carta st[r]amp[al]ata n.10 – La paura fa 90, anzi 98.67

di Fabrizio Tonello

Grande progresso della ricerca scientifica in Italia: i quotidiani di centrodestra, ieri, sono riusciti a provare scientificamente il detto popolare “La paura fa 90”. Il risultato della ricerca è stato pubblicato sul sito on line del Giornale nella notte fra lunedi e martedì, quando si poteva leggere che il candidato del Pdl in Calabria, Giuseppe Scopelliti aveva ottenuto il 98,67% dei voti validi. Prima di interrogarci se Scopelliti avesse assunto Nicolae Ceausescu buonanima come manager della sua campagna elettorale siamo andati a vedere il risultato (consultato alle 10,20 del 30 marzo) degli altri candidati, scoprendo che Agazio Loiero aveva ottenuto un ottimo 54,49%, più che sufficiente per essere rieletto, e l’altro candidato di centrosinistra, Filippo Callipo, un solido 16,79%. Attendiamo notizie sul riconteggio di questo complessivo 169,95% di voti validi in Calabria.

Gli stanchi compilatori delle statistiche elettorali del quotidiano di Feltri (che non dovrebbe essere lì, essendo stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti) hanno qualche buona scusa: dovevano giustificare il titolo di prima pagina “Berlusconi e Bossi volano”. Il riepilogo del voto su scala nazionale registra il Pdl al 26,8%, contro il 35,3% dell’anno scorso alle europee, e il 37,4% delle politiche 2008, che dà un bilancio di dieci punti secchi persi in due anni dal “partito dell’amore”. Un altro paio di vittorie così e Berlusconi si ritroverà a fare il nonno ad Arcore, sostituito a Palazzo Chigi da Renzo Bossi, meglio noto come “Trota”.

Facciamo un passo indietro. Tutto inizia lunedì mattina, quando il Giornale sparava (è il caso di dirlo) un titolo che chiama i cittadini alle barricate (“Poche ore per fermare la sinistra”), spiegando che l’alternativa al centrodestra sarebbero stati degli amministratori “che mantengono l’amante con i soldi pubblici”. Scritto da qualcuno che prende lo stipendio dal noto “utilizzatore finale” di Noemi, Patrizia e altre showgirl portate con un autobus a due piani a palazzo Grazioli (perché cento taxi tutti insieme avrebbero dato nell’occhio) non è mica male. Ah già, dimenticavamo Villa Certosa, le performance di Topolanek in piscina e i voli di stato con Apicella.

L’incipit dell’articolo a firma di Salvatore Tramontano è memorabile e senza dubbio verrà incluso nella prossima edizione del Giornalismo italiano (i “Meridiani” sono di Mondadori, anch’essa parte delle proprietà di famiglia). Tramontano, intingendo la penna d’oca nel proprio sangue di cui aveva preventivamente riempito il calamaio, scriveva: “Non è ancora finita. Queste elezioni devono ancora cominciare” (nessuno gli aveva detto, poverino, che si votava già domenica mattina). E proseguiva: “Ogni regione sembra un quadrato di terreno da non perdere”, chiaramente pensando ai quadrati delle giubbe rosse del duca di Wellington a Waterloo che sconfissero Napoleone. Nel 1815, le cariche dei corazzieri del maresciallo Ney si infransero di fronte al sangue freddo e alla mira micidiale degli inglesi, il dubbio era se gli artiglieri di Renata Polverini o i fucilieri di Roberto Cota sarebbero all’altezza dei loro gloriosi predecessori.

Nelle redazioni del Giornale, di Libero, del Foglio, del Resto del Carlino, della Nazione e del Messaggero i consigli regionali di Lazio e Piemonte diventavano la fattoria di Hougomont e l’incrocio di Quatre Bras, dove invano le ondate dei francesi erano andate a infrangersi. Quando lunedì notte sono arrivate le notizie delle ultime sezioni scrutinate, che portavano in vantaggio Cota e Polverini, per i giornalisti è stato come udire le trombe dei battaglioni prussiani che mettevano in fuga la Vecchia Guardia e chiudevano per sempre l’era di Napoleone.

Così, il titolo del sito web del Messaggero proclamava: “Regionali al centrodestra, da 11-2 a 7-6”. peccato che, se il soggetto era il centrodestra, il risultato passava da 2-11 a 6-7, un miglioramento, ma la maggioranza delle regioni restava, tabelline permettendo, amministrata dal centrosinistra. Libero, che in prima pagina comunicava al mondo “Che goduria!”, a p. 2 continuava con “Successo travolgente”. Talmente travolgente che, come ricordava, alquanto imbarazzato, il Sole-24 Ore, il Pdl ha ottenuto meno voti di quelli presi nel 2005: per la precisiione, in Piemonte -6,8%, in Lombardia -2,9%, in Veneto -6,1%, in Emilia Romagna -2,7% e in Toscana -1%. Ancora meglio il Resto del Carlino, che a p. 1 scrive “Valanga Lega e Pdl” e poi, a p. 2, pubblica un riepilogo dove si legge: “Pdl 26,7%; europee 2009: 35,3%; regionali 2005: 29,1%.

Da generali che ben sanno quand’è il momento di approfittare dello sbandamento del nemico, quelli di Libero stamattina hanno un titolo a tutta pagina: “Forza Silvio, ora o mai più!”. Alla baionetta, naturalmente.

Forse è meglio non abusare della resistenza psicofisica dei lettori, già traumatizzati dalla riapparizione di Bondi e Gasparri nei talk show di lunedi notte, e abbandonare gli strafalcioni post-elettorali, per una tiratina d’orecchie a Giorgio dell’Arti, il cui Foglio del lunedì è sempre di piacevole lettura, se lo si avvicina dotati di apposite forbici per ritagliare il taglio basso di prima pagina dove il celebre elefantino pubblica i suoi sproloqui bigotti.

Edizione di lunedì 29 aprile, p. 1, colonna Delitti: “Angela Podda, 80 anni. Di Gavoi in provincia di Foggia…” Foggia? Avete proprio scritto FOGGIA? Dell’Arti, quando ammazzano una che si chiama Podda, che vive con qualcuno di nome Contu, in un paese dove i maschi si chiamano Gavino e le femmine Ninuzza, tutto questo può avvenire nel tavoliere delle Puglie? Alla Sardegna, terra di minatori e di emigrazione, volete togliere pure i suoi paesi? Qual è il prossimo passo? Dare a Cossiga il certificato di residenza a Torino, a Berlinguer un atto di nascita a Palermo e a Gramsci la cittadinanza postuma di Milano?

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5 Commenti

  1. mi si perdoni la pignoleria, ma se si fa un articolo sulle imprecisioni altrui non si puo’ scrivere che agazio loiero ha ottenuto un ottimo 54,49 % e callipo un solido 16,79 %. purtroppo la realta’ e’ ben diversa e scopelliti (ahinoi) e’ stato eletto con il 57,70 % mentre l’uscente loiero ha ottenuto il 32,20% e callipo un modesto 10,00%.
    con amarezza per il risultato.

  2. ho riletto il tuo post e comprendo che tu intendevi dire che alle 1020 del 30 marzo queste erano le cifre che comparivano nel luogo da te indicato.
    queste cifre non comparivano piu’ quando io lo ho letto e pertanto non ho capito.
    chiedo scusa per il commento inopportunamente acido

  3. non si potrebbe cercare di cavalcare questa strafalcioneria pseudo-giornalistica? Perché, per dire, ci potremmo indignare almeno unmeseunmeseemezzo che a Gramsci ‘sta sacrosanta cittadinanza postuma non l’abbiano ancora data, e far convegni, e raiperpassareanuttata, e sfruttare queste nicchie del 69,95% di cittadini inesistenti (forse clandestini?) per stravincere, se non le elezioni, almeno i sondaggi

  4. (Premessa dovuta per evitare equivoci: sono (ero?) ‘di sinistra’, la mia militanza è trentennale)

    Fabrizio, devo essere sincero? In questo tuo articolo ho perso il filo del discorso dopo una dozzina di righe, non ho capito cosa si volesse dire o dimostrare a parte che il Giornale&C sono faziosi e di parte (è una novità? sono gli unici? sono peggio di altri? non ne hanno diritto? gli errori cambiano realmente il succo del discorso? mi obbligano a comprarli e a leggerli?).

    Già lunedì notte la sconfitta era evidente, sconfitta cocente soprattutto viste le speranze della vigilia. Non ho dormito tutta notte dalla rabbia cercando di capire, di darmene una ragione, martedì mattina mi era tutto più chiaro, ho visto improvvisamente e chiaramente gli errori di questi anni di militanza (Belushi direbbe “ho visto la luce”), ho capito la via perversa che avevano preso i miei ideali giovanili, invecchiati come una conserva col botulino e non come un buon vino d’annata; ho letto in treno l’editoriale di Concita e mi sono reso quanto di quanto lei non avesse ancora capito niente; meglio gli articoli di analisi post elettorale – letti sul web – del Manifesto e soprattutto i commenti di qualche suo lettore.

    Se domani si tornasse a votare so che d’impulso voterei Lega sperando che lo facciano più persone possibili: al momento mi sembra l’unico sistema democratico per vedere cambiare le cose (e le persone) che non mi vanno qui in Italia; più probabilmente, a mente fredda finirò anche io col rientrare nel numero di coloro che le domeniche elettorali le passeranno al mare, o magari, se prevarrà il senso civico o se magari pioverà, a votare per i ‘signor nessuno’ delle liste di Beppe Grillo … e non mi scandalizzerò se mio figlio preferirà il Grande Fratello a una serata su ecosostenibilità e riscaldamento globale.

    Scusate lo sfogo e il fatto che non mi firmi con il mio vero nome, ma al momento manifestare in maniera non anonima questo mio turbamento mi creerebbe troppi grattacapi tra amici e colleghi. Un paio di persone che qui scrivono mi conoscono personalmente e penso mi abbiano riconosciuto, vi prego di rispettare il mio desiderio di anonimato. Grazie.

  5. Fabrizio ti leggo sempre con piacere, non posso però nascondere una certa stanchezza rispetto a questo contemplare la bruttezza del nemico. Lo fanno (lo facciamo) in troppi, senza la tua qualità di scrittura e la tua lievità, mentre forse occorrerebbe guardarsi un po’ in casa.
    A ‘Non è importante’: di quello che dici condivido soltanto l’insofferenza per lo stato in cui versa la sinistra italiana. Ho mantenuto finora una posizione interlocutoria, nei confronti di un progetto come quello del PD, che non condivido. L’ho fatto sperando che, insomma, “il primo partito della sinistra” potesse stupirmi almeno una volta. Purtroppo questa gente è assolutamente incapace di ammettere i propri errori. Come ogni ceto politico, forse. A lasciarmi interdetto è stato in particolare il commento della Bresso, la quale in sostanza se l’è presa con i ‘modi’ aggressivi del fare politica odierno (si riferiva ai problemucci in val di susa?). Un concetto che fa il paio “deriva a destra”, una di quelle formule politiciste che non spiegano nulla, utili quando non si capisce cosa diamine sta succedendo in un paese.
    Detto questo, vedere, in reazione alla batosta, la Lega come unica possibilità di “cambiare le cose e le persone” mi ricorda la storia di quello che si evira per fare un dispetto alla moglie. Il punto è che quel tale agisce su di sé soltanto, mentre in democrazia, come sappiamo, le cose vanno diversamente.

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