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Fatima e il Brembo

di Helena Janeczek

Aveva ventisette anni e il suo corpo è affiorato ieri sera dal fiume Brembo. È stata riconosciuta dal fratello che aveva denunciato la sua scomparsa. Mohamed poteva permettersi un comportamento secondo logica e legge, perché a differenza di Fatima, clandestina, lui, ventidue anni, era un extracomunitario regolare. Così riferiscono i giornali, che fin qui non dicono granché d’altro, tranne che – stando al fratello- il “folle gesto” di Fatima sia da attribuire al fatto che non fosse in nessun modo riuscita a regolarizzarsi. Era, secondo Mohamed, terrorizzata dalla data di domani in cui diventerà legge il “pacchetto sicurezza” per cui la clandestinità diventa reato perseguibile con l’espulsione più una sanzione da 5.000 a 10.000 euro.

Non mi va di fare “facile retorica” su questo fatto, né commentare più di tanto che altre notizie su altri “folli gesti” di disperazione, però commessi da italiani contro italiani, ottengono contemporaneamente un ben diverso “onore delle cronache” (e tuttavia la parola “onore”, persino in questa espressione fatta e frusta, acquista un retrogusto amarissimo). Probabilmente domani almeno i giornali più o meno di sinistra un po’ sulla vicenda si soffermeranno. E poi arriveranno altri fatti a riempire le pagine estive del loro macabro intrattenimento.

Non so nemmeno io come, e quindi lo chiedo anche a voi tutti: in un caso come questo, oltre a denunciare a parole, schifarsi, indignarsi ecc., si potrà cominciare a fare qualcosa? Tipo costituirsi parte civile contro coloro che hanno promulgato una legge che ha spinto una ragazza nata in Marocco a uscire dalla casa condivisa col fratello e andare ad affogarsi in un fiume vicino a Bergamo? Incriminarli di “istigazione al suicidio?” Ve lo domando molto seriamente…

Intanto, se mi è concessa una minima dose di parole all’aria, mi andrebbe solo di esprimere un sentimento passeggero, contrario alla pietà e al buon gusto. Preferirei che questa povera crista musulmana non riposasse in pace, ma come vuole la tradizione molto nordica del racconto gotico riaffiorasse in certe notti dalle acque rapinose del fiume Brembo con il suo velo e la sua lunga veste. E non importa se li avesse veramente (fotografie finora zero), l’immaginario di chi ce l’ha cacciata dentro, è comunque questo.

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79 Commenti

  1. La storia, probabilmente, è più complessa di così. Qualche giorno e si capirà meglio. Dopodiché sarà possibile farsi una propria opinione.
    Mi sembra che si stia andando sempre più spesso verso processi sommari, da caccia alle streghe. Il modo di dare le notizie è sempre più parziale e mirato alla confusione.
    Non mi piace. Se posso.

  2. In italia si sono create leggi razziali fondate sullo ‘status’ di immigrato irregolare, o meglio di ‘clandestino’.
    E’ una cosa che incide sul modo di ragionare delle persone (la maggioranza piccolo-borghese,l’ossatura del paese), e al contempo ne è espressione.
    Persone illegali per passaporto, non-soggetti di diritto, privati della loro capacità giuridica per ragioni ‘politiche’ (cioè violando l’articolo 22 della costituzione).
    Io credo che con maroni e i suoi alleati si debba essere cattivi. Maroni non è un bravo ragazzo, un ragazzo coraggioso. Maroni esprime un modo di ragionare che già c’era, un senso comun e parlo di un razzismo non fondato (solo, o prinicipalmente) sul colore della pelle, parlo di un razzismo culturale, del tipo: se mi dimostri che sei come me, che ti vesti come me, che vivi come me in una casa pulita e lavori come me e paghi le tasse, se ragioni secondo i miei stessi parametri e detesti anche tu i dromedari, se non baratti mia moglie con un dromedario, se non mi lapidi mia moglie di sassate, se non infibuli le vergini come fanno nel Sahara, se hai la macchina jaris con l’aria condizionata come me, se stupri tua moglie dentro casa come faccio io, se ogni tanto con il sole rovente vaui fuori di testa e ti viene il complesso di Isacco e ti capita di uccidere tuo padfre, o i tuoi figli e poi di ammazzarti tu stesso con il gas, o davanti a una telecamera, se evadi le tasse come me, se sei un mafioso, un camorrista come me, allora non presumerò incontrandoti per strada che tu sia un ‘criminale’. L’integrazione te la devi meritare, dimostrami che sei ‘normale’. Non italiano, normale…..

    Tradotto in termini giuridici: da normale, ancorché non italiano, ti chiamo immigrato ‘regolare’, con un’permesso’, quindi puoi pulire il culo alla bisnonna di maroni, sotto forma di badante sanata con legge dello stato. Per cinque anni mi servi, poi vediamo.

    Ora, per i ‘clandestini’ (espressione in sé devastante) le leggi razziali vigenti in Italia hanno reso giuridica l’equiparazione con ‘criminali’, cioè hanno reso diritto dello stato un senso comune che già c’era, ‘razionalizzandolo’ rispetto a ‘scopi’ sotto forma di norme, ma anche di prassi applicative (penso al fatto che il diritto di asilo in Italia non è molto spesso accertato dai tutori dell’ordine, nelle zone meridionali, sulle coste, la gente dei barconi è rimandata indietro, fanno anche gli accordi con la Libia, cioè con un dittatore, per mettere la ‘spazzatura’ dove non si vede) .

    Alcuni esempi applicativi del livore punitivo espresso da maroni e avallato dal suo governo, prendiamo il diritto penale, per esempio quando una persona fa qualcosa di brutto alla proprietà privata, cioè ruba e può scattare la legittima difesa, così come ridisegnata dal governo in carica (cioè ti posso sparare, se entri nella mia gioielleria e cerchi di portarmi via le pietre luccicanti che vendo alle mignottelle di regime). Dicevo il diritto penale italiano:

    se io, nato a Roma, cittadino italiano, vado a fare una rapina in banca insieme al mio amico marocchino nato a Casablanca, clandestino, riceveremo due pene diverse per aver commesso lo stesso reato, lo status di clandestino comporta un aumento di pena di un terzo per il mio amico marocchino, rispetto a quella a cui sarò condannato io, perchè italiano

    -Se il mio amico marocchino viene preso su un bus mentre va a lavorare a Buniago di Maserà per il suo piccolo imprenditore padano (ci sono almeno 50000 lavoratori stranieri non regolarizzabili in Italia grazie alle quote della bossi-fini, che ogni giorno prendono il bus, ebbene si e gli imprendiotri padani che votano maroni insomma credo che un po’ di questi clandestini li arruolino anche nel nord italia, le statistiche dicono 500000, ma di fatto sappiamo che sono molti di più, questi clandestini che prendono il bus la mattina presto, all’alba.,…) insomma se il mio amico marocchino è senza permesso di soggiorno e sul bus i finanzieri inaciditi dalla nottataccia a troie fanno la retata perché gli gira il culo, lui finisce sei mesi in un cpt, deve pagare un’ammenda per il ‘reato di immigrazione clandestina’ (il cpt c’era già, il cpt è una detenzione penale di fatto, mascherata con il diritto amministrativo, anche se adesso gli hanno cambiato nome e sigla)

    Se il mio amico clandestino rifiuta di dire come si chiama ai finanzieri inaciditi dalla nottata a troie, se non vuole proprio dirgli quando e dove è nato, etc. perché sono cazzi suoi, ebbene questo è un reato penale in sé….

    Allora ecco, immaginiamo che il mio amico clandestino faccia il bravo, si è bravo, dice subito ai finanzieri come si chiama, dove è nato e dopo qualche mese nel cpt viene espulso dal giudice di pace, con destinazione una zona di guerra….. Ecco se però mi torna in Italia dopo l’espulsione, se è recidivo nel suo essere persona illegale, mi finisce dritto in galera, se non ricordo male può prendersi anche quattro anni per il semplice fatto che ricalpesta il suolo italico, e magari viene riassunto in nero da un piccolo imprenditore tessile che vota lega.

    -Se il mio amico clandestino volesse comprare o affittare una casa in Italia (e il mio amico lavora, lavora per un imprenditore padano, è uno di quei 500000 invisibili che maroni non regolarizza per tenersi buoni gli elettori livorosi), insomma per farla breve nessun italiano, o straniero ‘regolare’, venderebbe o affitterebbe casa sua al mio amico marocchino, perché a carico dei venditori, o dei locatori di case, c’è il reato di di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si rischia la confisca dell’immobile, oltre al carcere, se si affitta o si vende casa a uno straniero privo di permesso di soggiorno, Questo cosa vuol dire, in concreto? Vuol dire che gli stessi stranieri ‘regolari’ non hanno di fatto accesso al mercato immobiliare abitativo, possono al limite trovare affitti per sei mesi-un anno, ma non accedono alle cosiddette locazioni libere, perché la durata minima di una locazione libera è di otto anni, e il permesso di soggiorno scade prima…Nella sostanza: no edilizie popolare per i lavoratori stranieri; evviva il mercato nero delle locazioni, evviva il sovraffollamento nelle topaia, è questo che le leggi razziali incentivano, esattamente ciò che il govenro in carica ritiene di aver combattuto introducendo il reato di favoreggiamento….

    Tralascio ulteriori particolari sulla sanità, sulle iscrizioni all’anagrafe dei figli dei ‘clandestini’, si sei mesi concessi da maroni alle cladestine incite per partorire e poi sgommare fuori dal territorio, sul diritto all’istruzione di chiunque (minore) sia presente sul suolo italico, sulla vigenza in Italia della convenzione del fanciullo e i suoi aggiramenti, sulle ordinanze locali che impongono un reddito minimo agli stranieri per poter soggiornare in ‘città’ e mi domando:
    le leggi razziali trasformano Maroni e i suoi elettori in delatori, o Maroni e i suoi leettori, delatori per cultura o etnìa, hanno prodotto le leggi razziali?
    Non ho risposte, solo un gran senso di vuoto

    p.s. A proposito di razzismo culturale, quando passo per la Baviera in auto, e torno da Berlino a Roma, vengo fermato una volta su due dalla polizia in quanto italiano -le ho contate, esattamente cinque volte su dieci Ho la macchina italiana, mi fanno pisciare sul guard rail, mi aprono tutte le valigie e quando gli rispondo in tedesco mi dicono: ‘Bene’ e quando piscio, e poi con un leggero senso di soddisfazione gli stringo la mano dopo il test antidroga, ho comunque la sensazione che gli devo dimostrare qualche cosa, ai bavaresi. certo poi ci sono anche quelli che capiscono che sono come loro, che ho un lavoro, un reddito adeguato, una casa, una vita, gli elettori di Angela Merkel….
    Sarei invero molto più appagato se un giorno venissi fermato dalla polizia di un paese straniero in quanto italiano e mi motivassero espressamente la cosa con una frase del tipo: nel tuo paese ci sono le leggi razziali, è per questo che ti fermiamo, è per questo che con te siamo cattivi…..

  3. Questa è solo ed esclusivamente “facile retorica” e la dose di “parole”,per di più scritte male e sciattamente,”all’aria”, fritta,è intollerabile. Queste non sono altro che supposizioni sotto l’ombrellone,di seconda mano,confuse e senza fonti certe.Il kitsch del velo, della lunga veste e delle acque rapinose è un insulto alla memoria di quella povera ragazza.Che schifo!
    Bisognerebbe di sicuro “fare qualcosa”… informare seriamente.

  4. Angelo, cerco di non essere distruttivo, a me non hanno fatto nulla in particolare, invece mi fa rabbia pensare che una persona senza passaporto ue faccia mediamente una vita di merda e che la cosa sia sancita per legge, tutto qui. Ne vogliamo parlare?

  5. ho pensato che se fatima non era un cittadino regolare non esisteva nemmeno. e che se non esisteva non poteva neppure morire. che se questa legge domani potesse riavvolgere per un attimo il nastro del tempo, rendere a fatima la sua non esistenza quindi la sua non morte avrebbe un senso. altri non ne vedo.
    altri non ne vedo proprio.
    istigazione al suicidio.

  6. Da oggi inizieremo a registrare un “insolito” aumento di cadaveri sconosciuti, di gente morta in solitudine, o se accudita in vita – nei limiti del possbile – da altri migranti, abbandonata dopo la morte per la mecessità di questi di non uscire dal cono d’ombra nella quale questa nuova legge colloca gli irregolari.

    Sarà più facile comprare un bambino: è sempre difficile parlarne, ma si è sempre fatto.
    I più fortunati saranno commissionati da coppie sterili: questa nuova legge risolve senza troppi cavilli e sottigliezze il problema delle coppie che per l’inseminazione devono andare all’estero. Ora possono comprare i bambini già fatti che nessuno potrà mai reclamare.
    Non dubito che questo potrà aprire nuovi orizzonti nell’economia della miseria a dello sfruttamento.
    Naturalmente i bambini ufficialmente non esistenti sono utili per fare cose difficilissime da sentirsi dire, e quindi: cono d’ombra anche per loro.
    Da oggi siamo una metastasi purulenta e non basterà tutto il cerone del premier a nasconderla.

  7. “Delatori per cultura e etnia”, io credo. Sono d’accordo con il commento di Metello. Del resto non è la prima volta.

  8. C’è un numero imprecisato ed enorme di ragazzi non ancora 18enni, nati qua da genitori irregolari o non italiani, vissuti, qua, che conoscono solo l’italiano e l’Italia, a parte forse qualche ricordo, odore, sapore del paese di origine, e presto questi si trasformeranno in un’enorme massa di clandestini senza una patria in cui stare ne’ una dove tornare.

    Ci sono bambini che non potranno andare a scuola perché così facendo denuncerebbero involontariamente la clandestinità dei genitori.

    Ci sono donne che non potranno partorire. Figli che non nasceranno in questo paese che difende la vita contro ogni decenza umana, ma solo se bianca e italiana.

    E posso continuare… eppure nessuno tra quelli che si arroga il diritto di prendere queste decisioni si è domandato che fine faranno, nessuno in questo paese agisce con un senso di progettazione ampia, di programmazione. Nessuno in questo paese agisce per il bene del paese. In questo paese manca un’idea generale, una visione generale del futuro che comprenda tutto. In questo paese manca l’idea stessa di politica. Manca l’idea stessa di paese. E noi sapevamo che sarebbe finita così! Questa è la cosa che mi pesa di più: che non posso fare, non riesco a fare altro che indignarmi. Perché da soli non si va da nessuna parte. Insieme invece sì. Si può.

  9. @helena
    lo mando a un amico che con altri amici (uomini di diritto e legge) aveva denunciato Cossiga per le sue dichiarazioni sul movimento dell’Onda e ciò che la polizia avrebbe dovuto fare. Spero arrivino notizie utili.

  10. Che fare, ditemi, che fare?
    Che fare se si è medici o inferimeri e non si è d’accordo?
    Che fare se si è volontari che assistono queste persone e,C sapendo che non basta, voglio fare di più?
    Che fare se si è un poliziotto, un vigile, un carabiniere e non si è d’accordo con questa legge?
    Che fare se si è un insegnante e non si vuole emarginare?
    Che fare nel quotidiano? Come agire, oltre che dissentire?
    Quali forme di resistenza si possono attuare?
    E’ proprio da qui che occorre partire: elaborare forme nuove di resistenza.

  11. Come agire oltre il dissentire… me lo domando anche io…

    Butto giù ipotesi.

    credo ci siano due livelli di azione che si possono perseguire (premetto subito che non so COME farlo, ma magari ragionandoci insieme e unendo dati raccolti e opinioni qualcosa troviamo)

    -un’azione immediata, che sollevi il problema. per quanto ho potuto capire io in realtà un’azione legale è difficilissima anche perchè bisognerebbe dimostrare un rapporto di causa effetto che non si può basare su dati probanti, ma solo su idee, opinioni. E in più è una legge dello Stato. (ovviamente si possono sentire altri pareri: questo è solo uno, anche se competente. Continuiamo a chiedere.) Però ci sono i referendum abrogativi o c’è la Corte Costituzionale (per esempio si può eccepire l’incostituzionalità di una legge varata senza quei requisiti di necessità e urgenza che dovrebbero sottostare ai decreti d’urgenza, appunto) però in entrambi i casi non si entra nel merito della legge e, e qui arriviamo al secondo punto, c’è bisogno del sostegno dell’opinione pubblica… un’opinione pubblica che al momento è completamente indifferente se non addirittura d’accordo (smentitemi e ne sarò felice!)

    – quindi bisogna lavorarla ai fianchi. ricreare una coscienza sociale. partire dal basso dalle scuole, ma non come esseri isolati (moltissime persone di buona volontà lo fanno, nelle scuole, nei quartieri, negli uffici, insomma, la resistenza quotidiana), ma piuttosto potrebbe essere utile una programmazione.

    aggiungo dubbi a dubbi e non do risposte. lo so. però mi sembra che il senso del post sia proprio: proviamo a trovare un modo. uniamo le forze e le conoscenze. Usciamo dall’isolamento e sì: proviamo ad elaborare nuove forme di resistenza e di attività.

  12. @ emilia
    sono una delle moltissime persone che nel suo minuscolo cerca di lavorare dal basso. Non vedo unioni possibili dove agisco, se non in quel piccolo ricostruire un tessuto fatto di civiltà e semplicemente fare bene e con cura dare le proprie capacità. Il quartiere in qualche modo comincia a integrare e essere attirato da quello che facciamo che io trovo sia rilevante socialmente non perché orientato a quello, ma perché basato sul semplice saper fare quello che si insegna e darlo con cura a un prezzo possibile.
    …cosa si potrebbe fare di più? Io mi sento rilevante proprio perché agisco con l’unico talento e qualità che ho, poi per non sentirmi isolata e anche avere idee e smentite alle mie discuto qui e non solo qui.

  13. Comincio col rispondere a Giuseppe V che tocca un punto importante. Dice infatti in fondo al suo commento che “bisognerebbe di sicuro fare qualcosa…informare seriamente”.
    Questo pezzo non è stato, con tutta evidenza, scritto principalmente per informare, o almeno non alla maniera che per Giuseppe pare essere la sola legittima. E’ stato scritto a caldo, partendo da una notizia ancora da verificare nei suoi dettagli, con piena consapevolezza – come dice Angelo, giustamente- che le cose saranno state verosimilmente più sfumate, più complicate.
    Questo, va tuttavia detto, dopo aver raccolto tutte le informazioni disponibili sino a quel momento, soprattutto quelle della stampa locale.
    Oggi ho cercato di vedere- comprando vari quotidiani, guardando cosa c’era di nuovo in rete- se era emerso qualcosa di nuovo, ma purtroppo le informazioni in più non sono molte.
    Il quadro che però se ne ricava, decisamente più sfumato, non è per questo meno terribile e inquietante. Pare che Fatima fosse da un pezzo affetta da depressione e che fosse l’unica nella sua famiglia (padre, madre, fratelli), priva di regolarizzazione. L’unica clandestina, insomma.
    Stando alle dichiarazioni dei carabinieri bergamaschi, non sarebbe stato difficile porre rimedio a questa situazione, ma, a quanto pare, nessuno dei suoi famigliari ha mai fatto una domanda.
    Fatima, quindi, viveva come uno spettro, e usciva solo per fare visita a una zia o amica, quella da cui ha detto di andare il pomeriggio in cui si è invece buttata nel Brembo.
    A questo punto mi assumo di nuovo il rischio di una congettura. Potrebbe darsi che la condizione di clandestinità fosse, da parte della famiglia, uno strumento per tenere la ragazza sotto controllo. Chiusa in casa come purtroppo accade a molte donne all’interno delle famiglie musulmane, in quasiasi parte dell’occidente.
    Se fosse così, Fatima sarebbe stata stritolata fra due poli opposti che si trovano ad agire concordemente sui più deboli, questo caso le donne: da un lato “criminale” per la legge italiana, dall’altro senza permesso di esistere all’interno della nostra società, per volere di una famiglia patriacale.
    Questo mi fa pensare che da oggi in poi le molte Fatime nascoste in Italia, diventeranno ancora più fantasmatiche, più prigioniere.
    Per tornare alle questione di prima, quella dell’informazione, ritengo che l’idea che l’unica cosa da fare riguardo a certe questioni sia “informare seriamente”, sia a suo modo un assunto ideologico che agisce in modo censorio. Non perché non sia giustissimo e indispensabile farlo. Ma nel caso in cui non si fa il cronista, ma si sta a scrivere “sotto l’ombrellone”, ci si possa pure prendere la libertà di un intervento apertamente fazioso, estremizzante, provocatorio. Anche al rischio di strumentalizzare una morte tragica. Sono consapevolissima di aver fatto questo, e credo che tutto il pezzo esprima chiaramente di non voler essere né sostiutirsi all’informazione “seria”. Così come so bene (lo affermo pure nel testo) di aver usato immagini kitsch e una lingua “sciatta”, perché la sentivo corrispondente all’oscenità della vicenda (ma francamente le questioni di Stilkritik mi interessano assai poco, in questo caso).
    Vicenda che per me rimane oscena ed emblematica, anche se saltasse fuori che la povera Fatima era un po’ psicolabile.
    Perché è vero che non si può incolpare il sistema scolastico, se – come accade piuttosto spesso- qualche ragazzo fragile e magari già depresso, si toglie la vita dopo un brutto voto o una brutta pagella.
    Ma in questo caso- almeno per me- è sufficiente che la paura dell’equazione clandestina=criminale fosse stata anche solo UNA delle componenti per spingere questa ragazza al suicidio, per cogliere tutta la violenza e l’ingiustizia insita in questa legge.
    Del resto, le regole dell’informazione seria hanno fatto sì che la morte di Fatima già oggi non sia quasi più notizia, nemmeno – come pensavo io- a sinistra. Il suicidio di una marocchina non è, evidentemente, un boccone ghiotto per gran parte dela stampa, visto il consenso trasversale piuttosto alto alla politica anti-extracomunitari. Lo sarebbe stato un po’ di più, solo se fosse emerso quasi al cento per cento che a causarlo fosse stata l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza.
    Ultima nota: io non sono di quelli che amano le formulette su quanto sia bella la società multietnica e multiculturale e l’idea di una regolamentazione seria e dura dell’immigrazione non mi scandalizza. In altri paesi europei governati dalla destra esistono politiche di controllo restrittive che però – per quanto possa condividerle o meno- reputo legittime e in concordanza con i principi democratici fondamentali di quelli stati. Questa nostra nuova italiana non lo è. Per questo non basta né “informare seriamente”, né prendere posizione, ma bisognerebbe “far qualcosa”.
    E per questo la legge non fa male soltanto ai più deboli fra gli immigrati, ma alla società italiana tutta. Sarei molto contenta se questa cosa potesse essere percepita senza distinzioni di schieramento. Se ci fosse anche da parte di chi si riconosce nel centro-destra, la richiesta di una politica severa e coerente (magari pure applicata con uguale rigore a chi la manodopera clandestina la importa e la sfrutta), ma che eviti di criminalizzare indistintamente tutti coloro che si trovano senza permesso di soggiorno.

  14. Sono francamente sconcertato, come se lo stato italiano dovesse risolvere per via di legge i guasti di civilta’ distrutte dal fondamentalismo fin nelle cellule della convivenza familiare. La condizione subumana della donna in civilta’ teocratiche -e i drammi che ne conseguono- e’ retaggio dell’oscurantismo religioso-in questo caso musulmano- non di una famiglia patriarcale. Il sangue di questa ragazza, Fatima, ricade principalmente sul nucleo che doveva proteggerla e amarla invece di annullarla, non su una entita’ altra, anche ottusa, quale la legislazione di uno stato straniero, neppure musulmano.

  15. Spesso “loro” non sano nulla di questa legge.
    Io ho iniziato così: uso quel poco di francese ed inglese che conosco per intrattenermi ogni volta che posso con qualcuno che reputo potenzialmente come “fuorilegge”: davanti al supermercato, in spiaggia parlo con un ragazzo che vende delle merci e gli chiedo se sia informato sulle nuove leggi restrittive; nella totalità dei casi si cade dalle nuvole; li informo quindi delle noità, li invito a chiedere chiarimenti dando loro dei punti di riferimento (associazioni, sindacati, siti internet) chiedendo loro di spiegare ai loro conoscenti.
    Li ho visti spesso accogliere con incredulità, li ho visti affrettarsi a telefonare..
    E’ poco, sono ingenua, lo so.
    Ma è pur sempre qualcosa: io non posso fare molto di più..
    Spero non sorridiate all’idea di scrivere un testo in più lingue da stampare e da distribuire, semplicemente consegnandolo a mano a queste persone. E’ un gesto semplice ed immediato, ma ha valore perchè siano informati e capiscano di non essere soli. Ha valore anche per me, per convincermi del fatto che non vivo in un incubo assoluto…

  16. @Madeleine
    io posso forse sorridere al tuo gesto di un testo in varie lingue, ma di un sorriso per te.

  17. So di apparire ingenua, e non me ne vergogno ma io non posso fare di più, e loro sono quasi tutti inconsapevoli. Questo mi fa disperare.

  18. @Madeleine
    scusa, mi hai fraintesa: ingenua un corno, semplicemente fai quello che credi utile e che certamente lo è. Il mio era sorriso complice e di ammirazione

  19. Io non li voglio a casa mia. Sì, casa mia. Non li voglio perché sputano per terra. Non li voglio perché ragionano come 500 anni fa. Non li voglio perché trattano le donne come soprammobili animati. Non li voglio perché pretendono di cambiarmi, a casa mia. Non li voglio perché non abbiamo gli stessi valori. Non li voglio perché mi disprezzano e non posso fare altro che ricambiare. Non li voglio perché ci odiano e non sono un credente che ricambia l’odio con l’amore. Non li voglio perché conosco i loro paesi, come lavorano, come vivono. Non li voglio perché sono razzisti; anche fra di loro. Semplicemente, non li voglio come vicini di casa, mi danno fastidio sul treno, in autobus, quando urlano per strada, quando cucinano quel mangiare puzzolente che appesta una via intera. Non li voglio perché si ubriacano, anche se non dovrebbero. Non li voglio perché cercano sempre di fregarti. Non li voglio perché vengono qui, a fare i commercianti, e nei loro paesi io non posso farlo. Non li voglio perché non potrebbero giocare d’azzardo, ma me li ritrovo a far cagnara in tutti i casinò del mondo. Non li voglio perché invece di rompere i coglioni a casa loro e pretendere che le ricchezze infinite dei loro paesi siano equamente utilizzate, pretendono che le mie ricchezze siano equamente utilizzate.

    Affanculo il buonismo. Pretendo una sana reciprocità: che loro possano fare qui ciò che io posso fare nei loro paesi. Molto poco o nulla e allora che anche qui loro possano fare molto poco o nulla.

    Blackjack.

  20. e continuiamo ad essere razzisti allora e avremo sempre e solo raccolti così

    http://www.youtube.com/watch?v=FWzM4iIs8Y4

    Southern trees
    barin’ strange fruit,
    blood on the leaves,
    and blood at the root,
    Black bodies swinging in the southern breeze,
    strange fruit hangin’ from the poplar trees,
    pastoral scene,
    of the gallant south,
    in big bulgin’ eyes and the twisted mouth,
    scent of magnolia,
    clean and fresh,
    then the sudden smell of burnin’ flesh,

    Here is a fruit, for the crows to pluck,
    for the rain to gather,
    for the wind to suck,
    for the sun to rot,
    for the leves to drop,
    here is a strange and bitter crop

  21. il diritto di seguire le nostre leggi ed essere cittadini come noi non vogliamo darglielo? Mica si chiede di averli qui seguendo le leggi dei loro paesi di origine, ma le nostre (si spera civili)

  22. Pregiudizi per pregiudizi.
    Non vorrei mai come vicino un blackjacK: sono di quelli che poi ad agosto imbracciano il fucile per le scale e a chi tocca, tocca.

  23. sai, blackjack, io ne ho conosciuti un tot di LORO che non corrispondo per nulla a come tu li dipingi ( del resto, dalla Bosnia all’Indonesia dovrebbe essercene di gente diversa, o tu sei stato in tutti, proprio tutti i paesi a maggioranza musulmana?) e che in varii casi sono venuti “a casa nostra” proprio per questo: esuli politici ecc. e se penso che uno di LORO o uno di quelli che ancora si sbattono a casa LORO (in Iran, ad esempio) per un po’ più di regole democratiche, anche se le interpretassero a
    modo LORO, finendo in carcere, sotto tortura ecc, mi viene un forte mal di pancia.
    E a Giusco vorrei far presente che io posso anche criticare i comportamenti individuali all’interno a una famiglia, avere in odio il retaggio culturale che li genera (e stiamo parlando sempre per ipotesi), ma questo sta su tutt’altro piano che quello delle leggi dello stato di cui faccio parte. Da questo stato credo di aver il diritto/dovere di esigere che si attenga ai valori e ai principi che lo hanno fondato.
    (e non mi addentro nella questione sulla cultura/famiglia patriacale che mi sembra qualcosa che non appartiene solo al mondo islamico)

  24. Helena, ovvio che non sono tutti come li ho dipinti (?), il buono e il cattivo sono sempre equamente divisi, ma possibile che tutte le colpe e i problemi debbano essere nostri? Dello sporco occidente? Io ne ho piene le tasche di questa megalomania occidentale da ‘cattivismo’ congenito. Posso definirla così?
    Hai mai provato ad andare ad aprire un’attività commerciale dalle loro parti? Non c’è altro da fare che provarci.
    Sono convinto che una sana reciprocità, vera, potrebbe risolvere molti conflitti e, per quanto mi riguarda e come scrivevo qualche mese fa, il vero problema sono i giovani apolidi che abbiamo creato in questi anni: ragazzi e ragazze che parlano solo italiano e che scopriranno, hanno già iniziato a scoprirlo, che non esistono. Non esistono per l’Italia, non esistono per i loro paesi. Questo è un problema serio sul quale investire, ma a quanto pare non interessa a nessuno: si continua a ragionare sul singolo caso da sensazione.

    Per le nazioni, faccio prima a farti la lista di quelle in cui non sono mai stato: la fascia centrale africana, Honduras, Uruguay, Borneo, Cambogia, Vietnam del Nord, Corea del Nord, Cina solo la costa est. Il resto, magari anche solo per qualche giorno, ma ci sono passato. L’Indonesia, tra l’altro, è uno dei paesi in cui sono stato molte volte (non parlo solo di Bali…) e negli ultimi 7 anni l’ho vista annerire a fronte dell’avanzata degli estremisti islamici. Non mi risulta di aver sentito nessuna “voce pura” (io non mi considero un puro, ma un bastardo) alzare mezza parola quando, l’anno scorso, gli estremisti si sono spinti a chiedere persino il cambio dei costumi da ballo delle danzatrici balinesi; che è a prevalenza induista.

    Madeleine: dov’eri? A preparare i consigli per i vicini? Ridicolo.

    Blackjack.

    PS: sull’Iran, a mio modesto parere, stai sbagliando esempio e dovremmo, tutti, fare un piccolo sforzo per capire MEGLIO, molto MEGLIO, cosa sta effettivamente succedendo e, detto da uno che non li sopporta è persino strano, ma ho l’impressione che tutte quelle “democratiche” proteste non siano così chiare.

  25. Madeleine, a casa mia non ci sono armi e sono convinto, pur conoscendole, che non averle a portata di mano sia sempre una scelta molto saggia. Buone chiacchierate sotto l’ombrellone.

    Blackjack

  26. Giocatore, non e’ un fenomeno occidentale, e’ tipicamente italiano, direi risalente alla politica andreottiano/craxiana dei primi anni 80 in medio oriente, con l’italia a smarcarsi quale crocevia del mediterraneo; e in questo senso la janeczek ha ragione a pretendere che l’italia continui nel solco.

    Ne e’ rimasto uno slancio universalistico (da papaboys, da arcobaleni, da sognanti belle anime) descritto anche nell’articolo di Paolo Di Stefano del 3 agosto, uscito sul CorSera: “un popolo di poeti”, dal quale estraggo il paragrafo finale:

    ———
    “I nuovi climi, si diceva. Se si eccet­tuano le numerose raccolte (ma so­no le più ingenue) di carattere vaga­mente sentimentale, di sospirosità autobiografiche, di ispirazioni cosmi­che, religiose o metafisiche, di sem­pliciotti slanci civili, il motivo più ri­corrente (e forse più appagante sul piano poetico) è quello dei muta­menti devastanti del paesaggio e dei guasti ecologici che minacciano la natura, con il senso di precarietà e di spaesamento che ne deriva. Sorpren­dentemente, è una sensibilità che si avverte in verticale, negli autori più, diciamo, ingenui, dove trova una de­clinazione nostalgica (sin dai titoli: «Cielo indiviso», «Tevere in fiam­me», «Il respiro dell’ametista»…)”
    ———-

  27. GiusCo, quelli come te invece, sono quelli che arrivano sempre dopo. Eri a passeggio con Madeleine, mentre cannoneggiavano i Buddah di Bamijan? Oppure stavate già preparando le bandierine arcobaleno in attesa dell’invasione del cattivo?
    Ciò che mi sorprende, di personaggi come te, è che spalmano buonismo in ogni dove, salvo poi utilizzare le parole (solo quelle che il resto si fa fatica) come delle scimitarre, appena compare all’orizzonte qualcosa o qualcuno che gli dà fastidio. Tu sei più italiano di me, ma con una grande differenza: sei il classico italiano tafazzi che viaggia sempre munito di un fornito barattolo di vaselina e, se c’è da parlar male dell’Italia, sei sempre pronto.
    Ma perché se questo paese non vi piace, non vi trasferite, che ne so, a Cuba, in Marocco, negli Stati Uniti, magari in Germania? Così potrete fare come Mantello: continuare a lamentarvi di questo brutto paese e della brutta gente che lo popola e, al tempo stesso, sentirvi tanto vittime perché la polizia bavarese vi ferma una volta su due e vi fa il test antidroga.
    In Germania e in Austria (è un problema se li conteggio entrambi?) ci sono stato, in macchina, molte più volte di Mantello e non mi hanno mai fermato una volta che è una: sempre rigorosamente targa italiana e sono una volta una targa tedesca (auto a noleggio che la mia si era presa la bronchite strada facendo). Forse gli sto meno antipatico di Mantello e la mia targa è meno italiana? I poliziotti bavaresi sono razzisti a fasi alterne e io ho sempre beccato le fasi buone? Sarà colpa della luna? O delle stagioni?

    Ma se vi stanno così a cuore questi migranti, perché non ve li portate a casa vostra? Un paio ciascuno e, facendo quattro conti semplici, sarebbero sistemati tutti in un amen; li adottate e via. Dov’è il problema? A me interessa solo che non li infiliate nella mia di casa e, il giorno in cui vorrò essere gentile, vorrei essere io a decidere, liberamente, chi e quando invitare e ospitare a casa mia e non doverlo fare perché qualcun altro ha deciso per me. Poi, Mantello, dovrebbe spiegarmi dov’è la guerra in Marocco e, per completare l’operazione, dovrebbe provare ad andare in Marocco da immigrato senza visto, provare ad aprire un’attività commerciale o cercare un lavoro. Magari potrebbe provare in Egitto, oppure in Iran, oppure in uno qualunque dei paesi che gli stanno tanto a cuore, solo perché ha conosciuto qualche immigrato, perché dovesse andarci davvero e rimanerci per un po’, la smetterebbe di scrivere cazzate e scoprirebbe, sul serio, com’è la polizia di uno qualunque di quegli stati.

    Blackjack.

    PS: fossi uno dei finanzieri che Mantello maltratta nel suo commento, sarei incazzato come una biscia a cui hanno pestato la coda. Mantello, spero che, la prossima volta che tornerai in Italia, ti fermi una pattuglia della Finanza che ha letto il tuo commento. Guardali in faccia e diglielo in faccia che vanno a troie; dopo che ti hanno fermato.

  28. Beh, ci sono ragioni storiche per cui siamo a questo punto, non e’ che siamo nati con Borghezio (per fortuna). E se leggi le carte da tavolo cosi’ come leggi i commenti, andrai broke molto presto. Auguri.

  29. @ Giocatore d’azzardo
    il problema di fondo è se vogliamo diventare esattamente come i paesi di cui ti lamenti. Come te ne lamenti e poi vuoi far diventare l’Italia come quelli?

  30. Helena

    Non capisco del tutto la chiosa sulla regolamentazione dura del fenomeno migratorio. Cosa intendi concretamente per regolamentazione dura e in che senso parli di un dialogo con il centro-destra? Non dimentichiamoci che in Italia la legge sull’immigrazione l’ha fatta il centro-sinsitra, i cpt sono stati introdotti con un decreto del 1998, la c.d. turco-napolitano, poi la destra ha modificato e introdotto norme sull’impianto della turco-napolitano, ancora vigente…. Certo che il fenomeno va disciplinato ma negli ultimi dieci anni è stato fatto il peggio del peggio, per esempio la (im) possibilità per le forze dell’ordine di ‘accertare’ il diritto di asilo in mare, cioè sui barconi, era una cosa già prevista nel testo originario della turco-napolitano, il che significa, sul piano pratico, legittimare le forze dell’ordien a non accertare il diritto di asilo come previsto in costituzione e rispedire la gente in mare da dove è venuta…..

    Giocatore D’Azzardo

    …In Germania ci vivo da un paio di anni e ho conosciuto tanti italiani che con la polizia bavarese hanno avuto esperienze simili. Quindi nesusn vittimismo, direi un sano realismo. Ciè che succede in Baviera non accade nel Brandeburgo, ad esempio.
    Quanto alle forze dell’ordine italiane, purtroppo ho assistito a scene non belle nella mia città, verso immigrati, di finanzieri ne ho conosicuti tanti, meridionali, ci uscivo la sera verso i diciannove-venti anni, al paesino al mare, e si può esser capitato, te lo confesso, glielo avrò detto anche in faccia, qualche volta, di questo fatto delle troie….Detto questo, se per te ritenere che in Italia ci siano le leggi razziali è una stupidata, confuta per cortesia i richiami testuali che ho fatto alle norme vigenti, esprimi un’opinione ragioanta, altrimenti siamo alla solita, estenuante retorica del ‘vivo nel meno peggio dei mondi possibili’, per cui ogni forma di opposizione al meno peggio è vittimismo, demagogia…

    P.S. Hai mai pensato a guardare il paese in cui vivi come qualcosa di diverso da ‘casa tua’ ? Guarda che il problema, con il razzismo, è che resta tale anche quando si cerca di dargli un fondamento ‘razionale’, una ‘giusitifcazione’….Dio quanti danni (ed epigoni) hanno prodotto su questa terra Giuliano Ferrara e la sua retorica da consequenziarii….

  31. Altra cosa sulle zone di guerra a cui si riferiva giocatore d’azzardo

    Non scrivo cazzate, forse le cazzate le dice allora uno dei più alti funzionari addetti all’immigrazione in Italia, il quale, mesi fa sul corriere della sera, a ridosso della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale (Lampedusa e coste meridionali) ha affermato che era necessario farlo perché la maggior parte degli stranieri che proviene dai barconi proviene da zone di guerra e/o comunque richiede asilo politico. Nell’immaginario di Giocatore d’azzardo se un barcone di ‘cladnestini’ parte dal Marocco è dunque composto da soli marocchini. Interessante teorica, solo che c’è gente che si fa kilometri e kilometri, per arrivare sulle coste e imbarcarsi, quindi la prsenza sui barconi che partono dal marocco, o dalla libia o da dove vi pare di gente che proviene da zone di guerra ecco forse non la eslcuderei con tanta sicumera
    Ribadisco il mio invito a giocatore s’azzardo: parli di contenuti, si informi, invece di incazzarsi e farmi il verso

    Altra cosa e chiudo: chi sei giocatore d’azzardo? Come ti chiami? Con chi parlo? Hai un nome? Un cognome? Ti chiami Italia o cosa?

  32. Mantello, le lezioncine sugli immigrati che arrivano dalle zone di guerra, falle ad altri. Mi riferivo a un passaggio preciso del tuo commento, questo: “Allora ecco, immaginiamo che il mio amico clandestino faccia il bravo, si è bravo, dice subito ai finanzieri come si chiama, dove è nato e dopo qualche mese nel cpt viene espulso dal giudice di pace, con destinazione una zona di guerra”. Dato che si parlava di un amico marocchino, mi chiedevo in quale parte del Marocco ci fosse la guerra. Oppure mescoliamo tutto?
    Per quanto riguarda invece i migranti che chiedono asilo politico e che provengono da zone dell’Africa che, senza alcun dubbio, sono in guerra, la domanda che mi sto ponendo da un po’ di tempo è molto semplice: perché l’ONU non ha un solo “ufficio” in Africa, nei paesi che non sono in guerra e che di solito sono utilizzati come zone di transito, per verificare effettivamente la provenienza o meno da zone di guerra? Mi pare quanto meno strano che, per assistere migranti provenienti da zone a rischio, si debba attendere che: paghino un mare di soldi, subiscano angherie di ogni tipo, affrontino una traversata in situazione ad alto rischio.

    Blackjack.

    PS: chi sono? Sono Blackjack, esattamente come tu sei Mantello.

  33. A me non piacciono le parole “reciprocità” e “tolleranza”. Provengono da aree culturali diverse e tuttavia esprimono la stessa forma strisciante di razzismo. Forse sono l’unico che le sente come delle parolacce. E’ come “esclusivo”: un resort “esclusivo”, una serata “esclusiva”, un aggettivo che viene usato per darsi un tono e a me suona come un insulto, un disvalore evidente…Che brutto mondo, proprio un mondo “esclusivo”.

  34. Allora Blackjack, io mi firmo con nome e cognome e tu ti firmi come un gioco di carte, a mio avviso c’è una certa differenza in termini di assunzione di responsabilità per ciò che scriviamo.
    In ogni caso il tuo rilievo sull’Onu è un’osservazione di merito e mi fa piacere che il livello del dialogo migliori….Nessuno nega l’insufficienza degli alti commissariati per i rifugiati, però non capisco dove vuoi arrivare con la tua domanda, intendi forse dire che i probelmi dell’africa non riguardano l’italia, o meglio l’europa, che sono al massimo problemi dell’onu? Se intendi dire questo, ti rispondo che non si migliorano le cose facendo accordi locali con un dittatore (Gheddafi) e poi mascherandosi con il solito alibi che l’europa lascia sola l’italia e non ci sono politiche comunitarie sull’immigrazione. Il problema è dove si rema, cosa fanno i debputati del pdl e della lega in europa, promuovono politiche sostenibili di solidarietà o promuovono l’esclusione sociale?
    Al di fuori dell’isoletta europea e della difesa del proprio benessere e delle proprie jaris con aria condizionata targate italia, ti ricordo che l”italia, specificamente, ha firmato alcune convenzioni internazionali sulla materia dei ‘rifugiati’ e sui diritti dei minori e le sta violando in modo grave, tutto qui. Ha ragione Sergio Garufi quando sostiene che parlare di ‘reciprocità’ sui diritti fondamentali delle persone è un non senso razzista, la condizione di reciprocità sul piano giuridico è un retaggio ottocentesco, anzi da legge del taglione e infatti oggi,per quel che vale, riguarda solo il godimento dei diritti civili ‘non fondamentali’. Sicuramente non vorrai sostenere, spero, che siccome in Iran impiccano la gente oer strada allora lo stato italiano dovrebbe prevedere la pena di morte per i clandestini provenienti dall’iran,che magari chiedono asilo politico…Ci vuole un minimo di buon senso, quando si discute di queste cose, punto.

    p.s. Non amo incaponirmi sulle ‘forme’, soprattutto quando diventano un espediente per non discutere la sostanza delle cose (una roba che può fare Bondi in tv, o Brunetta) ora nel brano che citi dal mio intervento parlo genericamente di ‘clandestini’ e non di ‘ marocchini’, pensa che mentre scrivevo mi sono detto : no cambia espressione, perché poi ti obiettano che in Marocco non c’è la guerra. E allora ho cambiato espressione e ho scritto ‘clandestini’ (che in sè è una parola da abolire dal vocabolario ma tant’è, in tv si usa), credo anche di essere andato accapo, in quel trafiletto, per marcare le distanza da ‘marocchino’. Vabbe’ sono riserve mentali mie, spero che adesso, su questa fesseria ci siamo capiti, tenuto conto che l’oggetto della discussione, nel merito, è dato dalle leggi razziali vigenti in italia. Cosa pensi, Blackjack di queste leggi non me l’hai detto mica…

  35. Blackjack che ha il privilegio di essere uno dei nostri lettori di destra più ideologici e fedeli, si spaccia non per un semplice razzista in versione Lega Nord: lui è un razzista di mondo e con soldi (ama i casinò) e un razzista che viaggia. Insomma, si presenta alla fine come un lucido e pragmatico ragionatore di fronte a tante anime belle. Sennonché la discussione con lui io la troncherei dopa la prima frase del suo commento, in quanto è talmente ingenua da commuovere. Scrive BlackjacK.

    “Io non li voglio a casa mia. Sì, casa mia.”

    Troppo tardi caro. Sono già qui. Alcuni già con la cittadinanza italiana. Alcuni si sono sposati con le tue vicine di casa. Senza di loro a Milano non costruiscono un muro. Non si ristruttura un appartamento. Certo, se con casa tua, intendi il tuo appartamento, puoi scegliere di rivolgerti ad artigiani, muratori e operai italiani di terza generazione. Ma nel paese, che non è tuo, ma di tanti altri, di tanti razzisti più pragmatici di te, ci sono e ci saranno. Loro, i lavoratori di religione mussulmana. Smetti di credere nelle favole.

  36. Quanto alle domande sollevate da Helena. Due ossservazioni.

    La mia compagna è francese e mi dice: ma voi italiani siete completamente rassegnati a questa situazione, a queste leggi discriminatorie. Non so fino a che punto. Localmente delle reazioni si sono già viste. E non è certo ad agosto che si vedranno mobilitazioni. Ma la vergogna come italiano, c’è. E’ palpabile. Il problema non rigaurda ovviamente coloro che – maggioranza di italiani – sono per questa legge. Riguarda coloro che non lo sono.

    Personalmente vedo due possibilità per me praticabili. Mettermi in contatto con associazioni sul territorio che difendono i diritti degli immigrati, come Nigrizia. E dare del mio tempo libero per le loro iniziative. Poi, in quanto insegnante cioè funzionario pubblico, cercare di mobilitare i miei colleghi a livello di scuola in cui lavoro. L’obiettivo finale e comune in questi casi è la disobbedienza civile, in forme il più possibile collettive e dunque percepibili attraverso i media.

    Parecchie persone che conosco, hanno cominciato a reagire in forme individuali come quelle di cui ha parlato Madelaine. Ma in realtà è necessario agire in forme collettive, di gruppo, per poter giungere a una massa critica capace di sollecitare l’attenzione della popolazione circostante.

    Da anni non ho esperienza di militanza. E per quanto riguarda esperienza passate, ci sono aspetti che, caratterialmente, trovo insopportabili. Ma qui davvero non c’è molta scelta. O uno si tiene la vergogna e sta davvero zitto. O torna a mettersi in mezzo agli altri e a fare qualcosa della sua rabbia.

  37. Mantello, hai infilato il dito nella piaga: i migranti sono un problema per tutti e i commissariati dell’ONU in Nord Africa, non è che sono insufficienti… non ci sono proprio! Non ce n’è uno che è uno. Concorderai con me che la situazione è quanto meno degna di nota e strana. Ora, ciò che mi chiedo è: può un paese, da solo e per il semplice posizionamento geografico, farsi carico di un tema come quello dei migranti dall’Africa? La risposta mi pare lapalissiana: no.
    Nemmeno la Spagna sinistro-zapateriana (do you remember Melilla?) è disposta a giocare da sola e ha fatto un can can allucinante, non solo con i mitra e le barriere fisiche, ma anche in Unione Europea.
    Nessuna nazione può giocare da sola e questa è una “partita” che persino strutture ben più importanti dell’Italia (vedi UE e ONU) hanno paura a giocare e allora scaricano il problema sui singoli paesi; dilatando i tempi e inventandosi che andare ad aprire un commissariato in Libia, o in Algeria, o in Egitto è pericoloso. Beh, sono d’accordo: il commissariato ONU di Monte Carlo è decisamente più confortevole e gli consente una vita molto più tranquilla e decorosa. Eccheccavolo, ma vuoi mettere quanti immigrati importanti e bisognosi di assistenza ONU premurosa ci sono a Monte Carlo? Oh, c’è anche la Croce Rossa da quelle parti: non manca proprio nulla; sai, nel caso in cui si sloghino il polso mentre puntano.

    Questo è, a mio modestissimo parere, il punto cruciale e il tiro al piccione che la sinistra italiana continua a fare contro l’Italia è, a voler essere delicati, inutile e sicuramente dannoso. Poi, come è successo qualche mese fa proprio qui, molti scoprono da un destrorso come me, che in Italia i figli nati da extracomunitari che non hanno acquisito la cittadinanza italiana, sono degli apolidi. Parlano italiano, con l’accento locale, hanno frequentato le nostre scuole, giocato con gli altri bimbi, ma zac… arrivati a 18 anni scoprono che non esistono.
    E’ una bomba demografica che fra non molto scoppierà fra le mani di tutti e, escluse un paio di associazioni dei soliti sognatori, è un argomento che non si sta filando nessuno (la CEI ogni tanto lo ricorda, ma anche quella non se la fila nessuno).
    Molto più d’impatto, sotto tutti i punti di vista e per tutti, rincorrere il caso emblematico del momento che iniziare ad esercitare una pressione intellettuale continua che punti ad argomenti precisi e concreti.

    Sono contento che tu abbia considerato “di merito” il riferimento all’ONU, ne sono convinto pure io, ma per quanto riguarda il resto e per via di sbrodolate, non abbiamo viaggiato a livelli diversi, tu ed io. Ma basta saperlo; purtroppo, a fronte anche di ciò che scrivi nel tuo ultimo commento, ho l’impressione che l’unico che è disposto ad ammettere di aver esagerato con le parole sono io.

    Blackjack.

    PS: io avrò il nome di un gioco di carte ma tu quello di un capo di vestiario. Cambia molto la sostanza?

  38. Andrea, ma hai provato a chiedere alla tua compagna francese come mai si vergogna solo delle leggi italiane e non di quelle francesi? Scusami, ma la prossima volta che andate in Francia, fatevi un giro nelle periferie di una città a caso e andate a vedere come trattano gli immigrati irregolari da quelle parti. Sù, caro Inglese e compagna, proviamo una volta tanto a vergognarci tutti assieme. Dici che forse potrebbe funzionare?
    Poi, sono disposto ad accettare lezioni di civiltà da quasi tutti, ma non da quel concentrato di vipere politiche che è la Francia (e per induzione i suoi elettori/cittaidni, esattamente come loro fanno con noi). Vorrei ricordare alla tua compagna che, solo due anni e rotti fa, lei e il suo governo di merda, appoggiato dalla Germania, hanno riconsegnato l’Ucraina nelle mani della Russia negando il loro sostegno all’accelerazione del processo di annessione dell’Ucraina alla NATO. Cavolo, non ha lo stesso effetto mediatico di rispedire qualche barcone in Libia, ma in un colpo solo, diplomaticamente e senza disturbare le anime belle (che di queste cose non si curano e poco capiscono, altrimenti non sarebbero anime belle), hanno ucciso le speranze di 50 milioni e passa di persone, per 4 luridi barili di gas.
    Purtroppo gli è andata male e il loro vero obiettivo (la commessa per la costruzione del nuovo gasdotto russo) l’ha vinta l’ENI e non la Total: che disdetta. Quindi, se proprio mi devo vergognare, lo farò quando inizieranno a vergognarsi anche i francesi, ma credo che la tua compagna sia più attenta ai barconi italiani che non alle porcherie su larga scala del suo governo.

    Per quanto riguarda il resto, ho la netta sensazione che fra me e te, quello che crede ancora alle favole della destra e della sinistra sia qualcun altro.

    Blackjack.

  39. Ma sì. Siamo in mano a gente (non: persone) che porta le proprie scrofe al guinzaglio, gonfie di piscio, per le moschee. Sic. Che non ricorda nemmeno cosa ha mangiato ieri a pranzo, come e grazie e sopra chi e che cosa hanno cumulato loro sugne e crassumi.

    Se poi i chi e i che cosa bussano, chiedono, va bene solo se lo fanno in tanga, a bordo strada. O dopo, in ginocchio, mentre succhiano.

    Ma sì. Che inizino a vergognarsi per primi i francesi.

  40. blackjack che ti devo dire? Che non vedo la società multietnica come un pericolo? Che non mi piace la logica del noi e del loro? Che non un commento uno ho sentito da parte tua sui contenuti delle leggi italiane da me richiamati nel primo intervento? Io credo che ciò che dovrebbe distinguere una persona di sinistra, oggi, sia la capacità di rinunciare al perseguimento egoistico dei propri interessi come parametro di azione quotidiana e come criterio di voto politico, mi mette tristezza una società in cui c’è gente che vota chi gli toglie l’ici sulla casa. Una persona di sinistra ha il dovere di preoccuparsi di chi, in quel dato contesto storico e geografico, è il soggetto più debole, è troppo facile soffiare sul fuoco fomentando lo scanno fra poveracci, il livore punitivo e irrazionale delle cittadine del lombardo-veneto, le spedizioni punitive a roma, gli omicidi camorristi di africani in campania.
    Ciò che contraddistingue invece le politiche della destra italiana e padana è il chiudersi a chiave a quattro mandate nelle proprie quattro mura, è soffiare sul vento della paura, non è un caso che in padania molti operai votino lega, al fianco di un mare di soggetti benestanti, uniti da una pseudo-identità collettiva dietro la quale si annida solo la difesa del proprio particolare. Non abbiamo la stessa visione del mondo, tutto qui, sul cognome tralascio, sono iscritto all’anagrafe con quello, saluti

  41. Senti Teti, a raccattare sesso a pagamento ci andrai tu e la tua buon’anima. E se ho frainteso, me ne scuso. Se poi, per farti piacere, dobbiamo scusarci solo noi e non chi le porcherie vere le combina sul serio, e poi pretende di distribuire lezioncine moraleggianti, beh: c’è qualcosa che non mi quadra.
    E la sostanza non scompare perché tu e qualcun altro si sente moralmente al di sopra del mondo. C’è una cosa che ho imparato benissimo in più di 50 anni: i santi sono veramente pochi, quasi unici direi, per il resto è solo una questione di prezzo. Per tutti e io mi metto in prima fila.
    L’importante è esserne coscienti per evitare di fare danni. Non ti pare?

    Blackjack.

  42. Mantello, ma da dove deduci che mi spaventano le realtà multietniche? Bah, sicuramente è colpa mia che non mi so spiegare.
    Le leggi italiane? E secondo te, con la situazione carceri che abbiamo in Italia e il carico dei tribunali, c’è qualche speranza che, al di là del solito sfigato necessario per il caso da giornale, gli immigrati non regolari finiscano in galera? Oppure che, magari lo facessero, cominciassero a sbattere in galera i delinquenti italiani che affittano materassi a 700 euro al mese? Oppure che riservassero lo stesso trattamento agli altri delinquenti che assumono immigrati senza documenti sottopagandoli? Non succederà perché anche le ‘etiche’ cooperative costruttori della sinistra (fra le più grandi imprese edili italiane; oh, sono loro che hanno vinto l’appalto per ristrutturare la base Dal Molin a Vicenza, mica il piccolo imprenditore edile padano) li utilizzano, con le stesse modalità dell’imprenditore padano tanto odiato da queste parti (ma qui si odia sempre a senso unico?). O mi sbaglio? No perché, se mi sbaglio, qualcuno mi deve spiegare perché la COOP possiede una banca a Ginevra, nella zona centrale storica, la più costosa, vicinissima al lungolago, dietro la concessionaria Cartier e proprio di fianco a uno dei porcilai finanziari dei Rothshild. Non ricordo il nome della via, ma ci sarò fra un paio dio giorni e, se a qualcuno interessa, oltre all’indirizzo posso mandare pure una bella fotografia con dedica.
    Sì, sarebbe un sogno se queste regole, previste dalla legge, fossero applicate, ma rimarrà tale. Questa, come tante altre, è una legge inapplicabile e la dimostrazione lampante è data dal fatto che, prima fanno la legge e poi si accorgono che senza badanti la sanità italiana esploderebbe. Sai che poesia. Già due salti mortali prima ancora di schiantarla; questa legge.

    No Mantello, non ci siamo. Gli immigrati non sono il problema, ma la soluzione. La soluzione a cosa? Siete voi quelli intelligenti, mica io, io gioco solo a carte, quindi trovatela voi la soluzione.

    Blackjack.

  43. senti blackjack, ci sono tante cose che non vanno, ma tu stai mescolando cose che non c’entrano niente. sei pure rancoroso, forse troppo gioco d’azzardo ti rende nervoso. datti una calmata e rilassati. e poi scusa, con un nome cosi’ non capisco perche’ dovremmo prenderti seriamente. saluti.

  44. Laura, non preoccuparti. Domani riparto, ho l’abbronzatura che si sta scolorendo, e mescolerò altro :-D Buone ferie.

    Blackjack.

    PS: ma chi ha mai detto che mi dovete prendere sul serio?

  45. PS: mescolo troppo perché ho tirato di mezzo le COOP costruttori di sinistra? Ah già, vero: quelle non si toccano. Sono buonissime sempre, quelle :-) Dai, non prendertela, succede…

  46. Blackjack,

    naturalmente lei ha frainteso. A meno che dietro il suo nick non sia celato uno dei nostri buoni ministri, cosa assai improbabile: e con guinzaglio e scrofa reali, non metaforici. E’ a loro che mi riferivo con il mio commento, non certo a lei.

    Sull’ipotesi moralista nemmeno mi soffermo. Il moralismo non è roba che mi riguardi. La santità, figuriamoci.

    Però, il discorso del ”tanto brutti e cattivi lo sono tutti”, non mi va proprio giù. Lei è stato libero di esprimerlo. Io di dissentire.

    Saluti,

    F.T.

  47. a proposito di carceri (i cpt lo sono, di fatto, le carceri ufficiali sono già piene di immigrati), questo pezzo l’avevo letto su L’altro, lo riporto per intero qui di seguito con un copia-incolla:

    Ennesimo pestaggio al C.I.E. di Ponte Galeria

    Le testimonianze degli altri detenuti raccontano passo passo la vicenda di questo ragazzo, purtroppo ancora senza nome. E’ arrivato la sera del 3 al Centro di Identificazione ed Espulsione alle porte della capitale, dopo una traduzione da Bari, in attesa di un’imminente espulsione verso il suo paese di nascita: l’Algeria. Il ragazzo all’arrivo a Ponte Galeria, essendo gravemente malato di cuore, chiede le sue medicine che, contrariamente a quanto lui immaginava, non erano partite al suo seguito da Bari. La situazione si è surriscaldata, il ragazzo ha reclamato e cercato di spiegare l’importanza di quei farmaci per la sua condizione: la risposta è stata più che decisa. La Polizia di Stato, che nel centro lavora passo passo con la Croce Rossa Italiana, invece di mobilitarsi per cercare di reperire il prima possibile questi medicinali, ha pensato bene di metterlo in una cella di isolamento e farlo pestare. A morte, come urlano telefonicamente i suoi compagni di prigionia. Quando è arrivato nel reparto insieme a tutti gli altri non dava segni di vita: rantolava moribondo e dopo un po’ di proteste la Croce Rossa è stata costretta ad intervenire. Da quel momento in poi non s’è saputo mai più nulla: nessuna ambulanza è mai entrata nel lager, come continuano a ripetere gli altri e in più -fatto decisamente inquietante e chiarificatore- tutti i detenuti algerini presenti nel centro, sono stati immediatamente trasferiti nel reparto femminile, senza possibilità di comunicare con nessuno. Non si conoscono le generalità del ragazzo. Nè dove sia stato portato dopo il pestaggio e la richiesta di soccorso… nel torrido caldo d’agosto saranno in pochi a chiedere che si faccia luce sull’ennesimo invisibile passato tra le sbarre del nostro paese.

  48. Teti, rigeneralizzo e livello tutto facendo ciò che non le piace: c’è chi va a puttane e chi va a trans. Chi organizza festini e chi stupra nei garage. Nulla di nuovo sotto il sole e differenza zero. Se poi vuole tenersi la sua superiorità morale, prego, nessun problema; io mi tengo la mia convinzione che, tranne casi rarissimi, è solo una questione di prezzo. Purtroppo. Sia chiaro e lo ribadisco, non mi tolgo dal giro dei prezzolati.

    Blackjack.

    PS: felice di aver frainteso e le scuse, che rinnovo, le avevo già fatte. Mi offrirono, in passato, di fare politica, ma guadagno a sufficienza col mio lavoro e non mi serve andare a rubare ai poveri cristi. Magari in futuro…

  49. Mantello, questo caso, come quello di Fatima, come altri è ovviamente importante e i responsabili sono da trovare, ma non sposta di nulla la sostanza: gli immigrati sono la soluzione e non il problema e fanno comodo a tutti.

    Ora vado, tornato il sole e mi faccio due passi.

    Blackjack.

  50. Per la seconda volta, Blackjack, lei mi accusa di superiorità morale. Bah.

    E per il semplice fatto di: non possedere una scrofa da far scutrettolare attorno alle moschee; e: di aver affermato che talune ”categorie” di immigrati non sembrano dare più di tanto fastidio ai nostri governanti come soprattutto a tante anime imbellettate e animule belle. Per, ancora: trovare poco utile giustificare questa nazione perché tanto anche la Francia.

    Come vuole, sia pure.

  51. Io capisco il gusto della contraddizione fine a se stessa e il bisogno di voler avere
    l’ultima parola (del resto sto continuand a postare in modo autistico risposte a un tizio che si firma come un gioco delle carte) però sostenere che gli immigrati fanno comodo a tutti e che sono la soluzione (a cosa?) e non il problema (quale? di chi?) mi sa tanto di cazzeggio, appunto un discorso da spiaggia. Va bene cazzeggiamo, con una persona senza nome che si diverte a tenere banco perché tre o quattro interlocutori di buona volontà gli danno credito e gli rispondono tentando di ragionare e non di buttarla in vacca con il proverbio preferito di Gaetano Mosca (‘da che mondo è mondo) o con una scenetta tratta dai mostri di risi. Forse aveva ragione andrea Inglese, non so, io comunque oggi non ho nulla da fare, quindi cazzeggio a oltranza con un gioco a carte: dove vai in vacanza blackjack, a cuba no, vero? Di cuba ancora non hai parlato, dopo le coop rosse, mancano cuba, pol pot, la cina….

  52. Teti, facciamo a non capirci. Vuole forse convincermi che la prostituzione per piace al governo di destra e non piaceva al governo di sinistra? Posso dire che mi pare una posizione leziosa e falserella? Almeno un tantino…
    Vuole dirmi che è peggio un buffone (assodato per tutti che è un buffone) che si porta un maiale a gironzolare intorno a una moschea, della succitata banca COOP a Ginevra? Pecunia non olet e il maiale sì?
    Se è questo ciò che sostiene, non posso fare altro che arrendermi: utilizziamo metri di giudizio diversi, fra di loro incompatibili. E, dal mio modesto punto di vista, un metro come il suo è giustificabile solo ed esclusivamente con una cecità intellettuale persino pericolosa.
    Mi sono spiegato meglio?

    Per quanto riguarda la Francia, ribadisco la mia posizione: non accetto lezioni morali da cittadini e nazioni che sono il peggio del peggio in termini di sfruttamento dei paesi dai quali provengono gli immigrati. La Legione Straniera ce l’hanno Francia e Spagna; sicuramente non l’Italia. Ripassino a distribuire lezioni dopo aver spalato la loro abbondante merda e non essersi cosparsi solo di profumo. Dà fastidio un atteggiamento come il mio? Chissenefrega: sono disposto ad accettare lezioni da tutti, ma se tutti sono disposti ad ammettere, senza remore, i propri errori e a metterli sul tavolo assieme ai miei. Prima di iniziare la lezioncina, non dopo.

    Blackjack.

  53. a black jack
    sul confronto francia – italia,
    la risposta che dai tu, è quella che do io, anche più circostanziata della tua, per il semplice fatto che proprio su NI ho pubblicato anni addietro articoli sulla politica anti-immigrati francese, ma:
    1) non è una risposta nel merito, in quanto il problema di cui si parlava qui è la reazione delle persone, non la politica dei governi. E in francia ci sono state mobilitazioni per impedire che le retate contro gli immigrati irregolari, si sono mobilitati gli insegnanti, le varie associazioni…
    Quindi se il ministero dell’interno francese, e la sua polizia ben coperta, non ha lezioni da dare a nessuno in fatto di violazione dei diritti umani, la società civile francese qualche lezione a quella italiana la può per ora dare.
    2) Vedere che rispetto al fenomeno immigrazione, la politica europea è globalmente ipocrita, quando non palesemente discriminatoria, non solleva la coscienza di noi italiani.

    Comunque ribadisco il mio punto, con tutto il rispetto delle opinioni apocalittiche o razziste, in questo momento a me frega poco discutere
    con le persone che la pensano come te. Credo che di queste discussioni in questi anni ne abbiamo avute molte. Ora le vostre opinioni hanno vinto, si sono incarnate in una legislazione. Quello che mi interessa fare ora è capire come chi è contro questa infamia legislativa possa manifestare in modo non privato e singolare il proprio dissenso. Tutto ciò ha una posta in gioco politica, non di semplice lavaggio delle coscienze. Se c’è un forte dissenso popolare, l’applicazione giorno per giorno di questa legge non avverrà nel consenso, ma nell’imbarazzo, controvoglia, a metà. E questa sarebbe già un prima vittoria, in attesa di un mutamento più sostanziale.

  54. Mantello, a Cuba non ci vado in ferie (i casinò sono pessimi da quando è arrivato buon’anima Castro). Per il resto, mi pare strano che sia così difficile capire perché gli immigrati sono la soluzione e non il problema. Si tratta di capire per chi sono la soluzione e qual è l’obiettivo di chi li ha “inventati”. Nessuna idea in merito?
    Strana poi questa levata, con tentativo di banalizzazione incluso, una volta messe sul piatto anche le COOP Costruttori di sinistra (le più grandi imprese edili d’Italia, ribadisco) che sfruttano gli immigrati esattamente come il piccolo imprenditore padano tanto odiato. Però, pare che le COOP nessuno riesca a odiarle, anche se si comportano come e peggio del piccolo imprenditore padano; loro operano su larga scala, mica pizza e fichi. Nessuno riesce a odiarle nonostante una banca di proprietà (non qualche quattrino gestito da altri) nel cuore sporco del capitalismo: Ginevra.
    Che se ne fanno di una banca a Ginevra? Non potevano aprirla a Roncobilaccio? Perché proprio Ginevra?

    Non ti pare strano, Mantello, che debba raccontartelo un gioco di carte che la COOP gestisce operazioni finanziarie, sicuramente lecite ci mancherebbe, da una banca di proprietà a Ginevra? E non venirmi a dire che lo sapevi, saresti in clamoroso ritardo.

    Blackjack.

    PS: mi fa piacere che oggi cazzeggi e riposi, almeno si passa un po’ di tempo

    PPS: l’unica altra società italiana, non bancaria, che ha una sua banca in Svizzera, è la FIAT. Una volta era a Lugano, in un bel palazzotto moderno, quelli con i vetri a specchio.

  55. Sì, Blackjack, facciamo a non capirci, dato che ora addirittura mi mette in bocca cose che nemmeno ho lontanamente pensato. Traendone poi conclusioni. Bel processo.

    Se non ricordo male qui si parlava di razzismo, e il mio commento primo era rivolto precisamente alla classe politica che meglio in Italia lo esprime, con tutte le sue buffonate e ipocrisie. La stessa questione della prostituzione, su cui lei si sta impuntando, era il tratto meno marcato a questo riguardo, un esempio tra i tanti possibili di quelle ipocrisie, e non altro. Non mi pare di aver stabilito, neppure nel commento a seguire, ponti a specchio o allusioni di confronto tra quanto sopra e la questione COOP, o le eventuali morigeratezze dei governi di sinistra (risata). Per cui, io sarò pure uno stupido, come mi si taccia, ma lei non so più con chi sta parlando nei suoi commenti. Non con me, ad ogni modo.

    E qui chiudo. Non sono portato per i diverbi in thread ed è difatti la prima volta che mi lascio andare. Non dà frutto. Non è neppure un dialogo tra sordi.

    Estremi saluti dunque.

    F.T.

  56. Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi, ma lo scenario più probabile che si profilerà nei prossimi mesi è molto vicino a quello che dice Andrea: la gente non denuncerà. Così come le forze dell’ordine si comporteranno come si comportano sempre in questo paese: nei primi due giorni multe e arresti e poi sono i primi a chiudere un occhio.
    Credo che sia pericolosissimo. Perchè mentre Andrea auspica un comportamento cosciente e consapevole, quasi una forma di dissenso e opposizione, in realtà sarà la solita cosa all’italiana: l’altro è cattivo, ma se sei amico mio tutto va bene. Conosco persone che fanno gli stessi ragionamenti di BlackJack su questi argomenti e poi magari appena possono pagano le tasse universitarie di ragazzi stranieri in difficoltà, si fanno in quattro per regolarizzarli… insomma…

    Il problema è il tipo di cultura che si è generata in questi anni. L’idea che c’è una persona che, poiché ricopre una certa posizione, è inferiore rispetto a te. Che puoi pretendere legittimamente di sfruttare, deridere, denigrare. Adesso esiste una categoria di persone percepita come inferiore anche a prova di legge.

    Oggi vedendo il TG 5 scoprivo, dalla bocca del Presidente del Consiglio che l’Italia è il paese che ha reagito meglio in Europa alla crisi. Vado a memoria, probabilmente le parole non erano queste, ma il concetto che passava, per la casalinga di voghera come me, è che l’Italia è il paese in Europa che sta meglio. Ora, la casalinga di Voghera, come me, ha il marito in cassa integrazione, i figli a rischio futuro, gli amici operai in fabbrica che sono disoccupati, amici della sorella più giovane che in quanto co.co.co. rischiano di non vedersi rinnovato il contratto, il mutuo oramai troppo alto, l’affitto che scade, i libri per i figli da comprare, i posti all’asilo che non ci sono eccetera eccetera eccetera. La casalinga di Voghera, che non ha tempo di leggersi tutti i giornali, seguire le discussioni su NI e altrove per potersi fare un’idea sua, sa però sulla sua pelle, che, invece in Italia, qualcosa non va. E cos’è che non va? Non la crisi, l’inesistente azione di governo per arginarla, l’assoluta mancanza di rilancio dell’economia, o anche solo di un piano futuro. No. La risposta è tutta qui. Quello che non va sono i salari del sud che sono troppo alti, quello che non va sono questi clandestini che violentano le figlie, rubano il lavoro, levano i posti a scuola. Ecco. Forse è un’allucinazione da metà agosto in città. Ma questa è l’idea che mi sono fatta…

    Invece per tornare al post iniziale, quoto Andrea Inglese: mi interessa capire ora come agire in modo non privato e non singolare.

  57. Inglese, bene: ristabilita parte della parità può ripartire una discussione (non mi risulta che in Italia tutti se ne stiano zitti, ma forse vedo male io perché ci sto poco). Il punto che poni, cosa fare, è sicuramente importante ma, come dicevo a Mantello, gli immigrati sono la soluzione, non il problema. E nel momento in cui sono la soluzione e non il problema, un’azione come quella che tu proponi è un palliativo necessario, per evitare che il malato muoia subito, ma rimane un palliativo.

    Assieme al palliativo deve essere fatto, a mio modesto parere, un ulteriore piccolo sforzo per tentare di capire chi utilizza gli immigrati come soluzione. E’ quello il vero obiettivo e, sempre a mio modesto parere, non è un obiettivo né di destra, né di sinistra. Entrambe, sia la destra, sia la sinistra, sono parte del gioco, anche se con ruoli diversi. Ed è un gioco truccato, un gioco che non vede mai al tavolo i giocatori veri. Come fai a vincere se non sai contro chi stai giocando?

    Provo con un piccolo esempio apparentemente fuori tema: il buon Barack Hussein Obama. Grande: Yes, we can. Sì, ma sempre gli stessi “can” gli altri mai! Arriva e cosa ti fa? In piena crisi finanziaria (non economica please) non trova niente di meglio da fare che regalare camionate di denari a banche che avrebbero dovuto morire, poi, senza dire nulla a nessuno, si rimangia i suoi propositi di togliere alla FED il diritto unico di battere moneta (l’ultimo a provarci fu Kennedy con il 111110 e gli spararono) e si allinea al carro e, ciliegina sulla torta, caccia un’altra paccata di soldi per foraggiare le multinazionali del farmaco per il vaccino H1N1 (la bufala dell’influenza suina). Non contento, e memore degli eventi del 1976, fa passare una legge che depenalizza gli eventuali danni e rende impossibili le azioni legali dei cittadini a fronte di eventuali danni causati da vaccini non testati (a fronte dell’urgenza è stata concessa la possibilità di NON testare i vaccini). Ma mica si ferma qui. La FEMA ha già preparato i campi di concentramento, ops quarantena, per gli eventuali contagiati non vaccinati e, ciliegina sulla torta, sta passando l’obbligatorietà della vaccinazione. Niente male per uno di sinistra, non credi?

    Cosa c’entra con gli immigrati? C’entra eccome. Com’è possibile che queste scelte nefaste passino sotto silenzio e l’informazione ufficiale si limiti a dare i numeri di un’OMS che ha persino smesso di consolidare i dati epidemiologici provenienti dai vari paesi? Semplice: basta far parlare d’altro e cosa c’è di meglio se non un bello scontro fra religioni, ideologie, migranti, poveri della prima e dell’ultima ora? Tu cosa vedi? Vaccini potenziati all’idrossido di alluminio che ti infileranno obbligatoriamente in un braccio, oppure la povera Fatima che si suicida non si sa bene per quale motivo?

    Dici che è un esempio che non calza? Può essere, ma tutto può essere a questo mondo; anche che la COOP abbia una banca a Ginevra.

    Blackjack.

  58. Soprattutto a Giusco e a Marco (grazie della pazienza di aver puntualizzato un po’ di cose che avrei detto anch’io) e ripartendo dai commenti di Andrea.
    Quel che cercavo di dire rispetto agli altri paesi europei, è una cosa molto semplice. Lì- Francia, Germania- ci possono essere leggi restrittive, ma nessuna di queste nazioni, per quel che mi risulta, è mai arrivata a formalizzare qualcosa come il REATO DI CLANDESTININITA’ (e infatti l’Unione Europea non ha gradito niente). Poi concretamente, nella prassi dell’ordine pubblico, la situazione può anche essere non molto diversa, persino peggiore alle volte. Solo che uno degli aspetti dell’ipocrisia per cui si legifera in un modo e si agisce in un altro è – forse- che resta più facile vederla e denunciarla come da quelle parti fanno in molti. Mentre qui sembra difficile persino far avvertire ancora che una certa legislazione costituisce una violazione dei principi dello stato di diritto, ossia di qualcosa che dovrebbe essere un bene per tutti i cittadini di uno stato. Era questo che cercavo di segnalare, era questo che vorrei tanto fosse percepito al dilà degli schieramenti.
    Poi io potrò sempre avere un’idea diversa di come vadano affrontate tante questioni, inclusa l’immigrazione. Ma il fatto che rifiutare la criminalizzazione indistinta di chi si trova senza permesso di soggiorno valido, debba essere l’espressione di un’idea di sinistra (magari addirittura estrema) mi pare tanto significativo di quanto abbiamo perso alcuni punti fermi, quanto allucinante.
    Quindi, Giusco, qui non vedo proprio cosa possa c’entrare l’eredità di Craxi e Andreotti. Anche perché – pur essendo partito qui dal caso di una ragazza magrebina- la legge si applica allo stesso modo per gente che viene dalla Cina o dall’Ucraina che col Mediterraneo c’entrano ben poco.

  59. Al volo, ad helena:

    la sensibilita’ italiana, della gente prima e dei governi dopo, verso le questioni migranti (medio oriente, area mediterranea) nasce dal basso negli anni 70 (diciamo con l’attentato alle olimpiadi di monaco del 1972) e si fa mainstream con la politica estera craxiana degli anni 80. Prima, nessuno in Italia si interessava delle questioni estere oltre il muro contro muro dei due blocchi, con Berlinguer in mezzo. La restaurazione atlantica di Berlusconi, col suo immaginario da anni 50, e le spinte razziste dei suoi alleati nordisti hanno riportato indietro l’orologio delle sensibilita’.

    Gli istinti solidaristici di tanti commentatori in questo colonnino sono figli di quelle politiche di apertura e del successivo lavorio del papa polacco. Se lei, per sua storia personale e cultura di provenienza, aveva gia’ indole aperta, non era questo il caso in Italia, ne’ nei salotti buoni ne’ fra la gente comune: noi non abbiamo mai avuto una classe aristocratica, coltivata e cosmopolita, quanto piuttosto industrialotti operosi al nord e notabilitato parassita, a volte imbevuto di bellettrismo, al sud.

  60. Blackjack siamo ancora al giuliano ferrara pensiero? Al ‘sono tutti colpevoli e quindi sono tutti assolti’? Al ‘teniamoci il paese come è, gli immigrati fanno comodo a tutti’? E’ desolante che tutto quello che sai dire quando uno ti scodella una legislazione fatta su misura per creare esclusione sociale sia: si però allora anche le coop…. Su questa cosa delle coop e dell’edilizia fai come al solito molta confusione, cioè in una parola cazzeggi. Il problema del diniego di accesso alla casa di abitazione per gli immigrati riguarda nella maggior parte dei casi immobili affittati da privati tramite agenzie, cioè il diritto antidiscriminatorio.
    In ogni caso se ci fosse sfruttamento del lavoro nero nei cantieri gestiti dalle coop (che è un problema diverso da quello dell’accesso al mercato immobiliare abitativo per gli stranieri) per me non farebbe nessuna differenza, rispetto al piccolo imprenditore padano.
    Le statistiche dicono che ci sono almeno 500000 immigrati irregolari (badanti escluse) che hanno oggi un lavoro in italia. Nel nord-est, cioè nella terra dei piccoli imprenditori padani ce ne sono tanti, sono invasi, quantomeno a sentire i comizi di Angelini e compagnia che non fanno che rintronarci con questa storia che sono invasi, mentre in toscane e in emilia (parole loro) ce n’è molto di meno. Certo ce ne sono anche al sud, di ‘invisibili senza diritti’: la raccolta di pomodori, la camorra….
    il dato su cui riflettere è che questi 500000 invisibili, dovunque siano, non possono essere regolarizzati grazie alle quote della bossi-fini. Esiste un sistema di esclusione sociale per legge e tu cosa rispondi? Si ma allora le coop, le banche svizzere, è un sistema che fa comodo a tutti…
    Devo desumere che lo condividi, che ti piace, che ci sguazzi dentro, al sistema? Passi dal piano della descrizione, peraltro inesatta, di una realtà al piano della difesa di quella realtà (una cosa del tipo: è così. Allora deve esserlo. allora è giusto che lo sia….)? E’ questo che faii? Se il tuo gioco è questo, se non vuoi essere preso sul serio, allora ha ragione Andrea Inglese, è inutile continuare questo dialogo.
    Se invece vuoi essere preso sul serio, sii per cortesia un po’ meno qualunquista e segui i ragionamenti altrui, senza svaccare nei luoghi comuni alla giuliano ferrara.
    Mi pare di avere evidenziato, nei post precedenti, che il testo unico sull’immigrazione è stato concepito da un governo di centro-sinistra e già nella sua versione originaria, poi aggravata in modo pesante dalla demagogia fascio-leghista, contiene cose decisamente poco carine per uno stato di diritto . Per esempio i cpt.
    Dei cpt non ti curi, anzi prima che io te ne ricordi la presenza sostieni che in un paese a tarallucci e vino come l’italia gli immigrati irregolari in galera non ci vanno. Provo a ripeterti che in italia esiste da dieci anni un sistema di reclusione amministrativa dove la gente si ammazza e i giornalisti non possono entrare. Io nel ’98 manifestavo contro i cpt, dopo il caso di Via Corelli, tu forse eri al casinò…
    La mia impressione è che a te di questi temi non freghi nulla, non c’è la minima traccia nei tuoi interventi di un dubbio, di una domanda facile facile: non sarà che i casi che stiamo analizzando oggi (una ragazza che si ammazza, gente picchiata nei cpt) e i tanti già accaduti negli anni, e quelli che non conosciamo, che accadono quotidianamente e rimangono in cronaca locale, siano il prodotto di un sistema di politiche migratorie e non qualche cosa di isolato, da ‘punire e trovare i responsabili’ e ‘buttare le chiavi della cella (sovraffollata)’?
    Guarda che la legalità come valore astratto, senza una visione politica di insieme, senza una minima riflessione sulle cause e sopratutto sugli scopi che si perseguono con il diritto penale, diventa puro e semplice nichilismo, nonchè espressione di una società autoritaria dove è permesso, per l’appunto, il cazzeggio (cosa in cui sei maestro). Quindi se vuoi cazzeggiamo ancora con le coop, i comunsiti e le banche svizzere, io però a questo punto credo che tu abbia realmente paura di vivere in una società multiculturale, questa è l’idea che mi sono fatto leggendoti, ma tanto non bisogna prenderti sul serio e quindi non lo faccio…Dov’è che vaia la mare, allora? Cuba no, il Kerala non è malaccio….

  61. Mantello, guarda: hai ragione tu, su tutta la linea. La colpa è sempre e solo del piccolo sfruttatore: facile da identificare, facile da colpevolizzare, che tanto non protesta mai, non apre blog, non scrive articoli, non fa tendenza.
    Cavolo, come no: sono loro che hanno votato questo governo di destra e lì sono i nemici. Lì sono quelli che fanno leggi di merda: solo lì!

    Auguri e buone ferie. Io sono in ferie tutto l’anno e non ho l’onere di dover scegliere; lascio a te la preoccupazione.

    Blackjack.

  62. Va bene, la ragione è dei fessi, suppongo…mi prendo il fesso e ti saluto, buone ferie in giro per il mondo.

  63. …per reagire contro una legge ingiusta bisogna fare “disobbedienza civile” come azione di contrasto. Fatta in modo collettivo, visibile, eclatante e, possibilmente, associandoci un messaggio “positivo”.

    la casalinga di voghera non sente le notizie per “tenersi informata”, o, almeno, non solo. come tutti noi, cerca nel telegiornale a livello più o meno conscio, ‘soluzioni’, ‘esperienze’, ‘significati’.

    quindi, bisognerebbe, nel concepire i gesti di “disobbedienza civile”, immaginare il modo di trasmettere:

    “soluzioni” ai suoi problemi di casalinga di voghera a cui magari una volta un nero ha pisciato sotto casa

    “esperienze” che producano empatia perché la facciano immedesimare

    “significati” al perché noi facciamo disobbedienza, al perché non è colpa del nero perché lei sta così, al perché con una immigrazione, magari selezionata, l’economia del suo paese e quindi anche la sua può migliorare… ecc…

  64. Ecco, è arrivato il “guerrilla marketing communicator” che, alla fine, perla delle perle, si inventa “l’immigrazione selezionata” per la casalinga di voghera.
    Bravo, spiegalo un po’ a tutti come si fa l’immigrazione selezionate che, fino ad ora, non c’è riuscito nessuno e il punto è proprio quello.

    Blackjack.

  65. helena

    concordo sul punto centrale della tua riflessione, è assurdo che sia venuta meno un’idea un tempo condivisa, un’idea che anche un qualsiasi liberale con un minimo di coerenza con le proprie letture dovrebbe difendere: l’idea per la quale non è ammissibile, in uno stato di diritto, prevedere persone illegali per legge. Saluti

  66. Un’ultima domanda e poi la smetto di fare il rompiscatole. Ammettiamo che domani, proprio domani mattina, scompaiano tutti i vincoli sull’immigrazione: TUTTI!

    Siete pronti ad accettare, nel giro di qualche mese, qualche milione di persone?

    Blackjack.

  67. il problema è a tutto tondo, perché se da un lato una legge ingiusta può essere stata la molla che ha spinto la poveretta al suicidio, c’è da dire che la famiglia regolarizzata non ha fatto molto per lei (sempre che non abbia fatto qualcosa contro), e poi la depressione è sempre una brutta bestia. la legge è sbagliata ma l’italia se non fa qualcosa rischia davvero brutto. le signore hanno tutto il tempo e le ragioni e la bontà d’animo per inorridire della disumana coscienza con cui si accolgono tutte queste belle esotiche personcine, ma non so se accetterebbero di attraversare sole le vie di certe città italiane (la mia, brescia, compresa). io non posso proprio essere definito razzista in quanto ho un fraterno amico tunisino, è cresiuto con me dall’età di due anni, poi è tornato in tunisia con suo padre, a diciotto anni se ne scappato in germania, viene in vacanza in italia ma in tunisia non torna più, siamo amici di una famiglia albanese, (loro si che sono razzisti, ne metterei uno di quelli all’immigrazione) e di un grandissimo uomo e gran lavoratore marocchino che ha sposato un’ucraina ed hanno una figlia dell’età della mia, ogni tanto si chiacchiera e ci si dice: in italia non si può andare avanti così. ne in un modo, ma neanche nell’altro.

  68. En passant

    Fortress europe, i morti alle frontiere nel mese di giugno.

    per quanto riguarda Calais ma non solo, interessantissima l’intervista a Lilly Boillet.

    Quanto all’Italia, probabilmente hanno ragione gli inascoltati giuristi qua sotto

    Il disegno di legge n. 733-B attualmente all’esame del Senato prevede varie
    innovazioni che suscitano rilievi critici.
    In particolare, riteniamo necessario richiamare l’attenzione della
    discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l’ingresso e
    il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
    che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all’uso
    simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
    presenta molteplici profili di illegittimita’ costituzionale.
    La norma e’, anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche’ la sua
    sfera applicativa e’ destinata a sovrapporsi integralmente a quella
    dell’espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l’assoluta
    irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
    ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
    nel rispetto del principio di proporzionalita’, solo in mancanza di altri
    strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
    Ne’ un fondamento giustificativo del nuovo reato puo’ essere individuato
    sulla base di una presunta pericolosita’ sociale della condizione del
    migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
    gia’ escluso che la condizione di mera irregolarita’ dello straniero sia
    sintomatica di una pericolosita’ sociale dello stesso, sicche’ la
    criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
    rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
    L’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
    rappresentano, di per se’, fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
    ma sono l’espressione di una condizione individuale, la condizione di
    migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
    discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
    eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
    penale, in base alla quale si puo’ essere puniti solo per fatti materiali.
    L’introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
    di ineffettivita’ del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
    ulteriori processi privi di reale utilita’ sociale e condannato per cio’
    alla paralisi. Ne’ questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
    della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
    criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
    magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest’ultima): da
    un lato perche’ la paralisi non e’ meno grave se investe il settore di
    giurisdizione del giudice di pace, dall’altro per le ricadute sul sistema
    complessivo delle impugnazioni, gia’ in grave sofferenza.
    Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche “regolare la materia
    dell’immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
    coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati”
    (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell’adempimento di tali compiti il
    legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
    fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
    discrezionalita’ che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
    razionalita’ finalistica.
    “Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa’ piu’
    avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si’ che (…) non si
    puo’ non cogliere con preoccupata inquietudine l’affiorare di tendenze, o
    anche soltanto tentazioni, volte a ‘nascondere’ la miseria e a considerare
    le persone in condizioni di poverta’ come pericolose e colpevoli”. Le parole
    con le quali la Corte Costituzionale dichiaro’ l’illegittimita’ del reato di
    “mendicita’” di cui all’art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
    offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
    dell’immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
    complessita’ e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
    Costituzione a tutte le persone.
    25 giugno 2009
    Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
    Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
    Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
    Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
    Stefano Rodota’, Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
    Zagrebelsky

    Nel lungo frattempo della probabile inapplicabilità: ufficialmente criminali

  69. Da quando ho scritto questo pezzo, ho guardato tutti giorni se in rete comparisse qualche articolo di inchiesta su Fatima Aitcardi. Però pare che nessuno, salvo forse chi ne ha scritto per il Messaggero e il Manifesto, sia andato a San Pietro sul Brembo a parlare coi famigliari, coi vicini, con la zia-amica, con i carabinieri per ricostruire un quadro che risponda a quell’informazione seria che, come ho detto sopra, non esclude la possibilità di prendere posizione, ma intanto ci vorrebbe. E stavolta mi spiace davvero molto di non poter essere io a farlo (sì, scrivo sotto l’ombrellone, o meglio: non vado sotto l’ombrellone per scrivere di queste cose). Mi dispiace in assoluto, per la persona che si è tolta la vita in un modo tanto disperato, e mi dispiace, inoltre, perché il silenzio sulla sua vicenda significa non poter capire fino a che punto questa nuova legge sia in grado di fare vittime.
    Un ultima cosa: scrive Emilia che si immagina che nei primi tempi si cercherà di fare la faccia feroce, ma poi (magari pure perché le carceri sono sovrafollate, la magistratura al collasso ancora più di quanto lo è già adesso ecc., prevarrà un prassi più “all’italiana”, più realistica e permissiva. Può darsi.
    E’ anche in questo che mi pare che questo paese si comporta all’opposto dei suoi vicini. Serve soprattutto fare la faccia feroce, fare propaganda. In questo senso diventa importatissimo pure il linguaggio.”Clandestino”, “Reato di clandestinità” ecc. Ma anche se la realtà fosse meno brutale del linguaggio che la inquadra, le parole non sono mai interscambiabili e innocenti. Le parole agiscono.
    Agiscono sulle potenziali vittime, portando alla domanda se l’ansia di persecuzione di Fatima fosse stata meno micidiale, se, anzicché fissare un reato di clandestinità, la nostra legge (come le legge più ipocrita francese) avesse parlato di possibilità di espulsione per i sans-papier.
    E agiscono purtroppo soprattutto su chi da ora in avanti si sentirà autorizzato a ritenere ogni immigrato senza carte in regola un criminale.
    Temo che sia dal linguaggio e dall’ideologia che ratifica e rafforza, ancor prima che dalla prassi, che si diffonde e radica l’imbarbarimento.

  70. …«qui sembra difficile persino far avvertire ancora che una certa legislazione costituisce una violazione dei principi dello stato di diritto, ossia di qualcosa che dovrebbe essere un bene per tutti i cittadini di uno stato», scrive Helena in uno dei suoi commenti.

    «Temo che sia dal linguaggio e dall’ideologia che ratifica e rafforza, ancor prima che dalla prassi, che si diffonde e radica l’imbarbarimento», scrive ancora in quest’ultimo commento.

    Ora, al di là della specifica vicenda, di quanto possa essere esemplare o meno (vista la penuria di notizie circostanziate)… al di là delle informazioni più o meno dettagliate sulla morte di Fatima… Perché, mi chiedo con una certa preoccupazione, è così difficile concordare sul fatto che oggi, in Italia, ogni singolo atto legislativo di questo governo (si tratti di immigrati, di libera informazione, di riforma della magistratura o di metodi di indagine come le intercettazioni… si tratti di ordine pubblico… di riforma scolastica… o addirittura di procedure legislative, come dimostra l’uso dissennato della fiducia e dei decreti sanzionato dallo stesso presidente della camera, che di sicuro non è di parte…), perché è così difficile, dicevo, concordare sul fatto che ogni singolo provvedimento di questo governo stia assestando un colpo mortale all’impianto stesso del nostro regime democratico nei suoi principi e nelle sue garanzie fondamentali?

    Mi pare che sia questo il punto cruciale dell’intervento di Helena. Intervento che non è, né mi sembra vuole in alcun modo essere un pezzo di cronaca.

    Dove stiamo andando e come pensiamo di resistere a questa deriva che ha conseguenze nell’immediato e nel futuro… È questa la domanda che mi sembra Helena sollevi. È davvero questo il paese in cui ci possiamo riconoscere?

    Oggi esiste in Italia un ministero per la Semplificazione. Il ministro in carica è quell’onorevole Calderoli che – tra le tante trovate di cui è prodigo – ritenne legittimo, se non doveroso, chissà, affrontare la questione terrorismo indossando goliardicamente delle magliette anti-islam…
    Eppure anche gesti e parole di questo genere hanno onseguenze complesse, che incidono sulla vita dei singoli e dell’intera comunità… sulle relazioni internazionali… sulla credibilità di un intero paese, sulla sua stessa identità…

    Per questo gli interrogativi che solleva Helena, la battaglia che invoca non mi sembra davvero che siano né di destra né di sinistra, ma riguardino piuttosto il diritto sacrosanto di vivere in un paese civile, memore dei principi costituzionali su cui si fonda e degli accordi internazionali riguardanti i diritti umani e civili che ha controfirmato.
    Gli interrogativi che solleva Helena, la battaglia che invoca mi sembra riguardino il diritto sacrosanto di vivere in un paese dove ministeri e ministri seri sappiano affrontare in maniera complessa (e non semplificata a uso più o meno propagandistico) problemi complessi che hanno a che fare con i nodi più tragici e complessi della contemporaneità nelle sue manifastioni globali come in quelle locali… così come con la vita dei singoli cittadini di questo paese e con la sua stessa identità… almeno sino a quando qualcuno non ratificherà l’avvenuta dissoluzione di un paese democratico e repubblicano chiamato Italia e, di contro, l’avvento di un’italietta semplificata, monodimensionale… dove credo che nessuno si potrà davvero sentire garantito, poco importa se straniero, meridionale o più o meno padano.

  71. Io credo che con ogni probabilità i giornali e i mezzi di informazione daranno col tempo meno risalto al fenomeno delle leggi razziali e alle sue conseguenze concrete, è un ‘trend’ tipico non solo italiano, che riguarda la moda delle ‘notizie’, quali esse siano, dai pitbull che sbranano bambini a ferragosto al caso englaro e all’eutanasia, di cui adesso non parla quasi snessuno….Dopo un po’ di tempo le ‘notizie’ si stabilizzano, diventano ‘normalità’, ‘croncaca’ per cui c’è la sezione di coronaca nera dedicata ai crimini degli stranieri e ci sarà, probabilmente, la sezione di cronaca tout court dedicata agli arresti dei marocchini, una volta a settimana saremo aggiornati dalle identiche notizie su repubblica e sul corriere, avremo specchi rotti della realtà e tutto si farà abitudine (proust la esaltava, l’abitudine, io credo che dipenda da quale sia il suo oggetto, l’abitudine è una forma di sonno della ragione, a volte)
    Il fatto che, a ridosso di settimane o mesi, di certe cose un tempo ‘notizie del giorno’ i mezzi di informazione generalisti non parlino più con l’insistenza iniziale, non significa che certi abusi vengano meno nella realtà.
    In base a quello che leggiamo sui giornali o che vediamo per strada, la prassi delle forze dell’ordine, quando viene approvata una nuova legge, sembra essere improntata all’applicazione dura della medesima soprattutto a ridosso della sua entrata in vigore. E’ una percezione insufficiente, spesso inesatta, della realtà, che ci abitua a ipotizzare misteriosi parallelismi applicativi fra le norme del codice della strada, le cinture di sicurezza, le multe da autovelox e l’arresto di stranieri irregolari. Personalmente sono meno ottimista di Emilia.

  72. Scrive Santangelo: “Perché, mi chiedo con una certa preoccupazione, è così difficile concordare sul fatto che oggi, in Italia, ogni singolo atto legislativo di questo governo (si tratti di immigrati, di libera informazione, di riforma della magistratura o di metodi di indagine come le intercettazioni… si tratti di ordine pubblico… di riforma scolastica… o addirittura di procedure legislative, come dimostra l’uso dissennato della fiducia e dei decreti sanzionato dallo stesso presidente della camera, che di sicuro non è di parte…), perché è così difficile, dicevo, concordare sul fatto che ogni singolo provvedimento di questo governo stia assestando un colpo mortale all’impianto stesso del nostro regime democratico nei suoi principi e nelle sue garanzie fondamentali?”

    Dopo i lager per i dissidenti, le esecuzioni di massa, i deportati illegali ributtati a mare e i processi farsa ai lavoratori, arrivano reprimende dal ceto intellettuale. Peraltro, se non sbaglio, Santangelo e’ un’autrice Einaudi, il che rende ancora meno -come dire… senza che ci sia sotteso un attacco personale alla signora, che non conosco- credibili certi toni e certe posizioni: notabilitato meridionale intriso di bellettrismo, appunto.

  73. Obbligherei a sfilare i profumatissimi coltivatori del proprio giardino davanti ai corpi gonfi rilasciati dal mare di questa gente, li obbligherei a sostare davanti ai corpi dei bambini, delle donne incinte, dei giovani.
    Non me ne frega nulla del fastidio degli allergigi all’odore di soffritto del loro cibo per le scale; l’idea che ci sia gente disposta a rischiare la vita per cambiare il catetere a questi individui mi provoca il voltastomaco.
    Siamo vecchi e decadenti: quelli che sopravvivono e arrivano qui sono i migliori tra loro, i più forti.
    Ne avremo sempre più bisogno.
    Ci risentiremo tra qualche decennio…

  74. A GiusCo
    Mi dispiace per lei, signora, ma credo che si sbagli, e di molto sul mio conto. Nessun notabiliato meridionale e bellettrismo.

    Basterebbero a dimostrarlo gli articoli che ho scritto (anche prendendomi qualche rischio) per il giornale «L’ora» quand’ero ancora una ragazzina, l’insofferenza che mi ha portato a lasciare, a un certo punto della mia vita, l’Italia per studiare all’estero (con le mie sole forze), la fatica con cui ho dovuto dimostrare di essere all’altezza del ruolo che ho svolto e svolgo in Einaudi, senza ossequiare nessuno, né cedere sulle mi idee, i libri che ho scritto (buoni o cattivi, poco importa, ma impegnativi per me che li ho scritti), le lezioni che tengo in genere, e che recentemente ho tenuto anche nel carcere minorile malaspina (che non è certo un posto da notabili, e meno che mai in piena estate quando tutti se ne stanno al mare), i libri che ho curato (come «Terramatta» di cui vado più che orgogliosa dopo anni di lavoro ostinato sulle carte di Vicenzo Rabito contro ogni buonsenso)… per risponderle… Non vedo altro modo su cui fondare la propria credibilità e serietà.
    Ma poco importa.
    Solo, mi sembrerebbe più serio e credibile il suo intervento se fossi chiamata a rispondere nel merito delle cose che dico e che faccio, non sulla base di pregiudizi o di giudizi che mi sembrano un po’ avventati, ecco.

  75. Madeleine
    Un’ultima osservazione per Madeleine.
    Per scrivere l’ultimo romanzo ho passato settimane in un paese del Sud dove l’immigrazione dal Nordafrica si intreccia dolorosamente con un movimento unguale e contrario: di siciliani che continuano a emigrare in Germania…
    Ho visto quel che resta su una spiaggia qualsiasi dopo uno sbarco, la fuga mineralizzata in vestiti, scarpe, sacchetti abbandonati lungo i costoni che salgono verso i campi… ho visto le serre… la gente che ci lavora.
    E ho visto sul fronte opposto la gente in attesa dei pullman che da piazza dell’Emigrazione (si chiama proprio così) portano all’estero, in Germania appunto, chi cerca un lavoro più dignitoso o meglio retribuito…

    Non me ne sono stata in nessun giardino profumato.

  76. Ho letto con una certa attenzione, seppure velocemente, il carteggio tra Blackjack e gli altri. Quello che non riesco a comprendere, e che vorrei che qualcuno mi spiegasse, e sono quarantuno anni che ci provo, ma proprio non ci riesco, ma per quale motivo vi innamorate così tanto delle vostre opinioni? E’ una questione di identificazione? Avete bisogno di una prova della vostra esistenza in vita, nell’affezionarvi a un’idea, e a lottare per difenderla, anche quando vi ACCORGETE – e certo che ve ne accorgete – che scricchiola, che ci sono delle falle, entra l’acqua, allora prendete a prestito utensili logici, girate intorno, e vi incarognite, stringete i pugnetti, rodete, diventate velenosi, cercate di umiliare perché vi sentite umiliati, eppure, solo per una questione statistica, ma è possibile che a nessuno di voi non venga in mente che forse, ogni tanto, ci si può sbagliare? Perché avete quest’ansia di collocazione, io sono di destra, lui è di sinistra, lui è un razzista, odio i temini come clandestino, ecc.ecc.; ma perché a tutti i costi avete voglia di avere sulla fronte un’etichetta? E’ un bisogno disperato di appartenere a un gruppo, a un branco, dovete colmare una carenza di socialità, ormai la solitudine vi spaventa a tal punto che non riuscite più a osservare le cose, dovete schierarvi e lottare, o almeno far finta di lottare. Fino ad accorgervi, un brutto giorno, che siete diventati vecchi, siete soli, e non è servito a niente. Qualcuno me lo spieghi, per favore. Se c’è ancora qualcuno che è disposto a togliersi qualche etichetta dalla fronte. Ciao. W.B.

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