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Le nostre vene

di Simona Baldanzi

“Rinnoviamo la più ferma critica al gruppo dirigente delle Ferrovie che ha dirottato risorse e tecnologia sul servizio ‘luccicante’ dell’ alta velocità lasciando che il resto del servizio ferroviario, in particolare merci e pendolari, deperisse sia in termini di qualità che di sicurezza”. Mi fermo su queste parole, le dichiarazioni dei ferrovieri, di chi ci lavora, di chi le cose le vede, sa come funzionano e quando non funzionano molto di più di ogni manager che sta in ufficio e guadagna centinaia di migliaia di euro. Ognuna di queste parole la sostengo in pieno non senza una sensazione di sconforto. Perchè appena sveglia stamani e ho saputo di quanto successo a Viareggio, dopo un lampo di smarrimento e di orrore, il pensiero è andato agli altri deragliamenti a Prato dei giorni scorsi, un campanello di allarme non ascoltato e poi subito a Dante De Angelis, il macchinista, delegato RLS che denuncia da anni l’insicurezza dei nostri treni, che invece di essere seriamente ascoltato è stato licenziato diventando un caso di lotta fra i lavoratori, non solo delle ferrovie.

Sull’alta velocità in Italia, non so più cosa aggiungere in merito dopo tutti questi anni, dopo i danni ambientali del Mugello e il processo di CAVET, dopo i morti sul lavoro, dopo le infiltrazioni mafiose di certi subappalti, dopo la catastrofe finanziaria e pure l’evasione fiscale denunciata in questi ultimi giorni. Consiglio, per chi non l’ha ancora visto di guardarsi il video-documentario Fratelli di TAV, che ricostruisce un po’ la storia della TAV nel nostro Bel Paese.

Mi ha colpito sentire in televisione un giornalista chiedere: non è che la ferrovia passi troppo vicino dalle case? Ma lui dove vive? L’Italia è fatta così. Siamo una terra stretta e montuosa con migliaia di comuni, per questo serve un collegamento capillare funzionante più che grandi arterie solitarie. I binari passano ovunque nelle città, dentro ai paesi, lungo le spiagge, dentro le montagne. Per questo è necessario investire maggiore attenzione e fondi su ogni tratta, investire in manodopera e sicurezza, perchè sono le vene del nostro corpo Italia. Quel sangue che ci scorre dentro siamo noi, pendolari di ogni mattina, cittadini semplici consumatori di merci, quindi tutti noi. Bisogna cominciare a curare queste vene, ogni capillare che sta schiantando è un segnale di malessere e va ascoltato o presto avremo un corpo malato. Comincerei proprio dai ferrovieri. Oggi chi vuole capire Viareggio, vuole individuare le responsabilità e vuole lavorare affinché non si ripeta, vuole una ferrovia italiana sicura e funzionante fino alla piccola tratta, deve andare ad ascoltare chi ci lavora sui binari, sempre non siano già stati licenziati.

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20 Commenti

  1. ecco, appunto, è la gente che lavora che sa come vanno veramente le cose. bisogna tornare sempre di più ai lavoratori. anche perché loro non hanno alcun interesse a dire che le cose vanno male se così non è. e quindi a maggior ragione andrebbero ascoltati se denunciano. mentre i manager hanno tutto l’interesse di questo mondo a dire che le cose vanno bene anche e soprattutto se così non è.
    io i manager non li sopporto più.

  2. Dante De Angelis, macchinista delle ferrovie licenziato in tronco etc. Vi dice nulla questo nome? Dante De Angelis…

  3. L’orrore del fuoco. 14 vagoni carichi di GPL. Quattordici. Oggi qualche esperto diceva “ed è andata bene”. Cordoglio per le vittime. Cordoglio e rabbia.
    E’ giustissimo riflettere sulla qualità della sicurezza nel nostro paese.
    Qual è il prezzo che paghiamo per la corsa verso la velocità?
    E la responsabilità? Di chi è la responsabilità?
    Vorrei un giorno vedere qualcuno di questi manager, dei politici, assumersi la responsabilità di qualcosa: «si ho sbagliato». Fantascienza?
    Tanto poi ci sono i vigili del fuoco, le lacrime, le proteste; ci siamo noi persone comuni che accorriamo e paghiamo anche con la vita.

  4. Un altro capitolo vergognoso dell’Azienda Italia. Dove manager pubblici e privati fanno a gara ad ottimizzare il profitto a discapito di controlli e sicurezza.

  5. I vagoni sono di proprietà di una ditta austriaca specializzata nel trasporto criogenico di liquidi altamente volatili e infiammabili. La rottura di un carrello era stata segnalata tempo fa, non si capisce se la revisione generale che averbbe dovuto seguire fosse di competenza delle FFSS o della ditta austriaca. Ma il punto è un altro. Questi carichi di morte non possono transitare per stazioni urbane densamente popolate, sono un pericolo latente. Il tronco che unisce la raffineria di Trecate, produttrice e ‘imbottigliatrice’ del GpL, con le rotaie nazionali si allunga per un vasto tratto di aperta campagna. Incidenti del genere a Trecate, che io sappia, non sono mai avvenuti Ad ogni modo tali convogli di solito vengono fatti transitare nelle ore noturne, quando la situazione dovrebbe essere sotto controllo.
    Un passo in avanti nella prevenzione dei danni da combustibili incendiabili all’atmosfera è stato intrapreso con la delocalizzazione dei distributori di benzina dal centro della aeree urbane. Una stazione di servizio al di fuori delle norme di sicurezza è una bomba peggiore del treno di viareggio.
    Passando alle caratteristiche chimiche il GPL è un cliente più insidioso della benzina leggera. Permane allo stato liquido se stoccato in contenitori criogenici e a pressione. In caso di urto e sversamento da luogo a un flash, vaporizza cioè all’istante, la nuvola bianca che si è notata in cielo, e prende fuoco alla minima scintilla, spesso con effetti detonanti. Per concludere, attenti ai comuni accendini, una recente normativa europea ha decretato che il produttore li metta in sicurezza contro il rischio di esplosione o autocombustione. L’avvenuta procedura è testimoniata da un bollino sul bordo largo.

  6. La filiale austriaca di una società americana. I buchi legislativi, in questo caso, se ci sono, sono a carico della UE che è la struttura che legifera sia per quanto riguarda la manutenzione, sia per quanto riguarda i tempi di manutenzione relativi a questa tipologia di trasporti. Non è una norma a carico dei governi nazionali e l’attuale normativa, che prevede una revisione di questi vagoni ogni 6 o 7 anni (non ricordo con precisione) fu modificata 8 anni fa dal governo UE a maggioranza di sinistra (a quei tempi) e, a mio parere, con l’unico intento di garantire rifornimenti anche a vagoni simili provenienti dai paesi dell’Est che non erano in grado di adeguarsi, per problemi di costi, alla precedente normativa molto più restrittiva.

    Questi controlli non c’entrano nulla con l’alta velocità, che non può essere messa in discussione per un incidente, ma per ben altri atteggiamenti di Trenitalia.

    E’ degna di nota l’osservazione degna relativa al fatto che questi trasporti non dovrebbero attraversare centri abitati, ma per farlo è necessario delocalizzare e spostare i centri di ‘lavorazione’ del GPL, molti dei quali si trovano, ora, vicinissimi ai centri abitati. Sarebbe interessante capire chi, dei comuni dove si trovano queste fabbriche per la lavorazione del GPL, consentì che intorno a queste bombe si costruissero abitazioni. Per quanto riguarda la delocalizzazione di queste fabbriche, mi viene da ridere solo a pensare a tutti i casini che una simile operazione provocherebbe in Italia, con verdi, verdini e tutta la grancassa a fare casino.

    Blackjack.

  7. Il solito gioco di bussolotti, che consente quello successivo di scaricabarile. Oramai questa è la norma, favorita anche dalla “complicazione” UE. Insomma. un mondo costruito a immagine e somiglianza del sempreverde fogliettino cartaceo che apre paradisi per chi ha la chiave. Per chi non l’ha, ci sono sempre palazzi che si sbriciolano, treni che deragliano, GPL che esplode, aerei che si inabissano, incidenti mortali sul lavoro. E a corredo le parolette “innocenti”: cedimento strutturale, fatalità, disgrazia.

  8. Macondo, il mio commento non è un tentativo di giustificare nessuno, semplicemente sono convinto del fatto che, prima di buttare gli stracci, uno debba sapere che stracci sta buttando. Dal taglio dell’articolo sembra che l’eventuale vuoto legislativo e i mancati controlli, CHE CI SONO STATI, siano da attribuire in toto all’attuale governo e a trenitalia. Semplicemente non è così.

    Utilizzare, a vanvera, qualunque pretesto per dare addosso al nemico di turno, equivale al classico scaricabarile: entrambi sono pretestuosi, inutili e dannosi. In situazioni come questa la protesta dovrebbe cercare di individuare gli obiettivi veri e, una volta trascorso il clamore del momento, continuare a pretendere chiarezza. Probabilmente sono sbagliato io, ma non mi pare di aver più letto nulla, o molto poco, sulla Thyssen, dopo il primo periodo di clamore; oppure prendo una cantonata?

    Questo è l’effetto che ottiene una protesta impropria come quella di questo articolo: attacca tutti (quelli sbagliati) per riuscire nel patetico risultato di non attaccare nessuno. Poi uno può continuare a scandalizzarsi a comando, ma il risultato finale qual è?

    Blackjack.

  9. Macondo, un’ultima nota: 50 commenti per la morte di Jacko e 12, ora, per questo massacro. Vorrà dire qualcosa?

    Blackjack.

  10. Black,
    ho solo preso spunto dal tuo commento, non perché pensassi che volessi difendere qualcuno. Giusto chiarire le dinamiche specifiche e le responsabilità individuali del fatto particolare, ma, se facciamo un saltino di astrazione e ci mettiamo ad analizzare la complessiva natura politico-economica del “mondo d’oggi” che si chiama fase neoliberista del vecchio sistema capitalistico (perdona il didatticismo, ma tanto per chiarire), vediamo che tutte le decisioni politico-economiche, dai governi nazionali alla UE, hanno per obiettivo di favorire le privatizzazioni, s-vendere il patrimonio e le imprese pubbliche, indebolire il potere di controllo dello Stato, abbassare la qualità dei servizi, incrementare la quota del privato in settori importanti come la sanità e l’istruzione, in nome di una modernizzazione che ha un solo motore: il profitto. Dopodiché nelle singole tragedie giusto valutare l’operato e prendersela con gli “obiettivi veri”, ossia quel costruttore anziché quell’altro all’Aquila, la ditta austriaca o filiale d’una ditta americana proprietaria del vagone (se c’entra) anziché le FF.SS, ecc. ecc. Ma, come si dice, tutti i tegami hanno un manico.

  11. Macondo, la tua nota mi trova più che d’accordo. Vedo un solo problema: nessuno cerca il manico e si combatto battagliucole di posizione che non portano da nessuna parte, distraggono e rafforzano il sistema.
    Ti sembra un’affermazione troppo di sinistra? Non ne ho idea, quello che so è che la destra e la sinistra non esistono più da anni, e non l’abbiamo ancora capito. Basta dismettere un attimo le ideologie e rincorrere i fatti.

    Blackjack.

  12. E interessante è anche la dichiarazione rilasciata al Tg dal procuratore capo di Fi, che in disgrazie del genere non esiste la fatalità né la casualità

  13. @ macondo

    sono convinto, come dice il procuratore di Firenze, che in tragedie del genere non esiste la fatalità nè la casualità.
    Ma è fuori dubbio che un carico di questo tipo non dovrebbe mai attraversare centri abitati. Per cui noi oggi assistiamo al paradosso che le raffinerie e molte industrie chimiche sono state delocalizzate, ma ci ritroviamo in giro delle bombe viaggianti. Intendiamoci, per me è meglio che questi carichi viaggino su rotaia anzichè su gomma. Sono un sostenitore, da tanti anni, del trasporto ferroviario per prodotti industriali e non vorrei che questo dramma faccia rimettere da parte ciò che nei lontani 80 veniva fortemente auspicato. E’ bene che tutti sappiano che il trasporto merci su ferro in Italia è tra i più modesti di Europa. I motivi del prevalere della gomma – con tuti i suoi guasti – credo siano intuibili.

  14. Blackjack, non ho capito la tua posizione. . io detto quali secondo me sono le responsabilità, non ho dato la colpa a tutti. se tu hai altri responsabili dilli pure. ho detto che i primi da ascoltare sono i ferrovieri e ne sono ancora più convinta dopo questi giorni: il capostazione a viareggio ha fermato due intercity. e sai perchè c’è quel capostazione visto che ferrovie e stato vuole continuare a tagliare i costi e finanziare solo l’alta velocità? perchè due anni fa a Viareggio è stata fatta una vertenza dura e quella persona, quel ruolo è stato mantenuto.
    credo che quella battaglia ha salvato vite umane.
    credo quindi che prendere certe posizioni non siano battagliucole, ma cose serie e importanti e certe volte danno dei risultati come quel capostazione. queste battaglie avvengono nel silenzio della stampa, ma non per questo non esistono.a roma ieri per lo sciopero indetto dai ferrovieri ho sentito l’annuncio: sciopero dei ferrovieri per L’INCONVENIENTE di Viareggio.
    mi sono sentita gelare.
    solo a chiamarlo inconveniente sei colpevole.io sto con i ferrovieri, i delegati alla sicurezza che da anni denunciano e vengono licenziati. e scioperano.
    e scusate per il disagio lo rispedisco al mittente perchè non ci sono scuse, ma solo responsabilità.

    grazie Franz per la traduzione

  15. Simona, la mia posizione è semplicissima: trovo banale e inutile la posizione dei sindacati e lo scandalo a comando (sono sato due giorni a Ginevra e la notizia è già scomparsa dalle pagine importanti di molti quotidiani e anche qui si commenta la morte di Jacko in sovrabbondanza) scaricato sul governo attuale e sull’attuale dirigenza di Trenitalia. Una barzelletta. Si accusa di mancata prevenzione un governo che non può legiferare in materia, è una norma europea non sottoposta alla giurisdizione nazionale, e si attacca Trenitalia e l’alta velocità. Posizione prevedibile, esattamente com’è prevedibile aspettasi che un bimbo attraversi la strada se vedi una palla ballonzolare sull’asfalto.
    Perché, mi chiedo, non sollevare la questione della vera responsabilità nella sicurezza dei trasporti ferroviari commerciali che nasce da una scelta del Parlamento Europeo, a maggioranza di sinistra all’epoca, che modificò, rendendoli più blandi, i controlli tecnici semplicemente per favorire le ditte di trasporto dei paesi dell’est appena entrati nella UE?

    Ma l’avevo già scritto; probabilmente in modo poco chiaro.

    Blackjack.

  16. Sono d’accordo sul fatto che chiamare INCONVENIENTE quella strage è assurdo e offensivo. Ma fa il paio con la constatazione che, dopo pochi giorni, la notizia è già stata macinata e digerita.

    Blackjack.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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