Walter Siti a Dubai, pregiudizi pasoliniani

di Francesco Longo

«Se voglio essere sincero devo confessare che di tutti loro, del loro affannarsi eccitante e monotono, non me ne importa niente. Io questo viaggio non lo voglio fare», scrive ad un certo punto Walter Siti, nel suo ultimo libro-reportage intitolato Il canto del diavolo (Rizzoli).
Il viaggio di Siti negli Emirati Arabi si concentra sulla città di Dubai, ma tocca tutti gli altri sei emirati. Walter Siti è il maggiore studioso italiano di Pasolini. Quando Pasolini scrisse un reportage dalle spiagge italiane notò in Versilia i «giovinastri (…) tutti un po’ grassi e spelacchiati», a Capri «avanzi di pasti e le cartacce», ad Ischia «un maiale», a Rimini le tedesche erano «racchie» e «brutte», e non è un caso che in un albergo di Matera scrivesse: «è bello: ma io mi ci annoio».Non è un difetto viaggiare con le proprie ossessioni, i propri gusti, la propria sensibilità, ma come in Pasolini, anche per Siti sembra che l’indole e le idee rendano impossibile conoscere ciò che si ha davanti. Pasolini non raccontava ciò che vedeva, ma solo le lenti con cui guardava. Negli Emirati Arabi tutto si plasma secondo l’esperienza dell’autore: «Dubai [è] come la Svizzera del Medio Oriente», tutto è appiattito al paesaggio che già conosce: il panorama è «come certe pievi toscane», i cavalli sono frequenti «come gli orsi a Berlino», tutto è alterato dalla comparazione: «il golfo si apre come Positano o Portofino», le gru sono «come alberi di Natale», i palazzi merlati sono «come nei castelli della Loira». Il Global Village addirittura «è una specie di insensato e desolato Gardaland», in giro c’è «la stessa illuminazione stradale del Passo Rolle», e neanche i colori lo soddisfano: «Che almeno questo fosse blu come in Sardegna».

Nel libro, questa difficoltà a lasciare il proprio mondo (interiore, paesaggistico, culturale, valoriale) impedisce di immergersi nel diverso, di capirlo, interrogarlo, interpretarlo. Così, l’incapacità della visione implode in giudizio: «forse questo è un Paese da apprezzare in coma», lo sforzo di lasciare la propria ideologia porta presto al rifiuto di conoscere: «Ho visitato solo uno dei quadrati della scacchiera e all’idea di ricominciare domani mi prende il voltastomaco». Più il reportage va avanti, più se ne rende impossibile l’efficacia: davanti ai cibi scrive: «tutta roba orientale che non voglio neanche sapere come si cucina. Mi abbofferò davanti alla televisione con cibo di cattiva qualità».

Raccontare luoghi e persone è un’assunzione di responsabilità molto alta. Tutti gli studi post-coloniali da anni ridicolizzano e mettono in guardia chi racconta l’Oriente vedendolo come incarnazione di prototipi che si suppone abbia imitato. Siti sembra cadere proprio nei rischi più clamorosi. Chiama gli arabi «questi»: «realizzo che a questi delle radici culturali non gliene frega un accidenti», «questi non vanno a pregare un dio trascendente», «questi non hanno capito che un braccio d’acqua sporca tra le case non è il mare». Da «bravo italiano razzista», come giustamente si definisce, scrive frasi come «mi assale una rabbia sproporzionata, ma di che cavolo di eredità culturale vanno parlando, sono dei mentecatti». Oppure fa il paternalista: «Ma sì, vendetevi all’entertainment, il consorzio umano è la sola cosa che vi meritate». Ok il politicamente scorretto, ma qui non vi è ironia, non c’è (poi) un altro piano del discorso.

Passiamo infatti all’analisi offerta da Siti. La tesi del libro è espressa in una frase: «Che cos’è il Paese che sto visitando, se non una risibile parodia accelerata dell’Occidente?». Scriveva Edward Said: «Gli orientalisti di oggi tentano di interpretare l’Oriente come un’imitazione dell’Occidente». E altrove notava che per i colonialisti l’Islam è «per definizione una cultura plagiaria».
Di Occidente Siti parla spesso, ma non spiega mai se intenda Innsbruck o Houston. L’Occidente è la Chiesa Cattolica o la Rivoluzione Francese? È il comunismo o i grattacieli di Tokyo? Da qui nasce un equivoco ulteriore, l’uso del noi che rimanda a qualcosa di implicito e vago (noi occidentali? bianchi? europei? mediterranei? cristiani? libertini?); mentre loro sono addirittura descritti con metafore animali. Said analizzò le metafore animali con cui il colonialismo raccontava gli orientali, e Siti le percorre tutte: i lavoratori sono «formichine scure sui lastroni di pietra», «i venditori di cianfrusaglie si appiccicano come blatte», la cinese è «piccola come una formichina».

Tutti, per l’etnocentrico Walter Siti, si esprimono con «fonìe aliene». Solo a poche pagine dalla fine, l’autore si accorge di non aver saputo esplorare questo Paese: «forse finora l’ho tenuto troppo a distanza: come se fosse un reperto da osservare sotto la lente, o peggio una carogna d’animale da tenere con la punta delle dita».
Perché mandare uno scrittore a visitare un luogo che non gli interessa? (Dichiara infatti tra le pagine: «nessun desiderio di uscire, di capire»). Siti sa scrivere ma non sa vedere. Come Pasolini che a Capri vedeva solo immondizia, così Siti ovunque va vede le borgate romane, tanto che ad un certo punto del viaggio confessa: «Mi sento a Roma in borgata, sto bene». E perché poi l’uso del romanesco («ma ‘ndo vanno, che feste frequentano? »). Per essere mimetico? Ma mimetico con che, dato che siamo in terra araba?

Per scrivere un reportage non basta saper scrivere, bisogna saper guardare. Siti ha scritto la parodia di un reportage e ne è cosciente: «Odio la vita, basta con questa farsa del viaggio, chi voglio prendere in giro?». A cascarci però è stato l’editore, poi la critica, poi chi lo ha ospitato in tv come fosse un guru, e poi i poveri lettori che lo hanno già acquistato. Se volete sapere com’è Dubai non leggete questo libro. Gli Emirati non sono né «Topolinia», né «un Paese arretrato», né «la barbarie». La barbarie, forse, è un problema di chi guarda, non di chi è osservato.

(pubblicato su Il riformista, mercoledì, 29 aprile 2009)

 

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100 Commenti

  1. credo sia impossibile presentarsi con occhi totalmente vergini quando si va in un posto “eccessivo” come dubai, ma se ci si vuole scrivere un libro, l’atteggiamento scoglionato di fondo può urtare un po’ il lettore. però il libro mi attira, lo leggerò!

  2. Walter Siti è un buon accademico con la pretesa di essere anche uno scrittore. Ma dello scrittore non possiede il cuore, nè le doti; il suo stile è spaventosamente piatto (basta leggere le espressioni e le similitudini riportate sopra da Longo) perchè lo è il suo animo, di continuo proteso su se stesso, ossessivamente impegnato a farsi le pulci, a sviscerarsi, a convincersi che ciò che là dentro si agita sia interessante. Il dramma intellettuale di Siti è che egli è abbastanza intelligente da capire che non è un vero scrittore, che non lo sarà mai. E questa verità, nessuna ospitata e nessun guru possono nasconderla. I suoi libri sono piatti e vuoti. Non a caso, forse, un certo establishment letterario lo ritiene il migliore scrittore italiano attuale. E qua, come è facile capire, il discorso diverrebbe molto più ampio.

  3. m’interessa molto. conosco dubai, quella di 15 anni fa (cinque volte circa più piccola dell’attuale, mi hanno detto dei dubaiani) e tutto sommato è un inferno. di gran lusso.

    sul saper scrivere e non saper guardare la questione a mio parere non è così importante: lo sguardo di siti, da quello che ho capito, è contrario, superficiale, idiosincratico. ecco, a me interessa proprio lo scrittore che si racconta a dubai per quello che è, più che per quello che vede.

    non credo si volesse fare del libro una guida turistica.

  4. @ Krauspenhaar
    Affermi: “sul saper scrivere e non saper guardare la questione a mio parere non è così importante: lo sguardo di siti, da quello che ho capito, è contrario, superficiale, idiosincratico. ecco, a me interessa proprio lo scrittore che si racconta a dubai per quello che è, più che per quello che vede.” Implicitamente, asserisci dunque di voler leggere un racconto scritto apriori con superficialità/ostilità: un’operazione estetica difficilissima, che metterebbe in serio imbarazzo scrittori ben più validi di Siti. Non si deride, non si insulta o beffa impunemente la realtà: bisogna essere Céline, o Bernhard, o Kafka per ricavare splendore artistico dal disprezzo più bieco o più distratto. Dunque il mio discorso è: perchè leggere un libro il quale, sia che parli di Dubai, sia che parli delle idiosincrasie d’un uomo che non fa altro che raccontarle da quindici anni, si presenta “contro”, “a sfavore” a prescindere? Perchè dobbiamo leggere un testo che non ha l’interesse del reportage e non ha la forza del romanzo? In definitiva, “perché” mi sembra oggi divenuta la domanda fondamentale davanti a moltissimi libri e moltissimi autori. La qual cosa depone a sfavore della salute della cultura in Italia, e testimonia quella che mi pare una cupa mancanza di senso. Mi scuso se parto per la tangente; non m’interessa Siti in sé (il quale fra pochi anni sarà dimenticato), m’interessa una seria interrogazione sulla letteratura italiana attuale, su ciò che cerca se lo cerca, su ciò che trova se lo trova. Joseph Conrad, rievocando il prorpio viaggio in Congo, scrisse CUORE DI TENEBRA: che portentoso reportage! E che potentissimo romanzo! Ma Conrad era un uomo dalle antenne privilegiate e ipersensibili, con un prodigioso dono per la lingua, non un accademico stufo prima ancora d’imbarcarsi in un’avventura che nessuno gli ha chiesto.
    ps: Pasolini, cui Siti è stato accostato nel pezzo di Longo, non è mai stato un grande scrittore, ma possedeva un grande fuoco; giustifico dunque di più le sue deformazioni e i suoi travisamenti, inevitabili quando la realtà entrava nel calore, nell’alone di quel fuoco.

  5. @Diamante: Grazie, giuste osservazioni
    @Alcor: Alcor…
    @GiusCo: Grazie per la segnalazione

  6. Diamante, quello di siti potrebbe essere letto come il romanzo ennesimo di siti autore-personaggio che si muove per dubai. ripeto, il libro non l’ho ancora letto, ma conoscendo il romanziere siti (a mio parere molto diverso – in meglio – da come l’hai definito tu) immagino che ci sia della buona polpa per una lettura interessante e divertente. certo, siti non è Céline, lo sappiam, sappiamo fare ancora due più due. e dunque? perchè, mi chiedo e vi chiedo, un reportage dev’essere per forza un racconto della realtà esterna? noi viviamo all’esterno ma imbozzolati nel nostro io semovente. siti racconta di sè, da sempre, non fa altro, non gli interessa altro. è la sua scelta, che non solo è da rispettare nel campo del romanzesco, ma anche se si muove – come fa qui – sul terreno del “reportage”. è razzista? non me ne frega niente. da un libro voglio verità o anche menzogna, ma soprattutto voglio l’autore, il suo occhio, anche distratto, anche scazzato a fondo. fare paragoni con conrad, davvero, mi sembra fuori luogo.

  7. non ho capito se diamante ha letto questo libro di siti oppure se dice che non gli piace perché non gli piace siti.
    e non capisco nemmeno cosa deduce circa la cultura italiana che lo ama.
    i discorsi ampi in rete si sintetizzano.
    e anche al di fuori della rete è sempre una buina regola andare subito all’osso: di cosa l’apprezzamento del siti sarebbe cartina di tornasole?

    rispetto alla dicotomia saper scrivere/saper vedere, beh, senza aver letto questo libro, direi proprio che non sta in piedi.
    ciascuno di noi percepisce il mondo attraverso la propria particolare lente culturale-generazionale-visivo-emotiva-eccetera: c’è che ha una vista più acuta per i particolari, chi coglie meglio gli insiemi, chi è capace di apprezzare gradi di risoluzione diversi da quelli che siamo capaci di cogliere noi: ci sono persone dalla vista acutissima che non sanno dire cosa vedono per mancanza di linguaggio e vice-versa.
    detta questa ovvietà, per quale motivo pasolini non avrebbe dovuto dire della sporcizia a capri se era proprio quella la cosa che lo colpiva di più?
    cosa ci si aspetta dallo sguardo di uno scrittore se non una particolare forma di sintesi, diversa sia dalla guida turistica che dall’analisi economica, piuttosto che dalla visione geo-politica, o politica tout court?
    alla fine cosa mi importa se siti ha una visione di dubai poco corretta oppure superficiale, che mi frega se non “capisce”, cosa mi cale se non gli importa di capire, se al posttutto scrive un buon libro?
    “com’è” questo libro di siti?
    dalla recensione di longo non si capisce.

  8. il problema è che la “letteratura”, da sempre, si è distinta dalle altre forme di espressione e di comunicazione per la verità – l’unica verità – di fondo che l’animava: non esiste la verità, ma ognuno se ne crea una a piacer suo.

    Se è anche a piacer degli altri, allora è letteratura.

    Una critica underground a ogni fondamentalismo, a ogni dogmatismo, a ogni religione del vero che ha percorso i secoli, i millenni e, proprio per questo, spesso osteggiata da chi detiene il potere che non vuole uomini dall’immaginazione accesa, ma schiavi che annuiscono.

    Ci sono poi quelli che credono alla verità.verità, e che credono che la letteratura debba farsi specchio di questa verità.verità, per sconfiggere la verità deformata del potere di turno.

    Ma questa visione “cattolica” delle letteratura non fa altro che sostituire a un cadavere inchiodato uno spaventapasseri impalato.

    A me Sisti non entusiasma, e non saprei dire dove si colloca oggi: ha iniziato con un buon libro, se ora non ha scritto un bel libro – io non lo saprò nemmeno, perché non lo leggerò – è perché l’ha scritto male, ma non l’ha scritto male perché non vede bene Dubai, l’ha scritto male perché non vede bene se stesso.

  9. Bene, ieri sera volevo rispondere al muto rimprovero di Longo nei miei confronti, ma avevo sonno, vedo che Franz Tash e soldato hanno già detto quello che avrei detto io.

    Longo, dalla tua recensione si coglie soltanto che tu avresti voluto leggere un libro diverso, corrispondente alla tua idea di reportage, se Rizzoli avesse voluto quello che tu vuoi, avrebbe dato l’incarico a Rumiz o a Rampini. E’ così evidente a tutti, qui, salvo a te e naturalmente a Diamante, che non mi pareva valesse la pena di spenderci più di una riga.

  10. Anch’io penso che in letteratura l’atteggiamento scoglionato di fondo siano in pochi a poterselo permettere. Di Siti senza neanche accorgermene ho mollato a metà il libro sulle borgate, che pure mentre lo leggevo mi pareva buono… qualche motivo ci sarà!

  11. Vorrei fare un’aggiuntina un po’ OT a proposito di Diamante che dice:

    “Non si deride, non si insulta o beffa impunemente la realtà: bisogna essere Céline, o Bernhard, o Kafka per ricavare splendore artistico dal disprezzo più bieco o più distratto.”

    E’ curioso, sembrerebbe di capire – sempre che sia ammesso un futuro ancora popolato di scrittori – che senza una certificazione di qualità preventiva, una specie di DOP o DOC per scrittori, non si possa sperimentare o usare nessun registro che non sia rispettoso nei confronti di una realtà (?) regale nella sua infrangibile possanza, cioè, per dirla rudemente, se hai la certezza di non essere un grande scrittore, certezza tra l’altro che un povero cristo dovrebbe avere a priori, consegnati a scatola chiusa alla noia, che è protettiva, e al politicamente corretto.

    Non so se scrivi, o Diamante, e qua e là ho come l’impressione di sì, ma se scrivessi, a meno che tu non ci garantisca di essere un nuovo Cèline, Kafka, Conrad eccetera, ti autocondanni a non avere voce. O ad avere una piccola voce imitativa e rispettosa. Mi pare castrante.

  12. Se amate Walter Siti leggete tutto quello che scrive. Leggete tutti i suoi libri e tutti quelli che scriverà, e la sua lista della spesa, e i suoi appunti. E soprattutto i reportage dal Venezuela che scrive stando seduto alla sua scrivania. Così conoscerete tutto di lui.
    Se invece avete un qualche interesse per Dubai (per quella vertigine che è Dubai) non lo leggete. E’ semplice, no?

    @Tashtego: tu scrivi “cosa mi importa se siti ha una visione di dubai poco corretta oppure superficiale, che mi frega se non “capisce”, cosa mi cale se non gli importa di capire, se al posttutto scrive un buon libro?”

    non so che dirti. non mi vengono esempi di libri superficiali che sono bei libri. Ci sono molti autori che sanno scrivere bene ma da uno scrittore che racconta un luogo non vogliamo solo scrittura, quella mi sembra il minimo sindacale, no? Ci mancherebbe:un libro superficiale e anche scritto male!

    @Alcor: hai letto il mio articolo su Walter Siti?

  13. Ma Alcor, dobbiamo muoverci sempre tra due estremi? O scoglionato a priori, o piccola voce imitativa e rispettosa? Personalmente, trovo fra i top dell’insopportabile il politically scorrect fiacco… Si vede che non è nelle mie corde! :-)

  14. forse non volevamo dire che il libro è superficiale, si parlava d’altro, di visione, che puo’ essere anche sfocata, in certi momenti. e annoiata. è lo svolgersi della vita. magari nel libro si insiste troppo sullo scazzo intelligente, magari siti ci “marcia”. ma lo scrittore deve sempre raccontare come se si fosse fatto una flebo di redbull?

  15. @longo, due volte:–)

    “Per scrivere un reportage non basta saper scrivere, bisogna saper guardare. Siti ha scritto la parodia di un reportage e ne è cosciente: «Odio la vita, basta con questa farsa del viaggio, chi voglio prendere in giro?». A cascarci però è stato l’editore, poi la critica, poi chi lo ha ospitato in tv come fosse un guru, e poi i poveri lettori che lo hanno già acquistato.”

    Tu assumi che la tua idea di reportage sia anche quella dell’editore, non pensi che abbia voluto Siti in quanto Siti proprio per le sue personali ossessioni e idiosincrasie, e supponi lo stesso anche per i lettori.

    Non mi sarebbe mai venuto in mente di prendere Siti al posto di una LonleyPlanet su Dubai, Siti lo prendo per vedere cosa e come scrive Siti, e immagino che il suo editore abbia fatto lo mismo.

    @lambertibocconi

    al contrario, io bado a tutta la paletta, è qui che si dà invece la linea su come e cosa si deve scrivere. E sempre, triplice ahimè, a partire da Conrad o Kafka o Baudelaire. Io non mi fermerei a questi, risalirei direttamente a Omero, tagliando definitivamente la testa al toro delle comparazioni.

  16. @alcor: scrivi “Non mi sarebbe mai venuto in mente di prendere Siti al posto di una LonleyPlanet su Dubai, Siti lo prendo per vedere cosa e come scrive Siti”.
    Corri in libreria a comprare questo suo reportage da Dubai. Fine. Quando vedi che io scrivo una recensione su Siti ignorami. Se ti interessa Siti leggilo comunque e sempre. E disinteressati di chi lo legge per capire se un suo libro è buono o da buttare. Ho un grande rispetto per i fan.

  17. da un meridiano pasolini si ricava questo:
    siti fece la tesi su ppp, gliela mostrò e ppp disse ch’era una merda. poi il laureato a forza di scorciare sbirciare strusciare riuscì a farsi pubblicare su nuovi argomenti parte di un capitolo.

  18. Mah….Siti ha scritto quel capolavoro che rimarrà Scuola di nudo, un libro sentito, necessario, forse di qualcuno che non è uno scrittore ma ha scritto comunque un capolavoro.
    Poi ha cominciato a scrivere male, molto male. Ad inseguir se stesso, quel suo libro necessario e sentito. Poi ha scritto Troppi paradisi, il successo dello scrivere male e dei pessimi argomenti, cosa piuttosto quotidiana. Poi ha continuato.
    Ora un editore offre a lui un congruo anticipo per scrivere un libro di cui non si sentiva la necessità e di cui Siti stesso afferma di non sentire la necessità.
    Per scrivere un libro di viaggio non si può pisciare solo dentro le proprie scarpe. Quindi non si sentiva il bisogno, in un periodo del genere (economico, sociale), di un ulteriore sputtanamento dell’ambiente editoriale italiano (che senso ha buttare 10.000 euro di anticipo da una finestra quando la gente non li guadagna in un anno?…), dico ulteriore ma poi superato in maniera irraggiungibile dala farsa del “nuovo” premio Strega, dove si sono buttati dentro tutti invece che essere scrittori e per una volta rifiutarsi in blocco di assoggettarsi ad una cosa così inutile e cretina come i premi letterari, specie qui in Italia. A sentire poi la Benedetti che scrive un bellissimo articolo senza citare una volta chi da dieci anni dice le stesse cose per poi riuscire a citare Moresco (che proprio non c’entrava nulla con il tema dell’articolo) come danneggiato perché non ha mai ricevuto un premio, viene il voltastomaco e mi tocca bere un negroni. Faccio notare che Moresco è pubblicato da sempre da case editrici come Rizzoli, Feltrinelli e ora persino Modadori e che il tema dell’articolo era: aboliamo i premi letterari.
    Che paese meraviglioso, che sequela di spiriti alti :D

  19. perché “saper vedere” dovrebbe significare non vedere la sporcizia? chi l’ha detto?
    qui non si discute della corretezza politica o dell’obiettività di uno sguardo, o ancora della sua autoreferenzialità, ma dell’esistenza stessa di uno sguardo, che è il principio ispiratore di tutta la scrittura descrittiva/speculativa. e cioè capacità di penetrare la realtà per restituire uno spicchio anche parziale di verità. basta aver letto uno qualsiasi dei reportage di wallace, o una corrispondenza di parise, o quel grande capolavoro della letteratura di viaggio che è afghanistan picture show di vollmann per capire cosa è uno “sguardo”. lo sguardo è una cosa che non difetta neanche a saviano, per dire. longo semplicemente osserva che nel libro di siti questo sguardo non c’è. se voi l’avete trovato, ditelo e argomentate.

  20. ho già comprato il libro e quando lo leggerò confronterò la critica con le mie impressioni. detto questo, veloce veloce, pur non essendo capace di recensire libri ( proprio non mi riesce), non sono d’accordo con diamante sul valore di siti scrittore: io sono tra quelli ( ma non ho idea di chi siano quegli altri) che considerano siti uno dei migliori scrittori contemporanei (che ho letto). ma siamo, al solito, alla questione dei gustI (?)
    cristiano

  21. Forse non sono stato chiaro, eppure oramai dovrebbe essersi capito su NI che vado per massimi argomenti (i quali, caro tashtego, per quanto uno sintetizzi, sempre sfuggono e anguilleggiano). Dunque.
    @krauspenhaar
    Non me ne frega niente se Siti è razzista (non in questo contesto, perlomeno); mi frega che Siti pubblichi con case editrici importanti, e che da parecchi critici importanti venga reclamizzato come grande scrittore, lui che è un buon accademico e basta. Mi si dirà che l’importanza (anzi ciò che è ritenuto tale) è relativa: ma a furia di relativismo, come aveva già intuito Wallace parecchi anni fa, ce ne stiamo andando allegramente alla malora.
    @tashtego
    Te la dico più chiara: se Siti è il nostro miglior scrittore, allora forse è cosa buona e giusta che Berlusconi sia il nostro premier; fra le vicende dell’uno e la scrittura dell’altro noto più di un’analogia. Vuol dire che l’appiattimento del gusto è totale. Non sentire la piccolezza estetica e cognitiva di Siti, secondo me, è grave; un po’ come ricevere una martellata su un dito e pensare che un delizioso petalo ci abbia sfiorati. Se tu poi ritieni che questo sia semplicemente e modestamente il mio giudizio, risparmiati la pena di rispondermi, perchè io più di così non posso dire. Non posso andare a schiantarmi contro il mio stesso muro, non posso ogni volta rimettermi davanti allo specchio e chiedermi: Siti o non Siti? Non Siti, punto. Quanto al libro sul Dubai non l’ho letto, fossi matto; a Siti ho già dato le sue chances, con UN DOLORE NORMALE, TROPPI PARADISI e IL CONTAGIO, benché nessuno di tali libri abbia acquistato – io che i libri desidero sempre comprarli. Però l’ho sfogliato, appena il tempo che la sitiana zaffata m’arrivasse dritto in faccia. E stop.
    @alcor
    Non dovrei risponderti perchè ti dimostri ogni volta sprezzante, ma ci provo. Poniamo che io possegga un talento straordinario; poniamo invece che non lo possegga affatto; non cambia il mio diritto a pretendere letteratura di qualità. Nel caso di Siti, la qualità è così bassa che, in effetti, Conrad e gli altri non avrebbero dovuto essere tirati in ballo; ho commesso un errore di sopravvalutazione. Ma capisci, mi piace ancora guardare in alto, verso le stelle, o in basso, verso le fogne. Quello che non mi piace, è vedere senza guardare. Tu invece commetti un errore di sottovalutazione del tuo interlocutore: non penso affatto, non ho mai pensato, che i mostri sacri debbano castrarci, benché abbia letto L’ANGOSCIA DELL’INFLUENZA e IL CANONE OCCIDENTALE di Harold Bloom, uno secondo cui dopo Shakespeare scrivere sarebbe divenuto pressoché impossibile, se non fraintendendo il bardo medesimo. Ma Siti non fraintende creativamente (diceva Emerson che ogni vero genio sa come prendere a prestito); Siti è un disco rotto, un loop; anche Bernhard è un loop, ma illuminato dal talento, cosicché la sua tenebra ossessiva s’adorna di lampi misteriosi; anche Céline è un loop, ma questo loop apre universi, invece di chiudersi in un anellino di carta stagnola (m’accorgo che sto di nuovo citando i giganti che mi rendono “piccola voce imitativa e rispettosa”, povero me); Siti viceversa non è tenebra fitta, e nemmeno tenebra illuminata: ci vuole coraggio a intenebrarsi e a lampeggiare, ci vuole cuore. “Apprendi ad ascoltare con la bocca” ammonisce Celan. Alcor, leggi ad alta voce un qualsiasi brano di Siti, dieci righe, venti, e apprenderai dalle tue labbra stesse la mediocrità dell’oggetto.
    @soldato blu
    La tua amara disillusione è oramai un’abitudine , per me. Se dunque non t’interessa combattere per una letteratura (e dunque un’igiene mentale) migliore, continua pure a scagliarti contro una supposta visione cattolica che vedi ovunque attorno a te, anche quando non c’è.

  22. @ Diamante

    se tu mi conoscessi, saresti costretto ad ammettere di non aver conosciuto uno più entusiasta di me, quando è il caso. Altro che amara disillusione!

    La letteratura migliore “si fa” e tu la trovi. E tu ti entusiasmi per averla trovata.

    Immagina se posso pensare che la mia volontà possa essere minimamente coinvolta in una faccenda del genere. E’ dubbio persino che sia coinvolta la volontà di chi – come si dice, sbagliando – “la fa”.

    Non accorgendoti che “cattolica” era incoronato da due virgolette, ti è stato facile respingere l’appunto, pensando a chissà a che cosa.

    Per capire meglio ti consiglierei di confrontare il “volontarismo” cattolico con il “wu wei” taoista, e così ti renderai conto che ancora una volta ti è capitato di affermare ciò che invece pretendevi di negare.

    D’altronde c’è da fare poca strada: basta andare a leggersi, qua sopra, il magnifico articolo “Da presso la bellezza” di Lakis Proguidis, postato da Antonio Sparzani.

  23. Scrive Alcor, rivolgendosi a Longo: “Tu assumi che la tua idea di reportage sia anche quella dell’editore, non pensi che abbia voluto Siti in quanto Siti proprio per le sue personali ossessioni e idiosincrasie, e supponi lo stesso anche per i lettori. Non mi sarebbe mai venuto in mente di prendere Siti al posto di una LonleyPlanet su Dubai, Siti lo prendo per vedere cosa e come scrive Siti, e immagino che il suo editore abbia fatto lo mismoNon mi sarebbe mai venuto in mente di prendere Siti al posto di una LonleyPlanet su Dubai, Siti lo prendo per vedere cosa e come scrive Siti, e immagino che il suo editore abbia fatto lo mismo”.

    Ahimè, Alcor, tu immagini che la tua idea di buona ragione per scegliere o commissionare un libro sia anche quella dell’editore. E cadi dunque in un errore simile a quello che rimproveri a Longo.

    Per quel che ne so, l’editore non ha preso Siti per vedere cosa e come scrive, ma perché ultimamente Siti vende bene, è telegenico eccetera.

    (E per un giudizio sul valore dei lavori di Siti, concordo con Simone Battig).

  24. @diamante

    sprezzante? no, non sono sempre sprezzante, ma a volte mi scappa, quando leggo commenti saccenti e imperiosi come i tuoi. Su Siti, del quale non sono una “fan”, ma che apprezzo molto, i tuoi giudizi sono questi:

    “il suo stile è spaventosamente piatto

    I suoi libri sono piatti e vuoti

    Pasolini, cui Siti è stato accostato nel pezzo di Longo, non è mai stato un grande scrittore, ma possedeva un grande fuoco; giustifico dunque di più le sue deformazioni e i suoi travisamenti

    mi frega che Siti pubblichi con case editrici importanti, e che da parecchi critici importanti venga reclamizzato come grande scrittore, lui che è un buon accademico e basta.

    Quanto al libro sul Dubai non l’ho letto, fossi matto; a Siti ho già dato le sue chances, con UN DOLORE NORMALE, TROPPI PARADISI e IL CONTAGIO, benché nessuno di tali libri abbia acquistato – io che i libri desidero sempre comprarli. Però l’ho sfogliato, appena il tempo che la sitiana zaffata m’arrivasse dritto in faccia. E stop.

    Siti è un disco rotto, un loop”

    Ammazza, che giudizi motivati, articolati, seri. E se non sei serio tu, perché mai dovrei prenderti sul serio io?
    Quanto alla piattezza dello stile, se tu Troppi paradisi lo avessi letto, cosa che tu stesso ammetti di non aver fatto, avresti probabilmente continuato a giudicarlo negativamente, ma senza dire sciocchezze.

    Quanto allo stile, quello dei tuoi commenti è muscolare, declamatorio, intimidatorio ed esprime giudizi così prevedibili, quando sono condivisibili, (ci vuol poco a mettere Kafka in cima alla lista, per quello suggerivo Omero, tanto per farla finita con i paragoni una volta per tutte) che stimola in me reazioni infastidite.

    Quanto alla professione del padre di Kafka sotto un altro thread, che tu hai definito pelo nell’uovo manifestandoti al tempo stesso come esperto, NON è un pelo nell’uovo, come ti è stato fatto notare da altri, perché la sua professione in quel contesto culturale e nella vita di Kafka in quel contesto, era estremamente significativa.

    Questo misto di prosopopea e mancanza di sottigliezza ha fatto sì che io, a mia volta, diventassi sprezzante, del che teoricamente di dispiaccio, ma nel caso specifico, non so…

  25. Mozzi, andiamo!
    Il passaggio saltato è saltato per eccesso di ovvietà, ma sei vuoi che lo dica, lo dico: una casa editrice è un’industria, benché culturale, ha un target, come quello della Tods, e allo stesso modo che la Tods non produrrà zoccoli Mefisto, così una casa editrice con un determinato target sceglierà nel ventaglio di chi la fa vendere l’autore con un certo target.

  26. ” anche questo giudizio ( di simone battig) lo trovo una “perla”: “Mah….Siti ha scritto quel capolavoro che rimarrà Scuola di nudo, un libro sentito, necessario, forse di qualcuno che non è uno scrittore ma ha scritto comunque un capolavoro.”

    un capolavoro letterario scritto da uno che forse non è uno scrittore…

    grazie per la comicità, anche se involontaria.

    concordo su tutto con alcor, per il resto.

  27. @franz

    Ah-ah….capisco che per te sia difficile confrontarti con la parola scrittore e capirne il vero significato essendo te stesso e dicendo quello che dici mentre ti fotografi con dei paralumi in testa, ma io sono convinto che per essere “scrittori” nel senso in cui lo intendo io non basta “scrivere”: bisogna essere portatori di un immaginario che si evolve e non amanuensi di se stessi. Siti, a mio avviso, lasciava ben sperare con il suo primo libro. In seguito invece ha dimostrato di non sapersi affrancare dalla sua scrittura, di non volerla affrontare ma semplicemente ha voluto “usarla”. Ed ora, ovviamente, è arrivato all’epilogo scontato di questo modo di fingersi scrittori: scrivere libri su commissione su qualcosa a cui, per ammssione, non siamo nemmeno interessati.
    Franz, divertiti fin che vuoi, ma se vuoi usare l’ironia usala bene, non ti infilare in tunnel da cui non sei in grado di uscire perché non rifletti. Sei riuscito a farti pagare con la tua crociata sugli scrittori non remunerati così importante e necessaria nella marea di problemi culturali che abbiamo?
    Non mi piace il tono aggressivo e canzanatorio che hai già avuto per ben due volte nei mie confronti. Avevi detto che non mi consideravi, proprio su queste pagine? Continua a farlo allora ed evita di dire stronzate….se non sei in grado di dialogare con chi la pensa diveramente da te, anche in maniera dura, non fare Claudio Bisio che lo sanno fare tutti….
    Riguardo la comicità, be’…che dire, devo parlare di comicità involontaria con te che ne sei un maestro?

  28. torno dalla festa della mamma…

    battig, se tu leggessi i testi, oltre che limitarti guardare le fotografie, potresti accorgerti di cose per te imprevedibili. ma sei un imbecille, e il tuo commento lo dimostra. non hai la stoffa nemmeno per cucirti un bavaglio.

  29. A forza di mandarsi a quel paese, si finisce per restare in Italia…
    Una domanda a Francesco, fuor di polemica: che bisogno c’è di scrivere un pezzo del genere su Siti? Sei molto più efficace, a mio avviso, quando ragioni sul pregiudizio con cui viene trattata una ragazza islamica a porta a porta (cosa che mi rimase impressa, a suo tempo). Un saluto e non mandatevi troppo a quel pase, per cortesia, ne risentono le intelligenze.

  30. @diamante
    Caro diamante, devi ammettere che quando hai torto, hai torto. Per quanto tu possa essere orgoglioso o intelligente, se molte voci giudicano Siti assai meglio di quel che tu lo giudichi, se molte voci ti tacciano di superficialità perchè hai sbagliato a indicare il lavoro del padre di Kafka, se molte voci risultano infastidite dai tuoi commenti perchè “muscolari” e “prevedibili” e “intimidatori”, se molte persone si dichiarano ferocemente fraintese da te, se insomma la tua ricerca di determinati valori finisce per ingannare te medesimo, precipitandoti nella fatale pozza di Narciso ove con inutile furia ti agiti e affoghi, ebbene dovresti metterti una mano sulla coscienza e dirti: adesso basta, è giusto che io legga Siti (cara alcor, ho detto che TROPPI PARADISI l’ho letto, ma non importa, non è dai particolari che si giudica un commentatore, tranne se opera una distrazione sul mestiere del padre di un famoso scrittore nell’ambito di un post chilometrico e che parla di tutt’altro, beninteso), è giusto che lo rilegga ancora, speculando entro quelle insondabili e oscure profondità, fra quegli escort ripieni di steroidi, in quella folla di personaggi più o meno gossippari, fra quei “borgatari che si stanno imborghesendo” e quei “borghesi che si stanno imborgatando”, in mezzo a quei quartieri e a quelle palazzine e a quegli studi tv così trepidanti d’emozioni, in quello stile così geniale e inventivo e lirico, in quell’universo così vario, arioso e vivo, che arricchisce e stimola e giunge sino all’ “insolcato” (per gli ignoranti come me: quest’ultimo termine non è di Siti ma di Celan, anche se non è che poi cambi molto). E’ giusto così, senza dubbio. Non si può avere ragione quando tanti ti danno torto. Occorre umiltà. Siti è un vero scrittore, e tu caro diamante un vero ignorante (banale anche la rima, in verità). E adesso, zitto e a casa. In fondo, il tuo è un “dolore normale”.
    ps: mi scuso con alcor se ho argomentato poco e male, da adesso in poi i miei post saranno lunghi ciascuno come la Divina Commedia più L’uomo senza qualità più Alla ricerca del tempo perduto. Tempo perduto, già.

  31. Mah, per gli ignoranti come me “l’Insolcato” è di Bevilacqua, non di Celan, con tutto quell’in più di letterario forse inevitabile ma che in Celan non c’è, ma se è utile per dar forza all’enfasi dell’autoflagellazione, vada, purché poi non porti troppo dalle parti delle brume, dei fiori che sospirano e di tutto l’armamentario del kitsch.

    (Non avevo capito che dargli una chance equivalesse ad averlo davvero letto, su quest’unico punto mi scuso.)

  32. @franz

    Ihihih…imbecille lo dici a tuo fratello ok?..adesso sarà bene che qui su nazione indiana intervenga un sano moderatore visto che sono sempre pronti ad intervenire ;)….e da te esigo immediate scuse cicciobello….anche se sicuramente tu sei uno di quelli che parla da solo e non ascolta nessuno. Si vede dallo stile.
    Walter Siti io lo leggevo quando tu ancora tenevi il dito in bocca e non mi pare di aver mai letto tuoi commenti su Siti fino ad ora che ne parlano tutti, mentre puoi agevolmente trovare mie recensioni datate 1999, cioè due anni dopo aver letto e apprezzato Scuola di Nudo.
    Prima che tu mi possa pungere sul vivo ne devi fare di strada, deficiente, i radical chic sputasentenze come te me li mangio a colazione da 15 anni e ne rido tutti i santi giorni..quindi datti una calmata. E guardati meno le palle, che non le trovi comunque ok?
    Pensavo che fosse il paralume che ti ingrassava nella foto, invece ti consiglio di mangiare un po’ meno alle numerose serate letterarie che frequenti perchè evidentemente le pieghe di grasso che si vedono spuntare dal tuo collo sono congrue al tuo tasso di colesterolo che ti rallenta la circolazione e di conseguenza ti ottunde il cervello.
    Stai calmo, preccupati di quello che scrivi, che ne hai da preoccuparti, e non nominarmi proprio ok?
    Non so cosa sia la stoffa, ma credo di sapere cosa sia una persona intelligente, e tu basta che cominci a scrivere per dimostrare che non lo sei. Leggili tu i testi, e prima di parlare di me informati, cretinetti. Come fai a dire che uno non legge i testi se non sai nemmeno cosa fa, chi è, cosa legge e di cosa parla abitualmente.
    Ehi..indiani…non avete nulla da dire a chi insulta sul vostro blog senza motivo? O avete sempre criteri a senso unico? ;))
    Biondillo, dove sei quando servono uomini di spirito? Mica sarai amico di questo nerds vero?
    Ti saluto Franz, fai silenzio su di me mi raccomando, non ci provare a dire altre cazzate. Mi sembri il tipico personaggio che se per caso si prende un po’ di LSD ti tocca sentirlo frignare su se stesso per i due giorni successivi…torna….. non alla festa della mamma, ma proprio dalla mamma vah….

  33. Ah…sarebbe ora di chiudere spazi come questo fino a che non sarà possibile discutere normalmente senza che spuntino personaggi esaltati come Franz. Personaggi che credono di avere la verità rivelata e di poterti insegnare a vivere, personaggi che poi sicuramente puoi incontrare nei corridoi degli editori mentre annuiscono coscienziosi. O si dialoga normalmente permettendo a tutti di esprimersi liberamente e controbattendo o che ci state a fare con la vostra riserva indiana? Andiamo tutti al Corriere della Sera.
    Ribadisco: pubbliche scuse da Franz, richiesta a cui PRETENDO che si associno anche i responsabili di questo spazio in quanto danneggiati dallo stile di un tale personaggio. E non provate proprio a tagliare i commenti…;)
    Ragazzi, già sono arrabbiato con Bompiani che mi manda il titolo del mio libro inedito (e avuto da loro in lettura 2 anni fa) allo Strega…vedete di non farmi girare anche voi ok? :D
    E che tutti gli scrittori si ritirino dallo Strega (ma cosa ve ne importa…?), che non se ne può più di queste commediole all’italiana….

  34. E per concludere…Franz: hai 50 anni, perché vuoi dare conferma che il problema di questo paese, in tutti i campi, è che siamo sotto il giogo di una gerontocrazia immobile con la prospettiva di essere sostituita da una generazione come la tua fatta di “arrampicatori” e “yes man” pronti ad essere sprezzanti con chi pensano non gli sia utile?
    Sei la conferma vivente che, fosse per me, per salvare questo nostro paese in rovina, la tua generazione (per non sbagliare) bisognerebbe saltarla in toto. Una generazione di finti sordi.
    Aspetto le tue scuse per: “sei un imbecille”, e stai tranquillo che questa cosa te la insegno io, perché è ora che quelli come te comincino a rendersi conto che è utile anche chiedre scusa qualche volta, invece di fare gli uomini vissuti de noantri a Milano.

  35. battig, niente scuse. secondo: scrivi un sacco di cazzate sul mio conto? yesman? arrampicatore? personaggio esaltato?

    scrivi senza conoscere. ti basi sul carattere (a roma direbbero “fumantino”) e vai a caso. non sarai un imbecille, certo hai la vista (intellettuale) corta. secondo me.

    io chiedo scusa solo a chi so di avere danneggiato. ho chiesto scusa molte volte.

  36. non ho letto gli ultimi commenti.
    magari il libro di siti è brutto.
    non è su quello che obbiettavo, ma sul modo che ha longo per dire che è brutto.
    quando dico “buon libro” non intendo “libro ben scritto” secondo l’accezione bellettrisco-liceale, intendo buon libro e basta, in cui narrazione e narrato convergono nel tutt’uno della scrittura.
    ma la sensazione mia è che per molti di noi sussistano ancora le catogorie liceal-aristoteliche di forma e contenuto.
    se è così, allora non si è capito, in toto, il cosidetto Novecento: dove la forma *è* il contenuto.

  37. @marco mantello: mi scrivi: “che bisogno c’è di scrivere un pezzo del genere su Siti?”.
    Cacchio. Speravo che il motivo si capisse dal pezzo. Se lo devo spiegare dopo vuol dire che qualcosa del mio pezzo non ha funzionato.

    Detto questo. Per me i motivi sono chiari. Mentre leggevo Siti, e il libro non mi piaceva (anzi mi preoccupavo per quello che leggevo) lo vedevo andare in giro in tv a ricevere elogi e stima. Mi sono chiesto se le persone che ne parlavano (anche sui giornali) lo avevano veramente letto. Ad un certo punto mi è sembrato giusto dire cosa c’era dentro quel libro. Ancora penso che questo mestiere di leggere i libri e giudicarli sia importante. Cioè, di giudicarli dopo averli letti.

  38. Francesco Longo penso anche io che sia importante giudicare un libro dopo averlo letto (e infatti il libro di Siti, non avendolo letto nè avendo interesse alcuno a farlo, non l’ho giudicato nel mio post)
    Con riferimento al tuo pezzo, che invece ho letto per intero, ribadisco che per parlare in modo ‘politico’ e ‘antagonista’ di pregiudizi oggi in Italia, sia più efficace e utile scrivere un pezzo su una musulmana lapidata a porta a porta, che una recensione a un reportage che sfocia in un ‘non fidatevi di lui per sapere come vive la gente a Dubai’, poi magari mi dirai che una cosa non esclude l’altra, sinceramente preferirei che ti dedicassi a cose tipo la prima, che a una sorta di digressione modaiola su un autore per certi versi in voga, il finale del tuo pezzo sembrava preso da una guida della lonely planet…..e poiché scrivi nelle pagine culturali di un giornale, ecco forse la ricerca di libri dedicati al modo di ragionare di Calderoli e Maroni, per esempio, la gente in mare rispedita in Libia….Tutto qui, con la solita stima di sempre. Ciao.

  39. @marco mi scrivi tante cose interessanti tra cui: “e poiché scrivi nelle pagine culturali di un giornale, ecco forse la ricerca di libri dedicati al modo di ragionare di Calderoli e Maroni”. Credo che intendessi dire che dovrei dedicarmi ad altri libri, non a Siti.

    Penso questo. Hai ragione quando dici che la ragazza lapidata a porta a porta e il libro di siti non si autoescludono. Una volta faccio una cosa, una volta un’altra. Tutte e due le cose si sostengono.

    Circa Calderoli e Maroni devo dire che il libro di Siti ha molto a che fare con loro due: per parlare di Calderoli va benissimo guardare Siti (tra di loro c’è un abisso, spero di non essere frainteso). Ma il libro di Siti contiene Calderoli e Maroni. Vuoi per come cerca di distanziarsene, per come ci deve fare inevitabilmente i conti, per come cerca di proporsi come alternativa, per come li può avere assimilati involotariamente, per il fatto che in Siti noi possiamo cercare un anti-Calderoli e invece ci accorgiamo che non lo è, etc. No?

  40. Francesco non lo so, dal tuo pezzo sembrerebbe che anche Pasolini contenga Maroni e Calderoli e qui proprio non ti seguo….Accanirsi sulle cose ‘giuste’, no un po’ e un po’…

  41. L’altro giorno si discuteva del libro di Walter Siti, e fra quelli che lo stroncavano c’era uno con un nome che piace molto alle donne che sosteneva di essere un esperto di Dante e della letteratura italiana. Affermava che “Siti è solo un buon accademico con la pretesa di essere anche uno scrittore, ma dello scrittore non possiede il cuore, nè le doti, perché il suo stile è spaventosamente piatto”. Diceva inoltre che a Petrarca, Boccaccio e Ariosto Siti non pulisce nemmeno le scarpe. Per tacere di Dante, il sommo poeta calabrese. Quando gli ho fatto notare l’errore lui ha negato di aver detto una fesseria e ha aggiunto che non sopporta chi estrapola singole frasi da lunghi contesti per fare il galletto.

  42. @Kraspen….. Franz

    Il fatto che tu ti permetta, da padrone di casa, di dare dell’imbecille a qualcuno senza che qui nessuno intervenga qualifica di fatto la classe culturale italiana e anche questo posto virtuale. Nessuno qui si sente in dovere di riprenderti..e tu dovresti essere un “diffusore” di cultura? a pagamento anche i fangio della cultura che non paga? ma tu neanche barrichello puoi nominare ora come ora..siamo presi bene…..
    Il fatto che tu non ti senta in dovere di chiedermi scusa ti qualifica non per il carattere fumantino (che ho anch’io ho come del resto hai potuto verificare avendo voluto trascinarmi in questa discussione inutile..) ma per la mancanza di umiltà che dimostri di avere a 50 anni.
    Affermi poi che io “avrei la vista intellettuale corta”, su quali basi? Prima mi critichi perché dici che io non conosco la materia, poi ti dimostro che io argomentavo su Siti almeno dieci anni fa e tu dici che ho la vista intellettuale corta?
    Anche Giulio Mozzi ha espresso il suo giudizio su Siti qui, dicendo, se non sbaglio, che la pensa come me sui libri di Siti. Qualcun’altro dice di pensarala diversamente e argomenta.
    Tu arrivi e dai dell’imbecille…complimenti..
    Io scrivo cazzate? Sono un imbecille? Tu che contributo hai dato a questo dibattito? Dove eri negli anni ’90 quando in 5 in Italia parlavamo dei libri di Siti, la tua lunga vista intellettuale non era ancora nata?
    Tu l’avresti lunga perché parli dei libri scritti a Milano? Suvvia dai….. ripeto, a 50 anni sei un po’ troppo convinto di saperla lunga e non ti accorgi nemmeno che non dici cazzate perché usi solo ironia e parolacce e non hai niente da dire se non riempirti la bocca di termini che ui a casaccio.
    Insegni all’Università forse? Nella media italiana ci rientri benissimo..
    Ripeto, o tu mi fai le tue scuse qui e adesso, assieme ai gestori di questo sito, o stai sicuro che la tua vita intellettuale avrà a che fare con me ogni giorno della tua vita fino a che non mi stanco e non credo che ti convenga perché non ne hai proprio le possibilità di uscirne come già hai ampiamente dimostrato.
    Aspetto le tue scuse, entro oggi.
    E fatti un esame sul tuo modo di rivolgerti alle persone, dall’alto di che cosa? Pensi che l’aver scrtto dei libri e pubblicato ti qualifichi automaticamente come scrittore? Come intellettuale? Vai ai vernissage e ti senti uomo d’arte? Parli a pagamento in pubblico e pensi che le tue parole valgano di più e siano meglio argomentate? Credi di poter insegnare a quelli come me qualcosa? Ti stai sbagliando di grosso…io ho molto da imparare da un sacco di pesone e imparo tutti i giorni ascoltando, nonostante sia 15 anni che sono costretto a confrontarmi con questo ambiente sinceramente penoso. Il tuo problema non è il carattere fumantino, è il non ascolto, ecco perché sarebbe meglio non avere nella cultura italiana persone come te che vanno in giro a parlare.
    Aspetto un tuo: “Ti chiedo scusa, ho sbagliato, non ho valutato bene quel che dicevo” e per me finirà lì.

  43. @ Kraspen…Franz

    Non mi sbaglio affatto sul tuo conto..e non vado a caso. Due volte ti ho incontrato, su vibrisse e qui e due volte tu hai insultato e basta e nemmeno sul tuo progetto da Fangio hai saputo argomentare degnamente. Tu sei il tipico che parla solo con chi, in qualche modo, è già d’accordo con te. Tu sei il tipico che sta bene nei sodalizi e sputa sugli altri. E la dimostazione è che, nonostante l’evidenza qui nessuno ancora ti ha detto che hai sbagliato a partire con gli insulti.
    Io ho risposto con ironia alla tua ironia fuori luogo, tu hai cominciato ad insultare a caso….la cosa è ben diversa.
    Mi pare sufficiente per giudicarti in questo contesto, perché una persona intelligente non si comporta così, perché in rete non mi è mai capitato di parlare con qualcuno così arrogante e privo di argomentazioni, nemmeno con quelli che di professione fanno i troll.

    Tu puoi credere, sostenuto dalle voci amiche (son tutte milnesi queste voci?), di nasconderti dietro il paravento di uno che sa parlare di cultura, di avere gli strumenti….ma sei solo il riflesso di questa nostra società odierna in Italia.
    Non ti degni nemmeno di rispondere argomentando alle obiezioni che ti vengono fatte, esprimi, tu si, giudizi a casaccio, e ritieni di potertelo permettere solo tu come se fossi sopra il pulpito.
    Ma per fortuna, sei lì a dimostrare da solo il tuo impatto sulla cultura, e non certo perché sia io a giudicare. Sarà il tempo e per te, visto come ti comporti, è un tempo già scaduto per essere utile a qualcosa. Hai già dato quello che potevi dare e i tuoi insulti e l’ironia sono il fiato corto di chi è già senza nulla da dire.
    Chiedimi scusa, te lo ripeto.

  44. Ma la domada è: è possibile che mentre si discute blandamente di un libro e ognuno esprime le sue opinioni arrivi un individuo (recidivo per quanto mi riguarda…) e cominci a dare patenti culturali dicendo cose come “Sei un imbecille…non hai la stoffa nemmeno per cucirti un bavaglio”.

    Domando a tutti: siamo così intontiti da considerare normali cose come questa? Siamo pronti a giustificarle sempre e comunque?
    Io non sono pronto. Io esigo delle scuse pubbliche, non solo per me, ma per stabilire un principio che valga per tutti.

    Qualche anno fa io feci un pezzo e privatamente lo inviai ad alcune persone, qualcuno decise di renderlo pubblico. Nel pezzo “insultavo” un sacco di gente segnalando i motivi per cui li mandavo a quel paese. Il pezzo era lapalissianamente una ricopiatura del monologo di Norton nella 25esima ora quando parla delle razze ( e nessuno ha pretso scuse da Spike Lee). Era al contempo una parodia, un’accusa, un grido di allarme e un pezzo volutamente volgare.
    Non l’avevo fatto per essere di dominio pubblico ma per essere rivolto direttamente ai destinatari sperando che suscitasse sconcerto e riflessione. Ciò non toglie che nel dibattito pubblico seguente sono rimasto a prendermi le reazioni e ad argomentare le motivazioni (oltre che a rintuzzare una serie di falsità su di me subito messe in giro…).

    E’ un po’ diverso da entrare in una discussione dando dell’imbecille e rifiutarsi di chiedere scusa e di ammettere l’assoluta assurdità del gesto in un contesto di tranquilla discussione sui testi. E’ un po’ diverso dal voler sempre liquidare “gli altri” non considerandogli degni nemmeno di dialogare al nostro livello.

    Per questo ora chiedo delle scuse pubbliche al tale che qui, tra l’altro, finge anche da padrone di casa e vorrebb essere un portatore di cultura, insegnarla magari….ma per piacere.

  45. @simone battig
    Anche io sono stato insultato da krauspenhaar. Altri hanno usato nei miei confronti un’ostilità velenosa, oppure un’ironia irridente, una sufficienza da bar. Naturalmente non è giusto, ma se vuoi dire la tua quassù, credo che non ci siano alternative. Dunque ti consiglio di non prendertela troppo, e di mantenere un tuo contegno in qualunque circostanza. “E’ la storia, non chi la racconta”, diceva Lawrence. Tu racconta la tua storia.

  46. Ok, questo pezzo non l’ho postato io e quindi non ho il “diritto” di moderarlo. Solo che il buon Rovelli m’ha comunicato che è assente dalla rete (così come lo sono stato io per giorni, fino ad ora).
    Vi chiedo, vi scongiuro: finitela.
    Il comportamento dei postanti è qui a dimostrare chi ha iniziato, chi ha continuato e chi ha cavalcato la tigre.
    Ve lo chiedo per favore, davvero, basta. Sono stufo di vedere lo spazio dei commenti di NI ridotto a pattume. Se avete da insultarvi fatelo privatamente, sono disposto a comunicare in separata sede le vostre email, così potete mandarvi a cagare quanto volete. ma non qui. Fino a prova contraria questa è, prima di tutto, casa dei titolari del blog. Io a casa degli altri mantengo sempre quel minimo di buona educazione che mi ha insegnato mia madre da ragazzino.
    Spesso mi chiedo se si debba davvero cedere all’idea di chiudere definitivamente i commenti. Sarebbe un peccato.
    Ditemi se preferite che i vostri commenti “incriminati”, Franz e Simone, debbano restare o preferite che li cancelli.
    Ve lo chiedo con il massimo della educazione e con un filo di voce: basta.

  47. @biondillo

    Forse non hai afferrato la situazione. E’ meglio che rileggi bene tutto quanto. Franz aveva già dato a me una bella prova su vibrisse, qui è intervenuto prima con ironia a cui ho risposto con lo stesso registro. Peccato che si stava parlando di Siti e ognuno credo fosse libero di esprimere il proprio parere.

    Tutto questo cosa c’entra con scrivere “Sei un imbecille senza la stoffa per cucirti la bocca”? Poi vi lamentate del linguaggio nell’Italia di Berlusconi? Questo è un modo di insultare le persone senza motivo….inaccettabile….la mia reazione mi sembra normale. La pretesa di scuse, altrettanto.
    Qui non ci sono dubbi, non c’è nessuna colpa da stabilire su chi ha iniziato: qui c’è una persona che è partita ad insultare senza motivo e stop.

    E come ha insultato pubblicamente mi aspetto che pubblicamente chieda scusa. Mi aspetto, e te lo chiedo con la massima educazione, che anche tu e i gestori vi associate a questa mia richiesta. E’ questo il motivo per cui si continua a vedere il pattume che sei stanco di vedere: se cominciaste a far chiedere scusa ogni tanto a chi si permette insulti personali queste cose non accadrebbero più.

    Io da parte mia chiedo scusa a chi stava discutendo su questo post di libri che piacciono o non piacciono e in particolare chiedo scusa all’autore del post per aver sviato l’attenzione dal suo interessante articolo. Me ne dispiaccio, e me ne scuso con lui. Se qualcuno di Nazione indiana avesse ripreso Franz subito non sarebbe stata necessaria la mia replica.
    Queste sono le cose e io aspetto sempre dele scuse.
    Non c’è nessuna tigre da cavalcare Biondillo, c’è da essere persone normali e ogni tanto comportarsi come tali. per essere portatori di cultura bisogna dimostrarlo sempre, non solo riempendosi la bocca di parole.
    i post sono qui e qui rimangono, per quanto mi riguarda.

  48. Perché non vi incontrate per un duello? Se eravamo nell’800, era già partito il lancio del guanto. Sembra la stessa cosa.

  49. in italia vengono pubblicati ogni anno molti testi che non resteranno nella storia eppure ciò non dà fastidio a nessuno, anzi su tali testi molti guadagnano, non solo editori e quanti prestano a quest’ultimi le proprie intelligenze in cambio di un’occupazione, ma anche giornalisti, recensori, agenzie pubblicitarie, mass media. Che senso ha scrivere un pezzo su un libro che non funziona o che non piace o che forse è sopravvalutato se non forse a farsi complici di tutta l’artificiosità del meccanismo? Fin quando qualunque libro può essere edito e acquistato anche quello composto di mille pagine bianche, è perdita di senno domandarsi del senso o della necessità o dell’urganza dell’autore di scriverlo.Forse ostacolo principale alla cultura è che ormai tutti ci sentiamo in diritto e in dovere quasi di raccontare e raccontarci, di criticare e criticarci. Come me che non ho alcuna competenza per parlare eppure mi permetto di farlo

  50. @nazione indiana

    State facendo una pessima figura….
    Dov’è quel cuor di leone che insulta, dov’è Krauspenkrapfen?…non ha detto che lui chiede scusa a chi danneggia…mi pare che qui l’unico che ha chiesto scusa all’autore dell’articolo e ai commentatori sia stato io. Come mai?

    Biondillo, hai fatto il tuo intervento da madre teresa di calcutta, però io ti ripeto anche oggi che non mi prendo “Sei un imbecille senza nemmeno la stoffa per cucirti la bocca” e finisce lì, non so se ti è chiaro questo.
    In quanto ex padrone di casa qui Kraspenkrapfen non si scusa? Allora scusatevi voi di nazione indiana. Non si tiene un luogo pubblico invitando in uno spazio pubblico le persone a parlare di libri per poi lasciarle insultare senza battere ciglio, mettendo tutto sullo stesso piano. Avete paura che Franz non vi paghi più l’aperitivo al bar?

    Quando si parla di sodalizi e gruppuscoli nella cultura italiana è proprio questo modo di fare che si critica: l’incapacità di critica imparziale, il non rispetto delle opinioni altrui e la difesa faziosa ad oltranza di qualsiasi comportamento.

    Voi ne avete dato un esempio lampante.

    A chi si riferiva ai duelli rispondo: non vedo sfidanti e non vedo nemmeno padrini. Sono tutti sotto i tavoli, come è uso in Italia per non compromettere gli equilibri. Essere persone normali in Italia non è conveniente.
    E’ meglio, come dici, Biondillo, che chiudiate i commenti a Nazione Indiana. Sono inutili se gestiti così. E’ uguale se parlate tra di voi no? Cosa cambierebbe rispetto ad ora?

  51. gentilissimo Simone, le chiedo scusa, un diciottesimo di scuse, con un profondo senso di smarrimento, una paura di fondo, che quasi mi blocca il respiro, di certo non mi fa muovere un passo e mi lascia immobile, muto, a tratti percorso da brividi, da sussulti, e con la testa immersa, ma dovrei dire annegata, in un mare di pensieri, di cattivi pensieri, come quello che mi fa credere che non valgano molto, queste mie scuse.

    francesco forlani

  52. Simone, perdonami, ma quando dici che io faccio interventi alla Madre Teresa di Calcutta ironizzi su una modalità, la mia, che voleva essere semplicemente di buona educazione. Secondo il tuo modo di comportarti dovrei sentirmi offeso e pretendere le tue scuse. Ma non mi interessa. Ho chiesto semplicemente di smetterla. Ho detto che è lampante chi ha iniziato a insultare, che insistere su questo tread era dannoso al post, che mi sarei dato disponibile a farvi scambiare insulti o delucidazioni in privato.
    Se Franz non vuole scusarsi con te la responsabilità è sua, io NON posso obbligarlo: Siamo adulti e vaccinati chi scrive e chi legge. E chi legge s’è fatta la sua opinione in merito.
    Tutte i tuoi dietrologici ragionamenti sulle camarille mi deprimono. Non tratto Franz (che conosco di persona, anche se non lo vedo da mesi e l’aperitivo me lo sono sempre pagato da solo) diversamente da te (che non conosco). Quello che vedo è che questo tuo impuntarsi alla ricerca delle scuse fa male soprattutto a te che ti senti parte lesa, perché appari pedante e prevaricatore.
    Hai detto come la pensi, ti abbiamo letto. Basta. Io non ti insulto, tu mi dai della Madre Teresa. Va bene, morta lì. Senti il bisogno che io ti chieda scusa per le parole di Franz? Va bene, ti chiedo scusa di una cosa che non ho fatto. Ma ora andiamo avanti. Per piacere.

  53. non ho danneggiato battig.

    vada rileggersi gli insulti che mi ha lanciato. vado a memoria: “yesman, arrampicatore, buffone (o qualsosa di simile) ecc.” per me questi sono insulti precisi. “imbecille” è un insulto pieno di vaghezza, che ho ritirato, se battig va a leggere.

    penso di danneggiare qualcuno se mi rendo conto di essere stato ingiusto e, in qualche maniera, prevaricatore.

    il modo che ha questa persona di “argomentare”, chiedendo i “risultati” della mia campagna di inzio anno sulla “cultura che non paga”, per esempio, lo trovo umiliante.

    e con questo, relativamente a questa questione, ho detto tutto.

  54. @per tutti

    Prendo atto di tutto quello che avete detto.
    Biondillo, non credo che sia offensivo paragonare lo stile del tuo intervento ad uno stile alla madre Teresa (è offensivo ora essere paragonati ad una persona proclamata beata?).
    Hai detto come la pensi (io non ho capito comunque se sia più riprovevole il mio comportamento o quello di Franz secondo te….) bene, effefe ha detto simpaticamente la sua.
    Ma come avete potuto constatare dal suo ultimo commento Franzkrapfen non si è ancora scusato con l’autore dell’articolo a cui abbiamo sottratto spazio (quindi appare evidente che il suo chiedere scusa a chi danneggia è un’altra falsità..) e falsifica la realtà attribuendomi “insulti” che sono stati semplicemente la mia risposta al suo incredibile (e ripeto, secondo caso) modo di insultare le persone in pubblico.
    Comunque scorazza già di nuovo lasciando commenti in ogni vostro post, ciò vuol dire che io non commenterò più nulla qui da voi. Forse non la considererete una grande perdita, ma quando anche negli spazi cosidetti culturali si obbligano le persone a desistere dal confonto per non incontrare “personaggi” di cultura che non sanno dialogare allora quello è il momento preciso in cui comincia la fine.
    E si, sui principi sono molto pedante. Strano è che non lo siate voi e non lo siano le persone in questo paese. Ecco perché siamo tutti Berlusconi, senza farsi troppe domande sul perché siamo presi come siamo presi.
    So long

    PS: Biondillo, la mia mail è pubblica, e già in altre occasioni, di cui una qui su nazione indiana, è stata usata da anonimi per mandare al sottoscritto varie e-mail di prediche sul saper vivere o semplicemente serie di insulti. Vedi un po’ tu se ho problemi di mail. Il fatto è che quel che viene detto in pubblico si deve risolvere in pubblico e se ne deve essere responsabili.

  55. “Avete paura che Franz non vi paghi più l’aperitivo al bar?”

    una precisazione a margine: a memoria d’uomo franz non hai mai offerto da bere. pare che sia più facile che capiti con biondillo, non so se rendo l’idea…

  56. @ Moderatore
    dimmi almeno quali sono i criteri per i quali metti in moderazione un post.
    è capitato anche a me…..
    quali sono le parole chiave..Su avanti scrivile, una dopo l’altra.
    Dopo ti sentirai più leggero leggendole.

  57. mi pento e mi dolgo con tutto il cuore ecc.

    cristiano scusami se ti sei arricchito con questo dibattito, mi farò da parte e vedrai che andrai un po’ in perdita anche tu.

    [nazione indiana non è sempre luogo di “fattivo e civile scambio culturale.” fosse così, sarebbe morta da tempo, a mio parere. nazione indiana è luogo di contrasto, di tutti i tipi. è un’arena.]

  58. Secondo me, la cosa grave è che a metà circa dei post si sia smesso di parlare del pezzo di Longo su Siti, per scivolare esclusivamente in personalismi. Cosa che su NI accade piuttosto spesso, purtroppo. E la letteratura?

  59. @franz
    Non è letteratura, è insulto da bar. Ho sempre argomentato con lunghi post le mie opinioni, e la maggior parte delle volte ho ricevuto in cambio insulti (da te, per esempio), oppure ironia gratuita, o sprezzo (da alcor, la quale si è resa indimenticabile affermando essere Bevilacqua “più letterario” di Celan, senza nemmeno dover subire una benché minima punzecchiatura). Mi sembra che soltanto il sottoscritto, battig (che ha avuto il “torto” di dare troppa corda alle provocazioni) e giulio mozzi (il quale però è intervenuto di volata, puntando l’attenzione più sugli aspetti editoriali della faccenda) abbiano espresso con chiarezza il proprio parere LETTERARIO su Walter Siti, e di conseguenza anche sul pezzo di Longo, che meritava maggior rispetto. Longo infatti poneva alcune domande ben precise: come mai certi libri fatti in un dato modo vengono recensiti in tv o sui giornali in un dato modo? E’ giusto che determinati autori vengano ritenuti bravi a prescindere? E se sì, in base a quali principi? Di chi, a parte noi stessi, possiamo fidarci nella valutazione dei libri oggi in Italia? E l’industria editoriale, coi suoi diktat e le sue esigenze di mercato, ha davvero scavalcato l’autore persino nelle sue primigenie intenzioni creative? Chi ama Siti trova un “vero” Siti nel libro scritto a Dubai, oppure trova semplicemente un professionista della penna?

  60. @diamante

    non sono stata punzecchiata perché probabilmente sono stata capita, anzi, sono sicura di essere stata capita perché non ho detto niente di bizzarro o di nuovo, anzi, a dirla tutta, ho detto un’ovvia banalità

  61. Antoine Berman, che in campo traduttorio è un’autorità, chiama questo procedimento “nobilitazione” e dice tra l’altro a proposito di questo procedimento: “In poesia, ciò dà luogo alla poeticizzazione”; per la prosa, a una “retoricizzazione”.

    Perciò Bermann al mio posto avrebbe detto che Bevilacqua è più poeticizzante di Celan, perché Celan è un poeta, e non ha alcun bisogno di poeticizzare.

  62. @alcor: scrivi: “non sono stata punzecchiata perché probabilmente sono stata capita”.
    ti ricordo il mio primo comento, al tuo primo commento di questo post.

  63. @diamante: grazie, hai riportato le questioni che mi stanno a cuore in un modo molto limpido. saprebbe bello poterne discutere.

  64. @ Longo,

    il tuo primo commento al mio primo commento è:

    @Alcor: Alcor…

    il tuo secondo commento è:

    @Alcor: hai letto il mio articolo su Walter Siti?

    anche dopo averli ricordati – e citati – non vedo il nesso col mio ultimo commento in cui dico che evidentemente, se nessuno mi ha punzecchiata, sono stata capita

  65. che tenerini i maestrini in libera uscita, si riconoscono subito dal fruscìo delle ali, come passerottini in volo. che carini…

  66. bastava dirlo:-)

    cmq gli altri evidentemente mi hanno capita, almeno per quanto riguarda il “letterario” che ha scandalizzato Diamante, perciò il nesso continua a mancare, ma se sei d’accordo la chiuderei qui, almeno sui fraintendimenti.

  67. @alcor
    Affermi: “Mah, per gli ignoranti come me “l’Insolcato” è di Bevilacqua, non di Celan, con tutto quell’in più di letterario forse inevitabile ma che in Celan non c’è.” Anche se usi l’aggettivo “ovvio” con sconcertante facilità – sembra quasi che tutti debbano capirti al volo, altrimenti sono poveretti – la tua frase è sgrammaticata e mal posta; infatti il tuo “ma” lascia supporre che quella di Celan sia una mancanza, piuttosto che una grandezza. Inoltre: Celan è poeta E letterario; è stato il miglior traduttore europeo di Emily Dickinson, un superbo traduttore dei poeti francesi dell’800, e conosceva a menadito svariate lingue e letterature. Non è che chi sia ispirato e visionario possa fare a meno della cosiddetta cultura: la quale cultura a certi livelli, come ho già spiegato, diviene fraintendimento creativo, genialità che apprende e crea a propria volta, fiore da fiore, frutto da frutto. L’Insolcato di Bevilacqua, invece, fortunatamente non lo conosco. Comunque: ho posto sul piatto ben altre domande che non una stilettatina ad alcor, e soltanto Longo ha raccolto. Io, se non avessi già letto Siti per conto mio, da NI avrei potuto capire ben poco del suo ultimo libro, nonché del suo background, del suo modo di scrivere e d’intendere la scrittura. E questo non è bene, né per Siti, né per i lettori.

  68. per quello che la mia microscopica opinione può valere, credo che il reportage si faccia stando dentro le cose, la realtà che si vuole raccontare, e ci si sta con i propri occhi, col proprio sguardo “viziato”, le proprie ossessioni; il reportage non è un’inchiesta, a Siti non è stato chiesto di essere obiettivo, è uno scrittore: doveva raccontare ciò che sentiva vivendo in quel mondo, guardandolo attraverso la “sua” lente, e credo che il lettore non legga Siti perchè da lui vuole sapere se vale la pena di andare in vacanza o meno a Dubai, per quello ci sono i giornalisti che, dato che qualche grande albergo gli ha pagato aereo e albergo, faranno una bella marchetta agli Emirati (evvai!); tra la bodycopy e il pezzo non ci sarà differenza…mentre il racconto di Siti è di certo unico.

  69. @viki
    Sì, è vero, è unico. E’ unico perchè è un libro che non riporta la realtà delle cose. E’ unico perchè è pieno di errori e arrogante nella sua presunzione di voler interpretare le cose senza capirle (una per tutte, INTERPRETA un dialogo fra due arabi dalla gestualità… Gli ha mai detto nessuno che uno stesso gesto in Italia significa qualcosa e a Dubai un’altra?).
    E’ unico perchè sente ma non acolta, vede ma non osserva, riporta ma non indaga.
    Se voleva descrivere le cose a modo suo, descrivendo ciò che vedeva, poteva anche starsene in una borgata di Roma, senza tirare fango su una civiltà e una cultura che non conosce.

  70. Cara Alcor,
    ti è rimasto nell’orecchio un moscerino sbagliato. Nessuna grande stima per Berardinelli. Scrive molto – che già è tanto – e mi piace il fatto che esponga delle idee – che è tantissimo, oggi; ma è più bravo quando va contro che quando va a favore, a mio avviso. Non mi trovo in ogni caso d’accordo su quasi nessuna delle sue posizioni (inutile dire che in quel quasi la sua stima per Siti non rientra affatto), e credo che la sua concezione della letteratura e finanche della critica sia viziata (non mi dilungo qua, ché non c’è spazio né tempo), dunque parliamo d’un problema alla radice. Con Berardinelli ho avuto modo di parlare più di una volta, e a lungo, personalmente; quindi so di cosa parlo. Brava però, sei un buon segugio quando ti fanno saltare la mosca al naso – pardòn, il moscerino all’orecchio. Riprova che sarai più fortunata.

  71. @caro diamante
    questa volta ti rispondo, e vado sul personale, perché anche se sul momento ti irriterà, forse alla lunga ti potrà essere utile.
    Io ho più o meno il doppio dei tuoi anni, e lavoro tutto il giorno, come ti può venire in mente che ricordi quello che scrivi TU?

    Non so se e dove tu abbia detto che stimi Berardinelli, sempre che sia stato tu a dirlo, non ho riletto i commenti qui sopra.
    Se una cosa mi resta in mente è perché si aggancia ad altre cose, e come accade a me, suppongo accada a molti.
    Questo tuo io lo chiamo un problema di ego.

    I tuoi giudizi, benché a volte scolastici, mi capita persino di condividerli, quello che ti rende fastidioso non è tanto il giudizio, è soprattutto il modo.
    E’ il modo, il tono di voce, quello mi resta in mente sempre, e mi resta in mente come modo di pensare diffuso, come rumore di fondo.

    Nel tuo caso, e questo sì lo ricordo, è un tono di voce che lascia trasparire una grande voglia di emergere e farsi notare che in sé trovo anche accettabile, da un giovane che crede di aver qualcosa da dire, anche se quasi sempre è saccente e muscolare.

    Io ho smesso di intervenire qui il 14 maggio, a più di un mese di distanza, se qualcosa ricordo è legata in generale alle valutazioni su Siti e alle valutazioni su Berardinelli (con cui tu hai parlato a lungo e personalmente, e bravo! immagino che gliene resti memoria) e a un chiacchiericcio, a volte presuntuoso, fatto da molti, tra i quali evidentemente metti te stesso, NON a singoli nick che non ho mai visto in faccia, che non so chi siano, cosa scrivano, cosa facciano e con i quali non ho rapporti se non qui e che dimentico quasi sempre dopo aver battibeccato con loro a meno che non si venga a creare in qualche modo un legame.

    Questo tuo tranciar giudizi continuo, ansioso, grossolano, esibito, fa danno soprattutto a te. Non è una questione di simpatia webbica, è che quando uno fa un passo avanti e mostra il petto, lo si voglia o no si guardano le mostrine, e non le mostrine che non appaiono in rete, ma le piccole mostrine che appaiono qui, le spie del suo modo di pensare, di porsi, di leggere, di scrivere.

    Consiglio perciò una robusta e urgente cura antiegoica, che farà bene soprattutto al paziente, ma renderà anche meno pesante l’atmosfera ai lettori.

    Detto questo, finché non diventerai un interlocutore vero invece che un proclamatore di sé, torniamo a ignorarci reciprocamente, come avrei fatto io, che sono venuta qui a vedere cos’aveva scritto Franz, che è un amico e mi interessa, e non tu che però ti sei subito messo in mezzo.

  72. Alcor,
    mi dispiace che tu sia distratta sui tuoi stessi post, ma io non lo sono, e vigilo anche per te. Non ho voglia di emergere, non qui perlomeno, forse da nessuna parte (emergere significa diventare maledettamente vulnerabili, e non all’esterno, ma all’interno), bensì di esprimere le mie idee senza pregiudizi, amicizie o inimicizie. Non mostro il petto, e chi mi conosce di persona mi giudica amabile (probabilmente in piccola ma non infinitesima percentuale contribuisce il mio aspetto fisico gradevole e amicale, ma non avventuriamoci troppo in là nell’oscura foresta dei gusti e della fisiognomica applicata alle reazioni psico/socio/relazionali). Non so come tu faccia a sapere di avere il doppio dei miei anni, so che ne dimostri qualcuno in meno (di me), quanto a capacità di rapportarti su un blog senza andare in acido. Infine, benché tu sia libera di interpretarli così, i miei giudizi non sono mai scolastici, dato che ho sempre odiato la scuola e ogni deriva(zione) scolastica. I miei sono i giudizi di un autodidatta, completamente al di fuori di qualsivoglia circolo o lobby culturale, che quando capita si confronta con intellettuali di livello, andandoli a cercare o cogliendo l’attimo – ché l’attimo, vedi, è ancora in qualche modo democratico, è lo scoccare della giustizia cosmica e caduca, è la smentita fulminea e incommensurabile alla mancanza di meritocrazia che tu t’ostini a negare a ogni piè sospinto; un autodidatta, sono, che se tu non vuoi considerare un interlocutore ci resta male, ma va pur sempre avanti. Ora m’avventuro sul personale io: e ti dico che sei molto più intransigente di me. Sotto la tua ironia si cela un’amarezza velenosa, e sotto la tua continua richiesta di patenti intellettuali una boria forse inconsapevole ma radicata. Magari (anch’io ti propino qualche consiglio, e chissà che non ci aiuteremo reciprocamente a migliorare la nostra situazione egoica che, come quasi per tutti del resto, è messa male) ti farebbe bene rilassarti, e non considerare “muscolare” o “intimidatorio” chi ha l’attitudine (il coraggio?) di dire quello che pensa; e soprattutto ti farebbe bene flessibilizzarti: su NI ho postato anche parecchi commenti d’apprezzamento, ma tu oramai hai deciso che io sto qua soltanto per distruggere. Fattene una ragione: non sai dialogare con me se non ignorandomi, come la fine del tuo ultimo post conferma, e questo non è mai un bene. Il tuo reiterato proposito di escludermi dal tuo campo di relazioni bloggesche ha un che di fascista, come già ti dissi; non ti ho mai insultata – anzi non ho mai insultato nessuno, la qual cosa non vale alla rovescia [n.b.] – eppure il mio “modo” di commentare suscita in te la voglia di isolarmi, di ghettizzarmi dalla tua zona intellettuale. Io invece continuerò a rivolgermi a te quando lo riterrò opportuno, anche se tu non risponderai; ritengo di potermi arricchire dal confronto, mentre tu in ogni caso perderai qualcosa, foss’anche il fastidio tuo malgrado di pensare: “riecco questo saccentino ansioso, grossolano, esibito, in azione a mostrine e petto in fuori” [il virgolettato, ancorché non letterale, riporta con esattezza, in sunto, il tuo giudizio su di me, e spero che me lo passerai senza darmi pure del plagiario]. A presto, e su argomenti letterari.

  73. Madame Alcor, mais non! Quello non ha un problema di ego, quello è semplicemente Pecuchet!!!!! (a volte ritornano)

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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