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Manifest der Kommunistischen Partei

di Karl Marx e Friedrich Engels

Manifesto del partito comunista
Manifesto del partito comunista

«Ein Gespenst geht um in Europa – das Ge- spenst des Kommuni- smus. Alle Mächte des alten Europa haben sich zu einer heiligen Hetzjagd gegen dies Gespenst verbündet, der Papst und der Zar, Metternich und Guizot, französische Radikale und deutsche Polizi- sten

Vogliamo che il Manifesto non diventi un Gespenst, cioè un fantasma.

Comperiamo il Manife- sto domani venerdì 19 dicembre, al giusto prezzo di € 50,00.

FACCIAMOLO USCIRE

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43 Commenti

  1. In questi tempi, è una sana lettura.
    Non ho mai letto Marx troppo difficile per me.
    Ma ho letto il manifesto del communiste dandy nella sua versione artistica e rileggo.
    Il magnifico canto primo,
    la riflessione su l’ammore,
    Il gatto communiste,
    La tristezza,
    l’infanzia.

  2. Io acquisterò tre copie del Manifesto, una per me, una per mio marito e una per mia figlia. Alla mia morte saranno tre pezzi rari. Grazie Antonio per avercelo ricordato!

  3. Non compro quotidiani normalmente e non comprerò il Manifesto a 50 euro.
    Ciò detto, è una follia per mantenere uno status quo (il modello d’impresa del quotidiano attuale in edicola) che non funziona. Ci sono molte strade alternative per continuare, prima tra tutti una seria edizione web (per esempio vedere: http://www.elpais.com ), affiancata da una presenza continua nel canale edicola, ma a cadenza settimanale e in formato ridotto (vedere per esempio: Il Foglio ).

    Un progetto web serio (l’attuale non lo è abbastanza, basta vedere come sono fatti feed ) permetterebbe anche di capire *cosa* viene effettivamente letto del giornale.

    Un altro scritto sui motivi del no, con una serie di commenti interessanti:
    http://www.gennarocarotenuto.it/4925-il-manifesto-a-50-euro-quel-che-ho-sulla-punta-della-lingua/

    E una proposta di rinnovamento fatta da Joichi Ito:
    http://www.gennarocarotenuto.it/4962-la-carta-del-guru-la-crisi-de-il-manifesto-come-uscirne-parla-joichi-ito-uno-dei-massimi-esperti-di-web-a-livello-mondiale/

  4. Apprezzo e stimo Jan Reister ma penso che stavolta sbagli. Il giornale quotidiano è un pezzo di vita, il manifesto è un pezzo di libertà giornaliera. Da difendere colla tenacia e il sacrificio di una lotta (appunto) per la libertà, specialmente quando ne è rimasta poca. E non perché si è comunisti, ma solo perché si è liberi e si vuole continuare ad esserlo.

  5. @jan

    Joichi Ito risponde alla domanda se davvero qualcuno ce la stia facendo, a traghettare la propria testata sul web:

    “Sì. E’ il caso della testata norvegese VG News che da molti anni ha sapientemente investito sul web, invitando gli utenti a prendere parte al processo editoriale. Nonostante sia il più diffuso quotidiano del paese (circa 400 mila copie al giorno), oggi la maggior parte dei proventi arrivano proprio dalla raccolta pubblicitaria online.”

    Ora, non conosco il giornale di cui parla, dovrebbe trattarsi del Verdens Gang, ma stando alla voce di Wiki tedesca ( http://de.wikipedia.org/wiki/Verdens_Gang ) è simile per contenuti e layout alla Bild-Zeitung, cioè un foglio scandalistico, un perfetto incrocio tra Cronaca Vera e Libero. Non sembra esattamente un quotidiano con le caratteristiche del manifesto…

  6. @niky lismo: grazie per la stima, ed è facile che io sbagli figurati! Però la “libertà giornaliera” è un fine per cui il giornale di carta è uno dei mezzi giusto? Lo scopo dela redazione del Manifesto dovrebbe essere raggiungere i lettori (e farsi raggiungere da loro) con informazione cultura allarmi critica, e se col modo tradizionale non si riesce più bisogna trovare nuovi modi. Non è solo questione di finanziamenti pubblici tagliati, in tutto i mondo le testate gironalistiche sono in crisi, strette tra le freepress (hint: cronaca locale e alto numero di lettori) e la rete.

    Capisco che la redazione veda la chiusura come una catastrofe, lo è personalmente, am la sostanza per me non cambia.

  7. sono in totale disaccordo con la forma di lotta. Chi oggi può permettersi di spendere 50 euro per il manifesto non coincide con chi dovrebbe leggerlo.

  8. ottima la sintesi di Giovanni.
    fare del Manifesto un business del “manifesto” – ed a così caro prezzo! 50 euro incidono spaventosamente nel bilancio familiare di una famiglia media – è una contraddizione in termini!

  9. @ d’accordo con Jan purtroppo i giornali sono destinati a estinguersi travolti dall’onda del web e questa è una realtà, le più grandi testate in italia e all’estero stanno spostando investimenti e uomini su progetti multimediali. i giornali schiacciati da costi di realizzazione quali carta e personale traslocheranno online. a restare saranno le idee e quelle non sono una questione di supporto. assurda l’idea di un manifesto a 50 euro un giornale appartiene ai lettori e va diffuso a un prezzo popolare altrimenti fallisce lo scopo. gesto disperato contro un cambiamento che è gia realtà

  10. @domenico : io ho portato l’esempio de El Pais, le cui edizioni sul web (sono più di una, molto ricche e differenziate) gli permettono di seguire ed allargare la base dei propri lettori. E’ un esempio da cui imparare moltissimo su come si fanno i giornali oggi.

  11. mi sembra incredibilmente arrogante chiedere a un lettore 50 euro per l’acquisto di un quotidiano. almeno tolgano la dicitura “comunista” dalla bandella.

    P.S. invece che queste operazioni, se dessero una svecchiata al sito farebbero una cosa più utile, credo.

  12. @andrea: io non penso che sia un gesto arrogante, anzi credo che solleciterà un moto generoso da parte di molti. Credo però che sia una iniziativa sbagliata inefficace.

  13. Cari tutt@,
    leggendo i vostri commenti, l’unica poesia
    che mi rigira nella mente è quella che segue.

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
    questa morte che ci accompagna
    dal mattino alla sera, insonne,
    sorda, come un vecchio rimorso
    o un vizio assurdo. I tuoi occhi
    saranno una vana parola,
    un grido taciuto, un silenzio.
    Così li vedi ogni mattina
    quando su te sola ti pieghi
    nello specchio. O cara speranza,
    quel giorno sapremo anche noi
    che sei la vita e sei il nulla

    Per tutti la morte ha uno sguardo.
    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Sarà come smettere un vizio,
    come vedere nello specchio
    riemergere un viso morto,
    come ascoltare un labbro chiuso.
    Scenderemo nel gorgo muti.

    (Cesare Pavese)

  14. Da “il Manifesto” di oggi:

    Una copia e una bottiglia o un ricco aperitivo
    Una bottiglia di Morellino di Scanzano riserva biologica 2004 «I Biotri di Ghiaccioforte» verrà data in omaggio a chi acquisterà una copia del giornale a 50 euro. Avverrà domani a Roma, all’edicola di via Pineta Sacchetti 458 (prima del Policlinico

    Che tristezza.

  15. Ancora mi state a internet! La bolla è scoppiata ormai da mo’…
    Con la crisi che investe il mercato pubblicitario in forma mai vista prima, mi sembra veramente geniale consigliare ai quotidiani di investire sul web e sulla raccolta pubblicitaria in rete.
    Tanto più data l’arretratezza di questo mercato in Italia.
    Pensiamo a difendere le voci di libertà esistenti e a migliorarle…
    La mia copia l’ho comprata.

  16. d’accordo con Josip, ovviamente; non capisco, certo perché sono tardo, cosa c’azzecchi Totò esibito da Orsola col manifesto, troppo sottile per me. Qui la questione è molto semplice: una delle pochissime voci libere, sì, su carta stampata, che te lo puoi leggere sdraiato in poltrona, o a letto, o dove vuoi, rischia grosso, visti gli illuminati provvedimenti del governo sui finanziamenti all’editoria. Questo è un tentativo disperato di sopravvivere, stimolando i lettori che ancora non hanno contribuito alla sua salvezza, a farlo oggi così. E’ un’idea antipopolare? Secondo me no, è la richiesta di un sacrificio anche a chi fa fatica, per un fine molto interessante e vitale. L’atteggiamento di chi snobba o bolla queste iniziative come arroganti mi pare a sua volta un po’ snobistico, anche se certo ognuno è libero delle sue opinioni e valutazioni.

  17. O.T.

    Quello che mi ha fatto capire il Totò esibito qui, è quanto non avevo
    capito prima.

    Non avevo ancora capito che “Uccellacci e Uccellini” era “Pinocchio”
    mascherato.

    Luna la Fata Turchina e Corvo il Grillo Parlante.

    Per quanto riguarda il “Manifesto”, siccome non l’ho mai comprato, continuerò a non comprarlo. Come non compro gli altri giornali.

  18. Ancora O.T.

    Dimenticavo: la voce del Grillo Parlante è quella di Francesco Leonetti.

    Se non sbaglio lo stesso Leonetti che – senza più prestare la voce – ne assume il ruolo nelle vicende narrate in “Lettere a nessuno” di Antonio Moresco, di cui si parla nel post di Helena Janeczec “Una lettera…”.

    A volte realtà e fantasia tendono a coincidere.

  19. Ho appena comprato “Il Manifesto”, come tutti i giorni. Desidero continuare a leggerlo almeno per i prossimi 20 anni.
    “Non mi sogno nemmeno lontanamente di” leggere un libro di una scrittoressa o poetesso che bazzica su infernet!!!

  20. Concordo con Sparzani, la questione è semplice: meglio un mondo con il “manifesto” (cartaceo) o meglio senza? Meglio un giorno in più o uno in meno di informazione (cartacea) libera? Rispondere non è obbligatorio, né dare la stessa risposta.

  21. Qui è questione di sopravvivenza o meno. Poi si può ragionare sul futuro della carta stampata e dei suoi rapporti col web – ma certo parlare di “business” ed esibire disprezzo – è pura cecità.
    Giorgio, Antonio – meno male leggere le vostre parole, la vostra passione.

  22. Ciao Marco, non credo sia cecità criticare il fatto che il prezzo al pubblico sia di 50 euro… è cecità per me non capire che 50 euro sono una cifra pesante per molti.
    l’iniziativa sarebbe potuta essere intelligente, ma solo se più “democraticaticamente proletaria”.

  23. Un conto è dire “io non lo compro perché sento di non potermelo permettere” – e infatti io non l’ho comprato, per esempio. Un conto è parlare di arroganza o di business (tu hai parlato di business ad esempio, che è ben altra cosa dal dire “capire che 50 euro sono una cifra pesante per molti”). Parlare di business significa dire che si vuole lucrare, e ciò che si fa è finalizzato al profitto. Al Manifesto – che oggi è l’unica voce libera e disponibile per chi si oppone allo stato di cose presente (con tutte le critiche che gli possiamo fare, certo, come a tutto) – dove lavorano persone che si danno stipendi minimi a partire dal direttore, beh parlare di business e arroganza è davvero fuori luogo, anzi dirò di più: offensivo.
    E, a riprova, i risultati della sottoscrizione (ché tale è stata) sono stati non a caso ottimi. Significa che molti (a differenza mia e tua) hanno ritenuto che versare cinquanta euro non fosse così pesante, visto che l’alternativa possibile è alleggerirsi della presenza del manifesto stesso.

  24. si Marco, ma ho spiegato perchè “business” e coincide con quanto anche da te detto.
    per il resto sono d’accordissimo sul fatto che sarebbe un peccato perdere una voce su carta come il Manifesto, ma mi dispiace – come hai ben sottolineato tu – molto di più per tutti quelli che lavorano per il Manifesto.
    la mia non è polemica, volevo solo sottolinerare che se la stessa cosa fosse stata fatta ad un costo di molto inferiore avrebbe raggiunto molte più persone e non sarebbe stata una cosa positiva solo dal punto di vista delle vendite di una giornata, ma probabilmente avrebbe anche dato un esempio in più.
    questo è tutto per me, a presto.

  25. Per me è una richiesta agghiacciante. Spero che Il Manifesto possa vivere per sempre ma non andando bussare alle porte dei ricchi in questo modo. 5o euro per un numero è una sfida all’intelligenza dei lettori. Buon per loro, forse hanno un bel paracadute da qualche parte.

  26. “Sfida all’intelligenza dei lettori”? In che cosa l’intelligenza sarebbe sfidata? I fatti dimostrano invece che l’intelligenza ha raccolto la sfida e ha vinto…

  27. Il manifesto roba da ricchi? Come Sky dunque?
    Questa idea mi fa sempre più ridere. Come se il comunismo fosse sinonimo di pauperismo.
    Se andiamo di questo passo per me sono roba da ricchi i libri di Franz K., infatti non li ho mai acquistati….

  28. sig. Josip non è il manifesto ad essere roba da ricchi e lei lo sa bene, Franz non ha detto questo, né io, né altri.
    se si fosse capaci di scambiare pensieri senza cadere nell’insulso insulto dimostreremmo tutti maggiore maturità e senso critico-storico.

  29. e se la prendessimo come una sottoscrizione?
    ovvio per chi se la può permettere
    e per chi lo ritiene urgente e necessario
    gli altri possono benissimo ritenersi esonerati
    chi può e crede, sottoscrive e sovvenziona anche per chi non può
    oggi in edicola alla stessa cifra di sempre
    niente di scandaloso direi

  30. non l’ho comprato.
    non lo compro mai (dovrei dire quasi, ma due volte in una vita son niente, o quasi, mi sembra)
    mi sembra triste, pensando a quanta freepress va nei rifiuti indifferenziati. pensando alla pubblicità che ti arriva a casa. pensando ad un sacco di involucri inutili, o quasi, perdipiù.
    tra poco avremo tutti il nostro abito firmato (da outlet) o cellulargadgetblablabla, ma pare che di acqua….niente.
    solo Perrier, o “della salute” (di chi la imbottiglia a costo troppo vicino allo zero…)
    uau!

  31. Per i lettori del manifesto
    Grazie a voi
    di Valentino Parlato
    È andata bene. La temeraria (e meditata) offerta del manifesto, al prezzo di 50 euro la copia, nella giornata di venerdì 19 dicembre è stata accolta con un acquisto oltre le speranze: sono state acquistate circa 18.000 copie del giornale. Giornali e riviste ci hanno tempestato di telefonate per sapere dei risultati e abbiamo avuto straordinari complimenti. Nel quadro complessivo ci sono poi risultati sorprendenti: a Modena e Reggio Emilia abbiamo venduto un po’ più dell’ordinario, ma risultati estremamente positivi abbiamo avuto ad Alessandria e anche in Sardegna dove Oristano e Alghero danno un incremento sulla media del 19 e del 31%…

  32. @ Natàlia

    il mio non era, nè voleva essere, un insulto. Solo un paradosso.
    Beato il popolo che ha ancora bisogno di paradossi!
    Io, ad esempio non abolirei il vaticano (dell’8/1000 ne parlerei), ma gli ermellini si.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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