carta st[r]amp[al]ata n.14

di Fabrizio Tonello

Ho abiurato agli affetti più cari. Abiuro alla mia mamma. Se me lo chiedete, abiurerò anche all’anima. Così Marco Respinti descrive le esperienze di Kang Zhengguo, un cinese bollato come “reazionario” nel 1965 e incarcerato, che più tardi riuscirà ad emigrare negli Stati Uniti. Il libro che recensisce è Esercizi di rieducazione e l’articolo è uscito nella pagina “Cultura & Scienza” di Libero, 1 maggio.

Preso dall’entusiasmo per il volume, Respinti scrive che Zhengguo “ha dovuto rinnegare se stesso, abiurare alla propria anima, ricacciare nell’oscurità il proprio pensiero…”. Come i lettori di Nazione Indiana sanno, non possiedo più un dizionario cartaceo perché costretto a un drastico désherbage dalla mia compagna. Quindi devo cercare il significato delle parole a me sconosciute nei vari dizionari on line: per esempio, lo Hoepli mi assicura che “abiurare” è un verbo transitivo il cui significato è: “Ripudiare con atto solenne una fede riconosciuta falsa”. Dal che io deduco che: 1) Si abiura qualcosa e non “a” qualcosa; 2) Si ripudia un qualcosa riconosciuto falso, difficilmente la propria anima; anche perché se a uno è rimasta solo l’anima “falsa”, quella “vera” dove si è involata? E poi come si fa a sapere che l’anima non è più quella originale? Si scrive all’ufficio brevetti?

Il buon Respinti non si preoccupa di così poco e continua nel suo atto d’accusa citando a piene mani il libro di Kang, che lui chiama Zhengguo, rifiutandosi di prendere atto che quest’ultimo è il nome, non il cognome. Kang, scrive il nostro sinologo in calzoni corti, “nel 1971 cerca di sfuggire al maglio ideocratico facendosi adottare da un contadino senza figli onde riappropriarsi di una umanità autenticamente umana alternativa a quella aberrante a cui lo costringe il regime”.

Il maglio ideocratico, certo.

Il dizionario on line mi dice che “maglio” sta per “grosso martello di legno a due teste” ma “ideocratico”? Per quante indagini faccia, lo Hoepli non mi aiuta e questo, alla fine, mi provoca un certo mal di testa. Vado a cercare un’aspirina nell’armadietto del bagno.

Rileggendo la frase, mi viene la curiosità di capire come sia la faccenda del “riappropriarsi di una umanità autenticamente umana” perché anch’io, volte, mi sento disumano, soprattutto quando parcheggiano un SUV davanti al mio portone impedendomi di uscire. Non avendo sotto mano l’edizione italiana di Laterza, vado cercare l’originale inglese (eh sì, questo Kang pare abbia scritto direttamente in inglese invece che nella sua lingua madre) e, grazie ad Amazon, mi fiondo al capitolo 33, dove Kang racconta come e perché fu adottato da un contadino senza figli. A dire la verità, non sembra un problema di riappropriarsi di una umanità autenticamente umana, ma piuttosto di avere un permesso di soggiorno nella regione dove ha trovato lavoro: l’amico Guodong, più esperto di lui nel navigare i meandri della burocrazia cinese suggerisce di sposare una ragazza locale o di farsi adottare da qualcuno per avere la residenza. Kang rifiuta l’ipotesi di sposarsi per avere il permesso di soggiorno e preferisce l’adozione da parte dell’anziano Li Baoyu.

Cercando di capire meglio le tesi del noto sinologo Respinti, torno all’inizio dell’articolo che inizia con una citazione di Marx, dall’undicesima tesi su Feuerbach, niente meno. L’affermazione che “ora si tratta di trasformare il mondo” scatena una tempesta verbale di fronte alla quale i sermoni dei predicatori puritani, le invettive di Lutero contro Roma, le prediche di Savonarola appaiono come zucchero filato: “E’ il suggello dell’ideologia, che le ideocrazie s’incaricano poi di concretizzare in regimi politici per forza di cose totalitari, quello il cui giro mentale dice che il mondo così com’è va rifatto daccapo giacché sbagliato, cominciando dall’uomo”.

“Quello il cui giro mentale dice che il mondo…”? Forse il nostro Isaiah Berlin con secchiello e paletta si è mangiato una riga nel fare il copia/incolla, perché non riesco a trovare un modo plausibile di far quadrare i “regimi politici per forza di cose totalitari” con “quello il cui giro mentale dice che il mondo…” senza che ci sia nulla in mezzo. Vado in cucina e mi riempio d’acqua un bicchiere grande, poi inghiotto un Aulin.

Accantono momentaneamente il problema, mi metto seduto comodo e continuo a leggere: “E’ il corso e ricorso dell’utopia, dall’illuminista Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1788), autore di una storia del mondo finalmente «giusta» in ben 36 volumi di cui 8 postumi, Histoire naturelle, générale et particulière”. Vediamo: che i 36 volumi di Buffon siano stati realmente pubblicati lo dice anche Wikipedia, dove viene pure precisato che 8 apparvero postumi a cura dell’amico Bernard Lacépède. Quello che Wikipedia (noto house organ del maoismo) non dice è che la storia del mondo di Buffon fosse illuminista, politically correct e quindi anticipatrice della rivoluzione francese, i cui autori hanno poi nel tempo figliato la rivoluzione russa, Mao Zedong e Pol Pot, come sembra insinuare il nostro Respinti.

Confuso sul ruolo di Buffon come precursore della rivoluzione culturale cinese, mi procuro due Contramal da un farmacista che mi conosce e vado in biblioteca a consultare qulla Histoire naturelle, générale et particulière che aveva avuto, a mia insaputa, cotale importanza nella storia delle idee rivoluzionarie del XIX e XX secolo.

E’ bellissima. Colorata. Piena di fiori. Cerbiatti. Delfini.

Chiedo al bibliotecario se per caso non si è sbagliato: i 36 volumi che mi ha faticosamente portato fuori dal magazzino riguardano solo la flora e la fauna; non trovo “una storia del mondo finalmente «giusta»”, strumento dell’infido Buffon (che aveva studiato dai gesuiti) per rovesciare l’ordine costituito un secolo prima che a Marx venisse la stessa idea. Il bibliotecario afferra un pesantissimo volume, pieno di disegni di ranuncoli, peonie, camelie e altre meraviglie della natura, e fa per tirarmelo sulla testa, quindi abbandono il campo. Chiedo al farmacista se mi può dare qualcosa di più forte per l’emicrania ma senza ricetta non si ottiene niente.

Marco Respinti, questo Benjamin Constant del Lambro, non si ferma a Buffon: la catena dei criminali responsabili delle peripezie del signor Kang continua con Voltaire, Darwin e Hitler, notoriamente affiliati tutti e tre alla stessa loggia massonica. Per spiegarlo, l’articolo continua così: “[dall’illuminista Buffon] alla nuova frontiera di chi oggi ipostatizza che nemmeno il nostro sesso è cosa certa ma solo sovrastruttura culturale” sono tutti tentativi di “partorire l’homunculus sintetico” e il risultato finale non può essere che il “genocida Pol Pot”. Vado al pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli e, simulando una crisi, riesco a farmi fare un’iniezione di morfina.

Dopo un paio d’ore l’effetto svanisce e comincio a chiedermi se Pol Pot fosse d’accordo che il sesso è solo sovrastruttura culturale: magari nella giungla scriveva a qualche Drag Queen, o chiedeva di procurargli testi sulle teorie transgender che hanno avuto una certa fortuna nelle università americane. Impossibile saperlo, ma devo almeno scoprire cosa significhi “ipostatizzare”. Scartata l’ipotesi che il nostro Ortega y Gasset nel passeggino Chicco volesse scrivere “ipotizzare”, ricorro di nuovo allo Hoepli on line in un momento in cui la caposala del Rizzoli ha lasciato incustodito il computer.

Verdetto: in filosofia, ipostatizzare significa “attribuire un’esistenza sostanziale a ciò che non ne è provvisto”. Ecco, ora mi è chiaro: “ipostatizzare il nostro sesso” è un elegante giro di parole per “attribuire un’esistenza sostanziale” a ciò che [nei maschi che hanno passato i 50] “non ne è provvisto”. Torno in centro e chiedo all’amico farmacista se almeno il Viagra me lo può dare senza ricetta.

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4 Commenti

  1. Senza andar troppo in là con i magli, ché quelli industriali possono avere anche ‘na testa sola, direi che al suddetto stilatore del coso, cioè Respinti, andrebbe bene anche, e solo, una bella martellata sulle dita.
    Anche con un martellino piccino, da tappezzière, ecco.
    Per non parere troppo violenti.

    MarioB.

  2. ideocrazy o (v)ideocracy ?

    “l’articolo è uscito nella pagina “Cultura & Scienza” di Libero, 1 maggio”… era una battuta ?

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