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Scaffali nascosti (1) – BeccoGiallo Editore

«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

Raccontare come sono andate le cose quella volta. Quella volta che Peppino Impastato fu fatto fuori con una carica di tritolo, quella volta che Pierpaolo Pasolini fu trucidato a colpi di bastone e poi travolto con la sua auto, quella volta che l’Italia cambiò col caso Moro.
Quella volta che esplose una bomba in Piazza Fontana e quella volta, undici anni dopo, che ne esplose un’altra alla stazione di Bologna.
Quella volta che a Chernobyl, quella volta che a Tiananmen, quella volta che a Ustica.
Raccontare come sono andate le cose quella volta, sì, ma a fumetti.
Lo fa la BeccoGiallo, casa editrice padovana nata nel 2005.
Fondata da Federico Zaghis e Guido Ostanel con l’obiettivo di convincere il pubblico italiano – sulla scia di Spiegelman, Satrapi e Sacco – che il fumetto può servire per raccontare e per ricordare, la BeccoGiallo parte con un graphic novel su Unabomber e uno sui delitti di Alleghe. Poi arrivano Il terremoto del Friuli e Il delitto Pasolini e dal 2006 i ritmi delle pubblicazioni salgono a più di dieci all’anno.
Nel novembre del 2006 si accorge di loro Renato Pallavicini che sull’Unità definisce il loro «un fumetto “civile” che affronta fatti e temi della nostra vita quotidiana». E aggiunge: «Non è una novità, ma è una novità che un editore di fumetti gli dedichi praticamente la sua intera produzione».
Nel 2007 vengono premiati al Lucca Comics and Games come «miglior iniziativa editoriale dell’anno», per «il coraggio, la coerenza, l’impegno dimostrato in un contesto politico e sociale in cui è diventato troppo facile dimenticare».
Pian piano il progetto della BeccoGiallo si espande. La distribuzione diventa nazionale (Rcs), i libri si insinuano timidamente tra gli scaffali di saggistica delle librerie, accanto a Sofri, Biagi, e Montanelli: si crea un gruppo di lettori fedeli che, come ci spiega il direttore editoriale Ostanel, segue BeccoGiallo non per un singolo libro ma per la proposta editoriale nel suo insieme (cosa sempre più rara).
È fatta. Il progetto è chiaro, evidente, diverso dagli altri. E una piccola comunità di lettori così lo segue, «come se si stesse facendo qualcosa di utile insieme: editore, giovani autori, pubblico dei lettori/cittadini».
Ogni libro nasce dall’idea dell’editore, che prova a rispondere alla domanda «Cosa dobbiamo ricordare?». Vengono contattati così gli sceneggiatori e i vignettisti che si mettono a lavoro e il libro nasce. In ogni volume c’è un’introduzione, una cronistoria e un’appendice intitolata Per saperne di più, con libri, film, articoli consigliati e persino musica. Grazie a Dimenticare Tiananmen di Davide Reviati, ad esempio, ci riviene alla mente che su quei fatti c’è una bellissima canzone di Claudio Lolli (Tien an Men), con il testo tratto da una poesia di Gianni D’Elia.
Il percorso della memoria BeccoGiallo si articola in cinque collane: la «Cronaca nera», con la vicenda del Mostro di Firenze (di Trevisanello e De Pieri) o quella della Banda della Magliana (di Tordi, Valenti e Landini), la «Cronaca Estera» con Fermate l’America: 99 buoni motivi per diffidare dell’America di Bush di Sorensen e ABC Africa, guida pratica per un genocidio di Stassen, la «Cronaca Storica», forse la più riuscita, con Ustica, scenari di guerra di Sartori e Vivaldo, Ilaria Alpi, il prezzo della verità di Rizzo e Ripoli e il Dossier Genova G8 di Bardi e Gamberini. Ci sono poi le «Biografie» (come quella su Martin Luther King di Ho Che Anderson), e l’ultima arrivata, «Quartieri», che ospita Sonno elefante di Fratini sulla dittatura di Salazar in Portogallo e Brancaccio, storie di mafia quotidiana di Di Gregorio e Stassi, una lettera a fumetti di Nino, un bambino palermitano, a don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993.
Il programma è ben strutturato, i nomi delle collane volutamente didascalici. Come «bestsellers» si impongono Il delitto Pasolini di Gianluca Maconi, uscito prima nel 2005, poi nel 2008 in un’edizione aggiornata, Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, di cui alcune tavole sono state pubblicate in estate dall’Unità, e La ballata di Fabrizio De André di Sergio Algozzino, che si apre con il suicidio in carcere di Michè, addolorato, come sappiamo, per la lontananza di Marì.
Nell’introduzione, Guillaume Bianco, scrittore e disegnatore francese, dopo aver sottolineato le affinità elettive tra Brassens e il cantautore genovese, scrive: «Sono felice che un editore permetta a un giovane autore di realizzare un libro come questo, necessario alla divulgazione della sua opera, utile alla sua memoria». A conferma involontaria di come il tema della «memoria» rappresenti un po’ un topos delle pubblicazioni BeccoGiallo.
«Una delle cose più belle del nostro lavoro – ci dice Guido Ostanel – è scoprire che ci sono persone (singole, come i coniugi Alpi, o riunite in riunite in associazioni, come quelle dei parenti delle vittime di Ustica e Bologna) che contro tutto e tutti continuano a lottare per chiedere verità e giustizia».
Gli ultimi libri usciti sono della «Cronaca Storica»:  ThyssenKrupp. Morti speciali S.p.A. di Alessandro Di Virgilio e Manuel De Carli e, per il quarantennale della strage, Piazza Fontana di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio, con contributi dei familiari delle vittime (Carlo Arnoldi, Francesca e Paolo Dendena), dell’avvocato di parte civile per le vittime della strage Federico Sinicato e del funzionario della Banca dell’Agricoltura Fortunato Zinni, con una prefazione di Aldo Giannuli.
Insomma: non dimenticare. Ricorda, ricorda, ricorda. Ma a fumetti: questo è l’obiettivo di BeccoGiallo. Ottima idea ragazzi, è il mondo dell’immagine.

Andrea Gentile (Isernia, 1985) ha lavorato con Enrico Deaglio a Patria 1978-2008 (il Saggiatore, 2009). Collabora con «Alias», supplemento settimanale del «manifesto», e con il mensile «Il Bene Comune».

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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