Scaffali nascosti (5) – Via del Vento

«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

C’erano le classiche liti all’italiana nella Pistoia di fine Quattrocento. Si scannavano sul serio Panciatichi e Cancellieri. Ma un giorno – il 17 luglio 1490 – la Madonna dell’Umiltà dipinta nella chiesetta di Santa Maria Forisportae espresse il suo sdegno: tre rivoli di «prodigioso licore». E fu il classico miracolo all’italiana. Subito dopo si decise di costruire il santuario per commemorare l’evento miracoloso e ad aprire i lavori fu nel 1495 Ventura Vitoni.

Oggi Vitoni è il nome di una via a un passo dalla basilica. Quella via, da dove guardando in alto spunta la cupola della Madonna dell’Umiltà (poi realizzata da Vasari, in seguito alla morte del Vitoni) sino alla fine dell’Ottocento si chiamava via del Vento. A ogni ora del giorno, in ogni stagione, in quella via c’è il vento che sbuffa. Se non disprezzassimo le facili metafore diremmo che in quella via c’è sempre stato «vento di creatività». Se fossimo ancora peggiori diremmo «vento di cambiamento» (e se fosse il nome di un partito che sfiora il 50% non ci stupiremmo). In maniera spiccia diremmo che in quella via ce n’è passata di cultura. Al numero 3 visse la sua giovinezza Gianna Manzini; a due passi da casa sua negli stessi anni il tipografo Alighiero Ciattini stampava riviste e pubblicava anche inediti di Dino Campana. Al numero 5 negli anni ’20 visse Piero Bigongiari, che descrisse la strada in Il respiro delle sorelle. Negli anni ’40 nella casa che fu della Manzini visse Sergio Civinini, uno degli autori lanciati nei «Gettoni» einaudiani. E lì, in via Vitoni, ex via del Vento, nel 1991 Fabrizio Zollo fondò le edizioni – ovviamente – Via del Vento.

Via del Vento – associazione culturale senza fini di lucro – si propone di pubblicare testi inediti di grandi autori e rari (di difficile reperibilità perché da tempo fuori catalogo), in raffinati libretti di 32 pagine.

Zollo apre le pubblicazioni con i «Quaderni di via del vento»; ogni quattro mesi nella sua bottega ne sforna, in alternanza, uno grigio e uno giallo. I grigi raccolgono scritti di grandi artisti (negli anni Schiele, Munch, Kirchner), i gialli quelli di scrittori (dai due frammenti inediti del Gelo di Bilenchi alle Lettere a Rilke di Hofmannstal, da Una domenica al conservatorio di Proust alle autoprofetiche riflessioni sul Suicidio di Morselli).

Ogni libro è curato da biografi, esperti, studiosi dell’autore dell’inedito; per il libro di Morselli, ad esempio, Zollo contatta l’eclettica Valentina Fortichiari, narratrice, ufficio stampa Gems e più grande esperta dell’autore italiano inedito per antonomasia.

I «Quaderni di via del vento» – che si erano aperti con i quattro racconti inediti di L’azzurro di Bigongiari – escono per i primi anni senza prezzo. Vengono regalati a amici e esperti, consegnati a mano o spediti per posta. Poi nasce l’«Ocra Gialla» e Zollo decide di dare un commercio ai libretti, con distribuzione regionale (oggi il prezzo è di 4 euro). La collana, inaugurata nel 1994, si apre, quasi per tradizione ancora con Bigongiari, e pubblica sulla scia dei «Quaderni» gialli, inediti e rari di letterati. Sfogliando il catalogo emerge la sensibilità letteraria di Zollo e il lavoro di ricerca dei curatori che collaborano con lui. Nella collana uscirà il Taccuino d’Algeria a cura di Dante Isella, che raccoglie le prime impressioni di Vittorio Sereni durante la prigionia nel campo di concentramento alleato in Algeria (esperienza poi raccontata in versi nel Diario d’Algeria), il soggetto cinematografico del Diavolo sulle colline, scritto dallo stesso Pavese, le «Rose rampicanti» di Ezra Pound, costituito dalle prose memoriali del viaggio che portò il poeta nel sud della Francia sulle tracce dei trovatori medievali. Ma forse l’operazione più simbolica per descrivere l’attività della Via del Vento è la pubblicazione nel 2008 di Notte in treno della Némirovsky. Il curatore Antonio Castronuovo recupera un numero (dell’ottobre 1939) del periodico parigino «Gringoire» e trova un racconto scritto dall’autrice; il libretto Via del Vento è cosa fatta e le 2000 copie vengono esaurite in un attimo.

Nel 1997 nascerà poi la terza collana, l’«Acquamarina», che raccoglie poeti stranieri; dal Congedo del fiammingo Leonard Nolens al Poeta nero di Antonin Artaud, dal Sono fluito di Fernando Pessoa fino alle Metamorfosi di Gertrud Kolmar, poetessa ebrea uccisa ad Auschwitz.

Successivamente sarà la volta della quarta collana, «Le streghe», di matrice pistoiese (Mancini, Bigongiari, Civinini, Andrea Lippi).

La tiratura dei libricini è sempre di 2000 copie, la metà delle quali va in omaggio agli enti sostenitori dell’associazione-edizione, all’erede dell’autore, al curatore e alle pagine culturali (ben 400). Tra le testate quella a dare maggiore spazio alla Via del Vento è il «Corriere della sera» con pezzi soprattutto di Antonio Debenedetti e a volte di Paolo Di Stefano, come sempre attentissimo – con approccio moderno e allo stesso tempo storico – a tutto ciò che accade nel mondo editorial-letterario.

Fabrizio Zollo conserva tutti i ritagli nella sua bottega di via Vitoni, ex via del Vento, e con spirito da archivista tiene anche tutta la corrispondenza con i curatori, quasi sempre cartacea; in caso di comunicazioni urgenti utilizza l’email e poi la stampa.

«A casa ho centinaia di fascicoli uno per autore – ci racconta Zollo – Per ogni autore di cui sono appassionato conservo ogni articolo che trovo; sottolineo, studio, prendo appunti. Quando capisco che è il momento giusto, contatto il curatore che ho individuato e parte il progetto».

L’impronta di conservazione della casa editrice si evince anche dalla possibilità di acquistare i 3 volumi annuali di una collana con abbonamento mentre sul suo sito Zollo offre la possibilità di tramutare i libretti in bomboniere per le nozze.

Che le poesie durano più dei confetti; e dei matrimoni.

 

Andrea Gentile (Isernia, 1985) ha lavorato con Enrico Deaglio a Patria 1978-2008 (il Saggiatore, 2009). Collabora con «Alias», supplemento settimanale del «manifesto», e con il mensile «Il Bene Comune».

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4 Commenti

  1. Andrea si è scordato di dire soltanto una cosa: che il celebre vento di Via del Vento sbuffa direttamente sulle finestre di camera mia! :-) A parte gli scherzi, gran bel pezzo che rende giustizia al lavoro impagabile di un grande appassionato artista perfezionista come Fabrizio Zollo.

  2. Molti degli artisti più grandi sono stati caratterizzati da un profilo assolutamente poliedrico, pare infatti che eccellere nelle arti non sia frutto di solo ingegno ma anche di grande spirito, ed ogni arte a mio parere fa parte di un unico grande spirito. Musica, letteratura, artivisive, discendono da una sensibilità verso un’emozione, uno stato d’animo… dal saper apprezzare il gusto di alcune esperienze che ci segnano per la vita, ed il volerlo trasmettere agli altri in quanto tanta è l’emozione che un cuore solo non la può trattenere…

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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