20 anni dopo Tiananmen

di Jan Reister

Vent’anni fa un ampio movimento della società civile cinese fu annientato duramente dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese. Studenti, insegnanti, intellettuali e lavoratori di molte città cinesi presero a cuore le sorti del loro paese e rivendicarono il diritto dei cittadini a partecipare alle scelte politiche, sociali ed economiche. La classe dirigente cinese rispose con l’esercito, timorosa di subire la sorte dei paesi dell’Europa orientale che nel 1989 si stavano sgretolando uno dopo l’altro. Furono ammazzate centinaia di persone, incarcerate ed esiliate migliaia d’altre, le aspirazioni di un’intera generazione (della sua parte migliore) furono stroncate e deviate altrove con la forza.

Vent’anni dopo le autorità cinesi hanno vinto. La Cina è un paese unito, forte, ricco e rispettato. Hong Kong è stata restituita, Tibet e Xinjiang sono sotto il saldo controllo centrale, Taiwan è economicamente un satellite. La Cina viaggia nello spazio, possiede il debito pubblico americano, compra petrolio industrie e terre in tutto il mondo. L’esercito è più moderno e temibile, il peso internazionale è notevole sia regionalmente sia globalmente. Ci sono più persone collegate ad internet in Cina che negli USA.

Vent’anni fa i dirigenti cinesi scelsero di non avere fiducia nella Cina e nel suo popolo. Non credettero nella sua capacità di reagire ed affrontare i cambiamenti, nella sua mentalità pratica e positiva, nel suo talento per fare proprie “con caratteristiche cinesi” le idee e i progetti del mondo. Scelsero la via del controllo dall’alto, in cui l’unico canale di accesso e selezione della classe dirigente (il Partito) è anche interlocutore del nuovo mondo degli affari e del capitale. Scelsero di aver paura anche delle parole, costruendo un sistema di censura (informatica e sociale) purtroppo non unico al mondo.

Hanno avuto ragione. Dei morti di Tiananmen almeno si ricordano in pochi, ma i milioni di perdenti della sfrenata trasformazione liberistica del paese non hanno voce, sono morti, invalidi, malati, miseri. I governanti della Cina hanno comprato la pace sociale promettendo benessere, permettendo a ciascuno di correre per provare a vincere e conquistare una fetta di ricchezza. Ed hanno vinto, finora.

Quel che hanno perso è stata la capacità di sfruttare le energie ed il talento degli individui, della società civile, per gestire in modo sostenibile le trasformazioni complesse. La riforma fondiaria, la rapida industrializzazione, l’urbanizzazione, l’economia di mercato hanno creato immensi problemi: inquinamento ambientale, degrado del suolo e delle acque, depauperazione delle risorse naturali, disuguaglianze sociali, corruzione, immiserimento culturale, assenza del welfare state. Finora la Cina è stata cambiata dall’alto, al prezzo di molte vite umane deprezzate o cancellate. Domani forse questo costo non sarà più accettabile per la Cina, forse per la diversa percezione dei valori da parte delle persone, forse per le costrizioni di un ambiente naturale devastato. Potrebbero servire l’intelligenza dei molti, l’impegno della comunità, la capacità di risolvere problemi dal piccolo al grande che è propria degli individui liberi e con diritti, cittadini del loro paese.

Domani, tra vent’anni.

Per approfondire o per ricordare, puoi iniziare leggendo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Protesta_di_piazza_Tiananmen

I blog che ne parlano in Italia:

http://it.blogbabel.com/discussions/discussion/26344/

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20 Commenti

  1. quel poco di onesto e forte che cerca di ramificarsi come erba su campi malati è lo specchio di oggi non solo in cina cui peraltro tra poco ci accomunerà unico paese al mondo una legge come questa sottile perversa immacolata come un fazzoletto bianco che fascia la voce
    c.
    grande pezzo reister

    “Proposta di modifica n. 50.0.100 al DDL n. 733 ”

    50.0.100 (testo 3)

    D’ALIA

    Approvato

    Dopo l’articolo 50, inserire il seguente:

    «Art. 50-bis.

    (Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecitecompiuta a mezzo internet)

    1. Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

    2. Il Ministro dell’interno si avvale, per gli accertamenti finalizzati all’adozione del decreto di cui al comma 1, della polizia postale e delle comunicazioni. Avverso il provvedimento di interruzione è ammesso ricorso all’autorità giudiziaria. Il provvedimento di cui al comma 1 è revocato in ogni momento quando vengano meno i presupposti indicati nel medesimo comma.

    3. Entro 60 giorni dalla pubblicazione della presente legge il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell’interno e con quello della pubblica amministrazione e innovazione, individua e definisce, ai fini dell’attuazione del presente articolo, i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio di cui al comma 1, con le relative soluzioni tecnologiche.

    4. I fornitori dei servizi di connettività alla rete internet, per l’effetto del decreto di cui al comma 1, devono provvedere ad eseguire l’attività di filtraggio imposta entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000, alla cui irrogazione provvede il Ministero dello sviluppo economico.

    5. Al quarto comma dell’articolo 266 del codice penale, il numero 1) è così sostituito: “col mezzo della stampa, in via telematica sulla rete internet, o con altro mezzo di propaganda”.».

  2. Nella mia prima raccolta “Immagini” del 1991, turbata dagli episodi della Primavera cinese e stimolata dai racconti di un mio amico, che aveva da poco compiuto un viaggio in Cina, pubblicai:

    LEE

    giovane amico
    amico di un amico
    dolce il tuo nome
    come primavera

    marciando vai
    e cara ti è la meta
    compagna ti è speranza
    amico il mondo intero

    credere non puoi
    che non sia vero
    quel sogno che
    nel tuo cuore
    alberga libertà

    Rosaria Di Sonato

    Lee è un ragazzo cinese che studia l’italiano e che sogna di poter venire on Italia. Lo ha incontrato un amico durante un viaggio in Cina nell’estate del 1988. Dopo ol “Maggio del 1989” non è più stato possibile comunicare con lui.

  3. Credo che la Cina rappresenti al meglio lo scenario sociale del futuro: una micidiale commistione di comunismo e capitalismo, le due facce dell’illuminismo che trovano oggi la loro sintesi. In effetti anche nella nostra società assistiamo da una parte al liberismo economico più sfrenato, dall’altra a una continua restrizione dei diritti individuali. La cosa potrebbe quasi sembrare contraddittoria, ma in realtà lo stesso capitalismo tende a configurarsi come sistema totalitario.

  4. I miei ricordi del movmento di Piazza Tian An Men mi sono un po diversi da quelli di Jan Reister. Mi parve che si trattasse di un movimento di una élite giovanile selezionata nelle fasce alte della societá cinese e abbastanza isolata dal ventre del paese. Erano i figli ribelli del Partito Stato. Che come Saturno alla fine se li mangió. Il loro programma politico, per quanto scarsamente divulgato era oltranzistamente liberista, neoliberista se si vuole, americanista. Inalberavano come simbolo, vi ricordate? una statua della libertá. Con il quale si isolarono definitivamente dalla maggioranza del paese come comprese chiunque conosca un poco il nazionalismo profondo e l’antiamericanismo radicato del popolo cinese.
    I movimenti analoghi degli ex paesi dell’est europeo generarono, infatti, societá ultraliberiste, in cui i diritti civili sono nelle mani di oligarchie borghesi semimafiose e questo dopo una serie interminabile di piccoli genocidi e guerriciole etniche con il loro corteo di orrori. Vi immaginate qualche cosa di simile alla Yugoslavia o al Caucaso ma a scala cinese?
    Certo è romantico ricordare la nobiltá degl sconfitti dalla macchina totalitaria cinese, certo il capitalismo cinese deve ancora trovare il modo di governarsi in modo piú efficiente. Credo tuttavia che il giudizio storico sui fatto del 91 debba cercare di essere un poco meno manicheo.
    genseki

    • @genseki: definirei il movimento che ha portato a Tiananmen un movimento urbano, più che una élite giovanile. Infatti ha coinvolto studenti operai, lavoratori del terziario, membri del partito stesso fino ai vertici (pensa a Zhao Ziyang). Come tale ha coinvolto moltissime grandi città, ma molto meno le campagne. Che portasse una politica neoliberista (cosa da dimostrare) non è un buon motivo per farne strage. Io ricordo un movimento patriottico e abbastanza nazionalista, che rivendicava graduale apertura politica e democratica accanto alle riforme economiche, simboleggiata dalla statua della Dea della Democrazia. Ma non sono qui per dire quale ricordo sia il migliore.
      Mi interessa la critica che fai ai fatti nei paesi dell’Europa dell’est, non la ritengo pertinente perché a mio giudizio la situazione cinese è molto simile economicamente (neoliberismo sfrenato), ma differente nell’organizzazione politica, nella capacità della “selettocrazia” al potere di mantenere unità nazionale e crescita economica, unita alla capacità di intervento in economia. Un discorso lungo comunque, qui mi interessava notare che i meccanismi di selezione della classe dirigente (il Partito, una democrazia, o una dittatura) influenzano anche la qualità dell’azione dello Stato. Le scelte fatte nell’89 hanno conseguenze che sono sotto i nostri occhi.

      Quanto alla questione del commento di Carla, la migliore risposta alla stupidità è argomentare, come hai cercato di fare. Fine.

  5. la Cina è come un enorme formicaio…si espande rapidamente assorbendo ogni piccolo spazio…e questo a me fa paura.

    Ciao Jan

  6. Per Carla,

    il suo post è un esempio terribile di che devastazioni si producono in un paese quando il razzismo piú volgare diventa la sola chiave di interprtazione della realt’è e legittima la paura che nasce dalla piú crassa ignoranza quale è la sua. Lei si permette di animalizzare con disprezzo una nazione di millecinquecento milioni di persone che nel corso della sua storia ha prodotto meraviglie culturali assolute come l’arte dei Tang e il Chan per citarne solo due. Lei si pemette di accusare la Cina che è stata vittima dell’invasione giapponese, dello sterminio di massa di Nanchino, della repressione barbarica della rivolta dei boxer, la politica aggressiva di spartizione delle potenze alla fne del secolo XIX la deportazione di lavoratori per la costruzione delle ferrovie USA. Qualsiasi persona le cui conoscenze no dipendano dal pensiero di Bossi e Maroni sa che negli ultim duecento anni la Cina è stata soprattutto vittima di agressioni imperialistiche! Ci tenevo a farle conoscere, anche a nome della parte cinese della mia famiglia (che lei considera formiche!) il profondo disprezzo che nutro per la gente (stavo per scrivere la gentaglia) come lei genseki e uu Jie

  7. Il post apertamente razzista di carla avrebbe dovuto, secondo me, essere filtrato o almeno stigmatizzato, da, se esiste, la redazione o il gruppo responsabile di questo sito. Pemettere che i razzisti si esprimano liberamente senza critica e protetti da un rispetto ipocrita ci ha portati dive siamo adesso, in Europa e peggio in Italia, a considerare tutto sommato culturalmente legittimi puni di vista sull’altro che non lo sono affatto.
    genseki

  8. per Jan Reister,

    grazie per la risposta. Naturalmente non volevo dire che si possa giustificare la repressione ma solo che si puó inquadrarla storicamente.
    I miei ricordi dei fatti sono diversi dai suoi, evidentemente, probabilmente fortemente condizionai dal tipo di ambiente cinese in cui ho vissuto io e dai cui filtri culturali dipendevo e dipendo..
    Quanto a Carla pare che l’argomentare non sia proprio il suo forte, non quanto l’insultare almeno.
    A resto
    genseki

  9. a carla,

    ma io lo so che per lei dare dell’animale (nella fattispecie formiche) a delle persone (nella fattispecie milioni) perché diverse da lei non è un insulto. Lei è irrecuperabile e la colpa non è nemmeno sua. lei non puó rendersi conto! Lei è un sintomo della malattia grave che affligge la sua regione e il suo paese. Lei è la spia di un orrore civile e morale, Lei e la sua gente siete accecati dalla convinzione di una superioritá razziale che vi porta a costruire muri di odio e di paura. Non ve ne rendete nemmmeno piú conto! ê questo la cosa peggiore. Formuche sono gli altri, schiacciabili, capestabili, si posono uccidere col ddt, tanto che importa sono insetti, non sono persone e se voi li chiamate insetti non vi pare di offendere. Certo sarebbe differente se qualcuno la chiamasse cimice allora si che lo considerebbe un insulto. Tuttvia io non mi permetterei mai di darle dell’insetto, le ripeto lei non mi interessa che come sintome nella diagnosi di una degenerazione sociale e civile che purtroppo io vedo inarrestabile.
    genseki

  10. comunque vorrei scusarmi per aver usato il termine formicaio, non volevo essere assolutamente offensiva nei riguardi di un continente che in fatto di progresso ha molto da insegnarci, senza dubbio, solo che la sua vastità mi spaventa e allora hoo usato, erroneamente, la metafora del formicaio.
    io amo gli animali e le persone, indistintamente dalle loro nazioni.
    e ora scusatemi ancora, avevo bisogno di precisare questa cosa…

  11. ” on April 23, after Zhao left for North Korea, at a meeting of the Politburo’s Standing Committee, Li Peng and his clique, Zhao says,

    vigorously presented the student demonstrations as a grave situation. They disregarded the fact that the student demonstrations had already calmed down.

    The minutes of the meeting, Zhao recalls, referred to the student demonstrations as “organized and carefully plotted political struggle.”

    This must have panicked Deng for two reasons. He spoke of his fear of a resumption of the Cultural Revolution between 1966 and 1976, when he was detained and his son was permanently crippled. Deng probably also recalled that, in the 1920s, it was young students like himself who be- gan agitating against the Guomin- dang government that collapsed with the Maoist victory in 1949. “

    Da un articolo sulle memorie di Zhao Ziyang sulla new York review of Books, enfasi mie.
    http://www.nybooks.com/articles/22801

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