Attualismi 2 – Come vincere Berlusconi

di Giacomo Sartori

Facciamo una colletta. Accettiamo finalmente di giocare sul suo terreno, invece di cercare di tirarlo sul nostro (un ippopotamo potrebbe imparare a mangiare con la forchetta?), invece di aspettare sempre che la sinistra risorga e batta un colpo. Se ci mettiamo dieci euro a testa, e siamo anche solo dieci milioni, raggranelliamo cento milioni di euro. Se facciamo uno sforzo ulteriore e ne sganciamo cento a testa, il che certo non ci rovinerà, arriviamo a UN MILIARDO di euro. Già una bella sommetta. Se poi stringiamo la cinghia, a costo di indebitarci per qualche tempo, a costo di mangiare pane e asiago per sei mesi, e ne sborsiamo mille (bisogna spiegare che ne vale la pena), il totale sale a DIECI MILIARDI di euro. Con DIECI MILIARDI di euro la vittoria è a portata di mano.

Ma naturalmente chi vuole può mettere di più, anzi deve farlo. I cantanti lirici e i semiologi famosi, i cervelloni che hanno dovuto fare le valige, gli esuli sconfortati, o anche solo quei semplici emigrati che vedono ogni giorno la loro terra di origine additata e ridicolizzata. E coinvolgiamo le istituzioni internazionali quali l’OMS, l’UNHRC, la Croce Rossa. Perfino gli immigrati clandestini, nel limite delle loro ridottissime possibilità, qualcosa possono mettere lì. Non buttiamoci giù, possiamo tranquillamente arrivare a QUINDICI MILIARDI di euro. Non sono uno specialista di economia, ma il mio buon senso mi dice che per QUINDICI MILIARDI accetterebbe di mollare l’osso. Lui finirebbe in bellezza, invece di seguire le orme cosparse di monetine (solo spiccioli, quisquiglie!) di Craxi, e noi saremmo liberi. Liberi di tornare alla nostra inerme ma amata democrazia.

Naturalmente facciamogli tutte le leggi ad personam che ci vogliono, ormai abbiamo imparato. Condoniamo, archiviamo, prescriviamo. Trasformiamo le sue ville in porti franchi dove non si pagano le tasse, dove potrà ospitare i suoi amici dittatori, dove potrà fare tutte le battute omofobe e xenofobe che vuole. Lasciamogli tutte le televisioni che desidera, con i relativi tirapiedi e vallette (ma facciamole funzionare a circuito chiuso). Promettiamogli un via vai di signorine polposette e ridanciane, quintali di Viagra. Concediamogli un altisonante titolo onorifico, qualcosa come “Salvatore della Pizza“, e mettiamo sempre lì qualcuno da comprare (l’equivalente dell’osso di seppia per i canarini), perché è uno che gli piace darsi da fare. Il premio Strega assegniamolo direttamente a lui, invece che a un autore delle sue case editrici. Commissioniamo a Christian De Sica un colossal dove possa incarnare se stesso: IL CAVALIERE DELLO STIVALE (colonna sonora di Apicella). Candidiamolo per il nobel della pace. Di per sé sono tutte piccolezze, me ne rendo conto, ma anche l’involucro del pacchettino ha il suo peso. Il pacchettino dei QUINDICI MILIARDI.

Ficchiamoci in testa che è lì solo per la nostra avarizia, perché ci rifiutiamo di mettere mano al portafoglio. Per la democrazia bisogna pagare di persona, e se non lo facciamo siamo corresponsabili. I rivoluzionari francesi si sono sacrificati sulle barricate, i partigiani si sono sacrificati, sacrifichiamoci un po’ anche noi. I nostri figli (nel mio caso sono solo una figura retorica, ma pur sempre bisognosa di un futuro) si vergogneranno di noi, se non lo facciamo. E consoliamoci con il pensiero che diventeremo tutti degli eroi. Si parlerà di noi nei sussidiari scolastici, i nostri nomi risuoneranno nelle canzoni patriottiche. La data in cui verrà effettuata la consegna del gruzzolo diventerà una festa nazionale. A chi ha dato di più, fino a rovinarsi, verranno intitolate piazze e strade. Dipende solo da noi.

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46 Commenti

  1. stampato e fatto girare. grande sartori. la proposta è più praticabile di quanto non si creda. sempre che la sinistra ce lo faccia fare…

  2. Commovente, Giacomo, radicalmente commovente. Condivido analisi e sarcasmo. Raboni scrisse: non voglio morire con il Menzogna a Palazzo Chigi. Non c’è riuscito. Io dico la stessa cosa. E non mi sento tanto bene.
    E la dico da vero liberale, da uomo che si è formato credendo nello stato di diritto. E ogni volta che ho a che fare con amici stranieri, sono costretto a vergognarmi.

  3. Quel texte délectable!

    Ho scritto in francese perché nella traduzione ” piacevole” ” delizioso “non andavano con la mia idea.
    A volte non trovo la parola giusta con la mia idea.

  4. Metto i miei dieci euro.

    Una sola domanda: e poi?

    Cioè: dopo Berlusconi?

    In un passato neppure tanto distante, ho messo nell’urna i miei dieci euro. Ma Berlusconi ne è uscito più forte, ogni volta. Mi sono turato il naso, contraddicendo me stesso, e ho infilato il denaro nell’urna; per ben due volte i miei dieci denari hanno contribuito all’espulsione del Cavaliere dallo scranno reale. Poi, però, uscito trasfigurato dall’esperienza di governi “amici”, ho richiesto indietro i miei denari: li sto ancora sspettando. La prima volta, mi hanno fatto impallidire tre cose più di altre: 1) la mattanza di Napoli, preludio a quella di Genova 2001; 2) la perpetuazione della mia precarietà; 3) le battute di guerra contro la ex-Jugoslavia. Della seconda non è il caso neppure di parlare, doppione farsesco della prima. E lui, intanto, cresceva in consenso, trasformando in canto i rumori fastidiosi del popolino. Se è ancora sullo scranno è anche grazie ai dieci euro che ho messo dentro l’urna, giacché coloro ai quali ho concesso fiducia lo hanno fatto germogliare. Mai più, mi sono detto; mai più andrò a mettere i miei dieci euro nell’urna. Insieme ad altri – eravamo un milioneemezzo alle ultime urne convocate – ho appeso la X al muro …

    Anch’io ho l’ansioso desiderio di gettarlo nel dimenticatoio. Solo che, questa volta, preferisco chiedere prima: e dopo? Dopo Berlusconi?

    Sp

  5. biondillo attento: che magari la prendono in parola e fanno la colletta immediatamente per molto molto molto meno.
    :D

  6. Non sono molto lucido, ma spero che ci sia dell’ironia in questo articolo. Personalmente propenderei per una soluzione diversa. Commissariamento del paese da parte dell’UE. Vent’anni di governo misto tedesco-svedese. Poi elezioni di prova per 5 anni. Se gli italiani hanno imparato a governarsi bene, altrimenti il paese ci viene sottratto e messo all’asta.

  7. berlusconi è lì perché c’è una maggioranza d’italiani, maggioranza avara e di cui c’è da vergognarsi, che lo ama e lo ammira. d’altronde se a un ladro gli dai la possibilità di rubare, lui ruba. oltretutto l’italia è un paese per natura non democratico. dunque la politica c’entra poco, sono i sudditi che lasciano fare e che fanno veramente pena. è genetica non è politica.

  8. Io francamente non avrei saputo da dove cominciare. Berlusconi era solo il piu’ imbarazzante degli effetti collaterali. Non avrei speso un solo altro centesimo della mia esistenza per combattere sepolcri inbiancati.

  9. non mi va di scherzare, oggi.
    però scherzerei pure se la proposta avesse una sua vera forza sarcastico/satirica.
    pur-troppo non ce l’ha, perché non coglie l’essenza, per me inspiegabile, dell’uomo, che non è riducibile alla sola brama di denaro, e neanche alla sola brama di potere (le due cose vanno insieme) e neanche alla disperata voglia di fottere, in senso reale e metaforico, altri esseri umani, maschi e femmine che siano.
    forse il suo è puro e semplice sgomento di fronte alla morte.
    lui cerca l’immortalità, fisica e storica.
    e oltre tutto vuole essere amato.
    ma quella non gliela si può regalare nemmeno con i miliardi di euri prospettati.
    ci si potrebbero comprare reti televisive, piuttosto che darglieli direttamente, dalle quali organizzare una contro-fiction globale.
    per via politica oggi, e domani, lui è imbattibile.

  10. Sottoscrivo Pecoraro, Berlusconi è moltipolare: soldi, potere, carisma, vittorie sull’avversario, possibilmente anche riconoscenza di persone importanti che vorrebbe consigliare e aiutare a emergere come lui nei loro paesi (lo vedete come ovunque vada spalleggi il potente ospite)…
    di tutto insomma, lui è incontentabile, come ammetteva in quel carosello Adolfo Celi.
    Nel suo delirio di onnipresenza (l’onnipotenza è ormai cosa fatta) lui vorrebbe essere l’estensione di qualunque godimento possibile compresi quelli meno leciti e dichiarabili che sconfinano nel sadismo e nella pedofilia, nella circonvenzione di massa come nell’odio del dissenso.
    Il successo come comunicatore lo tempera e lo conforta sulla bontà dei propri sentimenti e sulla giustezza delle strategie più velleitarie, essendo circondato da consenso e genuini (e anche finti) adoratori non rischia ancora l’ostentazione di volontà repressive e si concede magnanimi sorrisi a 36 (ipse dixit) denti.
    Insomma non ci sono grandi possibilità di bloccarlo essendo questo un paese di nati servi e televisioti. Forse l’unica è la congiura di palazzo ma l’usurpatore deve prepararsela bene, potrebbe dover fare i conti col popolo “sovrano” (!!!).

  11. I siciliani dicono che comandare è megghiu ca futtiri. A quel livello nessuno fa politica per i soldi in sè, ne hanno già troppi tutti quanti. Si fa per il potere. Poi, nel caso specifico, conoscendo il Silvio nazionale, quello prenderebbe i 15 miliardi e farebbe in modo di restare lì dov’è, affibbiandoci l’ennesima inculata.

  12. aparrag-aculnaig, scrive.
    “Ma la “disperata voglia di fottere, in senso reale e metaforico, altri esseri umani, maschi e femmine che siano” non è una caratteristica degli italiani che hanno votato silvio? cioè della maggioranza di noi italiani?”

    Non so, la volontà fottitoria di Berlusconi la percepisco come un disperato e cieco slancio vitalistico, in una persona che probabilmente all’inizio si è messa in politica per difendere la roba, ma poi si dev’essere accorta che il potere gli faceva bene all’anima, procurandogli consenso e occasioni fottitorie, oltre che dargli la possibilità di non vedersi condannato a qualche anno di galera per i suoi illeciti, che ai miei occhi sono del tutto evidenti, se non altro nell’accanimento con cui evita di farsi processare, benché disponga di un collegio di difesa mostruoso.
    Passerà sicuramente alla storia, se non altro per essere il primo uomo a rovesciare il paradigma della democrazia occidentale, che contempla una serie di promesse e di azioni capaci di ottenere consenso da un Paese che esiste in sé e per sé e prescindendo da chi di volta in volta lo governa.
    Nel senso che secondo il canone classico è il politico che annusa e si adatta alla situazione e non viceversa.
    Berlusconi prima si è costruito per via mediatica una maggioranza nel paese fatta sua immagine e somiglianza, una maggioranza non tanto fondata sul consenso, quanto sull’ammirazione/emulazione per la sua figura.
    Quando ha realizzato che la sinistra (grazie a Craxi prima e a D’Alema poi) gli aveva consentito di compiere questo miracolo, ha sfoderato la banana e ce l’ha messa lì dove sappiamo.
    L’unica strategia vincente sarebbe smontare e riformattare il suo impero mediatico.
    Inutile dire che allo stato attuale delle cose è anche una cosa impossibile da farsi.
    Nel frattempo anche quelli che, come me, si credono immuni dal contagio, si stanno berlusconizzando, se non altro nello spreco di energie emotive che siamo costretti a disperdere in fastidio & disgusto, oltre che in un continuo lavoro di analisi e di scrittura su di lui, contro di lui.
    Cheppalle, senti.

  13. @ francesco pecoraro (ma vedo ora che c’è un altro tuo commento, che non ho ancora letto; quindi mi riferisco al primo)

    come tante altre volte hai ragione, l’uomo in questione è complesso e insondabile, e c’entra la morte, c’entra il suo grande bisogno di essere amato; io stesso scrivendo ne ero cosciente (e per certi versi non ero insoddisfatto);
    però il suo percorso non è poi così insondabile: a un certo punto della sua ascesa economica (avvenuta sotto il segno della corruzione) ha dovuto passare alla politica per pararsi dagli attacchi legali (come ha incautamente dichiarato pubblicamente a un settimanale tedesco all’epoca), e ha imparato in quattro e quattr’otto il mestiere da autodidatta, a differenza di quasi tutta la nostra classe politica del chiamiamolo così arco democratico (nel senso di rispettoso dei valori della costituzione e della democrazia); all’inizio era molto goffo, poi ha trovato un suo modus, che ereditava molti delle abitudini della sua attività economica (cresciuta sotto il segno della corruzione), dimostrando doti notevolissime;
    se devo dire il vero altre personalità politiche del presente e del passato mi sembrano ben più insondabili; e anche – pur prendendo atto della sua indubbia abilità – più geniali (in ”genio politico” di Mussolini, tanto per intendersi, è davvero impressionante, in confronto); precisazioni che faccio non per sminuire la sua personalità (errore che per prima la stessa classe politica ha fatto per anni), ma per evitare la mitizzazione che il tuo commento, e quelli seguenti, potrebbero comportare;

    resta però il fatto (a parte il fatto che il mio pezzo ti faccia, e faccia, ridere o meno) che la democrazia è in fondo un costume, un’abitudine che ha a che fare fino a un certo punto con le regole democratiche (che come tutte le regole possono essere sempre aggirate), e questo vale sia per chi governa che per chi è governato;
    e questo costume, che in Italia lui stesso ha distrutto con le sue televisioni e con il suo operato (ma non ci sarebbe mai riuscito se per ragioni storiche il substrato non fosse stato di per sé fragilissimo!), non potrà mai venire ricreato dall’alto come in fondo si aspettano anche quelli di noi (e sono molti) che pure la coscienza democratica l’hanno; non ci sarà mai una sinistra che verrà a salvarci, per il semplice fatto che nessun partito potrà mai creare dal nulla la combattività e la vigilanza di ogni cittadino, le quali costituiscono (io me ne sono reso conto solo vivendo all’estero, ed è stata un verso shock culturale) il solo e unico nerbo, la sola difesa, di una democrazia; non abbiamo fatto i conti con il fascismo, e la stiamo pagando;
    la colletta era quindi la metafora di una riscossa che viene dal basso;

    ma io non sono un teorico, sono un agrimensore (come mi chiamava un mio editore) abbastanza ignorante, e le cose preferisco dirle a modo mio

  14. scusate, ma io non capisco: ma questo berlusconi chi l’ha votato? perché piace alla maggioranza del popolo? perché ogni volta i suoi scagnozzi fanno riferimento alla volontà del popolo? berlusconi proviene da una tradizione che parte da mussolini attraversa il craxismo e giunge fino a noi e per dirla alla battiato, “… non viene dalle stelle”. l’italia non è, non è stato e non sarà mai un paese democratico perché è un paese di servitori e sudditi.
    e per fortuna ci sono ancora persone come voi, che sono la minoranza ahimè del paese, con cui poterne discutere seriamente seriosamente e scherzosamente, perché altrimenti da questa dittatura morbida ed esasperante se ne potrebbe uscire solo con un suicidio, per così dire, civile e fisico. almeno parlo per me, che a vedere gli operai esasperati e poi la faccia di bronzo ritoccato di silvio mi viene un nervoso dentro che mi maledico per non essere uno scrittore geniale o che so io un uomo della televisione per starsene lì davanti all’opinione pubblica e sputtanare l’opinione pubblica.
    oltretutto essere molti non significa essere la maggioranza, soprattutto una maggioranza coerente e non opportunista (vedi udc e centrismi-cattolico-qualunquismi vari) ecc ecc ma poi non sono nemmeno capace ad argomentare a modo. ecco: silvio e le sue capre mi fanno sentire totalmente inutile oltreché incapace.
    per favore, fate una colletta per me e mandatemi via dall’italia….

  15. rammento che pdl più lega non arrivano al 50% dei voti.
    la maggioranza parlamentare non corrisponde alla maggioranza assoluta dei voti, che non è andata, sinora, alla coalizione di centro-destra.
    inoltre insisto sul ruolo assolutamente determinante delle televisioni commerciali, non tanto per il consenso, quanto nella costruzione della coltura adatta all’accettazione/mitizzazione di uno come il banana.
    poi sono d’accordo con sartori sull’essere ciascuno di noi presidio democratico e dunque cellula fondante del sistema: se dentro ci si appanna la sensibilità, la capacità di percezione di ciò che democratico non è, allora accade quello che sappiamo.
    quindi è vero, credo sia vero, che l’italia oggi come oggi è un paese ancora privo di un saldo super-io democratico e che questa debolezza sia anche un prodotto storico.
    eccetera.
    resta il fatto che il banana per ora non ce lo toglie nessuno.

  16. Sì, ha ragione Pecoraro, ipotizzare questa scherzosa soluzione non ha nemmeno una modesta capacità di divertimento, proprio perché il problema non è tanto nei soldi – che sicuramente gli sono stati e gli sono indispensabili.
    E non è l’unico essere avido della terra. (Quanto al coinvolgimento degli extracomunitarj, com’è commovente, com’è stridente con le loro condizioni abbrutite, in cui peraltro il sogno di far soldi dev’essere un’ossessione impossibile da mandar via. Figuriamoci fare collette per Berlusconi. Molto spesso amano Berlusconi — se non altro perché vengono dall’est, e hanno molti brutti ricordi).
    Una quindicina di anni fa questi quindici miliardi potevano ancòra far sorridere. Con tutta l’acqua passata sotto i ponti, tutto quello che è conseguito alla presenza di Berlusconi per tanto tempo nella politica, e tutto quello che promette di seguire quando non ci sarà più (probabilmente tra una ventina di lustri), sorridere — in genere — è proprio l’ultima cosa che vien fatta. Almeno a me.

  17. ecc ecc il super-io ha una genealogia che parte da dante e ancor prima da roma e ancor prima da milano che era (milano, [al tempo tipo 300 d.c.],) era capitale dell’impero romano d’occidente.
    non lo cosa significhi da un punto di vista strettamente politico il fatto, inoltre, che siamo nati senza una rivoluzione che desse la spazzata definitiva a ogni ancien regime, e si sa, certi eventi psico-sociologici (specie nella modalità della loro assenza materiale) diventano cellule ‘democratiche’ ma non nel senso che ognuno pensa l’altro come altro-da-sé’ o uguale a sé: insomma un vero comunismo, una vera grande idea di bene collettivo e benessere di tutti che implica il proprio benessere, non è un requisito che gli italiani hanno per natura. la cultura potrebbe fare tanto: vallo a dire al lacchè minzolini al seguito del circo di mediaset e non parliamo del falso-digitale.

  18. @ Sartori
    ripartire dal basso vuol dire non delegare più a partiti ormai compromessi; vuol dire riprendere a misurare il terreno con le proprie mani. Ma, come lei ben sa, anche la misurazione semplice presuppone strumenti di misura e figure di riferimento. E qui, come al solito, le cose si complicano. Questo, ovviamente, se si vuole costruire una società che non permettà più ad altri potenziali Berlusconi di affermarsi; se, invece, si è interessati alla sola defenestrazione di quel Berlusconi che ha nome Silvio, ebbene, ho la sensazione che le manovre “di palazzo” in atto prima o poi riusciranno nell’intento. Troppo alta la posta in gioco …

    @ Pecoraro
    francamente, non credo che quella di Berlusconi sia “una maggioranza non tanto fondata sul consenso, quanto sull’ammirazione/emulazione per la sua figura”. Tutt’altro. Credo proprio che si tratti di CONSENSO MATERIALE, ovvero di concessioni molto tangibili: posti di prestigio, candidature, ministeri, commesse, etc.. Molti dei miei vicini di casa votano convintamente Berlusconi. Nessuno di loro ambisce a “imitarlo”, anzi dicono esplicitamente qualcosa del tipo “non farei mai la sua vita”. A loro interessa che li rassicuri sulle paure: del diverso, del lavoro, della sicurezza. Qui, di fronte a paure che in realtà non possono essere occasione di concessioni materiali, Berlusconi fa lavorare quell’immensa macchina spettacolare che coltiva la menzogna e l’illusione.

    Ho una certezza: il collasso dell’economia mondiale, ben al di là dall’essere risolto, corrode velocemente il consenso. Se non ci pensano prima gli americani, ci penserà la crisi a togliergli il potere. È solo questione di tempo. E in ogni caso, quando la crisi aprirà le sue fosse, o avremmo la forza di gettarvi dentro “nanosatrapi, baciapile, pseudofascisti riciclati, padani da operetta, stalinisti putrefatti e finti sinistri”, o sarà la catastrofe …

    sp

  19. credo che berlusconizzarsi per scrivere e dibattere tutto il male possibile su di lui, sia uno scotto ancora ancora pagabile. peggio sarebbe se, berlusconizzati, si smettesse di scrivere e discutere, fare dell’ironia o reagire duramente. allora saremmo winstonizzati, come credo molti già siano, e senza lo spauracchio delle pantegane.

  20. sartori scrive:
    “Per la democrazia bisogna pagare di persona, e se non lo facciamo siamo corresponsabili.”
    Mi sembra che, al di là del pretesto e del paradosso, sia questo il cuore della questione italiana. L’incapacità di pagare davvero qualcosa (dalle tasse alla rinuncia a pubblicare comunque o ovunque, tanto per non riferirmi ad altre dibattute questioni). L’incapacità di sacrificare qualcosa di sè o di sentito come sè (come se), adducendo naturalmente anche sinistrosissime e laicissime motivazioni, che mi fanno in genere molto ridere perchè se c’è una religione che NON insegna il sacrifizio è proprio la cattolica in cui siamo immersi da sempre. Al contrario, con la pratica di indulgenze e perdono il cattolicesimo ha sempre accarezzato l’ egotismo italiota, quello che fa da substrato e riesce a conciliare sia l’idea di pecoraro che la maggioranza desideri imitare/emulare il B., sia quella di sp che la maggioranza si senta da B. semplicemente protetta, rassicurata e ampiamente foraggiata.
    Un egotismo che si coniuga anche col piagnisteo vittimista degli italiani “servi e sudditi” di cui parla aparrag-aculnaig: tutta gente che, miserella, nella posizione in cui è, sempre appesa alla volatile volontà del padrone, come può mai avere qualcosa d’altro da pagare? Cos’altro vogliamo da loro? Mah! Forse un soprassalto di dignità? Quella che alcuni italiani sentono sull’orlo della disperazione ma solo se hanno una tuta e un casco da battere in terra.

  21. Proprio allla fine di una faticosa maratona notturna per finire un post (seriosissimo) su mali reali e soluzioni potenziali del nostro povero stivale (l’unico stivale che prende sempre calci nel culo invece di darli) mi ritrovo qui e leggo questo…all’inizio confesso che il tono e i contenuti frivoli, dopo la mia seriosa fatica, stavano per irritarmi…poi, fortunatamente, mi sono fatta una risata. C’è ancora speranza!

  22. @ AMA

    secondo me sarebbe più esatto dire che il loro è un rapporto di mutua reciprocità…l’uno governa con i voti della lega, ma quest’ultima senza di lui non avrebbe mai acquisito l’aura di accettabilità che le ha consentito di diventare il partito che è…al momento la lega potrebbe sembrare dei due il più forte, ma immagino che in caso di scomparsa di berlusconi dalla scena politica, una lega marginalizzata dalle forze moderate di centro-destra, senza la capacità che ha attualmente di incidere profondamente nel tessuto politico nazionale, tornerebbe ad essere la triste curiosità folkloristica che era un tempo

  23. Poche storie. Berlusconi governa grazie al voto dell’elettorato leghista e probabilmente perfino grazie alle smorfiette che il Cavaliere Ritoccato fa a D’Alema quando lo incrocia negli spazi comuni di Palazzo Grazioli.

    Comunque Berlusconi per me resta solo l’effetto collaterale piu’ imbarazzante di un sistema profondamente corrotto, all’interno di una Democrazia a sovranita’ limitata.

    Resta il fatto che nessuno si sarebbe mai aspettato che Berlusconi fosse cosi’ ostinato nel suo delirio di onnipotenza.

  24. @ irata

    Io ho il terrore del dopo Berlusconi. Come tutti gli Italiani. TUTTI. Ma per ragioni diverse… Se ce ne sara’ l’occasione ti spieghero’ perche’ se chiudo gli occhi e penso all’Italia post-berlusconiana mi viene l’horror vacui.

    Io so che i leghisti di maggiore spicco mediatico girano con la scorta. Di sicuro non dureranno in eterno.

  25. io sono fermamente convinta, invece, che queste vesciche purulente che costituiscono l’entourage, la corte dei miracoli del tirannello diversamente alto, si sgonfierebbero immediampresto alla sua sparizione o dirupata o natural dipartita. il problema è lui, solo lui, null’altro che lui. certo che levandosi di torno lascerebbe un deserto: o una discarica, certo che poi ci sarebbe il vuoto. ma meglio il vuoto che questo pieno di m. io, da un po’, ho sempre la nausea, sto somatizzando. vorrei tanto poter dire NUNC DEMUM REDIT ANIMUS!

  26. sono d’accordo con Lucy, anche la “paura del dopo” fa parte del berlusconismo, sta diventando anzi sempre di più una componente funzionale (ora che si avvia verso la fine) dell’assetto della realtà, e delle rappresentazioni di questo stesso assetto, che il personaggio ha saputo mettere in atto; ma attenzione, siamo nel campo delle paure e dei sentimenti e delle proiezioni, non della realtà;
    come dire, è chiaro che “dopo” i problemi saranno molto grossi (il passato ce lo insegna, perché molti degli attori sono gli stessi), ma intanto battiamoci per levare di lì il delinquente (lo dicono i tribunali, quando li si lascia lavorare, non io), perché fino a prova contraria gli altri (escludendo beninteso molti dei suoi scagnozzi) delinquenti non lo sono; sarebbe come rifiutarsi di lavare una ferita per paura di quello che si trova sotto;
    anche questa “capacità mimetica” è una sua abilità!;

    ma pure lo scoraggiamento e la frustrazione della maggior parte dei cittadini, sono una componente essenziale del berlusconismo; scoraggiamento (= scoraggiamento/depressione) che viene presentato come se riguardasse solo i cittadini di sinistra (e la stessa sinistra cade in questo mito!), i quali prima venivano definiti come pessimisti/disfattisti/comunisti, e ora (con un’ulteriore impennata della mistificazione) come carichi di odio; il che è appunto un altro esempio della sua grande abilità mimetica e capacità mistificatrice, perché lo scoraggiamento – anche se nessuno ne parla – è invece generalizzato, vale a dire non riguarda solo i cittadini di sinistra (tra i quali io stesso e molti dei commentatori che si sono espressi qui sopra), ma – e questo è un tabù – anche quelli di centro-destra e di destra; certo, c’è una fetta di cittadini convinti ed entusiasti berlusconiani che sono soddisfatti perché possono evadere le tasse o alzare il tetto della casa o altro, ma tra gli stessi suoi votanti videopilotati prevalgono gli scoraggiati; cosa che è particolarmente evidente, soprattutto per chi va spesso all’estero e ha il polso di cosa succede altrove, nei giovani (io vedo i ragazzi all’università);

    il quale scoraggiamento può essere visto, da un altro punto di vista, più generale, come un’invasività della sfera politica (intendendo per politica i giochi politico-politicesi) nella sfera privata del cittadino (comprendendo, di nuovo, anche quello orientato al centro o a destra!), il quale invece di scoraggiarsi per l’inefficienza dei governanti avrebbe invece il diritto di pensare alle proprie gatte personali da pelare (i politici dovrebbero essere lì per lavorare per lui, non contro di lui) e alla riuscita della propria vita privata; invasività dalla quale il cittadino – una volta appunto tolte le mistificazioni – avrebbe il diritto di difendersi, rimettendo le responsabilità su chi le ha effettivamente; e invece, lo si vede anche qui nei commenti, si deprime;

  27. @ giacomo sartori

    Sarei sostanzialmente in accordo, se non fosse tutto cosi’…
    Il problema delle proprieta’ di Berlusconi il centro sinistrO come intenderebbe risolverlo? E tutto il resto? I centrini sinistri hanno un progetto politico o vogliono solo dare una rinfrescata ai sepolcri? Certo, capisco che si senta comunque forte il bisogno di passare una mano di calce. Almeno sulla facciata .

    Ma quanto e’ stupidamente berlusconiano credere che il Cavaliere Taroccato sia la causa di tutto! Ed anche sfacciatamente deresponsabilizzante.

    Comunque probabilmente il Paese restara’ ostaggio dei Leghisti e degli Integralisti cattolici anche dopo la fine di Berlusconi.

  28. io non sono stupidamente berlusconiana, eh?! pianino con gli slogan. che sono tipicamente berlusconiani, tanto per…

  29. L’idea non è malvagia ma ci vedo un handicap (non so se qualcuno lo ha già accennato) molto banale: lui prende i 15 miliardi, poi dice che non lo abbiamo capito, che vale molto di più e resta lì…per l’eternità.
    Come puoi pensare di fregare un truffatore sul suo terreno?

  30. credo che tu abbia ragione, Giovanna Sola (ma lo aveva già detto qualcun altro, e sotto sotto lo avevamo pensato tutti), bisognerebbe pretendere in qualche modo delle serie garanzie

  31. Io me ne sono andato in Spagna. Facciamo una cosa: i 15 miliardi li date a me. Con quelli torno e non butto fuori Berlusconi, ma butto fuori chi lo vota. Poi, giuro che, se avanza qualcosa dal gruzzolo dopo l’operazione, ridistribuisco tutto abbassando l’impatto del fisco.

    Chi diceva “io non ce l’ho con te ma con quello affianco a te che non te butta de sotto”?
    L

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LE DUE AGRICOLTURE: LE RAGIONI DEL DISAGIO

di Un gruppo di agricoltori lombardi
Fin dagli anni sessanta si è andata delineando una tendenza, ormai diventata strutturale, di una netta separazione tra una agricoltura delle grandi superfici, dei grandi numeri economici, della capacità di investimento e di accesso al credito, e dall’altra parte, una agricoltura familiare molto legata al territorio, spesso marginale, di collina e di montagna ma non solo, con volumi produttivi spesso insufficienti a garantire investimenti, ma con un beneficio sociale immenso derivante dal presidio di un territorio
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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