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Catalunya #1

di Antonio Sparzani
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Costa Brava da Tossa de Mar a San Felìu de Guixols tornanti continui primo pomeriggio panorama mediterraneo mare blu ulivi pini scagliosi ed irti mirti divini pensieri che volano dappertutto senza punteggiatura senza barriere senza tabù le speranze più dementi i teatri più irrealizzabili quand’è mai che la mente rinuncia a invadere nella sicurezza del proprio privato i territori proibiti dell’orribilmente improbabile e soprattutto del non proprio politically correct?

Sì raccontarsi agli amici solidi di tanti decenni che sanno di te tanto del passato nel quale affondi inevitabilmente le tue radici anche se talvolta vorresti strapparne qualcuna – vorresti tanto non certo perdere i vecchi ma anche nuovi amici ai quali raccontarti nuova grande emozione sei pur diverso da allora nuove consapevolezze nuovi panorami guarda adesso come sono bello che nulla sapevi di me fino all’altroieri e invece ora ti faccio balenare meraviglie sì naturalmente dietro là ci sono gli angoli bui ma bui quanto – quelli così bui che neppure tu sei sempre disposto ad esplorarli però bisogna essere buoni con se stessi assolutamente assolutamente non si può star sempre a guardare e poi perché mai nascondersi tanto prima o poi se vuoi che ti si conosca quelli saltano fuori anzi gli occhi acuti che ti scrutano sembra che capiscano più rapidamente di quel che pensavi va bene e allora niente buone relazioni se non ti lasci scrutare si direbbe

Continuano le giravolte della strada della costa il mare appare e scompare dietro ogni curva gli amici in macchina chiacchierano sommessi talvolta nel familiare catalano della loro intimità un altro sottofondo piacevole per i pensieri che navigano per un po’ nel passato per non accanirsi insistenti sul futuro

A San Feliu cerco di ritrovare in qualche strada in qualche scorcio i luoghi di un congresso di fisica ormai lontano negli anni telefono all’amico con cui ero qui allora ma inutilmente anche qui tutto è cambiato come a Desenzano am Gardasee sempre d’estate pieno di tedeschi/e dove tanti anni ho passato da ragazzetto ora del tutto irriconoscibili qui per dire s’andava a spasso dopo le conferenze con l’Elisabetta fin fuori paese che adesso chissà dov’è il fuori paese e chissà dov’è anche l’Elisabetta che era rigida sorrideva poco difficile trascinarla in qualche emozione controllo soprattutto – un altro rigido non poco era allora un fisico israeliano che era anche ministro della scienza al suo paese o qualcosa di simile sempre con il suo codazzo di gorilla che non lo lasciavano mai anche quando sussiegoso he gave his brilliant lectures in Theoretical Physics hah hah

Ma l’aria è bella ora come allora le parole della fisica trascolorano leggere finiscono sulla spiaggia e sono poi opportunamente innaffiate da quel vino bianco anche lui leggero che sembra nulla invece invita ai languori di interminabili pranzi con dialoghi che si trascinano fino a metà pomeriggio e poi c’è la lecture seguente ohibò certo non la si può saltare così facilmente però arrivare un po’ in ritardo come a messa da ragazzi che valeva se arrivavi al vangelo sì che tanto siamo giustificati finora abbiamo discusso anche di fisica e poi anche naturalmente quell’argomento lì non sta proprio nella mia ricerca no no

Passa il pomeriggio e la sera finiamo in un campeggio di L’Escala sempre nel magico Empordà amici italiani con meloni freschi e cava che neanche qui si può dire champagne e così si dice cava come da noi spumante state attenti dico di non chiederlo in Croazia dove andrete tra pochi giorni che vi portano il caffè l’ottimo caffè turco con la polvere finissima tutta raccolta sul fondo che non bisogna agitare mai però quanti discorsi con gli amici del campeggio visti una sola volta anni addietro ma poi ri-conosciuti attraverso tanti racconti loro hanno la figlia giovane violinista con gli occhi che brillano sempre non si sa se del piacere della compagnia o della speranza e del ricordo costanti delle magie del violino e il fratello di lei che invece non c’è adesso io però me lo ricordo bene che disegna dipinge e scrive poesie ma intanto lavorava in un bar per pagarsi gli studi luce aveva negli occhi anche lui come se l’età nulla contasse mi pareva quando l’avevo visto anni fa che capisse tante cose con lo sguardo che avesse la curiosità giusta e divertita che è così piacevole da gustare negli umani

Insieme con i meloni c’è il pernil del bosc prosciutto crudo magro speciale offerto con generosità e discrezione e ci sono anche i racconti interminabili del padrone del campeggio amico e sofferente di problemi inesauribili al ginocchio cosa c’è di più riposante della chiacchiera serale che distende i toni e gli umori e fa affiorare tra persone che non si vedono spesso ricordi lontani piccole malizie inedite rivelazioni perché sai che quella volta che tu credevi invece io stavo facendo un’altra cosa a tua insaputa ma guarda che mai l’avrei immaginato ma bene così tanto ormai a chi importa più però piccoli rivoli di emozioni piccoli cambiamenti di valutazione consapevoli o no si producono nelle teste delle persone che andranno a dormire con qualche occasione di riflessione in più ma tu guarda chi l’avrebbe detto e il giorno dopo sarebbe un altro giorno

Per dormire bisogna tornare a Barcellona con l’autopista e il traffico silenzioso e determinato della notte appena iniziata tutto scorre via non sembra neanche di spostarsi come se un nastro passasse a lato della macchina per un film obbligatorio alla fine del quale c’è un mare di luci
barcelonatibidabotorrecollserola
e la torre tecnologica che veglia dal Tibidabo sulla città sottostante dramma degli astronomi che da tempo non possono più costruire osservatori vicino a città ormai solo nei deserti come quello di Atacama nel Cile o sulla cima del Mauna Kea [= montagna bianca] nelle Hawaii o al Polo Sud dove sono minime le radiazioni elettromagnetiche in arrivo da tutta la superficie del pianeta, dall’antenna televisiva al frullatore col quale state montando la panna da mettere nell’irish coffee tutto inquinamento elettromagnetico col quale bene o male l’uomo ormai convive senza protestare Homo Habilis malgrado il suo nome solo la radiazione del Sole aveva a disposizione e quella era necessaria e sufficiente alla sua sopravvivenza certo assai più corta e problematica di quella di Homo Sapiens e forse meno felice non sappiamo veramente

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13 Commenti

  1. Antonello, non ti conoscevo così! Fra Leopold Bloom e l’Hemingway di Morte nel Pomeriggio. E intanto, stream of consciousness o no, eccoci qui a rimpiangere la terra a ovest dei Pirenei, quando eravamo giovani e credevamo che allungando un braccio avremmo agguantato la felicità.

  2. Hola, Antonello! Questo sì che è scrivere! E che scrivere. E’ come se fossi stata per tutto il tempo del viaggio che narri accanto a te, proprio dietro i tuoi (terribili;) occhi. Ma che bene, finalmente.
    Un abbraccio,
    Tina

  3. …e anche nei miei itinerari si cambia direzione, da un momento all’altro, secondo curve di livello e girotondi della terra, della costa, disegnata con il curvilineo di un disegnatore di fondale:marino, che marina la scuola e, ad arte, se ne fa un baffo, anzie due, della riga e della squadra. Si mette in riga sotto il sole che scoppia la follia di Dalì, da lì a Figueras, la costa è brava a condurti! Sono vite che corrono tra le viti basse, raso terra, squinternate dal vento che le rosola sotto i raggi a precipizio e tu, tizio e caio, si resta appesi a quello sguardo, lasciato sulla curva che poi riprendi più in basso, o poco dopo, prima di calarti dal muro delle case cresciute direttamente sull’acqua. Che bellezza questo viaggio, offre la possibilità di guardare quanto è vasta la nostra piccola casa, la sua fisica mobilià all’interno di quello spazio di memoria che…ri-sale il mare, la strada sconnessa e …Grazie, grazie di questa altra dimensione. Tanti tempi un tempo…f

  4. oh quell’antenna assomiglia proprio a certi frullatori minipimer a immersione che in mano al re di Brobdingnag, che così la pensava sugli Europei:

    “the most pernicious race of little odious vermin that nature ever suffered to crawl upon the surface of the earth.”

    avrebbe ridotto il povero Lemuel Gulliver e tutti gli abitanti del vecchio continente in un frullatino in tre secondi

    ,\\’

  5. Che bellezza…

    Sparz, hai afferato il cuore della terra per creare un vincolo magnifico con il correre del tempo, il ricordo, il profumo dei voci.

    La tua voce è venuta allaciare la sua musica a quella della mia infanzia.

    E’ un lembo di terra che era l’orizzonte del mio giardino dei sogni e anche il punto di partenza di passeggiata reale. Conosco di memoria
    la lunga linea che fa un tratto di gioia tra Narbonne, Quillan, Perpignan
    e la frontiera.

    E’ una terra meravigiosa in tutta stagione. Ma ho una preferenza per settembre e marzo, quando i colori diventano le vera parola del cielo,
    del vento, della terra, della montagna.

    E’ una terra di acqua, di vigna, di montagne che vibrano.
    Un rifletto acquatico, salato, con la musica del vento.
    Anche il cielo è acquatico in colore particolare.

    Un immenso grazio.

    Se sei nella regione ti consiglio les Corbières, Carcassone, Perpignan, Collioure, Alet …
    Nel paeso dietro il mare, incontrerai gente della terra, con una vera voce,
    una manera bellissima di vivere la vita, con gesti curati per la terra, con silenzio, ma un silenzio che parla.

  6. Se avessi letto tutto questo prima di partire probabilmente non avrei mai visitato la Catalunia.
    Perchè ci vedo solo delusione e rammarico, invece per me e stato il viaggio delle radici, della ricerca, della scoperta: Barcellona, Santes Creus, Girona, Tossa de Mar, San Feliu, Figueres.
    Il viaggo che del passato ti porta tutta la sua importanza e la vastità del sapere, del presente il sogno che non ti aspettavi, del futuro quello sche sicuramente sarai.

  7. E’ sorprendente come a seguire le tue parole abbia avuto l’impressione di essere li anche io. Il flusso delle le tue impressioni/pensieri/allusioni è il tuo, come dire è proprio personale. Invece sembrava quasi avrei potute averle io. E i territori proibiti dell’orrendamente improbabile… si inizia a invaderli nel sicuro privato della prorpia mente, ma chissa poi dove si va a finire. figata Sparz!

  8. e anche a noi brillano gli occhi e non si sa se per il violino o per i tuoi che si sentono brillare

  9. forse non è superfluo ringraziare tutti quelli che hanno apprezzato questa nuova (per me) tentativa via di scrittura che ho realmente immaginato di colpo mentre percorrevo i tornanti della Costa Brava, tanto che ho tirato fuori un taccuinetto che avevo nella tasca posteriore dei calzoni e ho buttato giù le prime righe tanto per non dimenticarmi quell’idea.
    Mi spiace di non essermi fatto capire da Maurizo (sic!) Boccoli, non intendevo minimamente esprimere né delusione né rammarico e sono anzi d’accordo con alcune delle sue impressioni.
    Ringrazio marcuccio, caro amico in particolare perché qui raramente commenta e poi Riccardo (ti prego, Leopold Bloom, via….) Tina, i cui occhi in qualche istante sono certo passati tra i tornanti, effeffe che al telefono mi ha detto parole anche più forti, Orsola come sempre un po’ misteriosa, Fernanda che tante belle cose scrive, Veronique così dolce e capace di apprezzare le cose più diverse e Lucia i cui occhi mai ho visto ma della cui luce non dubito.

  10. Dello scrivere intenso delicato senza quella punteggiatura che governa il ritmo mentre così totale libertà di percezioni assorbite e restituite labirintiche evoluzioni tra immagini pensieri ricordi dialoghi non-detti immaginati osservati. Difficile abbandonarsi e rileggi e riscopri e poi entri in un racconto cantato melodia multiforme che accoglie il ritmo di chi scrive e di chi legge in armonie libere.

    Bello e ispirante. Molto.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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