da “Il respiro della terra”

di Tiziano Fratus

[LA GIOSTRA E ALTRI SPETTACOLI]

.

bagni popolari (1964)

una boscaglia appena tratteggiata e un uso di pastello,

scuro, che va a compilare i corpi inesatti, incompleti,

i bagnanti anche ritagliati e incollati sulla tela,

forse da una cartolina o da una fotografia, seni

sproporzionati: una popolazione di otto figure mute,

pensierose, indecise, appollaiate sulla sabbia,

un giorno d’estate, lontano dall’inferno del vietnam

°scimmie (1964)

la gabbia svanisce, nella ragnatela di grigi che si

disperdono nello sfondo: un enorme babbuino,

con il muso che sembra la scalinata di una ziggurat,

solido, inamovibile, gli occhi bui e mesopotamici,

guardinghi, ed il piccolo raccolto fra le zampe,

protetto: fare tutto come la prima volta, non come

lo spettatore che sta fuori e osserva, quasi annoiato

.

[LE ORCHE VERNACOLARI]

.

I. la lingua delle orche

wittgenstein si chiedeva il significato della frase

il marrone contiene il nero: ovvero se esistesse

un marrone più o meno vicino al nero: cosa

potesse definire il marrone dal nero o dal marrone

tendente al nero: una pura formalità linguistica?

un gioco di parole? una ricerca condotta da biologi

marini ha stabilito che le orche si specializzano,

linguisticamente: i branchi, a seconda dei mari,

definiscono suoni che compongono lingue diverse,

dialetti: è questo un altro gioco di parole?

gli esseri umani, la specie sovrana, fa della ragione

l’arma principale del progresso e della vita:

nonostante la diffusione della democrazia, nelle

più articolate modalità, la guerra non decresce,

il tasso di divorzi aumenta costantemente:

eccesso di libertà dice un bipede eretto dal pulpito:

cosa non funziona in quella particolare lingua

°

VI. ipotesi e abitudini di orche antartiche ed artiche

se nello stretto di drake, le orche, ascoltano il rumore

dei fari che entrano in risonanza: se le orche che

navigano di fronte alla costa di giorgio quinto,

laddove sosta, secondo i geografi, il mare dumont

d’urville, compongono un cerchio perfetto trainate

dalla forza elettromagnetica che guida le pesanti

placche di ferro in corrispondenza del polo magnetico:

se le orche al largo della groenlandia, smettono

d’inseguire i pescherecci che provengono dai porti,

è perché sospettano che qualcosa nel clima si stia

modificando per i secoli a venire: e sono stufe di farsi

fotografare da neolaureati in biologia marina col mito

di jean costeau

°

VII. rarissime orche dei laghi piemontesi

un gruppo di pescatori di lucci sul lago d’orta,

giura che la loro imbarcazione sia stata

urtata da un’orca d’acqua dolce, tre giorni fa:

la leggenda racconta di avvistamenti fatti

il sabato, il giorno del riposo, poiché dio creò

le orche proprio il sesto giorno: orche e donne,

qualcuno commenta sorridendo: tacciono

le cronache locali del lago maggiore: non si sa

se si tratti della solita scarsa loquacità piemontese

o, al contrario, se sia un dato acquisito

°

[ALTRE INCERTEZZE NEL PAESAGGIO]

.

IX. appunti di macroeconomia siberiana

ti abbasso le calze coi denti, mi fissi senza espressione,

sarcastica, inarcando il labbro superiore: l’odore della tisana

alla mela e cannella alleggerisce la tua figura posata, come

dalle mani di dio, sullo sfondo nero del lenzuolo, che

riproduce un sistema nervoso: mi suggerisci, mentre dormo,

che dalla siberia non migrano soltanto lunghe donne

dai capelli di lisca e avambracci trasparenti: antropologhi

moscoviti estraggono zanne di mammuth, grazie a vecchi

automezzi militari sopravvissuti alle guerre in afganistan,

all’impero sovietico: tagliate, sezionate, confezionate e

vendute ai mercanti di hong kong, per oggetti che finiranno

nelle abitazioni di lusso dei nuovi ricchi, o di qualche

politico in ascesa: mi parli di una scacchiera intagliata

nell’avorio dei mammuth, una scacchiera che porta in dote

alcune migliaia d’anni: interrompi il racconto ridendo, per

qualche sfumatura della lingua che mi sfugge: ricominci

a fare l’amore col mio corpo, catturata nella porzione

occidentale del nostro piccolo mare lunare: la notte polare

inizia a calare, ricongelando i resti di quelle creature

mentre una regina d’avorio si posa, tra i sospiri strozzati,

sul ventre di una sirena albina: e ricominciamo a mordere

°

[IL TAGLIO WYETH]

.

XIII. la gloria delle cornacchie

nome di battesimo: johnny lynch:

la mano del pittore lo ritrae nella casa di famiglia,

un posto in cui, si diceva, la gente viveva uccidendo

.

cornacchie: nessuno capisce quanto sia possibile

vivere nutrendosi di cornacchie: se le si condisca

di erbe selvatiche strappate nei campi, oppure

.

con le more di stagione, o ancora, con la semplice

terra: i folti capelli scuri, corvini, il profilo da attore,

il pesante cappotto già usato dal padre e dal nonno

°

XVII. i kuerners

karl tiene la carabina poggiata al

braccio destro, sopra la ruvida superficie

della giacca invernale, la corona di capelli

.

bianchi, corti, ritirati dalla fronte, gli occhi

blu assottigliati dalla luce che penetra dalla

finestra: anna è appena arrivata dalla cucina,

.

perché non scendi per il pranzo quando ti chiamo?

sbuffa, la testa raccolta per abitudine sotto

uno straccia chiaro: il fucile è puntato verso di lei

°

XIX. pentecoste

le ombre di sei pali tengono le reti gonfie,

il vento che agita lo spirito della ragazza caduta

in acqua, all’isola allen, nel maine: una disgrazia

.

che non ha senso, come molte disgrazie mosse dai

capricci degli elementi: i genitori non sanno

ancora trovare pace, nemmeno nel sonno: il

.

corpo, sfatto, è salito a galla a punta pemaquid,

ad ogni ingenua declinazione di speranza:

la rete dà forma e pensiero alla rabbia

.

[Tiziano Fratus, Il respiro della terra, Edizioni Torino Poesia, Torino, 2009.]

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39 Commenti

  1. Trovo più piacevole che spiacevole, decoroso, ma corrivo. Non conosco granché di TF, ma di tutto quel che ne ho scorso non m’è mai rimasto niente. Dà più l’impressione di uno che ha voglia più di esserci che di essere, di scrivere per pubblicare che di scrivere. E’ un’arte più simile a quella delle pubblicità ben fatte, dell’arredamento e della profumeria, che ad una vera e propria poesia. E’ una poesia da treno, non acquisisce nulla, dà concetti (i soliti, salienze storiche, curiosità da meraviglie della natura, bizzarrie della cronaca), sfiora tutto, non afferra nulla.

  2. scusi, ma lei “scorre” le poesie? come “scorre” le notizie sul giornale? come “scorre” il treno? per questo chiama le poesie di fratus (che ha scorso, come si scorrono le notizie di un giornale su un treno che scorre) da treno?

    cosa c’entra l’impressione che dà, fratus, di esserci? esserci dove? sul treno. Sul treno che prende lui o che prende lei?

    dà concetti, scrive lei. i soliti.

    dai “soliti sospetti” ai “soliti concetti”.

    tutto “scorre”. ma “leggere” no, eh?

  3. No, no, lèggere no. Versi così si scorrono, sempre e comunque. Conta l’impressione generale, in una poesia così non esistono precisione lirica, correlativo oggettivo, ritmiche individuate, nel particolare non si scopre niente.
    Sono decenti, non disturbano. Anche quelli porno, piuttosto ben confezionati — piuttosto; non molto ben confezionati, non c’è nessun virtuosismo. Non se ne impara nulla.

  4. ciao FK, non conoscevo i testi di Fratus – “leggo” e mi piacciono tanto – talora mi ricordano, oso, certe intuizioni gnomiche delle prime cose di Giampiero Neri o di Cesarano -ma con un respiro diverso, forse più ampio
    (complimenti!)

  5. Complimenti, & vivissimi: avere un respiro più ampio di Giampiero Neri e Cesarano, questa sì che è una conquista.
    Mi pare che basti.

  6. Se poi Krauspenhaar ha ancòra qualche pietoso cavillo da sottoporre, non pongo limiti a nessuno, si accomodi. Anzi, meglio: a me diverte.

  7. anfiosso, lei è troppo sicuro di sè e dei suoi argomenti per essere uno che “scorre” i testi. immagino che quando i testi li “legge” non ha nemmeno bisogno di “scrivere” il suo parere.

    quale pietoso cavillo. semplicemente, e questo per qualsiasi cosa, prima ci si prepara, e poi si parla/scrive. è una regola aurea, sa?

  8. Molto apprezzate, proprio per la loro capacità di sfiorare tutto e non toccare nulla. anche le soluzioni trovate, spesso diverse, per me che non sono un grande conoscitore della poesia italiana risultano decisamente interessanti.

  9. A me garba la poesia che non dà risposte – dare delle risposte, delle verità è qualcosa che cozza con il senso stesso della parola poesia (e del buon senso, chi è chi per dare risposte, serve più modestia, più modestia).
    Be’, torno nel mio buco…

  10. Anfiosso ha da ridire anche sugli “orologi” di Gabriele Frasca. Oh bè a un genio ( o genjo non so) come lui si può perdonare quasi tutto

  11. Caro Anfiosso le sue parole si commentano da sole.
    Franz, grazie, ma non stare a perdere tempo con queste scemenze…

    Esserci e non essere: sono discorsi che non portano da nessuna parte: il percorso del poeta attraversa una vita, la vetrina o l’apparenza sono davvero concetti estranei. Totalmente anacronistici e estranei alla vita che un poeta intreccia, parola dopo parola, respiro dopo respiro.

  12. Leggo Fratus, “Le orche vernacolari” e, mentre ne sono conquistato: dal linguaggio, dagli strati semantici, dalle invenzioni… al contempo, scorrendo i commenti, sono umiliato da questo proliferare di fiele e maleducazione, luoghi comuni, ecc… che dicono, quando sono rivolti persino a un onesto commentatore e fine poeta come Enrico De Lea, di un inconcepibile, e insano, mitragliare a vuoto così, tanto per far qualcosa, per sputare bieche sentenze; e dicono, anche in questo spazio aperto al pensiero, quanto ostile, neomedievale sia questo tempo.
    Saluto l’amico Franz, con affetto, e Tiziano con ammirazione. Fabio Franzin

  13. Anfiosso, quando dice “avere un respiro più ampio di Giampiero Neri e Cesarano, questa sì che è una conquista”, intenderebbe sputtanare entrambi o sbaglio? Allora chiedo: quanti sono qui i dilettanti allo sbaraglio?

  14. I versi di T. Fratus mi danno sempre la sensazione di un altrove. Nella mia analisi/interpretazione dei suoi scritti, anche se non tutti, si fa strada un che di onirico, un velo mosso dall’azione istintiva dello scrivere, che è già in sé poesia. Istintività, atavicità, ritmo interiore. Devo confessare che, prima di tutto, una poesia io la guardo e cerco di interiorizzarne la forma, proprio come per un’opera d’arte visiva. Dopo, leggo, e anche la lettura è qualcosa di più profondo, anzi proprio diverso da quella che si riserva ad un testo di, esempio, narrativa. Io seguo la forma che da senso alla parola, perchè il motivo dell’a-capo è nascosto lì dentro ed è quel motivo che mi interessa. Il resto è teorizzare, nominare, incasellare. A questo proposito, la poesia di Fratus mi si pone come sfida, proprio per la difficoltà nel trovarle una casella precisa, nel definirla, nel darle un nome. Ma non per questo smetterò di indagarne morbosamente gli spazi bianchi, non per la necessità (umana) di classificazione.

  15. Mah, cos’e’ questa bullo-ganga su anfiosso? L’avete voluto voi, l’avete tirato dalla sua randageria, gli avete dato una voce e adesso lo impalate? Ha espresso un’opinione in base a quello che lui e’: un asincrono e talentuoso divoratore di parole ad alto tasso di letterarieta’.

    Per inciso, cio’ che scrive Fratus non merita di essere equiparato ad un frappuccino letterario o ad un analcolico da messa in scena, ma non c’e’ dubbio che altre voci appaiano piu’ convincenti, piu’ scavate, piu’ necessarie. Il giudizio e’ sempre comparativo.

    Io credo che sarebbe ora di smetterla di imbastire conformismi dialoganti (la bullo-ganga dei decenti, in questo caso) o richiedere attenzione su ogni minima espressione in versi o in prosa. C’e’ tutta una serie di dimenticabilita’, trascurabilita’, inattendibilita’ che minano le pretese. Fratus e’ uomo polimorfo, di scena e di spettacolo, scafato, scavato, proattivo.

    La maschera del poeta non appare ancora convincente e, come lui sa, non a tutti si puo’ piacere. Prendersela col rozzo che dice che il re e’ nudo e’ un inutile conformismo.

  16. @ krauspenhaar
    sai dove è finito il commento al quale rispondi?, sarà il pranzo, ma non lo vedo più

  17. ho postato questi testi di Fratus, quindi li trovo validi e interessanti…

    non mi piace pero’ che ci si accanisca contro un commentatore che ha espresso un suo parere negativo. questo fa parte del gioco

    detto al volo

  18. Caro Andrea, quando qualcuno cerca di morderti che fai?
    non ci stiamo accanendo contro nessuno: e chi poi, io e Franz? pero’ un conto e’ ragionare, un conto e’ sragionare.
    tutti subiamo tante pressioni, psicologiche e sociali, ma sarebbe meglio non gettarle addosso ad altri… non trovi?
    se poi qualcuno gioca a butto merda qua butto merda la’ si vede che e’ tutto quel che riesce a fare.
    ma sai che non prendo senza ridare…
    qui poi non c’e’ nessuna gang…
    per il resto muchas gracias a todos
    un saluto new yorkese e che il sole vi baci tutti
    T

  19. Un viaggio incantato attraverso babbuini e orche d’acqua dolce, mammut, nuovi arricchiti e altre bestie.
    Tiziano taglia la fantasia a colpi di macete attraverso «una boscaglia appena tratteggiata», la giungla magmatica del Senso.
    Sarà «la rete [a dar] forma e pensiero alla rabbia»…

  20. Tiziano,
    capisco benissimo la tua irritazione, ma più in generale io credo che di fronte a un detrattore, che non argomenta più di tanto – e mi sembra il caso di anfiosso -, non ci sia come risposta migliore che quella di esprimere invece il nostro interesse per un certo poeta; laddove il giudizio negativo è argomentato criticamente, si può rispondere in modo polemico, ma qui siamo al giudizio cosiddetto “esclamativo” (bello! brutto!)… c’è poco da ribattere…

    per l’autore è meglio ignorare, per coloro che apprezzano è meglio dare le ragioni del loro apprezzamento…

    parola di uno che di detrattori ne ha sempre avuti sotto i suoi pezzi…

    in ogni caso, buone ispirazioni newyorkesi e un abbraccio

  21. Anfiosso, volevo dire semplicemente questo: il tuo talento di lettore e scrittore e’ stato notato negli ultimi due, tre anni e mano mano hai avuto attestazioni di attenzione, la tua voce e’ ascoltata.

    Accade in questo caso che tale attenzione venga ritirata e che molti si sentano in dovere di darti addosso, sminuendoti e restituendoti al tuo blog solitario e ramingo, solo perche’ esprimi un’opinione caustica.

    Inglese stesso sminuisce la tua non articolatissima ma chiara opinione su Fratus al rango di “giudizio esclamativo”. Giudizio esclamativo in questo colonnino e’ quello di Biondillo, mentre quello di anfiosso e’ al limite liquidatorio (che e’ ben diverso).

  22. Cari miei,
    queste diabritebbe e queste ripicche, vista dall’America che sto attraversando, sono davvero piccola cosa, poverissima cosa.
    Ma cercate di vivere la vostra vita e non scassate!
    E cercate pure di gioire, che la vita, come la poesia e altre forme d’arte puo’ essere gioisa! Ricca! Meravgliosa!
    Tiziano
    (da Minneapolis)

  23. Il fu GiusCo, è vero. E già che ci sono confermo il mio “giudizio esclamativo”.
    Sergio, hai ragione. E’ una cosa davvero greve e penosa.
    Anfiosso, se vuoi te lo dico io: “usa di più lo scroto” (e meno lo Scrotus).

  24. E’ un po’ facile cancellare i commenti e poi pretendere di avere ancòra l’ultima parola. A parte il fatto che la cancellazione non era giustificata da nulla.
    Già che ci siete, vi dispiacerebbe cancellare tutti i commenti che ho mai lasciato su Nazione Indiana, e anche quei tre o quattro post che ci sono stati messi in illo tempore?
    Essere associati a voi facce di merda mi dà solo fastidio.

  25. Ma non avete cancellato ancòra nulla!
    Chi è lo stronzo che mi ha raccontato che avevate cancellato il commento?
    Comunque non importa, non importa: non l’avete fatto prima, fatelo adesso.

  26. E adesso sono ricomparsi!
    :-D
    Molto spiritoso, ma adesso, prego, basta così: cancellate tutto, come ho chiesto anche, via mail, a Domenico Pinto.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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