mutando in forza e vantaggio propri, per mestiere, le debolezze altrui, ha solo da insegnare e nulla da imparare.
    Quindi, più che amici e amori, troverai solo yesman, o donne yescock.
    E magari programmerai un bel lascito a qualche onlus, il giorno della tua dipartita, per chiudere alla grande il grande bluff che è la tua vita.
    Per me finisce qua, Blackjack. Siamo pure fuori tema con i commenti.
    Ti sto lontano a valori, soldi, fatti e parole.

  28. Marco: mai stato iscritto a cattolicesimo.net e lo scopro ora; magari vado a farci un giro, ma da mangiapreti quale sono, non credo sia il luogo adatto per me. Per il resto, sorridi, la vita è bella, divertente, piena di novità e basta saperle prendere: prima o poi una arriva. E’ arrivata anche per Saviano ;-)

    Plessus: non capisco perché ti arrabbi se qualcuno, dopo che ti sei divertito a profilarlo e classificarlo secondo i tuoi criteri, ti risponde con un punto di vista diverso. So benissimo che siamo diversi. Mi piace invece la tua tirata sulla solitudine ma, anche in questo caso, la vediamo in modo diverso e, se devo dirla tutta fino in fondo, la mia solitudine mi piace e mi rilassa; al contrario non riesco proprio a capire chi, per vivere decentemente, ha sempre bisogno di avere il gruppo intorno. Ma è una discussione complicata, meglio lasciar perdere.

    Blackjack.

  29. blackjack,

    io credo veramente che lei abbia confuso il bersaglio.
    sfrondato da tutti gli accessori e dialoghi paranoici che la dipingono davvero come un personaggio da romanzo, il losco :-), mi par di capire che l’unico appunto che muove a Rovelli sia l’incomunicabilità, l’eccessiva raffinatezza intellettuale, l’elitarismo, la chiusura. quanto di più lontano da uno scrittura versatile come quella di Marco Rovelli, appunto.
    convengo che questo post è un po’ sofisticato, per esempio per me che ho una cultura media, non avendo una laurea, abbandonati gli studi universitari, e prima ancora avendo frequentato scuole disastrose che mi hanno lasciato lacune incolmabili, contro cui combatto quotidianamente…allora sì, per uno come me, soprattutto su certi argomenti, questo post è un po’ arduo, devo ammetterlo, devo fare qualche sforzo, eppure riesco ad apprezzarlo, anzi è proprio per questo che lo trovo stimolante, tanto più che Rovelli dissemina spesso i suoi scritti di riferimenti bibliografici utili a chiunque voglia procurarsi una chiave d’accesso. insomma nessun disprezzo del lettore medio, nessun atteggiamento snobistico, mai. solo una condivisione delle sue doti e conoscenze, della sua arguzia, tutto qui. il che dimostra, tra l’altro una cura, un interesse, una sollecitudine verso il lettore maggiore di chi lo degrada appiattendolo su un indifferenziato grado zero.
    è vero, però, che non è questa l’unica cifra di rovelli che coltivando una varietà di generi e di forme riesce ad alternare il documento, l’elenco – dati, con la testimonianza personale più commovente, e ancora il genere più popolare di cantautore con la critica storico- filosofica, il fatto di cronaca e la tensione emotiva, la pressione della denuncia, il lessico specifico, a volte tecnico da addetto ai lavori e il tono colloquiale, lo slancio emotivo e avolte, non so, perchè non lo conosco così approfonditamente, ma mi è parso, pure quello di certa ansia metafisica. sicuramente quella etica. insomma, blackjack, ti sfido a indicarmi un autore così metamorfico: tra canzoni, inchieste, poesie, storie, riflessioni, pamphlet etc etc etc

    di sicuro, comune denominatore è la fiducia e la capacità di comunicare.

    (stendo invece un velo pietoso su tutta quella surreale polemica di invidia tra colleghi, la competizione nelle vednite, il “successo” addirittura, come se non sapessi che questo è un mondo un po’ a parte rispetto ad altri tipi di business, dove chi lo intraprende seriamnete lo fa senza porsi davvero nessun obiettivo di quel genere, data la situazione disastrosa in Italia. le probabilità che si hanno di sbancare, indipendentemente dalle qualità, sono le stesse del botteghino)

  30. da una parte il dinosauro anarcoide che parla difficile, dall’altra il fallito giocatore di carte. un bel duo, non c’è che dire.

  31. La Russa e i suoi camerati sarebbero lì per occuparsi dei nostri interessi. Poi si concedono qualche scappatella, qualche privilegio, ma glielo perdoniamo perché devono essere rilassati, per occuparsi del nostro bene. Purché non esagerino, non si abbandonino a orge, via.

    Dunque c’è qualcuno che ci crede. Mi sono sempre chiesto, strabiliandomi: ma com’è possibile che esista qualcuno che ci crede? Perdio, sono una cricca affaristica, è così evidente. Sono lì per curare gli interessi del capitalismo anarco-insurrezionalista, per desertificare quanti più servizi pubblici riescono, per radere al suolo quanti più diritti possono. Questo è ciò che chiede, in questo periodo storico, il capitalismo anarco-insurrezionalista che scalpita in Italia. Loro sono gli uomini giusti, come lo era Hitler quando il grande capitalismo monopolista tedesco aveva bisogno di tornare potente e imperialista, e chiedeva materie prime, mano d’opera a bassissimo costo (gli schiavi che gli fornivano le SS); come lo era Mussolini, quando il piccolo capitalismo italiano, la piccola borghesia, aveva bisogno di fare uscire (parzialmente) il paese dall’arcaismo e dal tardo feudalesimo.

    C’è qualcuno che ci crede, è ovvio. Li hanno votati anche gli operai, gli impiegati, e tutti, anche dall’opposizione, ammettono che il capocordata “vola nei sondaggi”. C’è che si arrabatta con la sanità, per trovare posto in ospedale, e vota chi la sanità vuole farla a pezzi per consegnarla ai privati; c’è chi vive sulla sua pelle il disagio della scuola pubblica, e vota chi taglia 80.000 insegnanti, puntando alla scuola per ricchi.

    E’ così, c’è chi vota per i propri aguzzini, i propri torturatori. Ci sono spiegazioni a questo processus (e in parte ci prova Rovelli qua sopra), ma io continuerò sempre a strabiliarmi.

  32. E in mezzo un dinosauro che ha imparato a scrivere. Mi scusi una domanda: la tastiera se l’è fatta costruire su misura dalla Boeing? :-)

    Blackjack.

  33. Maria, nulla da dire sulla sua difesa e non mi ci metto. Solo una nota sulla chiusa: mi sta paragonando gli scrittori italiani ai giocatori del Superenalotto? Anche lì la giocata è disinteressata, sono moltissimi a giocare seriamente e ricorrendo persino a sistemi (?) matematici o presunti tali e la possibilità di beccare il jackpot è molto molto molto remota.

    Sa che mi piace questo paragone? Mi autorizza a rubarglielo?

    Blackjack.

  34. Black, grazie per il dinosauro. Mi ci riconosco. Anche Rossana Rossanda, per dire, ha detto lo stesso di sé.

    Tu, voi invece sareste i moderni? Violenza verbale, disprezzo per i poveri, per le opinioni altrui, terra bruciata intorno a sé, insulti e calunnie agli avversari? La risposta è: sì. Siete proprio moderni.

  35. Mauro: ma io mica mi riferivo a te e, se l’hai intesa in questo modo me ne scuso! Rispondevo al commento di ‘tyrannosaurus rex’, postato prima del tuo. Posso fare tutte le polemiche del mondo con te, senza alcun problema, ma mai risponderti semplicemente distribuendo del dinosauro.
    Spero di aver chiarito e scusa ancora se non sono stato chiaro sul destinatario di quel commento!

    Blackjack.

  36. Oh tyrannosaurus rex, oohh tyrannosaurus rex, ooohhh tyrannosaurus rex, oooohhhh tyrannosaurus rex, ooooohhhhh tyrannosaurus rex, oooooohhhhhh tyrannosaurus rex, ooooooohhhhhhh tyrannosaurus rex, oooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhh!

    Blackjack.

  37. Cellulitico… ellulitico… llulitico… lulitico… ulitico… litico… itico… tico… ico.. co… O!

    OOOOOOHHHHHH tyrannosaurus rex.

    Blackjack.

  38. blackjack per l’enalotto si figuri, sostengo il copyleft.
    ma, dico io, la lascio per qualche ora e la ritrovo che ha alzato il gomito? non si può stare mai tranquilli con i loschi figuri! però siete spassosi ;-)))

    (bello il commento di baldrus, come sempre)

  39. Maria, per la verità non bevo, ma il tyrannosaurus rex chissà cos’aveva mangiato. Si portava appresso un alito pestilenziale che mi ha dato alla testa peggio di una sbronza: roba da non credere!!!
    Il problema è che non fanno più i tirannosauri di una volta, quelli digerivano tutto, anche le suocere più ostiche e senza problemi. Questa roba moderna invece, niente da fare: troppo delicati di stomaco e, a volte, anche con la vescica debole ;)

    Blackjack.

  40. @ maria (v)
    indovina chi ha scritto ciò:
    PS: sarò un po’ “in giro” nei prossimi mesi, ma non è escluso che possa capitare di farci un goccetto assieme; ti confermo che non sono astemio anche se, purtroppo, non sono il massimo della simpatia. Eccheccavolo!

  41. Plassus: non bevo da ubriacarmi!!! Ti confermo invece che non sono il massimo della simpatia, ma ho scoperto che sono adeguatamente affiancato dagli istruttori di nuoto; difatti ho sempre sopportato poco le piscine. Magari, un giorno, mi capiterà di trovare una istruttrice che mi farà cambiare idea.
    Ma tu pensa un po’, non si può nemmeno scherzare che zac gli istruttori di nuoto vanno subito a consultare gli archivi. Plessus, ma hai notato il tono (scherzoso mi pare) che rivestiva quel commento? Ok, ok: ho un pessimo umorismo e non si era capito che stavo scherzando.
    Tanto, qualunque cosa dica, hai ragione tu.

    Beata pazienza…

    Blackjack.

  42. ggesù, siete troppo belli ;-)))
    mi sembrate quei bambini:

    -hai fatto il ruttino
    -e tu hai fatto la puzza!

    ma cosa ci avete messo nei bicchieri?
    almeno, senza cazzimma, passatene un po’ agli amici, no? ;-)

  43. Maria…
    Beh, visto che abbiamo almeno due punti in comune (abbandono dell’università e lacune incolmabili), potremmo davvero rafforzare il terzo (apprezzamento per l’alcol) in un bel happy hour.
    Se sapessimo dove si abita, ma soprattutto senza quello sciupafemmine di Blackjack.
    ;-)))
    E chiediamo scusa a marco per rutti, puzzette ed uso improprio dello spazio telematico!

  44. è quel “….. particolarmente efferati…. ” che ci ha fregato …..
    se solo fosse stata fatta un po’ di pulizia …..
    a buon intenditore …..

    Carlazz

  45. caro Plessus,

    sei molto gentile, davvero, ma come ogni potenziale alcolista che si rispetti,
    dal vivo sono una lagna insostenibile.
    difficilmente renderei happy una tua hour, te lo assicuro.
    srotolerei geremiadi e sacramenti contro tutta la razza degli uomini canina in cui ho avuto la sfiga d’imbattermi.
    e tu mi sembri ancora più sciupafemmine, quindi, senza offesa, me ne tengo ben alla larga ;-)
    e poi, te ne sei già dimenticato? abbiamo già un altro invito, da parte di blackjack: pizza e birra gratis, per tutti, a bordo piscina, come possiamo rifiutare? ;-)

  46. Giocatore d’Azzardo mi ricorda Trespolo, anche lui viveva idealmente nelle salette vip e dal taschino della giacca invece di un fazzoletto gli usciva una mazzetta di dollari.

  47. Ah, è lui !?,! ma non si occupava di grandi affari internazionali?
    Gli è andata male, ha cambiato mestiere?
    O racconta?
    Se queste maschere sono frutto della sua fantasia potrebbe smettere di venire qui e scrivere un romanzo di spionaggio, sono sicura che gli verrebbe bene.
    Magari già lo fa.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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