carta st[r]amp[al]ata n.5

di Fabrizio Tonello

C’era una donna di temperamento e di passioni non consumate in vitro giovedì sera a San Remo, scrive Marinella Venegoni su La Stampa. Una donna che ha cavalcato il ‘900 a muso duro e non ha smesso di essere attenta alla vita, sempre in viaggio tra emigranti solidali… Oggi, grazie a preziosi documenti, siamo in grado di rivelare la verità, appena sfiorata dal reticente articolo del quotidiano torinese. La storia della donna che ha cavalcato il ‘900 è ben più affascinante di quanto reso pubblico fino ad oggi.

Adionilla Negrini, questo il suo vero nome, nacque a Pechino durante la rivolta dei Boxer, a cui suo padre aveva partecipato dalla parte giusta, con i combattenti schiacciati dalla violenza delle potenze coloniali (chi volesse vedere un film di propaganda che rovescia la verità, guardi 55 giorni a Pechino con Ava Gardner).

Pochi anni dopo, sotto il nome di Anna Kuliscioff, fu espulsa dalla Francia, arrivò in Italia e divenne l’amante di Filippo Turati, che convertì al marxismo. Un episodio inedito della sua vita è la partecipazione all’insurrezione spartachista di Berlino, nel 1919, dove sotto il nome di Rosa Luxemburg fu fucilata e gettata nel fiume dalle truppe controrivoluzionarie. Data per morta, Adionilla invece sopravvisse e tornò in Italia, dove visse per lunghi anni in incognito, lavorando sotterraneamente per allargare il consenso dei partiti antifascisti. La sua bottega di Sant’Agata Bolognese, dove produceva le migliori crescentine della regione, era un luogo di incontro e rifugio per i partigiani. Fu lì che Adionilla sposò un organizzatore di apprendisti fornai, Comunardo Pizzi, e prese il nome di battaglia “Nilla”.

Ma la sua storia era ben lungi dall’essere finita: Nilla, sempre in viaggio tra emigranti solidali, si trasferisce negli Stati Uniti, dove crea una cellula di resistenza contro il nascente maccartismo, nel tentativo di salvare la pace mondiale. Attivissima, recluta nell’ambiente artistico i giovani Pierino Como, Anthony Benedetto, Francis Sinatra e Francesco Paolo LoVecchio. Per giustificare il loro segreto lavoro di organizzazione della resistenza antimperialista in tutto il paese, i quattro giovani, diretti da Nilla, diventano famosi come cantanti con i nomi d’arte di Perry Como, Tony Bennett, Frank Sinatra e Frankie Laine.

Nilla, sospettata dall’FBI, lascia in tempo l’America e rientra in Italia, dove nel 1951 vince il festival di San Remo con la canzone Grazie dei fiori. Nessuno si accorge che il testo della canzone fa riferimento a rose rosse (che anni dopo saranno scelte da Mitterrand come simbolo per il governo di Union de la gauche in Francia).

Ma il capolavoro del suo lavoro clandestino avviene nel 1952, quando torna a San Remo nel pieno dell’aggressione alla Corea e, di fronte a una platea di ministri democristiani asserviti all’imperialismo, canta a gola spiegata Vola colomba bianca, vola, riferendosi alla Colomba della Pace disegnata da Pablo Picasso e simbolo del movimento contro la guerra, come si può vedere da questo filmato recuperato dagli archivi sovietici. L’Italia intera si commuove, scende in piazza e decreta la sua vittoria.

Dopo questo trionfo, i momenti dell’oscurità e dell’amarezza: la sua rete clandestina negli Stati Uniti viene smantellata, i coniugi Rosenberg mandati sulla sedia elettrica e Perry Como, Frank Sinatra e Frankie Laine devono abbandonare la politica e dedicarsi unicamente alla canzone. Nilla lascia l’Italia e per molti anni si esibisce soltanto tra le comunità di esuli italiani in Argentina e in Brasile. Finalmente, giovedì sera, il trionfale ritorno a San Remo, a fianco di Antonella Clerici, drappeggiata in un vistoso abito rosso.

Non ci sono dubbi: la storia di Nilla Pizzi è la storia del Novecento.

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9 Commenti

  1. :-))

    ma… eh no… eh no… che rosso e rosso!

    che poi la Nilla al festival l’han fatta entrare, forse per un certo furor di contrappasso, con una specie di Grazie dei fior marcia-funebrizzato e con un mantellone di velluto nero a disegni d’argento che pareva uno di quei paramenti funebri che metton su sui portoni di Milano e dei boys a reggerlo peggio dei conigli neri di pinocchio… da toccar legno ferro e compagnia bella!

    [ ma decriptando il messaggio in codice del suo discorso – apparentemente appannato – chissà cosa ne verrebbe fuori… ]

    ,\\’

  2. Ha stupito tutti con la sua voce intatta quando ha intonato Vola colomba vola. Piaccia o no, questa era l’Italia degli anni 50. Un paese cupo e dolente, ancora terrorizzato dal rcordo dei bombardamenti alleati. A Napoli, quando si ultimava la costruzuione di un edificio, si sparavo botti di festa. Un giorno, era il 56, la gente non capì, c’era tensione nell’aria per i fatti di Ungheria, e temette fosse scoppiata la guerra. Ci fu un fuggi fuggi tremendo lungo Via Roma. Restai impietrito aggrappandomi alla mano di mia madre. In quegli anni mio padre, ex ufficiale di Marina e dirigente di banca, votava PCI ma non lo sapeva nessuno. Lo scoprii da adulto svuotando un cassetto e rintracciando una tessera del partito datata 46.

    Considero San Remo la cassa acustica degli echi del Paese. Si è visto qualcosa di buono e innovativo tra il 66 e il 71, l’abominio tra il 76 e l’80, un po’ di luce nelle edzioni 99, 2000 e 2001.

  3. mi dispiace che morgan non sia stato a san remo, magari fumato a crack e invece un principino abbia quasi vinto perché quello che ho notato è che la gente attraverso la televisione distorce tutto e allora credo che se in un paese vince il perbenismo e ancora questo amore lui e lei, e che palle.

    a parte questo, il post è veramente da pop-historio-metafisico.
    :)

  4. io credo davvero che fabrizio tonello sia

    Colto
    Ameno
    Mitopoietico
    Parossistico

    e io adoro il CAMP, in ogni sua inaspettata, incatalogabile, acrostica, scherzosa e irriverente forma.

    :-)
    chi

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