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Scaffali nascosti (7) Melampo Editore

«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

A due passi dal Padiglione d’arte contemporanea, a quattro passi da Piazza San Babila, sorge nel 2004 in via dei Cappuccini, a Milano, la Melampo. Si presenta in libreria con La fantastica storia di Silvio Berlusconi di Nando Dalla Chiesa, uno dei fondatori, tra l’altro, della casa editrice.  La copertina è bianca e al centro compare un Berlusconi «astratto» su un cavallo a dondolo rosa. Il nome dell’autore è in alto, in una bandella orizzontale che attraversa tutto il libro. Le tre parole che compongono il titolo e la veste grafica comunicano già molto. Si tratta di una storia, ma è una storia fantastica, quasi una favola grottesca; ma è la favola grottesca di un uomo che almeno da quel lontano 26 gennaio 1994, il giorno della discesa in campo, condiziona il nostro paese.

Nel 2005 escono 8 titoli. Dalla Chiesa riaffronta l’argomento del libro precedente, con la stessa ironia ma meno successo in libreria, in Vota Silviolo!, Mario Consani scatta una  Foto di gruppo da Piazza Fontana e soprattutto Gian Carlo Caselli ci regala un’intima riflessione in Un magistrato fuori legge.

Sono temi centrali, di storia d’Italia, quelli che affronta la Melampo, creando una scuderia di autori piuttosto noti (inizialmente Lidia Ravera, Lella Costa, Livia Pomodoro). Collocarsi in un settore già ampiamente sfruttato è una sfida raramente compiuta dalle piccole, se non sorrette da una solida struttura alle spalle, come farà anni dopo la Chiarelettere – tra titoli ottimi e altri di cui si può fare a meno – con la Gems.

Non mancano, firmate Melampo, pubblicazioni che non t’aspetti da chi si presenta come editore d’attualità, come Le memorie di Adriano (quello vero) (2005) di Luigi Ferro e Giampiero Rossi, sul brasiliano ex interista.

Tra i 9 titoli del 2006 spiccano quelli di mafia, Le ribelli di Nando Dalla Chiesa e Nata il 19 luglio di Rita Borsellino, e l’agile Quant’era bello il mio Pci di Diego Novelli. Qui poi ricompare il calcio, ma sottoforma di inchiesta che analizza uno degli innumerevoli scandali del nostro paese: Gianluca Mazzini, Michele Girola P. e Alberto Picci scrivono Sistema Juventus.

«Partiamo dall’attualità nella pretesa di fare libri duraturi, cerchiamo di intercettare temi che covano sotto la cenere e che sono destinati a esplodere» ci dice Lillo Garlisi, amministratore e cofondatore; e forse l’obiettivo sembra veramente raggiunto – per coerenza di catalogo e per qualità delle pubblicazioni – nel 2008, quando escono libri-inchieste come Inferno Bolzaneto di Mario Portanova (non a caso giornalista di Diario, che delle «inchieste vecchio-stile» aveva fatto un marchio di fabbrica),  La bestia di Raffaele Sardo, sulle vittime di camorra, e I boss di Chinatown di Giampiero Rossi e Simone Spina, sulla mafia cinese in Italia. Il 2008 è anche l’anno dell’ Infiltrato. La vera storia di un’agente sotto copertura di Carlo Brambilla, che fonde inchiesta e narrativa sul modello Saviano.

Continuano poi a essere pubblicati libri più leggeri, quasi come se ci fosse bisogno di una pausa l’anno, di rilassarsi e dimenticare quello che c’è attorno. È così che se nel 2007 era uscito Lo chiamavano Giacinto di Massimo Arcidiacono, su Facchetti, nel 2008 compare nei pressi delle casse delle librerie milanesi Cent’anni da interisti di Mauro Colombo.

Per il resto, libri inchieste: criminalità organizzata, temi bollenti. «Non cerchiamo la denuncia a tutti i costi, se c’è da essere duri lo facciamo ma cerchiamo di non urlare» ci dice Garlisi.

Nel 2009 la Melampo – pochi dipendenti e molte collaborazioni esterne, come vuole l’attuale consuetudine editoriale – pubblica il suo bestseller: Le due guerre di Gian Carlo Caselli. Il libro, in cui il procuratore capo racconta le sfide al terrorismo e alla mafia, è caratterizzato da un’architettura binaria (Caselli alterna parallelamente «le due guerre») e si fa leggere con interesse, presentando un riuscito effetto «dietro le quinte». Memorabili alcune citazioni; quella di Falcone secondo il quale «la mafia è un carro armato e l’arma a disposizione dello Stato è una cerbottana»; e quella, più recente di Cossiga, che nel salotto d’Italia, Porta a porta, invita gli italiani a prendere «a calci nel culo» Caselli, «con una volgarità e una violenza che – ovviamente – il signor Bruno Vespa si è guardato dal contenere». Il libro è spesso in alto nelle classifiche e potrà godere, 6 mesi dopo l’uscita, anche dell’effetto Fazio, che inviterà Caselli a fine 2009. Tra i 10 titoli del 2009 – migliore annata, forse, per qualità  –  compaiono Se telefonando di Gianni Barbacetto, sulle «intercettazioni telefoniche che non leggerete mai più», Regione straniera. Viaggio nell’ordinario razzismo padano di Giuseppe Civati, Il grande bluff di Giovanni La Torre, su Tremonti, e Allonsanfan di Riccardo Orioles, uno dei fondatori nel 1982 insieme a Pippo Fava dei Siciliani.

Le inchieste si presentano in libreria con una foto al centro e la consueta banda orizzontale in alto. Una buona parte ha lo sfondo nero. In Il grande bluff per esempio c’è uno sguardo di Tremonti tra il perplesso e l’imbambolato. Si tratta di vesti grafiche un po’ tradizionali, a volte stridenti con i contenuti «d’attacco».  Più riuscite quelle illustrate, come quella di Tutti gli uomini del Presidente, con un Berlusconi circondato da biondone tre volte più alte di lui e con una Veronica che lo guarda indignata, o come quella più artistica e non vignettistica della Donna gigante di Lidia Ravera. «Chiudemmo i primi due libri molto in fretta e come fattore caratterizzante ci affidammo alla banda in alto che fa da sfondo al nome dell’autore – ci dice ancora Garlisi – ma il progetto grafico è in continua evoluzione e sappiamo solo da dove siamo partiti, non dove arriveremo».

Nel 2010 la Melampo – distribuzione Messaggerie – ha intanto presentato il Berlusconario. Tutte le gaffe del presidente di Giovanni Belfiori e Giorgio Santelli,  e ha in programma una raccolta di inediti di Danilo Dolci, per un’operazione che si allontana dall’attualità, restituendoci però – se riuscita – un nuovo lato dell’attivista nonviolento e poeta, morto ormai già da 13 anni.

Andrea Gentile (Isernia, 1985) ha lavorato con Enrico Deaglio a Patria 1978-2008 (il Saggiatore, 2009), ha curato, con Aurelio Pino, Mala storie di Piero Colaprico (il Saggiatore, 2010). Collabora con «Alias», supplemento settimanale del «manifesto», e con il mensile «Il Bene Comune».

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1 commento

  1. Come si chiamava quella piccola casa milanese, una specie di piccola Adelphi (nei temi)? ho un ricordo vague..

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domenico pinto
domenico pintohttps://www.nazioneindiana.com/
Domenico Pinto (1976). È traduttore. Collabora alle pagine di «Alias» e «L'Indice». Si occupa di letteratura tedesca contemporanea. Cura questa collana.
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