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Il corpo ferito del Capo

AGGRESSIONE SILVIO BERLUSCONI

di Marco Belpoliti

Che cosa suggerisce la visione del viso insanguinato del Presidente del Consiglio? Quello di un uomo che ha subito un incidente, che si è rotto il labbro, che si è fratturato il naso, che sanguina copiosamente. Un accidente casalingo, un incidente d’auto, un’effrazione improvvisa e inattesa. Qualcosa di fortuito e casuale. In realtà, come sappiamo tutti per averlo visto nei telegiornali, o su You Tube, Silvio Berlusconi è stato colpito da un oggetto scagliato con forza da un uomo.
Un attentato dissennato, dato l’oggetto usato per ferirlo – un souvenir, un simbolo della città di Milano in miniatura –, e vista la situazione. Un gesto folle, eclatante, assurdo. Un attentato in miniatura, si dovrebbe dire, perché non mortale, nonostante la situazione e il contesto, simile a quello di mille altri attentati a uomini politici negli ultimi due secoli: all’aperto, tra la folla, all’inizio o alla fine di un comizio. Qualcuno si sporge tra la massa dei sostenitori e compie l’atto fatale. Ma qui non accade.

La follia ha sempre metodo, e più di una ragione. Chi ha scagliato l’oggetto contro il Presidente del Consiglio, Massimo Tartaglia, voleva violare il corpo del Re, un corpo sacro, che diventa tale attraverso l’investitura del potere, i rituali della vestizione, le cerimonie della proclamazione, il culto che lo circonda. In queste settimane Silvio Berlusconi ha spesso parlato dell’investitura che avrebbe ricevuto dal Popolo; ha parlato, seppure con metodi mediatici da telegiornale e tele-spot, del proprio potere in termini sacrali, simili a quelli dei sovrani medievali e rinascimentali. Ha caricato di segni e simboli la sua stessa persona.
Si tratta di un processo che va avanti da tempo, in modo postmoderno, e non più medievale, attraverso tecniche che tendono a rendere giovane e quasi eterno il suo corpo: fitness, lifting, liposuzioni, trapianti dei capelli, cure di vario tipo e grado. L’eternità del corpo di Berlusconi sfida la mortalità stessa del corpo tradizionale del Re, destinato, alla pari di tutti i corpi, a invecchiare e morire. Nella tradizione medievale e moderna la regalità, il corpo immortale del Re, è trasmessa ai discendenti: “Il Re è morto, viva il Re”, si proclama quando muore il vecchio re e gli succede il nuovo.
Nel caso di Berlusconi il corpo vivo coincide con la regalità. Il corpo del Capo è diventato il corpo politico stesso, la sua regalità riposa sul suo stesso corpo che egli cerca di sottrarre al passare del tempo, al suo naturale logoramento, per renderlo, e qui sta il paradosso, eterno nel tempo: “una giovinezza eterna senza passato”.
È una mescolanza di aspetti antichi e moderni, medievali e postmoderni. L’aver posto tutta l’attenzione sul proprio corpo, in sintonia con quello che accade all’intera società occidentale, fondata sul “narcisismo di massa” e sulla cura ossessiva del corpo, è l’elemento centrale della sua politica. Abbiamo un solo corpo, ci dice continuamente la pubblicità, bisogna curarlo. Si tratta dell’unico bene di cui disponiamo, per questo va conservato, modellato, ringiovanito. Berlusconi si trova al culmine di questo processo, lo incarna e lo orienta con i suoi stessi comportamenti.
Ma la sacralizzazione del corpo mortale del Capo ha sempre messo in moto meccanismi opposti di desacralizzazione, come è accaduto molte volte nella storia. Nel 1990 a Sofia, la folla inferocita assaltò il mausoleo del Capo, Gheorghi Dimitrov, fondatore del Partito comunista bulgaro, e cercò di bruciare la sua mummia. Nel 1945 il corpo morto di Benito Mussolini fu gettato sul selciato di Piazzale Loreto, e dissacrato mediante una sconcia impiccagione a testa in giù. La folla l’aveva acclamato, ora la folla l’ha deturpato. Sono tanti i gesti del genere che traggono la loro motivazione nel rovesciamento della sacralità stessa del leader.
Il messaggio sacrale della ritualità moderna, ci spiegano gli antropologi, fa a meno della sfera religiosa tradizionale, e non ha più bisogno di ricorrere alle magie e alle superstizioni del medioevo, quando ai Re di Francia veniva attribuito il potere taumaturgico del tocco che guariva dalle malattie perniciose della pelle. Tuttavia il sacro non è scomparso, si è solo trasformato. Meglio: si è travestito, è entrato a far parte della nostra vita quotidiana attraverso gli schermi televisivi, le riviste patinate, i messaggi pubblicitari, i personal computer. Che lo sappia o no, che sia studiato o meno, Silvio Berlusconi mette in moto meccanismi che funzionano per gli attori come per i santi, per Marylin Monroe e per Padre Pio. Il corpo è sacro nella sua stessa materialità, in quanto corpo che muore, per questo viene investito di una significato totale e totalizzante.
Due gesti compiuti da Silvio Berlusconi ferito dall’atto del folle di ieri colpiscono. Col primo egli si china, si copre il viso con un pezzo di stoffa. Qui c’è il gesto umano, della persona ferita, che cerca riparo, che è stordita, che non capisce cosa gli è accaduto, e vacilla. Col secondo il Capo ritorna tale: dopo essere entrato nell’auto, spinto dai suoi guardiaspalle, esce di nuovo. Si mostra alla folla. Vuole far vedere che è vivo, certo, rassicurare i suoi sostenitori, ma vuole anche compiere un gesto di ostensione. Una sorta di Sacra Sindone al vivo: viva e sanguinolenta.
Si mostra perché è nell’ostensione che il suo potere corporale esiste e prospera. Ha compiuto tutto questo in modo istintivo, senza ripensamenti. Fossimo stati negli Stati Uniti, la sicurezza lo avrebbe caricato in auto e sarebbe partita a tutta velocità. Poteva esserci ancora pericolo. No, Silvio Berlusconi sfida il pericolo, si espone di nuovo, seppur dolorante, col sangue sul viso, atterrito ma vivo, allo sguardo dei fedeli, perché questo è la natura stessa del patto che ha stretto con loro.
La politica dell’immagine di Silvio Berlusconi, che passa attraverso sempre più attraverso la politica del proprio corpo, mostra qui qualcosa d’inquietante: il suo legame con la vita e insieme con la morte.
Il folle gesto simbolico di Tartaglia rivela quel lato in ombra che la sacralizzazione quotidiana delle immagini televisive e fotografiche nasconde, e che al tempo stesso ne è il rovescio: l’inconscio desiderio di desacralizzazione. Lo sfregio, l’abrasione, il colpo al viso sono antropologicamente – sacralmente, si dovrebbe dire – parte stessa di quella politica d’incentivazione del corpo. L’ostensione chiama implacabilmente la violazione. Il gesto di ieri a Milano è stato compiuto da un folle, che nella sua follia ci manifesta qualcosa di terribile. Il potere del sacro non perdona.

[nota: ringrazio Marco Belpoliti per questo inedito – sia in Rete che su carta – che ha gentilmente dato a Nazione Indiana. P.S.]

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159 Commenti

  1. un elemento da non trascurare è anche la frase che “il capo” avrebbe pronunciato: “SONO UN MIRACOLATO”

  2. Dissento dal contenuto di questo articolo, pur apprezzandone la cultura e l’intelligenza dell’analisi, perché tende a sorvolare sulla banalità del fatto: uno squilibrato, a quanto pare, ha ferito il presidente del consiglio e la potente macchina mediatica che lo sorregge ne farà un’occasione di propaganda che forse consentirà a Berlusconi di uscire da alcune difficoltà di immagine. Il potere ha sempre saputo servirsi di folli, bambini, peccatori pentiti, pastorelle ed esibizionisti per i propri fini e questa aggressione della quale Berlusconi è vittima è un’occasione particolarmente succulenta. Del resto in questi anni si è parlato molto del capo e poco dei processi sociali, economici e politici che stavano dietro al suo successo. Era forse inevitabile per nascondere l’imbarazzante evidenza che gran parte dell’opposizione politica a Berlusconi ha un’idea di società non troppo diversa dalla sua e ancora di più per nascondere lo smarrimento culturale e ideale della sinistra. Ma questo alla fine alimenta più uno spirito da tifoseria che un reale processo di politicizzazione della società, che è l’unica barriera contro i mitologemi del potere, compreso quello del corpo del capo.

  3. Oltre al corpo del capo, un pensierino si potrebbe fare al corpo della sua scorta. Alla scorta dello Stato, il Capo ne ha aggiunto un’altra pagata da lui. Eppure questi due corpi di scorte non lo hanno saputo proteggere. E non è la prima volta, anzi questa mancata protezione viene dopo la D’Addario e dopo il fotografo che appostato a due passi dalla sua villa in Sardegna ha potuto scattare migliaia di foto al corpo del Capo e dei suoi ospiti. Che il Capo abbia dei problemi con i servizi di intelligence e di sicurezza? Ma in questo caso non soccorrerebbe la semiologia dell’immagine, bensì l’analisi politica delle geostrategie.

  4. Segnalo questo mio modesto contributo sul corpo del Capo, per un personale punto e a capo, partendo da un’opera di Francis Bacon e dal concetto di sfigurazione.

    http://ilprimoamore.com/testo_1658.html

    Più che sulla forma rituale-sacrificale, si interroga sul corpo del pubblico di questo rito. Perché la questione è: non tanto fino a dove si sia spinta la soggettività di un uomo, ma fino a dove si sia *spenta* la corporeità di un popolo.

  5. D’accordo, citare Mussolini e Gheorghi Dimitrov, ma si puo’ citare, come altro esempio, anche Yitschak Rabin assassinato nel ’95 da Ygal Amir. Rabin era Premio Nobel per la pace. Senza dimenticare cio’ che provo’ a fare Mehmet Ali Ağca nel 1981. Anche costoro erano bandiere della coscienza collettiva come Massimo Tartaglia?

  6. “ma vuole anche compiere un gesto di ostensione. Una sorta di Sacra Sindone al vivo: viva e sanguinolenta.”

    Secondo me, Marco, hai interpretato male quel ritorno sul predellino. Non è un’ostensione, ma l’accettazione della sfida. Ricordati che Berlusconi subito dopo ha detto: Non mi fermeranno.

    Ovviamente io sono dalla parte di Berlusconi.

  7. Bartolomeo Di Monaco, “Ricordati che Berlusconi subito dopo ha detto: Non mi fermeranno”.

    Chi?

  8. La follia ha sempre metodo: mi piace. lo penso anche io e l’ho scritto nel post di gm su vibrisse. non esiste il caso ma l’esasperazione di un’infante pazzo che è nessuno. non mi dispiace per berlusconi. mi dispiaceva per i gay assaliti dal branco. ma qui no, c’è UN pazzo contro Un Tutti che più di mezza italia ama e sostiene. c’è un nessuno caotico, non un pensiero politico o ideologico o dogmatico tipo i sinistroidi che saltano scioccamente (chi non salta berlusconi è è) non c’è politica né religione. solo sana pura follia, follia che rispetto alla nostra-vostra anestesia preferisco e che noi-voi, salottieri e ciarlieri senza capo né coda, abbiamo creato. che sia un anziano mi spiace ancor di meno. come già detto sempre su vibrisse, vedere il suo sangue, il sangue di un maschio eterosessuale tronfio di virilismo strafottente, mi ha rilassato: che cavolo, è noioso che siano sempre anonimi gay e anonime donne a sanguinare in silenzio. nel viso-sangue di berlusconi ho visto anche questo: il figlio che si ribella – era ora – al patriarca.

  9. Mi sembra che – dato che quel sangue potremmo pagarlo caro tutti- che quanto tizio e caio hanno provato vedendo la faccia tumefatta di Berlusconi non sia il punto.

  10. Sul fatto di pagare quel sangue, forse abbiamo già pagato il modo con cui possiamo viverlo e vederlo. Le rappresaglie magari ci saranno, ma non so in che misura e con quale dolore (siamo abituati all’anestesia più che al dolore)

    Io direi che però spostare il discorso dal corpo del Premier al corpo degli italiani sarebbe un passo necessario. Al momento i due corpi son indistinguibili.

    a.

  11. Cristiano, direi: peggio che se glielo avessero rifiutato. A quanto ho capito, Belpoliti non è stato nemmeno CONTATTATO dal suo giornale.

  12. più che roland barthes io ci vedo michail bachtin (su dostoevskji e rabelais) quanto alla scoronazione del re. l’esito è comico-parodico, secondo bachtin, e rimanda, come il resto del carnevale, al corpo e alla morte. siamo alle comiche, praticamente: non a caso un tormentone demenziale che intendeva parodiare retequattro recitava “attentato, si tratta di attentato!” per ogni nonnulla che fosse, fantasticamente, occorso al capo.

  13. Una parodia di attentato per una parodia di statista (in una parodia di stato? con una parodia di popolo?) C’è poco da ragionare: è TUTTO finto.

  14. Almeno dalle immagini del mini attentato non ho avvertito la presenza di panico o paura, solo una sorta di esaltazione generale, come se il sangue di Berlusconi fosse il sangue che sgorga dalle stigmati o le lacrime di una statua della madonna. Il ritorno di Berlusconi ferito innanzi alla folla è sembrato benefico, non semplicemente tranquillizzante della sua buona salute, come se il sangue avesse reso non ferito, ma visibile il suo corpo. Il sangue fattosi corpo esterno, una sorta di estetica del sangue: fluido benefico e salvifico per questo paese, almeno per i suoi seguaci che ormai viene da definire fedeli, in fondo è cosa sacra anche la fede nelle parole di un uomo spesso sconfessato dai fatti. La paura compare mentre lui chiuso nella macchina si guarda attorno sperso e dolorante, incapace di capire, credo, il perché di questo gesto violento e anche tutto sommato, l’euforia di chi ancora gli chiede di non mollare e di combattere. Questa assidua presenza del sacro e anche la retorica con cui lui si definisce e i suoi estimatori lo adorano mi sembra tipica, comunque, di una cultura fortemente di destra che sfonda ben oltre il nichilismo maneggiando pericolosamente l’arma carica del rifiuto assoluto della morte.

  15. Ma che belle queste analisi raffinate del “corpo ferito del Capo” con tanto di richiami storici ai sovrani del passato! A quando un’analisi del “corpo ferito” dei disoccupati, dei lavoratori precari, dei migranti? Di questo passo, ipnotizzati dal Capo, a mai.

  16. molto bella l’analisi di giossi, anche nel finale in cui sviluppa il concetto di desacralizzazione di belpoliti. in realtà il folle tartaglia, il posseduto tartaglia, che dichiara di non essere nessuno, si presenta come il corpo neutro e sciamanico attraverso cui irrompe il divino. ledendo l’involucro di cerone, e facendo affiorare la carne mortale, tartaglia ristabilisce la legge divina contro quella umana, e distrugge appunto il sogno di immortalità di berlusconi e dei suoi adepti…ecco perchè emilio fede dice di non aver visto niente di così terribile in 50 anni, sorvolando su stragi e tragedie epocali… ed ecco perchè così corre il rischio che qualcuno spacchi la faccia anche a lui

  17. @niky lismo
    “Una parodia di attentato per una parodia di statista (in una parodia di stato? con una parodia di popolo?) C’è poco da ragionare: è TUTTO finto.”

    non a caso l’arma usata è stata un souvenir. di vero però c’è il pericolo, come osserva helena, che tutto ciò gli giovi, trasformandolo in martire. e difatti il termine francese souvenir deriva dal latino subvenire, che in forma transitiva significa accorrere in aiuto, quindi essere utile, servire a qualcosa. e quel qualcosa lo si è visto oggi, sulle prime pagine dei giornali e nelle dichiarazioni in tv a proposito dell’ “uomo nel mirino”, “la vittima dell’odio”; anche queste, a loro modo, dei souvenir, ma del tipo di quelli geniali di ciaravolo, come le scatole di aria fritta che inviò ai direttori dei giornali (dopo l’aria santa, l’aria di napoli ecc). proprio lui, fra l’altro, fu l’inventore delle boccette contenenti “le lacrime di berlusconi”, che evocavano il mondo magico-religioso delle reliquie.

  18. scusate qualcuno conosce i risultati dei sondaggi sul gradimento di Berlusconi da parte del popolo italiano prima e dopo quest’increscioso episodio?

  19. Oramai in pieno afflato trascendente, rivolgiamoci per un istante al prode Tartaglia, che più che del folle ha del santo: col suo ingenuo fervore, coll’irremovibile fede nel gesto salvifico che da solo inverte la china discendente dell’abisso. Crede di cambiare il mondo e la storia con una palla di neve, in realtà ci riesce, ma nella direzione opposta a quella che sarebbe dovuta essere. Come Gesucristo, si è sacrificato per la redenzione dell’uomo. Ma, come quell’altra volta, l’uomo gli ha preferito Barabba.

  20. Berlusconi aveva predetto questo attacco,mi pare, o no? Ed era esattamente quello che cercava da settimane. Allora buona visione. A rete unificate. E cercate, se potete, di non caricare la cosa di troppi significati allegorici.

  21. Oramai il martiriologio è in atto. Le processioni pure. Mi chiedo perché io debba subire anche tutto questo?
    Cmq, per gli aficionados della lettura semiologica, il corpo del Capo è artificiale, finto. Non ho colto una espressione naturale in quel viso rifatto, in quelle immagini.

  22. credo che ama abbia ragione: tutto molto attraente e suggestivo. bello fare della semiologia, dell’antropologia applicata. ma il soggetto: se lo merita? non è tutto molto più semplice e banale?

  23. cari amici,
    questi commenti mi sembrano del tutto inadeguati alla bellezza e all’intelligenza dell’articolo di marco belp. devo dire, che non è proprio da giornale, e quindi non starei a sospettare “la stampa” di chissà quali censure. ma marco belp. è veramente un pensatore serio.
    mi sembra che ci sia dentro tutta questa storia un ulteriore elemento di senso, una storia tragica che potrebbe chiamarsi quella delle idee generali e del matto che passando di là le incarna a modo suo. questa storia non può che essere tragica. il pazzo prende alla lettera il linguaggio, che invece è fatto di metafore. pratica la metafora (in questo caso la violenza del discorso politico) come una indicazione pratica, concreta, un modo di agire. questo tipo di idiozia è rappresentato in modo sublime in alcuni capolavori di dostoevskij.
    i fan del pazzo si macchiano di un delitto spirituale repellente. è come ammirare uno che ha il cancro – senza rischiare niente, baloccandosi con la rete – questa fomentatrice universale dell’idiozia e del conformismo. proprio perché la storia ci insegna che a volte è necessario versare il sangue dei tiranni, bisogna maneggiare questa idea con una prudenza filosofica massima. silvio berlusconi non ha nulla a che vedere con tutto questo. può essere giudicato male, malissimo. ma nessuno lo deve toccare, non è questo il caso. non si può essere così dementi, scherzarci sopra.
    che tristezza – questa gentaglia che inneggia al pazzo prima di andare al cinema, a cena fuori, tanto per fare qualcosa, senza rendersi conto di quello che dice, dei significati, delle conseguenze. allora siate disposti a finire pure voi a san vittore, sedati, guardati a vista. rischiate il linciaggio. rischiate il culo.
    i fan di questo povero tartaglia, insomma, fanno veramente schifo

  24. Forse è sufficiente condividere, oppure no, il pezzo di Belpoliti, importante perché fa cultura..anche con Raveggi, mi trovo vicina ..

    corpi indistinguibili poiché nella mediatizzazione attuale l’impoverimento del simbolico, la incapacità a metaforizzare di significati oramai, e le alienazioni identitarie conseguenti sono già la cultura attuale..
    ad una trasmissione subito, i sondaggi sono volati altissimi (betise dei giornalisti, eh?!)
    Maria Pia Quintavalla

  25. “questi commenti mi sembrano del tutto inadeguati alla bellezza e all’intelligenza dell’articolo di marco belp.”
    Bello questo passaggio: dal corpo del Capo al testo del Capo.
    Allora comincio io con lo scusarmi se non sono stato all’altezza… ma de chè?

  26. Su, su, signori, un attimo di lucidità, per favore. A me interesserebbe analizzare la violenza verbale di Silvio Berlusconi che provoca – e mistifica – con un pubblico comizio in Piazza Duomo a Milano. Trovo il gesto di Tartaglia assolutamente istintivo e non mediato. Una mediazione che forse i puri di spirito non hanno. Non ho nient’altro da aggiungere. E credo che l’uso del souvenir da parte di Tartaglia sia stato del tutto casuale.
    Poi magari, se trovo osservazioni interessanti, posso anche concedermi di più con analisi allegoriche di cui sarei maestro.

  27. Adesso l’unica cosa che vorrei sapere è come viene trattato Massimo Tartaglia a San Vittore. La cosa che sto cercando di capire invece è perché tutti si affannano a ripetere che Tartaglia è solo un povero pazzo di cui non dovrebbe interessare niente a nessuno. Sì, questo è il dato che mi fa riflettere di più.
    Una volta nelle favole era il bambino a gridare: Hei, guardate, il re è nudo! Ma forse in Italia non conoscete questa storia.

  28. Quando ero piccino, sono cresciuto in un paese in cui se un politico – durante un comizio – faceva propaganda, non rispettando l’intelligenza di chi lo ascoltava, rischiava il lancio di oggetti sul palco.
    Avete costruito un muro di gomma fra voi e loro. E lo scemo del villaggio, con un gesto non mediato, lo ha per un attimo attraversato. Il muro di gomma. Tutto qua.

  29. caro emanuele
    proprio poco fa rileggendo i commenti a questo thread e a quello di beppe sebaste mi dicevo di come in questo luogo non fosse accaduto quanto tutti abbiamo visto, letto, sentito altrove. Ovvero, come a partire dai testi si fosse riuscito a disinnescare l’ordigno, via la polvere dagli occhi, via la miccia dell’incazzatura, in altri termini a sospendere quell’innaturale corso delle cose. Una volta tanto accadeva il contrario del solito, la stampa ufficiale si comportava come la rete, scimmiottava feisbuuuk mentre la rete si fermava a pensare, a sospendere, appunto il fatto.
    Della tua osservazione invece mi sconforta l’attacco, quando dici e scrivi:

    cari amici,
    questi commenti mi sembrano del tutto inadeguati alla bellezza e all’intelligenza dell’articolo di marco belp. devo dire, che non è proprio da giornale, e quindi non starei a sospettare “la stampa” di chissà quali censure. ma marco belp. è veramente un pensatore serio.

    quel non è proprio da giornale, perché troppo bello, troppo intelligente. Ricorda infatti certe lettere editoriali di rifiuto di pubblicazione con le stesse motivazioni: troppo bello, troppo intelligente, cui tra le righe si aggiunge, il lettore non lo capirà, il mercato non lo prenderà. Tu dici che questa non è censura, io invece ti dico che questa è la peggiore censura che possa esistere, perché si censura doppio, opera e lettore .
    effeffe

  30. quoto mascitelli.
    (avrei tranquillamente adagiato il mio scroto su un ceppo, presente un boia con mannaia, scommettendo, sicuro di conservarle, le mie ormai inutili palle che belpoliti avrebbe subito scritto un pezzo sul significato della violazione del “corpo del (re) capo”: “degno de roland barthes” come scrive qualcuno).
    dimenticavo: quoto rosi bindi, ovviamente.
    rimbalza il tema oggi su Manifesto, rimpallato più o meno negli stessi termini da Dominijanni.
    e chissà da quanti altri altrove.
    insomma…

  31. Soprattutto per Francesco Pecoraro (ma indirettamente anche un po’ per il discorso di Francesco Forlani e Emanuele Trevi),

    a dire il vero a sollecitare Marco Belpoliti a scrivere questo testo sono stato io, Belpoliti non si è “affrettato a scrivere” un bel niente; è andata così: ho aperto una mail e gli ho chiesto se gli andava di scriverne. Lui ha accettato di buon grado, e mi ha inviato il testo qualche ora dopo. Testo inedito per nazione indiana, come scrivo nella righina di nota alla fine, ripreso adesso, per es., anche da Fahrenheit e Il Fatto quotidiano.

    Magari sarò io un sempliciotto, non c’è dubbio: ma nel gran mare di letture e analisi esclusivamente politiche e addirittura PARTITICHE del ferimento di Berlusconi, mi sembrava pazzesco non sollecitare (anche) una lettura visiva (o antropologica, o culturale, o simbolica, o come vi va di chiamarla…) a chi, come Belpoliti, possiede tutti gli eccellenti strumenti per scriverla.

  32. se devo essere sincera il pezzo di belpuliti (che di solito apprezzo e stimo) a me proprio NON è piaciuto, questa (forse involontaria forse voluta) esaltazione del personaggio berlusconi ha più dello spot pubblicitario che dell’analisi sociologica.
    In questo pezzo fingendo di analizzare il contemporaneo si esalta ancora di più quello che si vorrebbe condannare. Senza accorgersene belpoliti … potrebbe essere benissimo un perfetto addetto stampa del capo ;-).

    Poi non so se sia del tutto esatto (se non per motivi retorici ad effetto) dire del corpo di mussolini che fu “dissacrato mediante una sconcia impiccagione a testa in giù“.
    Era necessario (per motivi politici e non per motivi sacri o dissacranti) che il corpo morto di mussolini fosse fatto vedere, altrimenti sarebbero nati miti, favole ecc.ecc. I corpi per terra rischiavano di provocare disordini gravi visto che tutti volevano assicurarsi che fosse morto davvero (e magari anche prenderlo a calci e sputarci sopra e NON certo per motivi sacrali) quindi fu deciso di esporre i corpi in alto che tutti potessero vederli … l’unica maniera per farlo era legare il cadavere per le caviglie (i polsi non avrebbero retto) … L’unica cosa veramente vergognosa e sconcia, che è avvenuta in quell’episodio, è che c’era anche un corpo morto del tutto innocente che non avrebbe mai dovuto essere li ed era il corpo della petacci ….

    La folla l’aveva acclamato, ora la folla l’ha deturpato. Sono tanti i gesti del genere che traggono la loro motivazione nel rovesciamento della sacralità stessa del leader” …. boh a me tutta sta storia, con eccesso di enfasi, sulla sacralità dritta o rovesciata del leader, incomincia a dare un po’ il voltastomaco :-)

  33. ma nel gran mare di letture e analisi esclusivamente politiche e addirittura PARTITICHE del ferimento di Berlusconi, mi sembrava pazzesco non sollecitare (anche) una lettura visiva (o antropologica, o culturale, o simbolica, o come vi va di chiamarla…)

    Che buffo a me sembrava il contrario …. a me sembrava che ci fosse una totale assenza di letture e analisi politiche … e che la storia sul corpo tele-sacro del leader la facesse da padrone ovunque :-)

  34. chiedo scusa se posto anche qui parte di quello che ho appena postato, in risposta ai commenti, nel pezzo qui sotto formato da me sullo stesso tema…
    io mi ro limitato a scrivere di getto il mio disagio e la mia paura, ma in molti punti, in commenti successivi qui e sul mio blog, anch’io parlo di ostensione della sìndone, tema che mi è caro perché ha a che fare col volto, come scrive l’amico marco proprio qui sopra… e penso che il simbolico sia preponderante e assolutamente importante, e non solo perché si parla di un gran maestro sel silbolico e della civiltà dell’immagine, a capo di un regime (in senso tecnico: linguistico, prima che politico) di pubblicitari… (e i simboli si rincorrono: mi colpisce perfino che l’arma sia stato un modellino del Duomo, quando ho appena finito di leggere e recensire The Dome di Stephen King, che è la storia di come nasce una dittatura in un luogo isolato con la costante manipolazione e falsificazione della verità…)
    Comunque, una volta condannata la violenza, che è il minimo fondamento per dare senso alle parole, per me la questione era ed è questa: il volto di Berlusconi, diffuso subito ovunque, ingrandito da tutti i giornali (il suo compreso, Il Giornale); questa sorta di Francis Bacon riprodotto in serie da Andy Warhol, quasi una ripresa del “realismo” figurale di cui parlava un secolo fa Auerbach a proposito di Dante, il Cristianesimo e l’inizio del “realismo” in Occidente, ovvero il sangue, il dolore, il corpo che soffre ecc. ecc…, questa icona che farà da spartiacque nella storia antropologico-estetica della politica (in miniatua, quasi cme gli aerei sulle Twin Towers), ecco, questo volto ostentato, osteso, che è stratificazione di tanti sensi, è un corpo nudo (nel senso del re nudo, per la prima volta) o è ancora un corpo vestito, anzi più-che-vestito, esposto e ostentato, un’immagine-merce da vandere esattamente come quelle con i capelli taroccati ecc. ecc.? (domanda che, beninteso, viene dopo l’ovvia pietà che l’immagine di un vecchio sporco di sangue perché picchiato ci suscita: solo che quel volto non è quello di un vecchio qualsiasi).
    la seconda questione, assurta mentre qui si commentava, ieri, è la volontà del governo, “a causa” di quel volto (post hoc ergo propter hoc), sta pensando di varare leggi speciali: divieto di manifestazioni e oscuramento di siti internet. Ecco, di questo vertiginoso, arbitrario ma prevedibile passaggio, cosa ne pensiamo? vogliamo dire qualcosa, o aspettare che succeda il peggio? il che è tutt’uno, credo, col parlare delle nostre paure, individuali e collettive, così evidenti ma dissimulate che né il mio né il giornale di riferimento d belpoliti hanno ripreso i nostri ragionamenti…
    un caro saluto a tutti, in particolare a marco,
    beppe s.

  35. oh be’, su fesbuk sono numerosi i gruppi che simpatizzano per lo squilibrato:fra i più quotati “Rimettiti presto Silvio”.

  36. Buongiorno a tutti. Ho letto tutti i vostri commenti e post e mi sembra di percepire una ed una sola inequivocabile e , purtroppo, triste verità: desta più interesse, dibattito, contrapposizione dialettica, notizia, polemica e chi più ne ha più ne metta, questo deprecabile fatto (perchè solo deprecabile è, al di là delle figure coinvolte, delle motivazioni, degli effetti, del percorso che ha portato gli attori a questo evento), che moltissimi altri fatti più gravi ed importanti che avvengono nel nostro paese ma che, per assuefazione, per indolenza, per atavica abitudine a subire e tirare avanti “passano e non lasciano traccia”. Il malessere delle famiglie, la sensazione di incertezza nel futuro per le nuove generazioni, per i figli che ognuno di noi ha, per la nostra (improbabile) fine della attività lavorativa a favore di una (aleatoria) condizione pensionistica. L’impossibilità di vivere il Natale con sereno ottimismo, il malaffare delle istituzione, il malcostume degli italiani, la sgradevole abitudine che “se una cosa non è di qualcuno, non è di tutti, ma del primo che se la frega !”. Se ci sforzassimo di profondere nella risoluzione dei problemi reali tutta l’energia he sprechiamo e dedichiamo a critiche e dibattititi sterili su fatti a dir poco ininfluenti sul benessere della “famiglia Italia”, allora potremmo vedere uno “spiraglio di luce”. Buon Natale a tutti voci, meditate: io lo farò.

  37. A me sta a cuore e mi arrovellano una domanda e risposta interiori:
    La Veronica del capo ferito a chi giova e gioverà?

    Al capo, e ai suoi scherani, come ovvio.

    Continuo a pensar male e sono molto difiddente, sospettoso.
    MarioB.

    (Anche il fatal Divo dice che a pensar male spesso ci si azzecca)

  38. “L’ostensione chiama implacabilmente la violazione. Il gesto di ieri a Milano è stato compiuto da un folle, che nella sua follia ci manifesta qualcosa di terribile. Il potere del sacro non perdona.”

    Un bello scritto, non c’è dubbio.
    Ma un po’ prolisso per dire semplicemente che a chi ci rompe le palle vorremmo, o ci verrà di volere di, prima o poi, rompere il muso.

  39. Come mai la rottura del muso di B. mi ha riportato immediatamente all’inevitabilità degli stati successivi dell’essere, alla pellicola ontologica di Severino?

    .. va bé, certe volte la mente fa dei voli ..

    ..forse perchè se un ente è, nel suo ciclo dell’apparire, tronfio, verbalmente violento verso ogni avversario, non può pensare di essere anche imprudente al punto tale da abbandonare il proscenio della sua sovraesposizione corporale; però, se si pensa che lo stato d’essere dominante, e costante nell’ente B. è quello egocentrico, l’inevitabile stato d’essere successivo è quello che si è manifestato e al quale abbiamo assistito.. no?

    Ve bè, dopo questa vado a prendere un caffè.

  40. tartaglia ha chiesto scusa :( e io che credevo che non fosse normale: solo un pazzo può reagire a quel modo. noi normali anestetizzati e salottieri preferiamo abbassare la testa e far finta che non ci piaccia, e invece ci piace avere il super padre padrone da odiare e da amare. noi non siamo avvezzi alla libertà. siamo voltagabbana codardi perdonisti ciarlieri. e delicati, stucchevoli. educati. improvvisamente vicini all’uomo berlusconi. infatti se non ci fosse lui chi potremmo criticare? chi potremmo infamare? scossi da due denti rotti, perbenisti: ecco la televisione anestetica che ci ha fatti infantili e paurosi. come se la violenza fosse solo sangue. in quel gesto liberatorio è morta definitivamente la signorina madame sinistra.
    e poi l’ipocrisia: mamma quanto siamo ipocriti: in un paese di mafia e di stupri e di chiese che vogliono il sangue del tipo di nazareth sempre ostentato anche nei gabinetti, ecco: speriamo che si riprenda il poverino silvietto, che lui è tanto bravo. sì, speriamo. lui si riprenderà, sicuro. noi mai più. il sangue del telenano è uguale alla foto incarbonita della guida suprema dell’iran. ecco: i pazzi italiani che gioiscono del sangue sono, più o meno, come gli studenti verdi dell’iran, è solo questione di spettacolarizzazione digitale e mediatica. tutti gli altri sono piccoli berlusconini e non lo sanno, un po’ come i miscredenti che ricevono l’illuminazione sulla via per damasco.
    vado a preparare la lezione. la prima guerra mondiale. cause e conseguenze.

  41. Anche io riprendo un commento, un po’ ampliato, che ho fatto al testo di beppe sebaste e alle sue ulteriori riflessioni (amare).

    Prima di tutto, cito Francesco Forlani (da NI): «chi ha gioito di quel gesto oltre ad essere un irresponsabile, è un idiota».

    Una riflessione.
    «Non sono io. Io non sono nessuno», ha detto subito dopo Tartaglia.
    «Ho paura della mia autocensura, presentimento di una pesante censura», scrive Beppe Sebaste su Nazione Indiana.
    In questa terribile intersezione di frasi spezzate (in cui si riflette il drammatico senso della propria irrilevanza) e paure impronunciabili si definisce, credo, il sentimento di molti.
    «Io non sono nessuno e ho paura della mia autocensura… dei miei stessi presentimenti…» mi verrebbe da dire.

    Perché, a quanto pare (e spero di sbagliarmii) a «“a causa” di quel volto (post hoc ergo propter hoc), il governo sta pensando di varare leggi speciali: divieto di manifestazioni e oscuramento di siti internet. Ecco, di questo vertiginoso, arbitrario passaggio, cosa ne pensiamo? vogliamo dire qualcosa, o aspettare che succeda il peggio? e possiamo parlare delle nostre paure, così evidenti che né il mio né il giornale di riferimento d belpoliti hanno ripreso i nostri ragionamenti?» dice amaramente Sebaste in un commento al suo post.

    E, in verità, anche io temo (sperando di sbagliarmi) che oggi il punto sia questo.
    Un gesto inconsulto sta finendo per legittimare parole «inconsulte», che sembrano adombrare, o anticipare, o preparare atti «inconsulti», democraticamente inconsulti, e questo proprio mentre tutti si è pieni di sconcerto, uno sconcerto che si traduce in autocensura, per timore che le proprie parole possano essere equivocate, strumentalizzate, o anche deturpate (da chiunque, anche, e soprattutto, dagli idioti cha hanno gioito).
    Perché quel che, a mio parere, è davvero drammatico, quel che è sconcertante è non solo il valore simbolico che assume quel viso umano (semisacro, mistico, mediatico… come ha notato Belpoliti sempre su NI) sfregiato da una mano assurda, folle, ma la sostanza di quello che incarna: oggi, in Italia, il corpo delle istituzioni (nella figura istituzionale del capo del governo) mostra in tutta la sua evidenza quanto sia stato sfregiato… da chi lo ha aggredito dall’interno, da chi non lo ha difeso abbastanza o non ha saputo difenderlo, da chi non se ne è nemmeno curato, da chi ha pensato di poterlo difendere con atteggiamenti disinvolti, parole e comportamenti sbagliati… da chi lo ha addirittura dichiarato morto… morta la costituzione, morte le garanzie democratiche, morti i cittadini…

    Per me è questo il punto: tutti i corpi sfregiati di quest’Italia. Accanto al corpo istituzionale deturpato, il corpo sociale, il corpo politico, il corpo della società civile… tutti questi corpi offesi e violati, anche dall’insipienza, dall’ambiguità, da doppiogiochismo di chi finge di curarsene o ancora dalla sostanziale noncuranza di quanti sembrano «incapaci di giudicare», come dice la Arendt, o forse disinteressati al giudizio o interessati alla mancanza di giudizio.

    Se è vero che «siamo contemporanei fin dove arriva la nostra comprensione», (cito ancora la Arendt) allora cerchiamo tutti di capire verso cosa stiamo andando, con intransigente lucidità. Forse è davvero arrivato il tempo della intransigente lucidità, ecco, e dell’assunzione di responsabilità. Perché si può «essere colpevoli», anche «senza essere minimamente responsabili», ma si può essere colpevoli anche per esser venuti meno alle proprie responsabilità. Ognuno… le sue. «Siamo tutti coinvolti», ricominciamo da qui. (E siamo tutti «feriti»).

  42. Quando ero piccino l’Italia era un paese sano. La gente lanciava vasi coi gerani ai cantanti molesti durante le feste di paese. E non ho nient’altro da aggiungere.
    Spero solo che chi deve fare quello che sta facendo, non si faccia intimidire da un souvenir lanciato sulla faccia mummificata di Berlusconi.

  43. Mi aspetto che genna o scurati facciano un libro di 850 pagine su quanto è accaduto a B. domenica sera. Anzi, meglio, sulla vita di Massimo Tartaglia. Titolo possibile: “La Guglia e il Cap(r)o: ierofania di un uomo diversamente utile”. Con esergo di Levinas nella prima parte e di Bataille nella seconda. Un Ecce Homo digitale e frotta di coglioni che seguono.
    Ogni volta che sento parlare di “corpo” mi vien voglia di mettere goebbelsianamente la mano alla pistola. Purtroppo sento che non è finita. Di corpi ce ne saranno ancora, credo, e non ci piaceranno i corpi che vedremo.

  44. @ Adriano Caibis
    Credo sia vero il contrario di quel che tu affermi; e cioè che questo fatto del miniduomo in faccia a Berlusconi non possa scindersi dagli innumeri problemi sociali che maciullano il nostro Paese. E’ il motivo, più o meno conscio, per cui stiamo versando fiumi di parole: perchè il “gesto d’un folle” assume in tal congerie un valore simbolico fortissimo, perchè lo sfascio del premier concretizza specularmente, tanto per i suoi sostenitori quanto per i suoi detrattori, lo sfascio definitivo della società civile. Di qua in poi il beneamato dialogo politico peggiorerà ancora, l’incomunicabilità si farà totale (con conseguenze non prevedibili). Purtroppo, che lo si voglia o no, in Italia siamo giunti a un punto tale per cui non è più in alcun modo possibile scindere Berlusconi dal Paese; il Paese E’ a tutti gli effetti di Berlusconi (il Paese E’ Belrusconi?), ergo dopo il miniduomo in faccia il Paese è senza più alcun dubbio ufficialmente allo sfascio. E sappiamo bene che questa ufficializzazione sancita da un atto così violento ed eclatante farà presa con forza su una larga maggioranza di cittadini (sia detto senza snobismo) criticamente sprovveduti. A me (che sono un convinto antiberlusconiano) pare insomma, senza alcuna intenzione retorica, che quel volto sanguinante e sdentato e allibito e arrabbiato e smarrito sia esattamente il volto dell’Italia.

  45. Il volto dell’Italia è quello di Massimo Tartaglia. Fate un piccolo sforzo. Forse è per questo che cercate in tutti i modi di allontanarlo da voi. Il volto di Tartaglia.

  46. Hanno già detto tutto; purtroppo, come sempre, troppo.
    Però, due cose. Anzi, tre.

    Uno. Questo è un Paese in cui non si può scherzare sulla violenza. La sua storia, le sue ferite commemorate ogni anno (ogni anno mummificate, anche dai fischi, sì, anche dai fischi), lo rendono un delitto incestuoso. Non possono scherzare sulla violenza gli imbecilli che, non sembra loro vero, riescono ad aprire un nuovo gruppo su fb, non possono farlo gli imbecilli in giacca e cravatta e linguaggio improbabile che entrano ed escono dal Palazzo, in base al tempo che fa. Non possono e non devono, anche perché, dal rischio di “repressione mediatica” sempre in agguato all’acuirsi del clima già ispido, a pagarne le conseguenze siamo noi tutti.

    Due. Ma una volta che è stata appurata la natura del gesto, ripetiamo, ISOLATOD’UNFOLLE, come possiamo permettere che qualcuno lo strumentalizzi blaterando ancora, dopo un numero più che sufficiente di ore, di “violenza politica”, e “mandanti”, e “odio”? Come, proprio alla luce di quel divieto di cui sopra? Insomma, istigano alla violenza più dieci minuti di willy coyote e bip bip su italia1 alle 14.30 che un discorso di Bersani, finanche di Di Pietro. E lo squallore e la tragedia di quel gesto è anche nella sua conseguenza comica, o meglio assurda: a fare scudo contro “violenza politica” e “mandanti” e “odio” sono oggi gli stessi cortigiani del Capo che da anni instillano il germe della violenza nel linguaggio e nei gesti e nella vita pubblica e culturale del Paese.

    Tre. Fa piacere che, a mente fredda, non manchino le dovute riflessioni sul corpo, su “quel corpo”, sulla ridondanza simbolica di quel volto poco prima inceronato poi insanguinato, sulla drammatica drammaturgia dell’esposizione di quel corpo immediatamente dopo l’aggressione, su quel souvenir di quarzo che, da sfogo di una mente disturbata, viene trasmutato in “arma politica”, corpo contundente contro il corpo del Capo (quindi, per molti, dello Stato). Fa piacere che coloro che ne hanno i mezzi culturali e metodologici lo stiano facendo, sulla scia profetica di Lévinas e non solo, mettendo da parte per un po’ la cura di blog e riviste letterarie e disquisizioni sul sacro e idee per il prossimo striscione.
    E noi? Noi abbiamo i nostri corpi, le nostre menti (cioè, lo Stato, quello vero) da difendere da corpi ben più contundenti, smettendola di trincerarci dietro ai corpi degli eroi che ogni giorno si espongono contro la barbarie delle mafie, del razzismo, della povertà materiale e di quella culturale.

    Noi abbiamo i nostri corpi da esporre, non su palchi o predellini d’auto, ma ai volti degli altri, e, in un impeto di coraggio, anche per pochi secondi, ad uno specchio.

  47. “La Guglia e il Cap(r)o”

    Titolo G.E.N.I.A.L.E complimenti :-)
    ti ringrazio, mi hai fatto sorridere … non ne potevo più di metafore di sangue e simboli da oratorio ;-)

  48. A TREVI che scrive:
    “il pazzo prende alla lettera il linguaggio, che invece è fatto di metafore. pratica la metafora (in questo caso la violenza del discorso politico) come una indicazione pratica, concreta, un modo di agire. questo tipo di idiozia è rappresentato in modo sublime in alcuni capolavori di dostoevskij”.

    Commento interessante, non c’è che dire che mi invita a porti una domanda (a cui io non saprei rispondere):
    Dando per scontato che da dostoevskij a oggi è cambiata sia la maniera di percepire la realtà che il linguaggio. Sei sicuro che la metafora occupi ancora il suo posto nel linguaggio, e non sia invece uscita violentemente diventando altro, tramite l’immagine e la televisione e fors’anche la scrittura on line?
    E soprattutto sei sicuro che solo i pazzi pratichino oggi la metafora?
    georgia

  49. AMA

    Io sono Massimo tartaglia. Cioè, lui è un mio omonimo.
    E come lui, non sono nessuno.
    E sono tutti. Non mi piace, ma è così.
    Uno dei tanti che fa un gesto idiota e si trova buttato al di là di sé stesso.
    Altro che il corpo del capo. E’ il corpo (e anche la mente, perdio: basta con i “Corpi”!) di Tartaglia che mi interessa. Mon frère, mon semblable.

  50. @AMA, il volto dell’Italia no è solo il volto di Tartaglia, poi c’è anche l’Italia dal volto Berlusconiano e tutte le sue declinazioni che spaziano da destra a sinistra, passando per il centro.

  51. Petr mantenere il suo elettorato, stà straziano il suo non elettorato, la parte più inerme(l’altra non stà facendo nulla); c’è da capire quanto tempo resta perchè la parte inerme si armi.

  52. perchè Nazione indiana dopo un certo numero di commenti (a parte in rari post) va sempre fuori di testa e commenta alla io boja? … alludo ai commenti di massimo e ares … massimo ritiro il precedente geniale … il titolo devi averlo scopiazzato da qualche parte :-))))

  53. Tartaglia novello Pierre Rivière e lo spettro di Kantorowickz… Con tutto il rispetto per Belpoliti, il suo intervento sembra una pagina sfuggita ad un blocco di appunti di Agamben.

  54. interessantissima quest’analisi della sacralità del capo, come pure trovo convincente il paragone coi tempi medievali. La speranza è in un nuovo Rinascimento, dove la ragione, la misura e l’equilibrio tornino ad essere i valori culturali in cui si riconosce un’epoca

  55. @georgia.. sarà che il mondo è vario ed ogni commentatore parla da prospettive differenti, e visto che la rete si affaccia su di una platea ampia, ci sono anche i nostri commenti, ti piaccia o meno.. °-°

    ..il dispotismo si radica con una facilità sorprendente.. °-°

  56. ma se a voi vi tirano una cosa in faccia vi tamponate con una busta dell’immondizia? anzi, preciso, solitamente durante i bagni di folla avete in mano una busta dell’immondizia? guardatevi le foto. a voi quando vi rompono il naso resta la camicia pulita? e le mani pulite? guardatevi le foto. e comprate i pop corn.

  57. trevi, troppo buonismo, troppo perbenismo…credo che qua non ci sia nessuno che approvi o avrebbe compiuto il gesto di tartaglia…ma ci sono molti che si sono indignati e magari hanno lottato contro ben altre violenze, e di fronte al naso rotto di quel miserabile potente, reagiscono col cinico divertimento con cui, che so, il cameriere sottoproletario commenta le escandescenze della contessa a cui ha macchiato il vestito (sbagliatissimo anche quello, veh… con quel che era costato alla contessa…)

  58. Tornando un po’ in terra… Non è che Berlusconi avesse “previsto” quanto poi è effettivamente accaduto.

    Alberto Custodero, qui: http://tv.repubblica.it/copertina/berlusconi-aggredito-
    il-giorno-dopo/40220?video

    spiega che i servizi segreti avevano, da mesi, previsto la possibilità di un’aggressione a Berlusconi da parte di squilibrati, egli era perciò stato avvertito e invitato a essere molto più accorto.

    Nel momento di un’aggressione, gli uomini della sicurezza hanno il compito di buttarsi sulla persona facendo da scudo umano, caricarla in macchina in gran fretta e fuggire; Berlusconi, una volta più al sicuro, infrange il protocollo di sicurezza uscendo dall’auto e salendoci sopra, esponendosi a un ulteriore pericolo; non è assolutamente previsto – dal protocollo della sicurezza – un comportamento del genere, poiché la persona da proteggere può essere ulteriormente colpita o addirittura uccisa.

    Personalmente, considero la reazione e il comportamento del Presidente del Consiglio – dopo il gesto scellerato dello psicolabile Tartaglia – semplicemente irresponsabili e assurdi. Comportamenti che, purtroppo, ora riguardo a un fatto, ora a un altro, siamo – impotenti – costretti a vedere ogni giorno, ormai da anni.

  59. provate e immaginare che sia tutto finto, così, per scherzo. guardatevi le foto sul corriere, le ansa. fatevi due o tre domande logiche. tipo, il sangue macchia. tipo, berlusconi si porta immediatamente questa busta di plastica al volto. subito. ce l’aveva in mano. tipo, quando esce dalla macchina, dopo trucco e parrucco, ha la camicia pulita. tipo, ha un fazzoletto in mano mentre va via, pulito, e le mani sono pulite. vi sembra così assurdo che possa essere una montatura visti gli evidenti vantaggi che questa storia gli porterà?
    ecco a voi la grande fiction di canale 5

    http://www.corriere.it/gallery/politica/12-2009/berlusconi/3/milano-berlusconi-colpito-volto_d9ea1a04-e813-11de-8657-00144f02aabc.shtml#1

    molto interessante è la foto numero 2.

  60. ad un mio amico la rottura del setto nasale costò mezzo litro di sangue, giacca camicia pantaloni scarpe da buttare, non un po’ di marmellata di fragola spalmata alla bell’e meglio. sono contenta di non essere l’unica visionaria…a me quella bella esposizione cheeeeeeese! per la foto m’ha puzzato di bruciato. e poi dico: ma sti medici col bollettino tipo degente in stato comatoso “le condizioni generali non destano preoccupazioni” non si vergognano un po’? è morta una persona pochi giorni fa a roma per essere stata in barella tre giorni in astanteria…

  61. e gli allocchi sono sempre più numerosi.

    Napolitano: “L’Italia è più coesa dei suoi politici”. bene, si è svegliato dal suo torpore altrimenti rischiava di sognare una guerra civile reale in atto.

    Forse c’è da augurarsi che questo avvenga.

  62. Pezzo veramente orrendo e inutile, oltreché, in quanto cascame buono per qualunque volessesi similare aggressione, nemmeno tanto ‘inedito’, a ben guardare.
    Bastava ragionare sul fatto, invece di rigurgitare queste fiacche e non pertinenti reminiscenze di scuola, scribacchiate alla carlona giusto per dimostrare di aver qualcosa da dire *anche* su questo: il tal Tartaglia, malato di mente, non ha *ammazzato* Berlusconi, e nemmeno ci ha provato: gli ha dato solo una mazzata con un souvenir ed è rimasto basito come un pecoro.
    Il suo atto non ha nessunissima valenza politica, il Tartaglia non è nemmeno lo strumento di qualcosa di più grande di lui, né la vittima provvidenziale di alcuna incontenibile tendenza delle cose. Berlusconi stesso, per converso, è stato voluto, da quelli che l’hanno voluto, in funzione del tutto antipolitica. Il suo volto verde e inespressivo, insanguinato nella metà inferiore, non è quello del tiranno, ma di un personaggio da Muppet Show.
    Tartaglia che gli dà la statuetta sul naso e lui che chiede al prete perché lo odiano sono come le due natiche dello stesso culo: la scorreggia che ne esce è una sola.
    Trattasi di mentecatto che ha colpito un altro mentecatto, tutto qui.

  63. beh, i media devono pure campare a scrivere qualcosa, d’estate si lamentano perchè nelle redazioni si girano i pollici (ho parecchi amici redattori), così ora hanno un anno di lavoro assicurato. e non come i precari o i lavoratori che, dall’oggi all’oggi, possono essere cacciati via. così si assicurano la pensione. :-)

  64. è vero l’Italia è il volto di Massimo Tartaglia
    avete visto le sue foto quando era più giovane? era il volto di uno che sperava, che inventava, che studiava, che si divertiva, che amava la musica e la pittura, inventò anche i quadri musicali, geniale no?
    era un volto pieno di speranza, sereno, allegro
    poi la malattia
    forse le avversità
    o tutte e due le cose
    è uscito pazzo
    10 anni di cure, di medicine
    di speranze perse
    di studi incompiuti
    guardiamolo bene il volto di quest’uomo
    io ho un unico dispiacere che non sia stato un disoccupato con figli a carico a scommarlo veramente di sangue
    un’ultima cosa
    questo signore ci ha fatto diventare mafiosi come lui ho saputo di gente
    che ieri ha stappato lo spumante, proprio come facevano i capi mafiosi in carcere dopo le stragi
    si, il volto di Tartaglia è il volto dell’Italia

  65. Qui si è andati oltre l’analisi politica, che pure sarebbe necessaria (che cosa succede quando i governanti di un Paese si ergono al di sopra (fuori) della legge e usano il potere a loro uso e consumo personale, trasformandolo in sovranità cui chiedere sudditanza ecc.) per fare psicologia del profondo a livello di masse e simboli. Jung non avrebbe saputo dire di meglio. Chi ha letto le sue analisi su Hitler e Mussolini sa di cosa parlo. Splendido pezzo di Belpoliti, c’è poco da aggiungere.

    Ps Un unico appunto all’autore (ma alcuni commentatori l’hanno superato di gran lunga in questo senso): una volta ci si sarebbe fatti molti scrupoli a considerare “folle”, “matta”, una persona, in senso dispregiativo, come di chi agisce senza alcun senso (ma con un po’ di “ragione”, ha dovuto inevitabilmente riconoscere Belpoliti, sennò cadevano i presupposti per la sua analisi), anche se fosse stata schizofrenica; ora, a quanto vedo si usano queste parole senza alcuna difficoltà per una persona di cui non conosciamo la diagnosi clinica, e che magari è più che altro un depresso in cura con psicofarmaci, e conduce una vita – fino a questo punto – tutto sommato nella norma.

  66. “Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”. “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”.

    http://www.mymovies.it/cinemanews/2009/5059/pennywise.jpg

  67. L’italia è il volto di Massimo Tartaglia, l’Italia è, anche, il volto dei Bossi, Maroni, Calderoli, Bondi, Lupi, Cicchitto, Schifani, Cosentino, Dell’Utri, Belpietro, Feltri, D’addario, Fiorello, Totti, a voi continuare… (sbizzarritevi)

  68. Ho trovato inaspettata e innaturale l’uscita di Berlusconi dall’auto per mostrarsi alla folla col volto insanguinato come il lottatore ferito ma vittorioso che si mostra al suo pubblico che l’acclama. Una scena che sarebbe credibile in altro contesto ma non quello dell’arena politica, a meno che quest’ultima non diventi palcoscenico da wrestling. Ripensandoci il fatto che Berlusconi si sia voluto mostrare col volto insanguinato è perfettamente in linea con il personaggio, quasi volesse consegnare quell’immagine ai libri di storia. Tra l’altro ha una espressione inquietante. Ha ragione Marco Belpoliti, il corpo di Berlusconi ancora una volta dà forma al suo potere politico, ma c’è qualcosa di inquietante in tutto questo, proprio come il volto del capo che si sporge dall’auto.

  69. Dal Fatto Quotidiano:

    Cicchitto ha detto : “La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità”. Poi ha aggiunto: “A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, dal mattinale delle procure Il Fatto, dalla trasmissione di Santoro Annozero e da quel terrorista mediatico di nome Travaglio”. Deve essere chiaro a tutti che da questo momento i giornalisti de Il Fatto Quotidiano, come le altre persone elencate da Cicchitto, sono a rischio. Le parole durissime di questo importante esponente del partito di maggioranza relativa ci mettono tutti nel mirino. Non siamo però eccessivamente preoccupati. Sappiamo che il Paese è migliore di chi lo rappresenta in Parlamento non perché eletto dai cittadini, ma perché nominato dal principe di turno. Tra la stragrande maggioranza degli italiani, siano essi di destra o di sinistra, il “clima d’odio” evocato dai nostri piccolissimi politici per il loro misero tornaconto elettorale, non c’è. E quella che Cicchitto definisce una “campagna” è in realtà la semplice cronaca di fatti. Quella cronaca che, come giornalisti, abbiamo il dovere di fare. E che, qualunque cosa accada, continueremo a fare.

    Peter Gomez

  70. cara GEORGIA,
    la metafora non è solo una bella metafora del discorso poetico, è una funzione naturale del linguaggio – se dico “i denti della sega” non immagino che la sega abbia una bocca, eccetera. una mente paranoide letteralizza la metafora. non credo che ci siano forme di linguaggio assolutamente letterali, né che la tv o qualsiasi altra mutazione tecnologica possano depurare di metafore lo strumento linguistico. in qualche maniera, se vai ad analizzare l’etimologia, la stessa parola “metafora” è una metafora. ovviamente saranno stati versati fiumi di inchiostro su questo argomento, ma io non ho cultura filosofica, non ti saprei dire. all’università ho letto jakobson che mi ha molto convinto (“saggi di linguistica generale”)

  71. @ georgia .. cosa si stava dicendo a proposito ..io boja?

    .. rispetto ai commenti successivi .. i miei erano da educanda

  72. a quanto pare fra pochi giorni sarà la volta del cuore sanguinante e aperto del capo, a reti unificate, con la benedizione di vespa, cori angelici etc. etc. i famigliari di tartaglia invitati a mo’ di re magi a prestare omaggio al bambinello. lacrime di commozione, buone e affettuose pacche sulle spalle, magnanimità a nastro.

  73. ares a me dei commenti di qui mi importa un tubo, la mia era solo curiosità: come mai ad un certo punto dopo un certo numero di commenti … in NI tutto va in vacca, diventano titoli di coda… poi che facciate commenti da educanda o meno per me è cosa del tutto ininfluente.

  74. grazie trevi di avermi aperto il misterioso mondo della metafora :-), anch’io ho letto lo splendido Saggi di linguistica generale, ma era un’altra cosa che volevo dire anche perchè non credo proprio che tu pensassi ai denti della sega quando hai fatto la tua acuta riflessione.
    ora non ho la concentrazione giusta per spiegarmi meglio, solo ripeto: non credo proprio che solo un pazzo oggi pratichi la metafora, proprio perchè la metafora, anche linguistica gli/ci arriva con la stessa violenza di una immagine televisiva, soprattutto se circola in rete … le metafore sono pietre …
    georgia

  75. @georgia gli antropologi lo chiamano flaming.

    .. credo che abbia a che vedere con la dissacrazione per lenire la tensione acumulata del troppo lavoro intellettuale, concentrato in pochi minuti..

  76. sì. forse è tutto finto. non lo sapremo mai. ormai il nostro anestetico instupidimento marionettistico senza vedere i fili che ci agiscono (per parafrasare opinioni di un clown) ci fanno credere che possiamo ancora credere chi è stupido e idiota e chi non lo è (ovviamente non lo è chi obnubila il gesto promotor di tal faccenda sanguinaria dietro un pazzesca pazzia di un disabile inventore) e magari la tragicommedia annunciata è una tragedia annunciata con la commedia nascosta per il tipico arretrato moralismo degli italici. quelli emigrati erano troppo pazzi e troppo cervelloni per restare. poi il risorto lazzaro dalla voi-ture blu: mi dispiace, in effetti, ma per le conseguenze che pagheremo. se tenessi a cuore la sanguinaria camicia pulita del politico sarei un ipocrita o un cattoperdonista o un democomunista o un italiano. e io ‘non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono’.
    sì. forse è tutto fin(i)to.

  77. si potrebbe pensare a un tizio che ragiona così:
    io rispetto sinceramente la posizione antiviolenta di forlani, trevi e altri… e tuttavia personalmente non posso condividerla, perchè so che dietro il giudizio su berlusconi c’è in gioco qualcosa di reale, c’è in gioco la felicità degli uomini… è un dovere etico agire, reagire ai suoi soprusi… se lui e i suoi uomini, come ha detto fede, in 50 anni non hanno visto le tragedie del mondo, è un dovere etico ricordargliele, è un dovere etico lasciargli un souvenir…
    questo tizio si potrebbe chiamare tartaglia

  78. Se andiamo avanti così facciamo tutti la fine di Tartaglia e senza neanche aver tirato nulla in faccia al capo.
    Il reuccio e i suoi ruffiani stanno dilagando, questo è.
    Siamo allo scontro finale?
    Quando in giro rimarranno solo macerie quaggiù si starà ancora disquisendo finemente sul Corpo del Capo in stile Agamben.
    Sembra una scena da Prova d’orchestra di Fellini.

  79. C’è un grande bisogno di analisi e soprattutto di occhi come quelli che ci dà Belpoliti. Per ‘raffreddare’ il confronto (ma non nel senso di McLuhan) occorrerebbero pazienza, umiltà e cultura. Più comoda l’invettiva.

  80. Il primo amore sta facendo una cosa benemerita, sta postando alcuni pezzi usciti sulla Padania anni fa e poi cancellati, se non li avete letti andate a leggerli, tanto per ricordare, e sarebbe utile dar loro risalto, ché qua si dimentica tutto troppo in fretta, compresa la violenza passata che mi rende schiettamente intollerabile chi inneggia alla violenza oggi.
    Spero che quelli del primo amore continuino nel lavoro e trovino tutto quello che è stato scritto e poi nascosto. Ricordare sempre.

  81. Il ferimento del corpo del capo, del monarca, del papa mette in campo, poi, il limite del corpo del capo, del monarca, del papa. ovverolo riconduce alla sua “umanità” corporea, è un atto che spoglia, denuda, riduce. più della torta in faccia, che è solo irrisione di un uomo e del suo ruolo. il corpo sanguinante del capo, del monarca, è la sua tragica riduzione all’umano.

    è quanto pensano i feroci afghani del racconto di Kipling L’uomo che volle farsi re. Il vederlo ferito riduce immediatamente l’illusione della sua divinità

  82. C’è un grande bisogno di analisi e soprattutto di occhi come quelli che ci dà Belpoliti.

    Mai avrei creduto di reintervenire su NI. Colpa di un link trovato sulla dashboard.

    Maragliano, di questa frase è sacrosanto quello che dici per quanto riguarda la metà superiore, il resto è un’immagine imperdonabile.
    Come si fa ad invocare l’analisi e scrivere in modo così caino?
    L’analisi, per me, s’identifica con quella che gli psicoanalisti chiamano analisi di realtà. L’analisi di realtà presuppone conoscenza della realtà; quantomeno.
    Di quello che sta dietro il gesto del Tartaglia, a quest’altezza, non si sa assolutamente *niente*. Quello che si è sentito – tra Alfano e Cojoni (sono *ministri*) – è mero delirio. Hanno invocato leggi speciali, capisci? Contro facebook, horresco referens, come prima contro i blog. Siamo alla mercé di una banda di pericolosissimi cialtroni.
    Tu, all’idiozia di Berlusconi e tutto quel che gli sta intorno, hai da opporre questo pezzo di Belpoliti?
    Tartaglia potrebbe aver dietro una congrega di 30.000 cospiratori, convinti che Berlusconi sarebbe morto in séguito alla rottura di due denti. La madre degl’idioti è sempre incinta.
    Berlusconi potrebbe aver assoldato Tartaglia per ricompattare lo schieramento, dopo che Fini lo ha tanto sfanculato. Potrebbe sembrare disgustoso, da parte di un vecchietto di settantaquattro anni, ma si suppone che uno muoja come ha vissuto.
    Il Tartaglia potrebbe aver incontrato per caso Astolfo Pantalone, il quale aveva appena comprato, per puro errore, un souvenir di Milano. Il Pantalone stava giusto rimirando con disgusto quella schifezza di duomo in miniatura quando il Tartaglia gli s’era avvicinato, dicendo: Che bello! Me lo regali? – Pronti!, avrebbe risposto il Pantalone, e gliel’avrebbe regalato, colle conseguenze che sappiamo.
    Il Tartaglia potrebbe essere l’amante segreto di Angelino Alfano. Geloso per il feeling morboso tra questi e l’attuale presidente del Consiglio, avrebbe commesso quest’insano gesto coll’intenzione di avvelenarsi immediatamente dopo colle capuzzelle dei fiammiferi.

    Non mi aspetto che Belpoliti sappia esattamente che cos’è successo, dato che non lo sa. Mi aspetto che, se proprio vuol scrivere, scriva qualcosa di sensato. Chiedo troppo?

  83. Due piccole considerazioni.
    Se a Parigi qualcuno avesse tirato in faccia a Sarkozy una Torre Eiffel (che a contundenza è peggio del Duomo di Milano) o a Berlino analogo souvenir a Angela Merkel, la cosa avrebbe suscitato reazioni simili, pubbliche e private? No. (Non cito Obama perché è un altro e più complicato discorso, ma mi sento di dire almeno che lì il rischio che qualcuno voglia veramente fargli la pelle dal colore “sbagliato” è assai più alto).
    Quindi il problema è nostro. Purtroppo è primariamente nostro a livello politico come i primi segnali – vedi l’articolo di Marco- già ci mostrano. Purtroppo non si può dire cosa succederà ancora, ma i primi segni sono tutt’altro che rassicuranti.
    Era questo cui alludevo col mio primissimo commento al thread di beppe, credo.
    Vedere che in tutto questo c’è tanta gente – qui e altrove- che in un modo o nell’altro “tifa” per l’attentatore lo trovo sconcertante. Non per pacifismo, buonismo o altro. Neanche solo perché è terribilmente miope.
    Questo signore, chiunque egli sia, si farà non so quanta galera per quel suo lancio di statuina. Ma non è questo il punto.
    Mi sono detta che provare un tot di identificazione con l’autore di quel gesto è più o meno come se lo si facesse con chi aggredisce un genitore, visto che tante volte si avrebbe avuto voglia di farlo. O atti simili. Se io sto bene, semplicemente so gestirmi i desideri aggressivi, magari pure senza doverli disconoscere. So quel che provo e so come è giusto comportarmi. Invece qui spesso scatta una simpatia manco si trattasse di un vero, tragico regicidio. Mi pare un segno di quanto siamo deboli, miserabili (non in senso morale). E non possiamo permettercelo per niente. Perché quel che sembra preannunciarsi è un periodo durissimo, aldilà – se fosse possibile- del capo e della sua imago sorridente o insanguinata.

  84. Stanze, riunioni, vecchi piduisti, che continuano a volere quello che hanno sempre voluto e a fare quello che hanno sempre fatto, vecchie trame, vecchi interessi, vecchie storie che si immergono ciclicamente e riemergono vestite di nuovo. Tutta questa attenzione al proscenio distrae da quello che succede dietro le quinte. E’ il dietro che vorrei vedere. Depurato dell’emotività anche della parte avversa, in parte vera e in parte recitata, strumentale. Maroni ha già fatto marcia indietro sul web, credo che non succederà niente. Tutto quello che diciamo è irrilevante, frammentario e nonostante la buona volontà non c’è una vera alleanza di saperi e conoscenze, tenacia, continuità, vera rete. Veniamo qui nei ritagli della nostra giornata a dire quattro parole e poi torniamo alle nostre vite.
    Quello che succede non è legato agli eventi, ma a una catena di decisioni e azioni che si contrastano giorno per giorno tenacemente.
    La politica è ancora questo, le parole sono la rappresentazione, la recita, il gioco delle tre carte. E anche la miccia, ma di fuochi preparati da artificieri che non vediamo. E usati usandoci.
    Per questo bisognerebbe farla, e non limitarsi a parlarne.
    Sono veramente sconfortata.

  85. E’ vero Alcor, qui parliamo e basta. Ma posto che produrre parole non è un fatto così innocuo, come tu sai bene del resto, posso dirti che vado in giro per l’Italia parecchio, da qualche anno a questa parte, e trovo tante realtà attive, che fanno, agiscono, resistono. Con difficoltà, crescenti magari, ma agiscono e resistono. Sarebbe meglio se ognuno di noi cercasse di sostenerle, sul proprio territorio, ecco qualcosa di concreto che tutti potremmo fare. E in queste singole realtà, nella loro produzione di cultura (concreta, in un fare quotidiano), c’è qualcosa di differente che forse verrà alla luce. Nessuna speranza, ma nessuna disperazione. Alla fine tutto è sempre nelle nostre mani…

  86. grazie helena.
    ammetto non ho avuto il cuore o la pazienza di leggere gli ultimi post, come spesso, ci avevo provato coi primi (qualcuno dovrà scovare un metodo, lo dico qui OT, ma davvero resta una cosa per pochi e questo fa male).
    tornando al punto. per me l’adesione al tuo pensiero (non è un problema di tifoseria) è immediata: di pars destruens contro silvio berlusconi ce ne facciamo davvero poco. banalmente – possibile che servano pensieri banali? –
    direi che questo denuncia la nostra inanità: attacchiamo perché non sappiamo costruire un’alternativa. tutto qua

  87. Lo so, caro Marco, ma in questo momento sono sconfortata lo stesso. Tutto mi sembra sfilacciato e casuale. Berlusconi non ha fatto tutto questo da solo, ma ha stretto un patto reciproco con i suoi, non ha offerto solo il suo corpo simbolico, o reale, o rappresentato, esposto, ma anche se si fosse limitato a questo, l’operazione è riuscita, e noi siamo molto lontani dall’essere capaci di fare altrettanto.
    E abbiamo una storia che non promette niente di buono. Impareremo?

  88. Spero anch’io che si torni indietro su questa cosa della rete, ma la percezione generale non cambia, anche se non aspetterebbe altro che potersi dare una scrollata e dire: eh’ ti sei fatta venire un’attacco di paranoia dietrologica! Ma no che non siamo tornati a quegli anni di vecchi traffici e burattinai di cui parli anche tu, alcor! O a qualcosa che sembra non dissimile ma potrebbe andare pure peggio, vista la maggiore debolezza di tutto ciò che gli si oppone. In politica, prima di tutto.
    Che facciamo? Tranne stare qui a dirci che siamo preoccupati seriamente? (domanda nient’affatto retorica)

  89. Alcor, ce l’ho con te.
    Due cose:

    Maroni ha già fatto marcia indietro sul web, credo che non succederà niente.

    E il fatto che si sia permesso anche solo di dire, o minacciare, qualcosa del genere non ti sembra sufficiente? Il fatto che “non succederà niente” dipende solo dall’impossibilità per lo Stato italiano, cioè per i suoi indegni rappresentanti, di accedere ai dati personali custoditi da splinder, o da wordpress, e da tante altre board, come invece possono fare, per qualche motivo, con facebook, e non possono ottenere da numerosi siti, soprattutto USA, quello che vorrebbero. Darebbero la pelle dei denti per oscurare tutto, il problema è che non ne hanno la possibilità tecnica, giuridica e materiale: tutto qui.
    In più – ciò che più conta – stanno cercando disperatamente di esasperare il dissenso. L’opposizione è molle, e loro si stanno sfaldando.

    l’operazione è riuscita, e noi siamo molto lontani dall’essere capaci di fare altrettanto.

    Dicesti; riferendoti alla capacità, peraltro tutta cattolico-romana, di esporsi come corpo da parte di Berlusconi. Dici in sintesi che è già qualcosa, magari fossimo capaci almeno di questo.
    Ti sembra, davvero, che gioverebbe a una compagine che volesse continuare a dichiararsi progressista “imparare” ad esporsi in questo preciso modo? Non ti sembra, piuttosto, che “saperlo fare” (e bisognerebbe anche *volerlo* fare, innanzitutto) significherebbe ripiombare volontariamente nei secoli buj, insieme con Berlusconi e tutti i suoi stipendiati? – nel qual caso, allora, meglio lasciar fare a loro, che già ci sono portati.

    D’accordissimo, per il resto, su quanto dici circa l’inanità delle parole spese qui sopra; per quanto riguarda le mie, sono state uno sfogo, breve e insopprimibile, che non pretende d’essere d’alcun momento.
    Ma già che ci siamo e che sappiamo solo spendere parole [mai detto di voler fare altro, sia detto per inciso], confrontiamoci su quelle.

  90. Che facciamo? Cosa possiamo fare se siamo così divisi? Continueremo a sbranarci tra noi schifando i politici di sinistra, chiedendoci che sinistra è mai questa, come stiamo facendo da anni, mentre dall’altra parte hanno sullo stomaco tre dita di pelo nel quale fa il nido un vecchio piduista come Cicchitto, continueremo a votare Di Pietro, un uomo radicalmente di destra, solo perché urla, e a seguire Grillo, una macchina da soldi e da palco, solo perché sbraita e indice un vaffa day.
    Un vaffa day di alto profilo politico, non c’è dubbio.
    E continueremo a non votare perché la sinistra è peggio della destra, o almeno non così nobile, pura e luminosa come le nostre anime radicali la vorrebbero.
    La politica è una cosa troppo alta perché noi la profaniamo alleandoci con figure men che luminose, ci basta che ci siano degli spazi di libertà nei quali parlare tra noi e sottoporla a critica e provare emozioni.
    Noi siamo ben altro. Siamo una parte minoritaria della società civile, e tale resteremo.
    Cosa vuoi che facciamo, le tante realtà attive di cui parla Marco ci sono sempre state, e passano alla storia, nella loro luminosa minorità.
    E nel frattempo, isolati come siamo, individualmente ognuno continua con bella innocenza a trovare piccole zone di sopravvivenza e compromesso personale.
    La discussione su libero-sì libero-no sta tutta in questo sfondo. Tutto è marcio, tutto è uguale.

  91. Non ti avevo letto, Anfiosso, ma in fondo la mia risposta vale anche per te.

    L’opposizione è molle, certamente, hai ragione, hai una ricetta per toglierle quella mollezza? E davvero credi che gli altri si stiano sfaldando?
    Quello che mi sembra non sia chiaro è che comunque si sfaldino, resta salda la rete di interessi e convinzioni intorno alla quale continueranno a organizzarsi, quale che sia il nome che si daranno.
    Dici che “intanto” è bene confrontarci sulle parole? ma carissimo Anfiosso, è ben questo che stiamo facendo da anni, confrontarci sulle parole.
    Continuiamo pure.

  92. @Anfiosso

    mi era sfuggita una frase tua

    “Ma già che ci siamo e che sappiamo solo spendere parole [MAI DETTO DI VOLER FARE ALTRO, SIA DETTO PER INCISO], confrontiamoci su quelle.”

    la metto in maiuscole solo perché non so mettere né grasseti né corsivi, mi scuserai.

    Vorrei che fosse chiaro che io non chiedo che tutti facciano, non tutti hanno una vocazione operativa, ma quando l’unica cosa che mi sembra si faccia da parte di tutti è spendere parole, allora è anche il momento di spenderne di meno e sondare il rapporto tra quelle parole e la loro capacità di incidere.

  93. Vi copio, come piccolo viatico mattutino, un pezzetto di Adorno che mi sembra ben spendibile qui:

    “Giovannino. L’intellettuale, specie se filoficamente orientato, è escluso dalla prassi materiale: un senso di nausea di fronte ad essa lo ha indotto a occuparsi delle cose dette spirituali. Ma la prassi materiale non è solo la premessa della sua stessa esistenza, è alla base del mondo la cui critica fa tutt’uno col suo lavoro. Se non sa nulla della base, mira a vuoto. Egli si trova di fronte all’alternativa: informarsi o volger le spalle all’odiosa realtà. Informandosi fa violenza a se stesso, pensa contro i propri impulsi, e rischia per giunta di diventare volgare come ciò di cui si occupa, poiché l’economia non tollera scherzi, e a chi la vuole non solo comprendere, deve “pensare economicamente”. D’altra parte, evitando di occuparsi di queste cose, ipostatizza come assoluto il proprio spirito, che in realtà si è formato solo sulla realtà economica e sull’astratto rapporto di scambio, mentre lo spirito potrebbe diventare tale solo nella riflessione sul proprio condizionamento. L’intellettuale è indotto così a sostituire – nel suo vano isolamento – il riflesso alla cosa. […] Solo chi si mantiene relativamente puro, ha odio, nervi, libertà e mobilità sufficienti per resistere al mondo, ma è proprio nell’illusione della purezza, vivendo in “terza persona“, che egli lascia trionfare il mondo, non solo all’esterno, ma anche nell’intimo dei suoi pensieri. Ma chi conosce fin troppo bene il meccanismo, perde – proprio per ciò – la capacità di riconoscerlo: sparisce in lui la sensibilità alla differenza, e, come gli altri il feticismo culturale, così lo minaccia la ricaduta nella barbarie. La contraddizione per cui gli intellettuali sono, nello stesso tempo, profittatori della cattiva società, e quelli dal cui lavoro – socialmente inutile – dipende in larga misura il successo di una società emancipata dall’utilità, non è di quelle che si lasciano accettare una volta per tutte e mettere definitivamente da parte. E’ una contraddizione che consuma senza tregua la qualità oggettiva. Comunque agisca l’intellettuale sbaglia. Egli sperimenta radicalmente, come una questione di vita, l’umiliante alternativa di fronte alla quale il tardo capitalismo mette segretamente tutti i suoi sudditi: diventare un adulto come tutti gli altri o restare un bambino.”

    Con le debite differenze, siamo ancora qua, ai Minima moralia.

  94. Alcor, sono d’accordo. Totalmente. Figurati che sono persino andata a votare per le primarie Pd, che in sé è un gesto anche ridicolo. Di tutti i candidati in lizza Bersani è decisamente quello che mi piace meno, ma temo che ciò malgrado sia in caso di continuare sulla stessa strada. Solo che non basta se io e te siamo di questo convincimento, dovremmo essere in tanti, tantissimi a dire”e ora, brutta o bella che sia, riprendiamoci la politica!” (il che non esclude che ognuno faccia le sue scelte)

  95. Le parole servono innanzitutto a distinguere, vedere con maggior chiarezza, classificare, qualificare, fissare, definire con esattezza. Tutte cose che si possono fare con persone con cui si condivide qualcosa.
    Per ‘incidere’ che cosa intendi? O meglio, dove intendi che si dovrebbe incidere? Sulle coscienze degl’indecisi di sinistra o sull’azione dei decisi di destra? Nell’uno e nell’altro caso dubito fortemente che senza parole si possa fare alcunché, ma è altrettanto vero, secondo me, che le parole di per sé abbiano una funzione nell’essenza diversa – mi riferisco alla possibilità, da parte di chi scrive, di trovare modi efficaci di esprimersi, le parole in sé non sono nulla, è chi le usa a fare la differenza – se ritiene dover farne.

    Ma di là da queste, tediosissime, quistioni di scrittura, non hai risposto, e me ne dolgo, né al primo né al secondo mio rilievo, che non riguardavano funzioni segniche o fàtiche o messaggiche o linguistiche, ma, molto concretamente, (1) la minaccia di Cojoni; (2) la liceità, per un essere umano evoluto, di assorbire ideologie da barbarie ritornata, per giunta con la pretesa che non ci sia contraddizione ideologica.

  96. mi pareva di averti risposto, Anfiosso, ma se non è stato chiaro cerco di chiarire.

    1) tu scrivi, citandomi:

    Maroni ha già fatto marcia indietro sul web, credo che non succederà niente.

    E il fatto che si sia permesso anche solo di dire, o minacciare, qualcosa del genere non ti sembra sufficiente?

    Ti rispondo così:

    Sufficiente a che? intendi grave in sé? certo, ma non è né la prima né la più grave delle cose che questo governo e la lega in particolare hanno detto e purtroppo fatto da un pezzo, devo esprimere qui ogni giorno la mia indignazione per il razzismo, la tendenza a conculcare la libertà eccetera? Pensi che io la pensi diversamente da te? Ti ho mai dato motivo?

    2) ti ho risposto riportando qui il brano di Adorno.

  97. Aggiungo, quanto all’incisività: come non scriverei mai nulla di politico, nemmeno una parola, ad uso di qualcuno che si riconosca genericamente in una destra, così non farei e non farò mai nulla di concretamente sinistrorso con chicchessia. Per qualche mia fissazione sicuramente ultronea nonché allogena, non riesco a discedere da un’idea di civiltà, anche politica, del tutto distinta – diciamolo: superiore – da quello che mi ritrovo nei dintorni. Mi dispiace, ma non vedo, semplicemente, abbastanza sinistra intorno a me: non solo non sento impulso all’azione politica, ma non ne ho la sia pur minima tentazione, o il rimpianto. Helena, vedo quissopra, s’è appena turata il naso, all’odore di Bersani: io, è più forte di me, mi rifiuto di farlo. Non vedo nulla di progressista nell’aggirarmi sconsolato, molletta al naso, in mezzo a un cumulo di rifiuti di sagrestia.
    E non riesco a darmi torto di questo, proprio non ci riesco.
    Ah, e il fatto che noi si sia ancòra ai Minima moralia – piccola pulce nell’orecchio (non è detto che entri, ma proviamo) – mica dipenderà dal fatto che non sono stati letti veramente, e interiorizzati – quelli come qualsiasi altro testo particolarmente illuminante – nel momento in cui doveva essere fatto?
    Non ci sto ad addossare le colpe a quelli che parlano, o scrivono, delle cose, e “non le fanno”: un’azione non è un’idea in movimento, è qualcosa di compiuto da donne, da uomini, da persone che tentano di arrivare ad uno scopo. Non vedo uomini e donne che tendano ad uno scopo, se non quello di contrastare il fatto compiuto, che è il risultato di una mancata volontà sostanziale di affermare valori e programmi. C’è stato un tempo per cominciare a farlo, ma evidentemente molto di quel radicalismo era o inconsapevolezza o ipocrisia. Me ne dispiaccio, ma lungi da me l’idea, adesso, di vagheggiare un eroe de sinistra (!), corporeo come le tette recise in formaldeide di qualche vergine & martire, efficientista e tetragono, ignorante come una zappa, avido, affamato come un’ameba e utilizzatore finale.
    Meglio, molto meglio, un coacervo di timidi cacadubbj, parolaj e allergici al potere (ci fossero solo meno cattolici sarebbe meglio, ma so che è troppo chiedere).

  98. Nessuno addossa colpe a nessuno Anfiosso, neppure Adorno, usa le parole anche lui per quello che tu dici nel tuo commento delle 10:59, per

    “distinguere, vedere con maggior chiarezza, classificare, qualificare, fissare, definire con esattezza.”

    anch’io vorrei lasciar cadere una piccola pulce: davvero si pensa che chi non fa non faccia?

  99. Anfiosso. No, non mi turo il naso. E non mi pongo nemmeno il problema se Bersani e il suo Pd sia abbastanza di sinistra. Sarebbe assolutamente sufficiente per me sapere che da quella parte non si porta allo sfascio il funzionamento di uno stato democratico e dei valori per esso del tutto normali, come si trovano fissati nella costituzione (per esempio l’uguaglianza come base per ricusare politiche razziste). Non temo il “moderatismo” ma i troppi inciuci, compromessi, il continuare a bloccare l’accesso a chi non fa già parte della politica politicante. Mi sento però di dover verificare se è così. Anche se- torno a ripetere- è totalmente probabile che lo sia e lo rimanga, finché sono una delle poche coglione che si fa sbeffeggiare come turanaso compromissoria da chi invece – è più forte di lui!- continua a mettere prima di tutto la propria coerenza intellettuale.

  100. Credo anch’io, sì, che non fare possa essere una specie di fare. Ma nessun fare avviene nel vuoto pneumatico; c’è un non fare come quello descritto da Adorno, che ha un suo motivo nell’abito intellettuale, e un non fare dovuto ad un non poter fare. (Lo stesso Adorno, ironia, nonostante la sua ambizione frustrata, in tarda età si ritrasse spaventato dalle conseguenze del suo pensiero, e dai giovani che agivano dopo che lui aveva scritto).

    Non che mi trovi del tutto d’accordo con Adorno. Lui, si capisce, ce l’ha con una tipologia di intellettuale che ha una sua impostazione – che credo pochissimo mi riguardi; e anche altri, se non altro perché viviamo in tale vuoto culturale che persino storture come questo filosofo sono ormai impossibili. Questo non toglie nulla all’esattezza con cui Adorno isola questa figurina dal contesto. Per il suo tempo dev’essere stata un’analisi magistrale.

    Quando scrive, però: “l’intellettuale è indotto così a sostituire – nel suo vano isolamento – il riflesso alla cosa”, per esempio, attribuisce ad una particolare posizione culturale un fenomeno che è nei fatti, e che sarebbe nei fatti anche se al posto del filosofo ci fosse qualcuno di molto meno filosofico.
    L’intellettuale lavora con le parole. Le parole sono il riflesso del fatto. La sua percezione delle parole può essere talmente disturbata da renderlo impotente a scorgere il nesso tra riflesso e fatto a livelli insopportabili, o alienanti, ma è nei fatti anche che il riflesso non corrisponda mai pienamente al fatto, e soprattutto che mai e poi mai possa identificarsi con esso. Io personalmente ho una chiara percezione di questa qualità della parola, ma non necessariamente sono angosciato dalle parole. Sono i fatti, invece, ad angosciarmi, se proprio.

    Ma alla base c’è comunque un errore di valutazione, secondo me piuttosto grave.
    Mi tornano in mente il poeta che ricorre all’avventura per ritrovare la vena (Campana lavapiatti e pianista da saloon in America), o il filosofo Machiavelli che s’ingaglioffisce litigando con i contadini, & ritrovando quel perduto gusto pieno della vita.
    Io, devo insistere, intellettuali come quello descritto da Adorno non me li vedo intorno: vedo mediocri laureati che ricicciano trivialità e stancamente le ripropongono. Vedo epigoni, romanzieri di genere, commentatori sociopolitici dalla dubbjssima esperienza, masticatori di banalità preconfezionate. Non vedo nessuna resistenza d’intellettuali organici, alienati dalla contemporaneità, al richiamo spaventoso e seducente della giungla: vedo consumatori che scribacchiano, tardoadolescenti di cinquant’anni che macinano parole solitamente malissimo scelte e defecano post e capitoli a ripetizione. Persone che non hanno nulla di diverso, costituzionalmente, dalla massa che, assai giustamente, snobba in grandissima parte quello che fanno.

    Tu a tutti costoro fai un favore che non meritano: la cultura non ha più quel peso; nulla giustifica, attualmente, la riesumazione di Adorno per spiegare la situazione contemporanea – almeno, non la riesumazione di quella pagina.
    I culi venduti sarebbero molti, se non tirano è perché nessuno se li compra. Ecco, così ho confermato che sono sboccato.
    Per il futuro non ho idee: sono sette lustri che ho l’acqua alla gola, non posso permettermele. Ma ho un’idea chiara sul presente: posto ci sia vita, e non è detto, non è il momento di ingaglioffirsi. Ci siamo già ingaglioffiti a sufficienza, posto che siamo mai stati quei gentiluomini per cui ci contrabbandavamo.
    (E la gaglioffaggine dove starebbe? Nel votare Bersani? Lo spregiudicato, efficientista, iperattivo, politropo Bersani? Ma dài!).

  101. il gusto pieno della vita:-) che cosa mi ricorda? un gingle credo

    io penso che la riesumazione di quella pagina possa avere ancora un senso, mi sento ancora, sarà perché sono vecchia, all’interno di una tradizione, ma lasciamo perdere Adorno, mi interessa questa frase:

    “la cultura non ha più quel peso”

    che la letteratura non abbia più quel peso l’ho detto e ripetuto anch’io qui, ma che la cultura, che non è solo letteraria, non abbia più peso non mi pare, solo mi pare che non analizziamo bene i modi in cui opera, o meglio, che queste analisi non emergano nella consapevolezza comune ma circolino in ambiti se non più accademici, più specialistici, una volta consumata senza portar molti frutti, in questo sono d’accordo, una stagione in cui pareva che potesse essere patrimonio comune. Diventata in modo tanto più plateale di allora prodotto di consumo, adesso c’è chi preferisce il dolce e chi il salato. Non tutti pero, Anfiosso, a questo non credo, non staremmo qui a parlarne.

  102. L’attentato di Berlusconi

    La sera del tredici dicembre
    il comizio era da poco finito
    Berlusconi su solerte invito
    si confuse tra folle di cuor

    poi avvenne proditoria l’offesa
    giammai sì grave, vista e subìta
    in cinquant’anni di carriera inclita
    un cronista fedele affermò

    e il fatto fu che un certo fellone
    che covava in seno violenza
    tra lo stuol dei benevoli avanza
    senza luce di amore nel cuor

    dalla mano di quel disgraziato
    partì un colpo come un baleno
    un oggetto a foggia di duomo
    di alabastro, un souvenir

    ah! la mano di quel maledetto
    chissà quale demonio mosse
    ché l’oggetto proiettato percosse
    senza pietas il cavalier

    l’Onorevole Berlusconi auguriamo
    che ritorni ben presto al suo posto
    a difendere al paese nostro
    l’interesse di noi lavorator

  103. Non mi riferivo, chiaramente, alla letteratura soltanto. In àmbiti più specialistici (complimenti incidentali a questo nipotino dell’Incarriga, persino io non avrei saputo far peggio) l’approccio è tecnico, non culturale. Né credo che ci sia una ‘stanza dei bottoni’ donde sia possibile influenzare senz’esser visti. La cultura è fatta di visioni d’insieme e di dibattito: le cerchie ristrette e gli specialismi non sono cultura.
    L’ultima frase, però (Diventata in modo tanto più plateale di allora prodotto di consumo, adesso c’è chi preferisce il dolce e chi il salato. Non tutti pero, Anfiosso, a questo non credo, non staremmo qui a parlarne) non la capisco.

  104. Il soggetto della frase è la cultura, e non per tutti lo è diventata (mero consumo).

    Sono d’accordo che la cultura sia fatta di visoni d’insieme e dibattiti. Ci sono sedi in cui si fa. Che non si vedano è un problema, ma ricordo che anche ai miei tempi, per non dire a quelli di Adorno, non è che le sedi fossero in piazza, o immediatamente recuperabili dai libri, per vederle, quelle sedi, un minimo livello di partecipazione ci voleva, si doveva andare ai convegni, nelle fondazioni, e comunque nei luoghi in cui le idee si incontravano.
    E per sua natura questi luoghi non sono identificabili nella rete, come allora non erano identificabil nelle piazze, dove ne arrivava l’eco a volte distorta.

  105. Perché odiate Berlusconi più di Obama?

    Berlusconi non aggredisce militarmente una nazione (Afganistan), non organizza golpe (Honduras), non blocca accordi sull’ambiente (Copenaghen), non aumenta la presenza militare al di là dei propri confini (Uruguay) per contrastare chi è ostile alla sua politica (Venezuela, Brasile), non permette il proliferare nucleare ad alcuni (India e Israele) nel mentre minaccia ritorsioni se altri proliferano (Iran), non mantiene sotto embargo (Cuba) …

    Certo, direte voi, siamo in Italia … Ma l’Italia è il mondo intero, rispondo io. E le sue sorti sono in relazione all’andamento dello scambio geopolitico; per questo bisognerebbe odiare più Obama che Berlusconi. Solo che io, me ne rendo conto, sono un illuminista che crede ancora alla ragione; qui, invece, siamo all’esaltazione irrazionale delle apparenze. Sì, la sinistra è proprio morta. Forse è meglio così. Forse dalle cloache latino-americane o africane sorgerà quel pugno che ci libererà, in un sol colpo, di Berlusconi, di Obama, e di noi stessi.

    Ci meritiamo ciò che abbiamo.

  106. Sul blog La dimora del tempo perduto Dario Borso lamentava che qui un suo commento era stato tagliato: poiché ora vedo che più di uno cita la stessa opera, lo copio qui

    *come se non si sapesse che l’istigatrice di Massimo Tartaglia è l’ex-fidanzata Minima Moraglia*

  107. giusto per, ormai è a perdere, qui:), ma giusto per:
    il lavoro di conoscenza, la cd intellettualità diffusa, in italy raggiunge la percentuale del 41,49 per cento sulla forza lavoro occupata nel 2005 (a fronte del 48,19 per cento in Germania e del 52,17 per cento in Gran Bretagna, dati citati da sergio bologna sul manfo di qualche giorno fa). 41.49%!!!!! di Intellettuali!!!!!A copenhagen hanno arrestato uno scienziato italiano perché ha partecipato a un dibattito al klima forum. Klima forum, do you know ? il contro summit della società civile. do you Know? violentissimo dibattito: words, and peace. il tipo uno scienziato a un dibattito che rimpingua le centinaia dei black block (?) arrestati, oltre il fermo d’ordinanza delle 6 ore (per il quale del resto basta avere una cartina della città in tasca) Danimarca guys, danimarca.

  108. Grecia antica:

    (…) questo Pisistrato di cui si parla, il quale, approfittando che gli Ateniesi della costa erano in discordia con quelli della pianura (capo dei primi era Megacle, figlio di Alcmeone, e di quelli della pianura Licurgo, figlio di Aristolaide) e mirando al dominio assoluto, diede vita a un terzo partito: raccolti, quindi, dei partigiani e facendosi, a parole, capo degli uomini dei monti, ricorse a questo stratagemma: dopo essersi ferito da solo e aver ferito le mule, spinse il carro nella piazza del mercato, come se fosse sfuggito ai nemici che, mentre egli si recava nei campi, avrebbero voluto uccciderlo. Chiedeva, perciò, al popolo di ottenere un corpo di guardia, egli che, già prima, s’era particolarmente distinto nella campagna contro i Megaresi, avendovi conquistato Nisea e compiuto altre valorose imprese.
    Il popolo di Atene, lasciatosi ingannare, gli concesse di scegliersi fra i cittadini 300 uomini che furono non già i portatori di lancia di Pisistrato ma, piuttosto, portatori di clava, poiché lo scortavano seguendolo armati di clave di legno. Costoro, sollevatisi insieme con Pisistrato, si impadronirono dell’ acropoli.
    (Da: Erodoto, Storie, I, 59)

    Hollywood, 1992:

    Bob Roberts*

    Il film narra le vicende di un miliardario dell’ultradestra candidato al Senato americano che, quando rischia di venir incastrato dall’inchiesta di un giornalista su un traffico di droga, inscena un falso attentato per impietosire l’elettorato.Viene eletto.
    *anche Bob Roberts è un cantante…
    http://en.wikipedia.org/wiki/Bob_Roberts

  109. Le tracce del capo:

    (ANSA) – GINEVRA, 17 DIC – Berlusconi si recherebbe nei prossimi giorni in una clinica svizzera,per ”cancellare ogni traccia dell’aggressione”al volto. Lo scrive la stampa svizzera.

    ”Il primo ministro italiano deve arrivare alla clinica privata da noi a Gravesano”, afferma Carlo Zoppi, sindaco del comune ticinese. E’ la stessa clinica, dove, Berlusconi si e’ gia’ sottoposto ad interventi di chirurgia estetica, in passato.

    …e perchè non ostendere (yawn) anche le “tracce”?

  110. E per sua natura questi luoghi non sono identificabili nella rete, come allora non erano identificabil nelle piazze, dove ne arrivava l’eco a volte distorta.

    Vuol dire solo, evidentemente, che il problema che c’è oggi c’era anche allora. Ed è una cosa che sospettavo, sennò non avrei detto, sopra, che ho sentore, per quanto riguarda quegli anni, che il radicalismo di allora fosse più apparenza che sostanza.
    Sento appunto stridore tra la tua affermazione sulla necessità d’incidere e le condizioni di trasmissibilità della cultura, anche politica, che si presentano limitate e o poco o male comunicanti con gli altri contesti. Quello che riguarda poche persone, per qualunque motivo sia, secondo me non incide. Credo, a differenza di quello che magari pensano in molti, che sia impossibile “incidere” su un ampio contesto se si mantiene una posizione appartata – o forse è possibile, ma solo in senso distruttivo.
    Può anche darsi che a molti non interessi, o non interessi più, ‘incidere’ in quel senso.

  111. plessus (il tuo nick è un bersaglio, occhio ai calci rovesciati:)
    Ogni volta che nell’universo viene commesso un crimine violento, Chuck Norris prende soldi dalla SIAE.
    Il plasma del televisore di Chuck Norris è quello del sangue delle sue vittime.
    Chuck Norris ha usato la Cosa dei Fantastici Quattro per ripiastrellarsi il bagno ma soprattutto
    Quando Chuck Norris vuole qualcosa di dolce, si mangia Ambrogio.

  112. C’è contraddizione, sì, ma in alcuni momenti superabile, e anche se poi risulta non superata, è sempre alla base dell’agire civile e collettivo, che sarà anche utopico, ma senza il quale nulla si fa, neppure quella banale e normale amministrazione della città sulla quale si fonda la politica.

    Cosa intendi dicendo “Quello che riguarda poche persone, per qualunque motivo sia, secondo me non incide”? Immagino che le poche persone delle quali parli non siano i potenti, ma se capovolgi il discorso, poche persone potenti incidono eccome, perciò quelle che il potere non lo hanno farebbero bene a unirsi quando è possibile.
    La pressione dell’opinione pubblica questo è, e certo non è detto che basti, che sia efficace, che porti ai risultati che si sperano, ma abdicare anche a questa possibilità e speranza non fa per me.
    Anche se non ritengo di dover giudicare chi sente in modo diverso.
    Guarda il discorso sul clima, dopo Copenhagen si può pensare solo pessimisticamente, ma se non ci fosse stata pressione il problema non sarebbe neppure posto.

    Approfitto per dire che sto leggendo in quella parte della rete che frequento una tale acuta attenzione a Berlusconi da farmi disperare, Berlusconi è diventato un fatto estetico, e uno scarico emozionale, il colpo di mano sui tamburi del tempio, dopo di che abbiamo fatto il nostro dovere di fedeli e svolto le pratiche devozionali.
    Spero che nessuno pensi che andato via lui, e vista l’età se ne andrà, l’Italia non resterà il paese che è, cominciamo a spostare gli occhi dal feticcio, per quanto interessante, e parliamo di noi.
    Parliamo per esempio, anche se ancora non l’ho letto, del libro di Di Feo sui veleni sepolti nei nostri mari dal fascismo, e sul fatto che per saperne qualcosa ha dovuto lavorare sugli archivi inglesi e tedeschi, perché i nostri o sono stati distrutti per volontà o per italica sciatteria.
    E’ inutile prendersela ciclicamente contro il collettore di turno del paese che non vorremmo, dimenticando quello che accade, accaduto e accadrà nelle segrete stanze.
    Non la finirò mai di pensarla così.
    Nè di comportarmi secondo quella vecchia e abusata frase che invita a praticare il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà.

  113. Spero che nessuno pensi che andato via lui, e vista l’età se ne andrà, l’Italia non resterà il paese che è, cominciamo a spostare gli occhi dal feticcio, per quanto interessante, e parliamo di noi.

    Ecco, anche se avessi avuto la tentazione di riprendere la diatriba sul resto, l’importanza del messaggio di questa frase fa passare tutto in cavalleria, anzi lo cancella.
    Hai perfettamente ragione, su questo, e si ritorna, chiudendo il cerchio, al fattore scatenante, cioè al pesante e frusto simbolismo del pezzo di Belpoliti e all’irritazione che ha dato a me e, per fortuna, non solo a me.
    Il resto, appunto, poco importa.

  114. Appello per l’immediato rilascio del dottor Luca Tornatore
    (carmilla l’ha ripreso, in home trovate il link per firmare la petizione)

    Luca Tornatore non è solo un amico fraterno di chi scrive questo appello. Luca è un assegnista di ricerca al Dipartimento di fisica dell’Università di Trieste. E’ uno scienziato, uno di quelli che alla passione e alla voglia di cambiare il mondo uniscono, dunque, una riconosciuta competenza. Questi sono gli ingredienti che lo hanno spinto, assieme a centina di attivisti ambientalisti italiani, a recarsi a Copenhagen. Luca è nella capitale danese per pretendere giustizia climatica, per confrontarsi all’interno del Climate Forum, per capire e per intrecciare relazioni con chi (come noi e lui) pensa che l’emergenza ambientale debba essere affrontata a partire da una democratizzazione delle decisioni e non attraverso la delega a chi l’ha provocata o a chi la sta peggiorando (siano essi vecchi o nuovi attori di rilievo del panorama geo-politico).

    Ci sarebbe da ridere, ma quello che sta succedendo a Copenhagen non ha precedenti. Il solo fatto di trovarsi per strada rende passibile di fermo, l’arresto preventivo (già di per sé strumento mostruoso dello stato d’eccezione) è stato abusato senza vergogna. Sono stati calcolati più di millecinquecento fermi di polizia, praticamente tutti ingiustificati. La capitale Danese, ormai un ex simbolo della socialdemocrazia, si è trasformata in una vera e propria città di polizia.

    Luca Tornatore si trova oggi in stato di arresto, fermato assieme ad altre decine persone dopo aver partecipato ad un dibattito!! Luca, come centinaia di altri, non ha commesso alcun reato. Il suo fermo è stato confermato non sulla base di prove, ma proprio per punire il suo impegno, la sua visibilità pubblica e la sua competenza.

    Noi pretendiamo il rilascio immediato del Dott. Luca Tornatore, prima di tutto perché totalmente innocente, poi perché la sospensione dello stato di diritto, le provocazioni e le menzogne rendono la mancanza di Luca insopportabile per tutti noi e per tutti quelli che condividono, con serietà, le sue preoccupazioni per il futuro del nostro pianeta.

    Trieste – Venezia, 15 dicembre 2009

    Primi firmatari:
    Margherita Hack, professoressa emerita di Astronomia, Università di Trieste – Franco Piperno, docente di Fisica della Materia, Università della Calabria, Cosenza – Christian Marazzi, docente SUPSI, Bellinzona (Svizzera) – Carlo Vercellone, docente di Economia, Université Paris I – Sorbonne Panthéon – Sandro Chignola, docente di Filosofia Politica, Università di Padova – Andrea Fumagalli, docente di Economia, Università di Pavia – Augusto Illuminati, docente di Sociologia Politica, Università di Urbino – Sandro Mezzadra, docente di Storia del pensiero politico, Università di Bologna – Spartaco Greppi, docente SUPSI, Bellinzona (Svizzera) – Adelino Zanini, docente di Storia del pensiero economico, Università di Ancona

    Questo l’indirizzo per mandare lettere telegrammi o cartoline in carcere a Luca.
    Riempiamo il carcere di Copenhagen di libertà:

    Luca Tornatore 211275 ABBM – Vestre Faengsel – Vigerslev allè 1D – 2450 Kbh
    Svolta – Copenhagen – Danmarkt

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