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L’amore vince sempre

[…] Anche la foto di copertina che ovviamente lo ringiovanisce non rimanda più alla cura di sé e al trucco seduttivo ma propone lucentezze oleose ed emana un forte odore di Prep, cattiva colonia e pensiero stantio, sembra il cartellone di una barberia meridionale, di quelle che stavano sotto l’invitante scritta “taglio italiano”. Anche il ricorso alla foto-patacca è insomma così smodato da rivelare Berlusconi nella sua verità più crudele.

Alla fine ci rimane solo l’amarezza per la scelta della Mondadori. Il libro, infatti, non è pubblicato dal “Partito delle Libertà” ma dalla casa editrice che, con l’Einaudi, fu la più autorevole, la più amata, la più coraggiosa e la più geniale, un tempio e un’istituzione paragonabili, che so?, alla Gallimard francese, alla Collins e alla Phaidon inglesi, alla Random House americana, alla Suhrkamp Verlage tedesca. E bisogna dirlo forte che questo libro nella parte centrale diventa, in carta patinata, un volantino elettorale, pura propaganda che sarebbe anche legittima, certamente più della stanca agiografia senile, se non portasse appunto il marchio Mondadori.

Ebbene, da questo punto di vista il volume è peggio di una statuetta sul viso della Mondadori. E’ un attentato riuscito alla nostra memoria, una bestemmia contro la fonte battesimale di chiunque in Italia abbia creduto di potere capire il mondo attraverso i libri. In un Paese meno corrotto e più civile sarebbe uno scandalo. Perché nessun voto in più o, chissà, magari – involontariamente – in meno a Berlusconi, vale la reputazione (perduta) della Mondadori.

Francesco Merlo

da Repubblica, 12/3/2010 (la versione integrale dell’articolo si può trovare qui).

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61 Commenti

  1. Dalle nostre parti, nel sud orientale, si chiamano “pagelline”, cioè ricordini che i parenti distribuiscono in occasione del trigesimo dalla morte del caro estinto…
    Ahinoi!

  2. Il più buffo nella storia è che ho ricevuto qualche tempo fa un mail che parlava del libro. Non ho mai capito chi ha dato il mio adresse internet.
    Mistero… Mi sono chiesto se era uno scherzo. Invece no…

  3. Ma poi, non si può giudicare un libro dalla copertina…

    E sopratutto: non bisogna confondere letteratura e politica. Sì, magari Silvio Berlusconi non è un ottimo presidente del consiglio, magari non è uno stinco di santo, magari avrà dei problemi di erezione, ma forse è uno straordinario scrittore.

  4. E poi ha un gran bel un titolo evangelico. Piacerà ai nostri intellettuali cattolici moderati.

  5. Si accettano recensioni. Ma che vadano almeno oltre la copertina (diciamo sino a pag. 3).

    Le recensioni devono:
    1) fare astrazione degli sciocchi pregiudizi pre-elettorali
    2) saper distinguere lo scrittore dal gangster
    3) giudicare la sincerità del tono non l’autenticità del capello
    4) ripetere con parole proprie il significato profondo
    5) reperire tracce di cialis
    6) verificare episodi infantili relativi a cori di parrocchia (avviare nel caso una psico-critica incentrata su abusi precoci)

  6. La Einaudi bianca sta preparando: “Sonetti alla zia”, poesia mistica scritta nella cappella di famiglia ad Arcore. Nota introduttiva di Bagnasco. Postfazione di Dell’Utri, con finalmente l’inedito pasoliniano.

  7. “ripetere con parole proprie il significato profondo”.. E’ un veicolo straordinario per attingere il MU… accedere all’incommensurabile esperienza del vuoto e del silenzio…tranne poi risvegliarsi, oltre il limite del limite, ancor prima della superessenziale sorgente dell’essere, con un piccolo nano che digrigna i denti – “per l’eternità”…

  8. più ancora che una lapide, direi che somiglia molto ai necrologi con foto dei giornali locali, sia per l’istantanea che traduce in immagine il concetto di “si è spento serenamente”, che per il carattere corsivo della didascalia, quasi dall’aldilà. a me fa sentire odore di rosolio, non di prep, è perfetto per il pubblico del tg4 di fede, vedovi devoti malinconici e a bassa scolarizzazione. cmq non ne farei un processo alla mondadori, operazioni altrettanto squalificanti erano già state fatte in passato a segrate, e ciò che le squalifica non è necessariamente la propaganda politica.

  9. Questo non è un libro-che-si-parla-addosso-elitario-per-pochi-accademico-sperimentale-trombone-autoreferenziale-citazionista-ipocritamente-impegnato-difficile-oscuro-senza-punteggiatura-con-una-sintassi-maoista.

    Questo è un libro che vuole parlare anche alle persone anziane e analfabete, con enormi problemi psichici e motori, a cui si è dovuto asportare larga parte dell’encefalo.
    Ma anche alle persone morte e per ciò impossibilitate a leggere.
    E’ un libro per tutti.
    Come lo dovrebbero scrivere gli scrittori italiani.

  10. Utilizzato molto a guantanamo, in abbinamento agli annegamenti simulati. Pagine dell’opera vengono inserite nottetempo al posto di pagine del corano, senza che i detenuti ne siano consapevoli.

  11. Sarebbe interessante leggere un commento da parte di coloro i quali si affannano a difendere il Catalogo, la Storia e simili.

  12. Comunque io trovo molto interessante il fatto che gli spin-doctors abbiano giocato sempre di più sulla chiave dell’Invidia in aggiunta a quella dell’Odio. Se da una parte è un richiamo a un dato costitutivo dell’umano (la classica dinamica rivalitaria girardiana), d’altra parte è anche un riconoscimento di come in Italia questa dinamica sia presente in maniera iperbolica. Se l’Odio scinde in due campi opposti, polarizza irrimediabilmente, secondo la altrettanto fondativa logica dell’Amico-Nemico, Bene-Male (e noi siamo quelli del Bene, e gli altri, i barbari, quelli del Male), la messa in gioco dell’Invidia è finalizzata a dar conto dei motivi che animano quella parte dell’Odio, svalutandola e immeschinendola all’estremo: è come dire, Voi semplicemente non riconoscete la grandezza di Ipse (non accettate di essere inglobati nell’unico campo buono, quello dell’Amore – non vi fate investire dall’Amore, che per definizione è soprannaturale) perché mossi dal risentimento per quella grandezza, perché non siete riusciti ad avere i suoi soldi, il suo successo, il suo potere, le sue donne… Ma anche questa è una retorica ideologica, fondata sul’inversione: la sua verità (e in questo sta la cosa peggiore) è che il riconoscimento di fatto (ma anche di diritto) dell’unico Valore del politico: avere soldi, successo, potere. Se l’Odio bipartisce, l’Invidia unifica – ché anche chi Ama il Capo lo Ama perché lo invidia, perché ne invidia soldi, successo, potere, donne. Estendendo agli altri questo movente psicologico, non si fa che volersi lavare la coscienza, scaricare sugli altri la propria colpa ributtante (il classico alibi, Sì faccio del male, ma lo fanno tutti e non si può fare altrimenti – dunque sono assolto).
    Quella retorica è rivolta alla propria parte: e quelli che Amano il Capo sanno bene di cosa si sta parlando quando si parla d’Invidia. Quando parlano d’Odio e Invidia, insomma – stanno parlando di se stessi nlla maniera più trasparente.

  13. Ave Berlusca pieno di grazia
    tu sei re di questa gente italica
    il tuo impero durerà in eterno
    e la tua faccia di fottuto assassino
    adoreranno per sempre.
    Amen

  14. Questo rappresenta un altro avvertimento per tutti coloro che pubblicheranno per la Mondadori.
    Che si dirà tra vent’anni di tutto questo? Che diranno gli intellettuali che hanno collaborato con il “sistema” Berlusconi?

  15. C’è un solo narratore italiano la cui opera può rendere conto di una ‘cosa’ come questo libro rosa.
    Per festeggiare la partecipazione di Aldo Busi all’Isola dei Famosi (la prossima volta che è in nomination vi avverto) ho preso a leggere un suo romanzo che, per qualche motivo, avevo lasciato da parte: Suicidi dovuti, del 1996. Una rivelazione, da prendersi a schiaffi da soli per il ritardo. Una storia ambientata nella provincia lombarda più cattolica e reazionaria, la base di potere della Lega e di Forza Italia, una storia satirica, grottesca, violenta e di una tristezza infinita. Insomma, negli ultimi vent’anni non ho letto nulla, assolutamente nulla, che renda altrettanto l’idea di quell’Italia – e vi lascio immaginare che il linguaggio sia tutt’altro che scorrevole e omologato. L’Italia berlusconiana come la descrive lui è coerente con quella copertina rosa e quei ‘valori’. Leggendolo si comincia a pensare che non si può identificare lo stato dell’Italia d’oggi con la camorra, i servizi segreti e i reality show – tutti temi sacrosanti ma che non sono il punto della faccenda e che, narrativamente, sono più ‘facili’ e permettono di buttarla in noir e film e fumetto e impegno…
    Saviano e Busi – il primo ci rende tutti più buoni e coscienti di partecipare a una grande battaglia civile senza dover correre il benchè minimo rischio o incomodo; il secondo ci mette davanti a uno specchio…

  16. Sono inquieta di sapere perché qualcuno ha rubato la mia adresse internet per mandare una recensione di questo libro. Non ho letto nell’integralità, quando ho capito dell’argomento. Ho creduto a uno scherzo. Ora non mi piace che la mia adresse sia nelle mani di una personna che non conosco.
    Forse è cosa che accade. Non sono mai andata su blog di destra. Invece sono andata sul sito dell’ambasciata, quando cercavo un posto di insegnante in Italia.

  17. Negli ultimi anni, infatti,
    solamentea Roberto Saviano e Franco Buffoni sono riusciti, se non ricordo male, a farmi acquistare Mondadori. purtroppo per leggere letteratura
    siamo costretti anche a questa tipologia d’acquisti.

    magari non fosse così!


    eppure brindiamo sempre alla rabbia.
    tentiamo di fallire ma provando
    a sciogliere il passo della trebbia.

    b!

    Nunzio Festa

  18. Non capisco lo stupore e l’indignazione. Ci sono le barzellette di Totti, l’autobiografia di Buffon ed ora anche questo. Magari con il ricavato finanzieranno la manifestazione del 20 che porta lo stesso nome. Mi piacerebbe sentire cosa ha da dire la Janeczek in proposito – sempre se questo non abbia rappresentato la goccia che fa traboccare il vaso e si stia licenziando dall’Einaudi come fece con l’Adelphi. Ma forse l’Einaudi è “diversamente uguale”.

    A parte tutto, mentre ci si concentra sul conflitto di interessi e le scandaloisità che provoca – come se fossere nuove, appena venute a galla, si tralascia qualcosa di molto più importante. Il loro presidente del Consiglio, dopo averci tolto i mezzi (televisione, stampa, editoria, etc.), ci sta togliendo le parole: Popolo delle Libertà, Difensori del voto, partito dell’amore, democrazia, libertà, la piazza. E con esse ci sta costruendo una storia che dura da 20 anni: self-made man che dagli intrattenimenti cabarrettisti sulle navi passa a quelli nei salotti; imprenditore che si è fatto da solo, moglie abbandonata per una attrice, da nulla a presidente del consiglio nonostante le numerose avversità, l’eroe e i suoi nemici, gli ostacoli, i complotti, l’attentato, le accuse, le lotte. Si, Berlusconi è decisamente il migliore scrittore italiano contemporaneo.

    P.S.: ma porca troia, Busi si è davvero rincoglionito?! Non sapevo dell’Isola dei Famosi…

  19. @ Andrea Inglese
    Si, hai ragione: una recensione dovrebbe saper andare oltre la copertina. Ma quando il titolo è una stronzata come “L’amore vince sempre…”, come si fa? È come farsi forza per comprare libri intitolati, chessò, “Dio ti ama”, “La vita è meravigliosa”, “Amare significa non dover mai dire: mi spiace”. Ti viene in mente la faccia di Ryan O’Neil che dice “È la cosa più stupida che abbia mai sentito”, e sai che non c’è recensione che tenga…

  20. ahimè, penso proprio di sì. con gli anni i toni di grigio vengono meno, rimane il bianco e il nero.

  21. Eppure…
    Mi sa che ci voglia una certa personalità di scrittore e di uomo per ‘rendere l’idea’.
    Che la televisione sia al centro di tanta narrativa e tante discussioni sull’Italia d’oggi è al tempo ovvio e conveniente, perchè si pensa di poterne parlare facilmente (e lì in casa, basta guardarla…) e non sempre con risultati che ne valgano la pena.
    Busi con la televisione ha da tempo un rapporto al limite della catastrofe, diverso da ogni altro scrittore italiano e mi domando se questo non abbia qualcosa a che fare con l’estrema acutezza del suo sguardo come mi viene confermato in questi giorni da ‘Suicidi dovuti’.
    (e anche Walter Siti, nei suoi ultimi romanzi, ha ricavato molto dall’essere andato più in profondità nella televisione)

  22. Il 2010 costituisce per l’intelletuale milanese SB un momento traumatico che determina un radicale ripensamento delle sue scelte. A seguito dell’attentato di cui è stato oggetto, entra a contatto con un mondo di odio e di barbarie, così come l’impegno in prima persona nei media lo aveva in precedenza portato a rendersi conto di quanto la violenza sia ormai insita nel linguaggio. È a questo punto che SB arriva a chiedersi se non sia il momento di una svolta epocale. Il primo passo di questa chiarificazione lo compie partecipando alle discussioni sulla responsabilità dell’autore, che in qualche modo lo riguardano. Come editore ha sempre cercato di armonizzare le necessità economiche con la ricerca della qualità, per altro concedendo un’ampia libertà di scelta ai suoi dipendenti. Da Saviano a Eraldo Affinati, la sua Mondadori si è prodigata nel promuovere una cultura elevata, prova evidente della familiarizzazione di SB con il pensiero non banale e con la profondità. In occasione dell’evento violento, costatogli diversi punti di sutura e una crisi personale di ampia portata, SB prende coscienza della svolta: un autore deve impegnarsi in prima persona contro lo scadimento. Ponendosi sulla scia di Bruno Vespa, di Antonio Socci, di Giuliano Ferrara, così come in quella dei suoi illustri predecessori Pansa e Sofri, SB scrive un libro che ripercorre un decennio della storia italiana, con lo sguardo accorato di chi vuole contribuire a voltare pagina. Questo “L’AMORE VINCE SEMPRE SULL’INVIDUA E SULL’ODIO” è un romanzo ibrido, capace di mescolare generi letterari diversi, dove la tensione principale è il coinvolgimento diretto della realtà nella scrittura. L’autore, infatti, punta tutto sulla dimensione sociale e politica del lavoro letterario, riuscendo a raccontare una storia alternativa al senso comune veicolato dai tribunali e dagli organi di stampa. Un’opera problematica, costruita su un comune sentire, e che mette in gioco una rinnovata fiducia nella parola e nel raccontare. SB, dando voce al pensiero di milioni di italiani, problematizza il linguaggio e approda a un’etica della narrazione con attitudine specificatamente pop, pur non disdegnando la complessità dei temi e dei riferimenti. SB esprime la sua fiducia nella storia e affronta con lucidità una scrittura rapsodica e lirica, in una parola EPICA. Un’epica italiana che ci auguriamo possa segnare un punto di svolta nella percezione del rapporto tra letteratura e società.

    ng

  23. piccola aggiunta: mi sono accorto, rileggendo il libro di SB, che non sia tanto appropriata la definizione di “romanzo”; forse sarebbe meglio usare una formula del tipo “prodotto narrativo di difficile identificazione”, una sorta di UFO della scrittura.

    ng

  24. SI, anche io trovo Busi un uomo molto acuto, assolutamente provocatore-a-tutti-i-costi (nella vita come nei contenuti dei suoi romanzi come nello suo stile narrativo – periodi lunghi anche due pagine con frasi a cascata) e forse questo crea alcuni problemi. Come lessi da qualche parte, l’editoria ha sbagliato con Busi nel non aver circostritto l’ipertroficità del suo io, e forse è vero. Busi mi rimanda, non so perché, a Whorol. Però, cazzo, l’isola dei famosi… Sicuro che lo ha fatto per vendere un po’ più libri. E sicuro che nelle decine di migliaia di interviste che riceverà (ovviamente ne snobberà la maggior parte) lo dirà a muso duro. Resta comunque incomprensibile. (Nudo di madre mi è piaciuto molto)
    L

  25. Busi insiste, giustamente, nel tenere assolutamente separati l’uomo e lo Scrittore e, sapendo benissimo che il pubblico non lo fa, lo provoca con comportamenti che gettano discredito sullo Scrittore e la sua opera – e lo sa benissimo, lo fa apposta.
    Anche la prolificità è un problema, per il pubblico ‘serio’ (non scrive mica fantasy) e per la critica: se questo suo Suicidi Dovuti fosse il suo unico romanzo ne parleremmo come una pietra miliare nella storia della letteratura italiana e un documento importante della vita italiana alla fine del XX secolo.
    Invece, basandosi sui primi romanzi e le comparsate televisive, è facile passarlo come un imitatore di Almodovar, anzi nemmeno di Almodovar quanto della sua pubblicità…
    Ripeto, non ho mai letto un romanzo come questo che renda la vera natura e ambiente e carattere del berlusconismo, come non c’è alcun romanzo sugli Agnelli e i ricchi italiani quale Vendita Galline Km.2 o sulla borghesia di sinistra come Casanova di se stessi.
    Ma l’impegno spesso non è questione di sostanza ma di stile e quello di Busi non è quello giusto ne’ offre motivi di autocompiacimento ai suoi lettori…

  26. Sascha, ma questo Suicidi dovuti è nuovo? Io ho letto quasi tutto di Busi (me ne mancano un paio dei suoi “classici”, tipo Galline Km.2 che ho davvero voglia di leggere) ma questo non l’avevo sentito (o, molto più probabilmente, non me lo ricordavo).

  27. Ps: vi prego, se c’è qualcuno che ha un link a qualche video di Busi sull’isola lo può postare qui? Sono troppo curioso di vedere il Busi in azione ahahaha

  28. Ho letto l’articolo di F. Merlo e mi basta.
    D’altra parte cosa ci si può aspettare da un signore che si é fatto costruire un mausoleo, adornato dai marmi di Cascella, nel parco di casa.
    Mausoleo destinato a se’ ed ai quattro amici più fidati (nota: sembra che i quattro, ogni qual volta vengano invitati a Villa S. Martino, si diano delle vigorose grattate apotropaiche…). Probabilmente il Mausoleo del Grande resterà di proprietà di Veronica, a seguito degli accordi di separazione: le lascera pure l’incomodo, il grande uomo, di custodire le sacre ceneri?

  29. L’immagine non rende per niente giustizia alla lapide/copertina.
    In realtà è molto più raffinata: la foto/santino è racchiusa in una raffinatissima cornice dorata vatican-style.

    Qui la versione originale, presa direttamente dal sito forzasilvio.it:
    Fronte e retro

    Siete i soliti comunisti! vergogna!!

  30. Finalmente ng tra tutti ha dimostrato serietà scientifica; ha letto il libro e lo ha recensito.

    O almeno così pare… qualche dubbio, però, permane….

    ng cosa c’è scritto alla prima riga di pagina 47?

    Valgono solo le recensioni che allegano vere prove di lettura.

    a Girolamo,
    ci sono state tante discussioni da cui si evince che la gente accoglie di buon grado il fatto che gli scrittori di sinistra scrivono per i quotidiani di destra, perché la scrittura è innanzitutto scrittura, e poco c’entra con la politica. Quindi bisogna applicare lo stesso principio all’opera letteraria del premier, che pur essendo un uomo di destra, può essere un magnifico scrittore. Non si era mica detto che la politica non c’entra con la letteratura? Conclusione: per essere sicuri che il libro non sia un capolavoro, bisogna leggerselo fino a pagina 3. Per le recensioni arrivare a pagina 50, la famosa “barriera di Baricco”.

  31. @ Inglese
    La ringrazio degli apprezzamenti. Non è facile, in questi tempi di decadenza, fare il critico letterario. Lei sa meglio di me quanto un certo humus culturale ideologizzato renda il nostro lavoro difficile. Ma fortunatamente, e anche grazie al libro di SB, in questo periodo stiamo accantonando ogni riferimento alle avanguardie, alla ricerca fine a se stessa, all’accademia, ad una letteratura, insomma, incapace di parlare alla gente. La invito, qual ora ne avesse l’occasione, a dare un’occhiata al mio volume di saggi LA LETTERATURA NEL TEMPO DELLE PROCURE, una sorta di memorandum che è stato capace di stimolare il dibattito. Tenga presente che, nella sua versione e-book, è stato scaricato da oltre 2 milioni di internauti e che la versione cartacea è ora pubblicata dalla gloriosa Einaudi. Se riuscirà a farlo, noterà che la fiducia nel potere telepatico della parola, che ho ravvisato nel libro di SB, è capace di creare legami duraturi e quindi di intervenire sulla realtà. Non è questo che anche lei, mio caro Inglese, chiede agli intellettuali? SB ha preso in mano la propria responsabilità d’autore, mettendola al servizio della comunità. Un esempio epico, se mi è permesso l’aggettivo.

    Rispetto alla sua domanda sul contenuto della prima riga di pagina 47, ebbene, le devo confessare di avere avuto l’opportunità di leggere la versione in bozza del libro di SB, in formato word, e non so dirle se le pagine corrisponsano. In ogni caso, nella versione in mio possesso la frase è la seguente: “IO VOGLIO RIPARARE IL MONDO. PER QUESTO OSSERVO I COMANDAMENTI, RECITO LE PREGHIERE, ADEMPIO AI RITUALI”. Resto disponibile per ogni altra eventuale specificazione.

    ng

  32. E’ evidente fin dal titolo che il libro propone una rivoluzione, forse una rivoluzione interiore, del cuore, ma comunque una rivoluzione, a un paese, l’italia, che ha fatto dell’odio verso l’autore del libro una nuova ideologia. l’autore risponde gandhianamente, con il bene, a tutto il male subito; si tratta di una noncollaborazione civile verso chi pratica il male: il male lo si sconfigge non collaborandovi, non lasciandoci coinvolgere, accettando su di sè quello degli altri e manifestando loro amore.

    è un grande insegnamento quello dell’autore di questo libro.

    l’unica cosa che pare criticabile è la scelta dell’editore, un editore che si è distinto per aver pubblicato, tre le altre, l’opera di molti autori, scrittori e saggisti, che nelle loro prese di posizione politiche hanno fatto dell’odio la loro bandiera. forse era il caso di noncollaborare anche con un siffatto editore.

  33. Bisogna comprarlo questo libro… scavare una fossa e seppellirlo per i posteri.
    Già mi immagino nel 2098 degli alieni molto evoluti che camminano sul Pianeta Terra e trovano il libro. Lo leggono, si divertono un mondo e pensano che gli umani del XXI Secolo se la dovevano ridere alla grande…

  34. @ng
    “mi sono accorto, rileggendo il libro di SB, che non sia tanto appropriata la definizione di “romanzo”; forse sarebbe meglio usare una formula del tipo “prodotto narrativo di difficile identificazione”, una sorta di UFO della scrittura.”

    meglio ancora, direi che il libro di SB è un UNO (Unidentified Narrative Object), cioè puro New Italian Epic.

  35. Gli elementi portanti del NIE ci sono tutti:

    1) Rifiuto del tono distaccato e “gelidamente ironico” predominante nel romanzo postmoderno. Questa prima caratteristica è definita nel memorandum una “condicio sine qua non”.

    non c’è traccia di autoironia nel libro di SB.

    2)”Sguardo obliquo” o “azzardo del punto di vista”. Sperimentazione di punti di vista inconsueti e inattesi. Sguardo che si amplia a volte in maniera vertiginosa includendo l’extraumano come parte integrante della narrazione. A questi esperimenti, secondo Wu Ming 1, sarebbe sottesa una motivazione etica e politica.

    l’io narrante è extraumano, quasi divino (l’unto del signore), parla di sé in 3^ persona con evidenti motivazioni etiche e politiche.

    3) un’attitudine “pop” che spesso porta al successo di pubblico.

    più pop e più best seller di così…

    4) Narrazione di storie alternative e “ucronie potenziali”. Queste narrazioni offrono una possibile diversa soluzione rispetto alla realtà storica.

    l’Italia narrata nel libro di SB è totalmente altra rispetto alla realtà storica.

    5)Comunità e transmedialità. I testi del NIE hanno come caratteristica quella di fungere spesso da testi base per la creazione di derivati da parte della comunità di fan.

    già si annuncia la realizzazione di una fiction tratta dal libro di SB, oltre al kit offerto al fan completo di gagliardetto e CD con l’inno.

  36. Ho appena trovato su e-bay e comprato il Chlebnikov di Ripellino, Einaudi, 1989, fuori commercio nei canali ordinari. L’amore vince sempre sull’invidia, sull’odio e sul Catalogo dei libri distribuiti.

  37. Mi sto convincendo che questo è il libro che leggerebbero i morti viventi quel fatidico giorno che fuoriuscissero dai loro avelli. L’amore per la vita dei putrefatti vince l’odio dei vermi e dei processi di putrefazione. Ciò ovviamente invera il principio della letteratura pop su cui da trent’anni ci scalpellano da orafi sui genitali: una letteratura veramente popolare deve essere letta da tutti, sopratutto dai morti-viventi, che pur conservando automatismi motori, sono stati finalmente liberati del peso elitario e comunista di una coscienza funzionante.

    Lunga vita alla letteratura pop-mortem!!!!

  38. (marco! viola (si fa per dire, vista ehm, la mascherata popdlivdetc) vs azzurri in una rissa di/tra VALORI E SANTINI!
    slurp(o)p!
    ci si fa un quelli che…. della domenica cioè poppedagogicamente: scemo chi legge?:)
    (te lo ricordi il cippilimerlo della repubblica su baldoni?)

  39. (marco! viola (si fa per dire, vista ehm, la mascherata popdlivdetc) vs azzurri in una rissa di/tra VALORI E SANTINI!
    slurp(o)p!
    ci si fa un quelli che…. della domenica cioè poppedagogicamente: scemo chi legge?:)
    (te lo ricordi il cippilimerlo della repubblica su baldoni?)

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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