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Expertise

medjugorje

di Sergio Garufi

Un’idea che m’è venuta poco fa, parlando con Pino. Pino è un mio caro amico da quasi 30 anni. Da ragazzini suonavamo assieme in un complessino new wave sfigatissimo, i Dopo. Lui la chitarra e io la batteria. Entrambi con scarso talento e altrettanto scarsa determinazione. Sciolto il gruppo abbiamo continuato a frequentarci, nonostante le vistose differenze. Io che sembro uno scandinavo e lui che è uno scurissimo calabrese, a lui che non frega niente dei libri e io che vivo di quelli. Negli anni ha scoperto la sua vocazione mistica: è diventato prima buddista e ora fervente cattolico, anche se fervente è dire poco. Per capirci: l’ultimo capodanno l’ha passato sulla montagna delle apparizioni di Medjugorie con una temperatura di -10, e ogni venerdì sera subito dopo lavoro va ad Erba agli incontri di Radio Maria. Le rare volte che discutiamo di controverse questioni etiche, tipo il referendum sulla fecondazione assistita o il recente caso Englaro, finisce che litighiamo di brutto, per cui cerco in ogni modo di evitarle. Perché lo frequento, allora? Perché ho l’impressione che sia uno che capisce meglio di altri il dolore. Ho amici carissimi che vedo spesso ai quali tuttavia non confiderei mai certe mie preoccupazioni, con lui invece sento di poterlo fare e da lui ricevo parole di profonda comprensione umana, non sermoncini seriali e preconfezionati, forse perché nella vita ha dovuto affrontare molti brutti momenti. Ad ogni modo stasera l’ho incontrato, siamo andati al bar e poi a casa sua. Lì, purtroppo, ha riattaccato con Medjugorie, e mi si è accesa una lampadina. La lampadina riguarda una notizia che mi incuriosì e che ripresi in un articolo che scrissi per un giornale e in una conferenza che feci al Circolo dei lettori di Torino qualche anno fa. Si tratta di un bizzarro expertise che fece Federico Zeri nel 1987 analizzando l’immagine fotografica della Madonna di Medjugorie riprodotta in un santino assai diffuso. Si trattava di un’immagine “miracolosa” ottenuta da un pellegrino che udì pronunciare il suo nome sulla montagna delle apparizioni e non vedendo nessuno fotografò in quella direzione. Lo storico dell’arte ricollegava lo schema iconografico compositivo a una singolare combinazione fra un dipinto sacro di Ambrogio Lorenzetti e il volto di una diva hollywoodiana degli anni 50, Linda Darnell (che non a caso recitò la parte della Madonna nel film Bernadette dedicato alla piccola veggente di Lourdes). Era un viso “caratterizzato da una dolcezza un po’ gemütlich, attraente ma non sensuale, di uno splendore casalingo, castigato”. A Zeri non interessava tanto appurare se fosse vera o falsa, gli premeva piuttosto dimostrare che anche le visioni religiose si rifanno sempre ad un repertorio mnemonico-visivo noto a chi le percepisce. Che è un po’ ciò che denuncia quell’aneddoto di Bernard Berenson, quando gli riferirono che la Madonna era apparsa a Pio XII e lui chiese: “in che stile?” Pensavo insomma a questo mentre stasera Pino mi rivelava che le apparizioni di Medjugorie continuano tutt’oggi. Anzi, rispettano una cadenza molto puntuale. Dei 6 veggenti iniziali, Pino affermava che oggi 2 di questi vedono la Madonna una volta al mese ciascuno: Miriana il 2 e Mariam il 25. La prima riceve un messaggio della Madonna rivolto in particolar modo ai non credenti (quorum ego, quindi), mentre la seconda ascolta il messaggio indirizzato ai cattolici. Poco dopo, tradotti, questi testi vengono trasmessi al pubblico da Radio Maria. Forse, nell’ennesimo disperato tentativo di convertirmi, Pino ha controllato gli appunti sul suo cellulare e si è messo a leggermi il messaggio del 2 marzo rivolto ai non credenti, un discorsetto che mi sono trascritto interamente con lui basito per il mio inaspettato interesse. Me lo sono trascritto perché penso sarebbe utile farne un’esegesi delle fonti e un’analisi dello stile e della lingua sulla scorta dell’expertise artistico di Zeri. Anche in questo caso, non tanto per confutarne l’autenticità, quanto piuttosto per dimostrare che ciascuno di noi, compresa la Madonna, possiede un particolare repertorio mnemonico-verbale e lessicografico non meno vincolante di quello figurativo, e da qui cercare di individuare tutte le influenze, i debiti, le ricorrenze, gli stilemi, le citazioni e gli eventuali plagi. Ecco, dovrei controllare, però così su due piedi giurerei che un’espressione dell’ultimo testo della Madonna sia stata copiata paro paro da un libro di Erri de Luca. Ma per fare un’analisi seria e approfondita ci vorrebbe un critico vero, mica me. Io intanto butto lì l’idea.

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32 Commenti

  1. In genere i discorsi mariani sono lavoretti per i Pedro Camacho del Vaticano. Puo’ succedere che a corto di fantasia essi reperiscano materiale qua e la’, ma generalmente argomentano intorno ai soliti 40 vocaboli: figlio, luce, braccia, mani, paura, anelito, pace, amore, cuore, fede, gioia, felicita’, santita’, semina, strada, prova, caduta, cammino, chiamata, parola, perseveranza, lavoro, conversione, pellegrino, tempo, grazia, incontro, preghiera, adorazione, sacramento, altare, benedizione, vittima, desiderio, peccato, eternita’, legge, espiazione, dolore, fremito, salvezza, senso e servizio.

  2. L’articolo di Sergio Garufi è gradevolissimo. Soltanto che, alla fine, mi pare tradisca la posizione di assoluta neutralità, fatta propria da Zeri nel suo expertise.

    Infatti, se pur con qualche riserva, afferma che “un’espressione dell’ultimo testo della Madonna sia stata copiata paro paro da un libro di Erri de Luca”.

    E se fosse stato, invece, L’Erri de Luca a essere guidato dalla Madonna nello scrivere quell’espressione?

    Nel caso venisse stabilita l’identità delle due frasi, sarebbe possibile chiedere a Erri qual è stata la vera posizione assunta dall’Assunta al momento della comunicazione?

    E consigliargli di non dire niente, anzi di mentire, se per caso la Madonna gli ha afferrato la mano per “condurre” la sua scrittura
    direttamente?

    Questo perché non faccia la fine della prima versione del “Matteo e l’angelo” di Caravaggio in cui l’angelo viene dipinto in quella posizione.

    Quadro che, proprio per questo, venne rifiutato dai committenti: perchè quella posizione risulta non ortodossa e quindi in odore di eresia, tanto che, alla fine, venne distrutto dalle fiamme, come c’era d’aspettarsi.

  3. 1) non essendo infinito (per quanto alto) il numero delle possibili permutazioni dei 40 vocaboli giustamente elencati da Brown
    2) tirando spesso la prosa di de Luca verso l’evocazione di toni sacrali
    3) essendo il testo prodotto da Pino frutto di una traduzione dal serbo-croato (immagino) della mistica bosniaca all’italiano
    4) dubitando della ampia diffusione in traduzione serbo-croata delle opere di de Luca

    ritengo che con le informazioni attualmente a disposizione sia piuttosto arbitrario trarre qualsiasi conclusione se non accampare qualsiasi ipotesi

  4. “E se fosse stato, invece, L’Erri de Luca a essere guidato dalla Madonna nello scrivere quell’espressione?”

    sì, esistono diverse possibilità meno gravi del plagio. una è quella che avanzi tu, io azzarderei addirittura la possibilità che, come già successe a carmelo bene, pure erri de luca sia apparso alla madonna, ispirandole il testo del messaggio per gli atei, evidentemente ignorando che per molti atei erri de luca rappresenta il romano battaglia della letteratura. il testo della madonna lo trascrivo a breve, o integrandolo qui o mettendolo sulla mia piccola bancarella webbica. cmq anticipo che, come giustamente osserva brown, è più che altro una combinazione di quei 30-40 vocaboli.

  5. Il suo amico “Pino” (nome comune che degnamente rappresenta il comune sentire) è senza dubbio un uomo pio il quale non s’interroga sull’autenticità o meno del fenomeno religioso in questione (ed in generale), ma si abbandona ad esso fideisticamente, rappresentando il buon 70% di quel 36% su quasi il 90% (all'”anagrafe”) dei cattolici praticanti italiani.
    I messaggi di M. sono quanto di più ripetitivo possa essere stato “detto” o “fatto dire” alla Madonna ( e proprio per questo la chiesa è “cauta” nel prendere posizioni ufficiali a riguardo…anche se….)
    Ciò che conta in effetti in questa circostanza e che andrebbe “imparzialmente” sottolineato a titolo di chiarezza, non è tanto l’autenticità del messaggio, che comunque non potrebbe, secondo la visione teologica cristiana aggiungere o togliere nulla a quanto già rivelato da Cristo (da qui l’assoluta mancanza di novità anche concettuale e linguistica – tipica del fenomeno religioso – come qui viene anche da terzi fatto notare…) quanto il businness che ruota intorno al “fenomeno” (che sia di fede o di superstizione poco importa: vende comunque quanto e più dei prodotti della Vanna Marchi & figlia) che lo declassa a tal punto da renderlo assimilabile non tanto allo smercio delle medagliette (che già rappresentano qualcuno), quanto alla novità del “sassolino” portafortuna (o antisfiga, dipende dai punti di vista!) che piamente viene “acquistato” e diffuso! Puro terrorismo!
    Scusate l’intrusione, la prolissità e l’ovvietà… ma l'”immagine” mi ha letteralmente “rapita”!

  6. “Per molti atei ecc.” – Non per me. E prendere Erri De Luca come bersaglio è perfino banale… Non ho capito se è un tuo giudizio o meno, Sergio, ma laddove lo fosse: quando si è tranchant, occorre poi andar di agrimensura e argomentare…

  7. scusa marco, questo è un pezzo scherzoso, propone le ipotesi che la madonna copi i suoi testi da erri de luca, o che quest’ultimo le sia apparso, come posso argomentare una battuta? l’unica cosa seria che se ne può ragionevolmente dedurre è che a me non piace erri de luca, se vuoi sapere i motivi sono l’enfasi retorica, il suo dannunzianesimo rosso, più o meno quello che gli rimprovera onofri sul banco dei cattivi. che sia un bersaglio facile non credo: è famoso, va da fazio come un maître à penser, ha molti autorevoli estimatori, non ultimo te, si può concedere che a qualcuno non piaccia, no?

  8. Piatto ricco mi ci ficco.

    Vedo che arrivano puntualmente più che prevedibili reazioni a una “non voluta”, penso, aggressione a Erri de Luca, da parte di Sergio Garufi. Che, nel caso, viene detto,dovrebbe “agrimensurare e argomentare”.

    In effetti, neanche a me è risultato chiaro se Sergio Garufi condivide la mia stessa ripulsa per un individuo del genere. Cosa che ho cercato di esprimere, ironicamente, nel mio intervento precedente, al quale Sergio ha risposto altrettanto ironicamente, senza con questo, certamente, voler dare un giudizio finale, definitivo, su Erri de Luca. Su cui si può pensare bene e male, senza per questo diventare oggetto di una riserva da sant’uffizio, con l’ingiunzione di chiarire la propria posizione.

    Capitato suo malgrado in una discussione che lo coinvolge solo indirettamente, Erri de Luca, merita che, come fenomeno che interessa il pubblico, divenga oggetto di giudizio.

    Del mio giudizio in questo caso.

    Io penso che Erri de Luca, in letteratura, non solo rappresenti un fenomeno negativo, nonostante le sue indubbie qualità, ma che proprio per queste rappresenti un pericolo per un qualunque processo di rinnovamento che non si basi esclusivamente su fattori economici e sociali, ma che miri a un rinnovamento radicale del linguaggio.

    Linguaggio che miri a far saltare categorie fascinosamente presentate come saturazione meritoria di esigenze profondamente umane, ma che in effetti non sono altro che un modo per imporre, in modo subdolo, la permanenza – anche nell’interiorità di chi pensa di esserne esente – dei lacci e dei vincoli che tradizionalmente hanno reso schiavi l’uomo e la donna.

    Sì, penso proprio che la Madonna sia apparsa a Erri de Luca, e che ciò che lui scrive oggi, fatta salva l’indubbia bravura, non sia per niente distinguibile dalle lacrime delle innumerevoli madonnine che tanto hanno fatto bene alla Democrazia Cristiana, a suo tempo.

    Oggi Berlusconi ha bisogno di qualcosa di completamente diverso.

    Non penso di aver bisogno di “agrimensurare e argomentare” in merito, basta andare a leggersi “In nome della madre”, la cui oscenità sfiora quella della lezione di Benigni su la ” Madonna come tipologia fondante della donna”.

    Ma almeno Benigni è un comico. Anche se qualche volta, invece di far ridere, ti fa vergognare.

  9. @ Sergio

    quando ho lanciato il mio commento, il tuo non era ancora apparso. Mi scuso se posso aver dato l’impressione di aver pensato di attribuirmi una indebita supplenza.

  10. Sergio, in effetti non era solo diretta a te, ma alla torsione data al discorso da soldatoblu. Ovviamente il gusto è gusto, va da sé, ed è territorio indicibile (su De Luca per esempio ci ho fatto molte accese discussioni con uno dei miei migliori amici). Dopodiché però svalutare è altra cosa. E a volte salto su (fermo restando il diritto di satira).

    Mah, soldatoblu, – posto che non c’era alcun divieto da sant’uffizio come sopradetto, tant’è vero che sergio s bene la stima che ho per lui, commento sul suo blog, ecc.., ma trattavasi di uno stimolo alla discussione (per non lasciar correre sottintesi su cui non convengo) – è piuttosto deludente sentir dire “Non penso di aver bisogno di “agrimensurare e argomentare” in merito, basta andare a leggersi “In nome della madre”,” – gli ukase di Zdanov ti fanno un baffo eh? – questo tuo rinvio saltando a pie’ pari la dimostrazione, beh… (che vuoi, di questo passo si può dir tutto di tutti, anche dei tuoi libri, se basta un indice puntato d’autorità)
    L’unico abbozzo di dimostrazione che fai è due paragrafi sopra: ora, a parte l’involuzione del tuo discorso, tu dici (provo a tradurre): è un linguaggio che affascina ma che è regressivo perché (“subdolamente” addirittura – davvero, il tuo, il linguaggio da grandi purghe) ripropone e rinnova le catene a uomo e donna (ti riferisci a quelle coperte di fiori di cui all’inizio della Questione ebraica, immagino). Insomma, De Luca grazie al suo “fascino” (ma una letteratura senza fascino cos’è?) finge di parlare all’intimo umano e invece ti inocula a tua insaputa il pericoloso virus teistico. (Io penso di essere esente dal virus, e invece – toh – no, sono anch’io contaminato da dio! – grazie soldatoblu, sei più salvifico di una madonna). Come quando ci dicevano da bambini, attento a quelli che ti danno le caramelle drogate. E questo perchè? Per il suo linguaggio fascinoso.

  11. “Cari figli! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dall’autentica verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi dò mio figlio”

    (messaggio della Madonna per i non credenti dato a Mirjana il 2/2/2009)

  12. in attesa del testo di erri de luca avanzo un’ipotesi: e se la Vergine leggesse i libri di De Luca? in fondo la Vergine non ha bisogno, in quanto madre di Dio, di una posizione differente dall’ateismo di De Luca… cioè per lei Dio è suo figlio… e va bene la fiducia nel proprio fanciullo, ma trasformarla in fede religiosa … credo che la Vergine sia più intelligente

  13. anche io avanzo un ipotesi dopo quanto ho letto:
    la volpe e l’uva?
    buttata lì anche un po’ grossolana, come grossolano è stato l’incipit

  14. domanda: ma de luca è apparso alla madonna in canotta?
    e le ha raccontato la sempiterna auto-agiografia in ebraico o in napoletano?

  15. @ marco rovelli

    A volte scappano e tu non te ne accorgi finché non te lo fanno notare:

    “indice puntato d’autorità”, “ukase di Zdanov” mi sembrano giuste ritorsioni per il precedente “sant’uffizio”.

    Ma io ho voluto solo esprimere il “mio” parere.

    E l’ostensione di “In nome della Madre”

    [“ostensione”: il mostrare; esibizione; in particolare, esposizione ai fedeli di una reliquia, di un oggetto sacro, dell’ostia consacrata (Garzanti)]

    non vale quanto o più di una “dimostrazione” del suo contenuto?

    Certo è necessario, poi, andarselo a leggere. Tutto qui.

    Uno è il mio giudizio, che non è detto debba essere condiviso.
    Altro il giudizio che ognuno si farà a ragion veduta.
    Non sarò certo io a chiedere agli altri di renderne conto a me.

    *

    2 x 1

    Lancillotto segnatempo
    suona la musica di strappo
    da coltri bianche

    : affronta l’alba
    da segugio

    Mietono allori i giardinieri
    , voltagabbana.

    Giovanni Cossu [1983]

  16. Caro Sergio, molto interessante il tuo pezzo. Che la madonna si esprima come Erri De Luca non e’ poi cosi’ strano, a leggere il documento conciliare Dei Verbum:
    “Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani.” (da http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html)
    La domanda magari e’: perche’ De Luca, e non Camilleri o Faletti.

  17. “L’adolescenza di Miriàm/Maria smette da un’ora all’altra. Un annuncio [?] le mette il figlio in grembo. Qui c’è la storia di una ragazza, operaia[?] della divinità, narrata da lei stessa.

    […]

    “La storia resta misteriosa e sacra, ma con le corde vocali di una madre incudine, fabbrica di scintille [?].

    “In ebraico esistono due emme, una normale che va in qualunque punto dela parola e una che va solo in ultima casa. Miriàm ha due emme, una d’esordio e una terminale. Hanno due forme opposte. La emme finale, mem soft in ebraco, è chiusa da ogni lato. Quella iniziale è gonfia e ha un’apertura verso il basso. E’ un emme incinta [?].”

    [Dalla presentazione di Erri de Luca, in quarta di copertina, del suo libro:
    “In nome della Madre”, Feltrinelli 2008.

    *

    Dice Marco Rovelli: “Soldato blu […] ti riferisci a quelle coperte di fiori di cui all’inizio della Questione ebraica, immagino”.

    No, Marco mi riferivo alle cazzate qui sopra

  18. a’ regà siete straordinari a spaccar le scureggine in quattro! Live and let them live! Comunque che Dio ( o la Madonna?) benedica Nazione Indiana…
    Ah, a proposito, tantgo per precisare: leggetevi “Ab Urbe condita” di Tito Livio. Alla fine di ogni narrazione storiografica, riporta sempre “i prodigi e gli eventi straordinari” degli anni narrati, riportati scrupolosamente negli “annales” dei pontefici dell’epoca (che non erano quelli cristiani, ovviamente). Ebbene, qua e là riporta di “statue
    di diana trivia” (antenata della madonna) piangenti lacrime vere e – talvolta- di sangue (come a sant’arpino nel 1983); di “pioggia di sassi a rimini” , di vitelli a due teste , di cui una che parla eccetera. Vedi un po’ tu da dove vengono certe cose….
    E su, lasciatelo campare al povero De Luca. Vuoi vedere che fra tanta monnezza, non gli troviano una funzione positiva?

  19. Capisco che “emme incinta” può far sorridere. Ma il punto è che De Luca usa sempre le cose. Ha una scrittura materica, e sono le cose stesse che indicano altrove. Non è un misticismo fatto di termini vaghi (le brume nebbiose del medioevo hegeliano, per dire), ma un linguaggio materico che indica il silenzio. Perdonami se mi cito (ma sono di corsa e così risparmio tempo), ma qualche tempo rispondevo ad Alcor sulla sua scrittura “intramata di silenzio” (e replico, perché la questione rimane la stessa): “Penso che il silenzio di questa scrittura stia nel suo continuo far segno a un altrove (quello che ti fa chiedere, ad esempo, “che cos’è questo vento segreto dei capelli”) che però è sempre un altrove “qui ed ora” (in questo senso il titolo del suo primo romanzo, Non ora non qui, può anche essere letto come un’antifrasi – se uso bene il significato della figura retorica, e non sono sicuro). Le metafore che usa, infatti (prendiamo proprio le frasi scelte da te), sono sempre estremamente materiche, realissime. Sono sempre gli elementi naturali i referenti, realissimi – e pure, in quella matericità, si coglie uno scarto, uno spostamento/scostamento, che la fa essere fuori di sé, a designare altro, appunto. A designare quel silenzio in cui esse “prendono corpo”. Mi pare una lingua “intramata di silenzio”, dunque, in questo senso: che fa segno sempre a “cose” che però non si esauriscono mai in se stesse, cose che vengono “evocate” in senso etimologico: e-vocate, chiamate fuori come da una fila di plotone, trascelte, chiamate a fare un passo oltre se stesse.”

  20. scusate, non intervengo più, ma questa la devo raccontare in tempo reale. sono passato stamane a trovare mia madre in carrozzella perché travolta da un conducente pazzo non rumeno appena fuori casa beh le ho detto mamma come va e insomma a ripensarci adesso devo aver strisciato un po’ troppo la doppia emme risultato da mezz’ora ha la nausea e mo sta divorando una cofanata di fragole direttamente prelevata dal frezeer

  21. anche a me piace la mamma di db

    e, per qualcuno forse suonerà strano, mi piace anche come Marco parla di erri de luca

    ma così come Andrea ha riconosciuto che non tutto luccica in quella scrittura, del mio riconoscere che ciò che Andrea dice è pertinente e giusto, io ne farò, come mi si addice, slogan:

    lessico e nuvole.

  22. alla quarta riga Marco Rovelli e Andrea Inglese si sono scambiate le parti.

    qualcuno potrà, adesso, accusarmi di essere insincero, e dire che il riconoscimento delle ragioni di Marco, è entrato in conflitto col mio inconscio, il quale, piuttosto che ingaggiare una battaglia sanguinosa di sé
    con me stesso, ha preferito attribuirle a un altro

  23. Ahhhh… – bella esperienza skizo mi hai fatto vivere, molto perturbante, grazie ;-) – * peraltro lessico e nuvole, pas mal…*

  24. Mi piace questa ipotesi del contagio luminoso tra la Madre di Dio, ammesso che esista, e l’ateo compagno Erri; toglie aulicità e sgrava una figura da 2000 anni destinata solo all’eterna verginità, alla purezza irreprensibile. Mi piace, anche da un punto di vista solamente poetico ed evocativo immaginare la Madonna leggersi “in alto a sinistra” ;-)

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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