La “volgarissima eloquenza” di Immanuel Casto ovverosia una web-celebrity in un locale di periferia

di Marco Simonelli

Il Viper è una discoteca fiorentina. Per arrivarci occorre costeggiare l’Arno, in direzione della foce, ben oltre il centro storico. Si attraversa la periferia lungo la via Pistoiese fra residui di vecchi borghi e costruzioni formato caserma sorte negli anni Sessanta. La zona si chiama “le Piagge” ed è un nome che negli ultimi mesi è rimbalzato spesso dai quotidiani locali a quelli nazionali. Proprio qui, infatti, si è svolta la vicenda di Don Santoro, un prete “scomodo”, secondo i vertici ecclesiastici, forse l’ultimo erede di una certa visione cattolica fiorentina che ammetteva la figura del “prete operaio”. Ha avuto l’impudenza di benedire durante una funzione una coppia di anziani. Il problema? La signora era nata uomo. Don Santoro è stato sospeso dal suo incarico, mandato a “riflettere” altrove, nonostante le pubbliche proteste di fedeli e simpatizzanti.

Vado al Viper per assistere al concerto di Immanuel Casto. Lo attendo da mesi, da quando, lo scorso novembre, l’evento dovette essere annullato a causa di un’improvvisa quanto abbondante nevicata. Immanuel Casto è una web celebrity, una celebrità della rete, e non potrebbe essere altrimenti: non vedrete i suoi video in tv nè troverete i suoi dischi nei negozi. E ciò perchè le canzoni di Casto sono classificate come porno groove, etichetta nata per definire le colonne sonore dei film porno e poi evolutasi nell’accezione di “brano musicale con contenuti non adatti ad un pubblico minorenne”. Intendiamoci, non si tratta di testi erotici: le canzoni di Casto sono volutamente volgari, scurrili, piene di cosiddette “parolacce”: quei lemmi che per convenzione e pudore evitiamo di usare se non siamo in confidenza col nostro interlocutore. Volgari, abbiamo detto. Tuttavia sublimi.

C’è qualcosa di sottile, nelle sue canzoni – o, meglio: nei suoi testi. Sono delle scopertissime provocazioni con un meccanismo preciso e deflagrante: un concentrato di argot omosessuale che ingloba, per significare, quanti più lemmi triviali possibili, distribuiti in strofe e ritornelli armonizzati su sonorità elettroniche che richiamano da vicino il synth-pop e la new wave dei primi anni Ottanta. Brani assolutamente liberatori che operano nel fruitore la stessa funzione catartica attribuita da Freud al motto di spirito. Si ride di fronte alla sua sfacciataggine, di fronte all’impassibilità e alla professionalità con cui recupera (non sappiamo quanto consciamente) le possibilità di un registro comico-giullaresco aggiornato ai parametri della cultura queer intesa come esperienza ironica, corporale e soprattutto giocosa. Parrebbe una variante sofisticata delle famose “osterie”, se non fosse che Casto non si limita, in scena, a cantare e ballare seguendo coreografie da corso serale di breakdance: egli performa la lingua esibendo consapevolmente il tabù, destrutturandolo dall’interno (e quindi privandolo di qualsiasi pudore reverenziale). “Di ciò di cui non si può parlare, bisogna cantare”, parrebbe il suo motto. Ecco allora una canzone come “Anal Beat- Battito Anale” (il suo brano più conosciuto e diffuso in rete). Soggetto: la sodomia passiva. La prima strofa inquadra la situazione il più accuratamente possibile, infischiandosene giocosamente delle improbabilità rimiche ed includendo addirittura un richiamo montaliano:

Esci dal motel col tuo fare spavaldo
mi lasci qui col mio culo ancora caldo
mi sodomizzi brutale ma attento
poi fuggi via come un’ upupa nel vento

Segue un ritornello paronomastico ricco di definizioni tese a ricapitolare per sommi capi pregiudizi e realtà relative al sesso anale:

entra e mi fa male
è uno shock intestinale
mi abbandono ad un ritmo ancestrale.
Sotto un cielo australe entra a me per via rettale
it’s a beat, beat… anal beat!

Per poi procedere verso un’ inarrestabile e fulminea dichiarazione che, da sola, potrebbe sintetizzare il progetto:

non ti negherò il mio deretano
te lo consegnerò – chiavi in mano

La rima scopre inevitabilmente una costruzione sofisticata: “consegna chiavi in mano” è un chiaro residuo linguistico di matrice televisivo-pubblicitaria. Casto forse intende in qualche modo pubblicizzare l’omosessualità? No, non c’è da crederlo. Casto pubblicizza se stesso in quanto corpo-merce; sembrerebbe (d’obbligo il condizionale) un convinto edonista reaganiano, ci pone davanti all’interrogativo: ci fa o ci è? È qui che ne subiamo il fascino trash: si tratta di un ruspante ragazzotto belloccio che ha posto il proprio corpo al centro di un meccanismo esibizionista e autocelebrativo oppure sta consapevolmente sabotando una cultura che si nasconde dietro alla reticenza e al politically correct per continuare a fare, indisturbata, ciò che Immanuel dichiara apertamente?

Mi accade qualcosa di inaspettato, al Viper, durante la sua esibizione live. Rincretinisco nell’entusiasmo, regredisco ad uno stadio adolescenziale fanatico degno di una ragazzina quattordicenne sotto al palco dei Tokyo Hotel. Perché? Cosa intravedo dietro alla boutade sboccata del porno groove? Probabilmente il tempo che passa e che accenna ad una speranza di futuro migliore. I ventenni imberbi delle Piagge (ma anche le ventenni) lo adorano. Non so se sanno che nel 1977 Alfredo Cohen fu il primo cantautore italiano ad incidere un intero LP dedicato al tema dell’omosessualità (“Come barchette in un tram”, vantava addirittura la collaborazione di Battiato), se sanno che Ivan Cattaneo non è solamente un ex concorrente dell’Isola dei Famosi. Io ricordo vagamente i video di Boy George, sono cresciuto pensando che Ricky Martin fosse eterosessuale. Loro, sudati e scalmanati molto più di me, col videofonino sempre in mano, hanno Immanuel, la rete, un linguaggio (informatizzato e non) che è volgare in quanto appartenente a un “volgo”, ad una moltitudine che guarda alla volgarità istituzionale e governativa più con divertimento che con paura. Li vedo infervorarsi quando Casto presenta “Che bella la cappella” (brano in cui la retorica del doppio senso nemmeno troppo implicito descrive un amplesso clericale consumato in una piccola chiesa ad una sola navata…): ammette modestamente di averla composta molto tempo prima e sa benissimo che il tema è di una pazzesca attualità. Sul palco vengono proiettate le immagini del Papa mentre Casto si produce in una salmodia da oratorio accompagnato dalla sola chitarra acustica (versione unplugged, diciamo): “Sull’altare io m’inchinerò/ il suo corpo così riceverò/ […] Ma poi in fondo che sarà/ chierichetto vieni qua/ dai dammi la tua calda estrema unzione”. Boati, applausi a scena aperta. È uno spettacolo ironico, erotico e demenziale: c’è un’idiozia esibita in queste costruzioni retoriche che non dissacra affatto il sesso, anzi, lo esalta nelle sue forme più varie e svariate, candidamente, diremmo, con la stessa percezione straniante che si ha guardando un film porno degli anni ’70, magari con un giovane Sylverster Stallone non ancora Rocky o uno Schwarzenegger che non si sarebbe mai sognato di diventare un giorno il Governatore della California (ma chi, poi, negli Stati Uniti del 1940, avrebbe mai pensato che Ronald Reagan divenisse un giorno Presidente?) Alcune composizioni raggiungono il pathos di un brano degli Squallor, l’impeto sornione segue costantemente e sottilmente l’esibizione di una critica sociale diretta al potere in quanto politico mentre altrove vengono esaltati i piaceri di una sottomissione fisica (Bondage, Bukkake, Anoboccamanoano, Gocce di piacere nel mio sfintere, sono alcuni dei suoi titoli più interessanti dove non mancano riferimenti alla prostituzione maschile, a Lapo Elkan, a situazioni “pop-porno” che sembrano uscite da un incubo erotico di Fabrizio Corona, ai cartoni animati degli anni ’80: a tratti si ha l’impressione che il gioco sia più scatologico che pornografico (Il coraggio dell’analità, Fist-fucking) e ci si chiede se Casto in realtà non stia proponendo una rivoluzione sessuale in cui ad assumere importanza non sia più la zona genitale (pene o vagina che sia) ma il ben più comprensivo e democratico retto, inteso non solo come sede di piacere sessuale omosessuale ma anche come tabù, come punto in comune intersessuale che supera il genere e accomuna, nella medesima visione della realtà, le identità più disparate (nelle parole di Tinto Brass: “Il culo è laico”).

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160 Commenti

  1. Ahahahhaahhahahhahahha.. grande Simonelli

    .. ahahahhahahhahhahah..

    ..ahahhahhahah..

    .. soffoco!!! °-O

  2. Ares, mi fa molto piacere che ti piaccia! Ma suvvia, non limitarti alla risata (che comunque è un ottimo sintomo a mio parere!), condividi con noi la causa della risata: a me interessa moltissimo! Dì la tua!

  3. Simonelli .. ahahahhahha…

    il genio qui è lei.. senza nulla togliere a.. ahahhahaha .. Casto..

    .. tutti noi siamo in costante ricerca di senso, e lei è abilissimo in questo duro lavoro ..

    .. ahahhaha .. grazie ancora..

  4. ma perchè se la ride ? sarà la pantomima del riso isterico leopardiano? chi ha paura delle regressioni, e chi ci si lancia a capofitto, godendone. A me questo pezzo è piaciuto molto. complimenti.

  5. Manuel, credo che la risata sia inevitabile in questo caso, è benvenuta e forse liberatoria. Non a caso cito Freud e il motto di spirito, credo che in Casto avvengano spostamenti continui.
    Grazie della lettura!

  6. sì, effettivamente ci piace, cioè piace alla mia ragazza, che c’è pure andata al concerto al viper, io l’ho ascoltato perchè lo mettevano alle manifestazione contro la gelmini, che ora non so cosa c’entri, però insomma tutti gli indizi mi portano a dire bravo il casto divo, il collettivomensa ti pensa.

  7. Bellissimo pezzo e grande acutezza nell’analisi ‘sociologica’ e testuale del fenomeno Casto. Mi permetto solo di segnalarti una piccola imprecisione: il titolo esatto dell’ellepì di Alfredo Cohen è “Come barchette dentro un tram”.

  8. @ protociccius: e sì che ho avuto anche lo scrupolo filologico di andare a cercare su internet il titolo corretto! :-) Evidentemente la mia fonte non era abbastanza attendibile! Eppure quell’album era una perla, come lo era la magnifica “Valery”: riproposta oggi non perderebbe minimamente il suo appeal (credo sia finita in una compilation intitolata gay rights, di recente…)

  9. grazie marchino, un articolo bello e importante che getta un fascio di luce sulle zone più in ombra del nostro essere qui e ora

    ho un piccolo appunto però
    dovresti pubblicare anche un minimo di calendario degli spostamenti e dei con certi del nostro, così da poterlo seguire se passa dalle mie parti

    visto il carattere terapeutico delle sue esibizioni, vorrei tanto anch’io risentirmi almeno per una serata ancora una ragazzina quattordicenne

    magari è la volta buona che acchiappo

  10. Sono d’accordissimo sul fatto che il culo e’ democratico. Il binomio cazzo/vagina suggerisce surrettiziosamente che il sesso sia in qualche modo legato alla riproduzione.

    L’ano, invece, sembra sostenere l’esatto contrario: il piacere sessuale e’ cosa a se’. Con l’implicito riferimento alla merda fa quasi del materialismo schietto (non scientifico).

    Bravo marco! Mi spieghi la simbologia della racchetta nella foto?

  11. la racchetta ha il “manico” e ha a che fare con le palle. e un significante molto simile a “ricchione”. però magari marco può dire di più

  12. Gran bel pezzo di articolo, godibilissimo, come le sonorità del Nostro, pezzi di bravura, chicche di arguzia, perle, per noi, porci.

  13. Ho apprezzato. Ma secondo me la realtà è un’altra. L’Italia è omofobica e familista. E’ ancora difficile anche solo ammettere che l’omosessualità esiste, se si escludono alcune grandi città.
    E poi, scusate, troppa importanza data al sesso anale. Ci sono omosessuali a cui non interessa granchè. Lo sapevate?

  14. Simonelli.. non ci tenga in sospeso, ci illustri con parole sue, utilizzi pure, metafore , similitudini anche surreali, questa immagine del retro.

  15. Ringrazio tutti i commentatori e soprattutto Paolod che mi permette in questo modo di precisare alcuni concetti che non ho avuto modo di esporre.Ovviamente, va premesso, ogni opinione qui espressa non può avere valore assoluto, anzi, ha l’unica promessa di una testimonianza parziale. L’Italia non è omofoba, l’Italia annovera, purtroppo, una ancora troppo nutrita schiera di omofobi. Mi permetto di porre l’accento sulla definizione perché credo che proprio dal linguaggio si debba partire per almeno sperare che le generazioni successive possano vivere serenamente la loro sessualità (inalienabile diritto). La mia (ovviamente parziale e incompleta) ricognizione voleva focalizzare principalmente una differenza generazionale che ho vissuto in prima persona e di cui credo d’aver dato atto. Ora, io posso capire le varie differenze di realtà che si possono riscontrare in Italia, tuttavia dubito che ci sia qualcuno che non è a conoscenza del fatto che esistono persone attratte da individui dello stesso sesso. Mi spiego: capisco che ci siano persone che rifiutano di accettare questo fatto per paura, superstizione o retaggi vari (questo mi sembra assodato), capisco che ci siano persone che hanno un concetto distorto dell’omosessualità ma non credo che possa esistere qualcuno che la ignori totalmente in quanto realtà. Volevo accennare a questo quando nell’articolo nomino Boy George. Nella mia infanzia lui era lì, in tv, popstar di successo ma subiva uno scotoma sociale: nessuno si azzardava a dire “è omosessuale” o, peggio, “che finocchio”, in casa mia: veniva volontariamente ignorato. Partendo da questa esperienza e confrontandola con la folla presente ad un concerto di Casto, mi sono semplicemente posto alcune domande e non pretendo dare risposte bensì porle anche ad altri auspicandomi più tentativi di risposta possibili.
    Per quanto riguarda il sesso anale: nello scrivere di questo personaggio ho dovuto limitarmi ad esemplificare solo due brani. In realtà i temi (le variazioni sul tema) che Casto affronta sono ben più numerose, e per questo rimando al suo sito http://www.castoimmanuel.org per eventuali approfondimenti (le canzoni sono disponibili in streaming gratuito e molte sono corredate da videoclip realizzati appositamente, visionabili su youtube). Inoltre, e chiudo, mi pare che nel complesso l’operazione di Casto non punti all’esaltazione del sesso anale in quanto piacere bensì ad una più ampia dissacrazione generale e scatologica volta a destrutturarne l’importanza (credo che la coprolalia continuata possa, da sola, esemplificare quest’ipotesi).

  16. L’Italia è omofoba, altrimenti alcuni diritti fondamentali si sarebbero già ottenuti.
    Ed è omofoba per convenienza, la peggior forma d’omofobia, perchè ipocrita.

  17. Simonelli io ricordo che i concerti di Boy George erano pieni di giovani e io avevo un vicino di casa che vestiva come lui..

    Casto, per ora, non mi pare raggiunga quei livelli, sia artistici che d’immagine.

  18. Marco Simonelli ha scritto:
    Mi pare che nel complesso l’operazione di Casto non punti all’esaltazione del sesso anale in quanto piacere bensì ad una più ampia dissacrazione generale e scatologica volta a destrutturarne l’importanza (credo che la coprolalia continuata possa, da sola, esemplificare quest’ipotesi).

    Si’, ci sta. Credo sia anche per questo che Casto non faccia propriamente impazzire i gay, stando almeno a quello che ho sentito dire, fra l’altro da molto lontano. Una cosa e’ certa, Casto ha qualcosa di liberatorio.

  19. Che l’Italia non sia un paese omofobo fa francamente ridere. Le diverse realta’ locali fanno solo folklore. Quello che conta e’ la totale assenza di una legislazione minima che dia piena cittadinanza all’omosessualita’. Pieno riconoscimento che forse nemmeno tutti gli omosessuali italiani desiderano.

    Casto non mi dispiace, solletica diverse corde, ma e’ lontano anni luce da Ricky Martin coi suoi bambini avuti fittando un utero.

  20. Omofoba non è l’Italia.
    Omofoba ed ipocrita (come giustamente qualcuno fa notare più sopra) è una certa classe politica, è la programmazione ancora in atto di mancanza di considerazione della realtà data. Ma se diciamo “Italia”, ci mettiamo, a mio avviso, allo stesso livello, inglobandoci noi pure. Questo sinceramente mi sembra da evitare. Ovviamente Casto è un sintomo di qualcosa, non sappiamo ancora cosa. A questo punto della conversazione poco importa, credo. Ritengo sia necessario distinguere il più possibile in questo caso. La domanda che già da sola solleva molte questioni che non si possono generalizzare, mi sembra sia Chi sono gli omofobi? Cos’è l’omofobia? Come funziona? Il mio credo sia stato un caso lampante di omofobia, credo da molti esperito: quando non ci si accetta si assiste ad una rimozione che sfocia ovviamente nella violenza (spesso anche nell’autolesionismo). La questione mi appare complessa e per questo non me la sento di generalizzare sull’Italia quanto di andare sempre più nello specifico degli individui. L’ideale sarebbe poter disporre di studi scientifici sull’omofobia, di dati, statistiche etc.

    Mi sia concessa una postilla personale su Ricky Martin: è un po’ vergognoso, secondo me, fare coming out quando i fianchi cominciano a cedere e non si sforna una hit da dieci anni. Sarebbe bastato un “it’s ok to be gay” da parte sua dopo un’esibizione della vida loca. ma non l’ha fatto. forse per ragioni commerciali e/o manageriali? ecco, posso capire. ma se così fosse mi arrogo il diritto di non credere che il coming out di martin sia frutto di una necessità maturata e sofferta. personalmente lo vedo come un mero tentativo di rilancio d’immagine.

  21. A casa mia, a dir la verità, che Boy George fosse frocio (quando passava un suo video) lo si diceva eccome. Ma forse, sai, essendo di famiglia ultrapopolare il sesso è sempre stato vissuto in modo più “volgare” ma libero (e anche, ovviamente, beghino. Di questa apperente aporia ci sarebbe da scriverne per giorni).
    Detto ciò.
    Casto fa canzoni, scusate. E io come tali le ascolto. Il contenutismo sociologico dei testi (così come coi cantautori impegnati d’altri anni) di molta critica non lo capisco (e sopporto).
    Dal punto di vista vocale Casto canta come una copia trash di Miguel Bosé, già trash di suo. E le canzoni, dal punto di vista della struttura e degli arrangiamenti, sono di un prevedibile, di un scontato, anzi di più, di un banalismo imbarazzanti.
    Non tiratemi fuori che ci vuole ironia, etc. Per quella mi bastano gli Elii, che tra l’altro, hanno una cultura musicale e una tecnica spaventose.
    Non ho la minima idea se Casto faccia bene o meno alla causa gay, e non mi interessa.
    Come artista fa solo del male alla causa della musica popolare. E alle mie orecchie.
    With love, G.

  22. Sull’Opac ho trovato

    Immanuel Puro, Critica della ragion casta, Montatori 1969

    Può essere la stessa persona?

  23. Per me Casto resta una “cula” omofoba (omofobia interiorizzata) del bergamasco.

    La voce non ha timbro e spessore. Non tiene poi l’intonazione. Stona. I testi sono volgari e adolescenziali. La musichetta e’ banale. Rimanda a Miguel Bose’ ma fa il verso anche ai Baustelle. Forse. Tutta assieme pero’ questa merda funziona. Pare liberatoria. Staremo a vedere se il ragazzino crescendo sapra’ andare oltre il buco del culo ed aprirsi veramente. Di sicuro io non lo ostacolero’.

  24. Secondo me è l’Italia intera ad essere omofoba, non mi pare di vedere lotte serie neanche tra i gay: le associazioni (di categoria)quando s’impegnano non riescono a coordinarsi, mi vien da pensare che non ci sia una vera passione, hanno un moto d’orgoglio solo occasionalmente difronte ad esternazioni chiassose degli omofobi, poi torna la calma e tutto rientra nella norma, nell’ristagno Italiano; e le nuove famiglie sono le uniche a rimetterci tra mille difficoltà quotidiane.

    La musica di Casto come dice Simonelli, se proprio gli si vuol dare un senso, dev’essere vista come fenomeno e non come oggetto artistico, e la lettura contenutistico-sociologica è l’unica possibile visto che non siamo in presenza di un musicista abile. L’alternativa possibile è affermare che si tratta d’idiozia musicale, per ignorare un fenomeno; a me però viene difficile, anche se è molto facile, affermare che i giovani attratti dai concerti di Casto siano degli idioti.. tra di loro poi c’era Simonelli, che tutto mi sembra tranne che idiota.

  25. Bravissimo Marco! Adesso vado a sentire il Casto, di cui non conoscevo l’esistenza. Non credo che mi farà impazzire come artista, ma non me ne importa. Mi è piaciuto molto il tuo pezzo, quel che mi interessa è: BASTA IPOCRISIE, basta con la pratica in malafede dello struzzo /strunzo; sono d’accordo che omofobia non è = Italia, ma è = Italia fascista e fascistella, clericale, ipocrita, opportunista, ignorante, connivente.

  26. cari amici ricchioni, credo che dibattere di omofobia dopo aver ascoltato immanuel, sia come discutere d’aborto dopo aver ascoltato Gomito a gomito con l’aborto di elio. ci troviamo di fronte ad un prodotto squisitamente trash, e ad una “apologia dello squallore” degna degli squallor (cfr. Anche i ricchioni piangono), che semmai rimanda a tematiche altre e fa persino sospettare un certo sottarraneo moralismo dell’artista [si notino nei video le immancabili troie e nei testi il continuo riferimento al mercimonio (tematica ‘anale’ per gli psicanalisti)]. dubito persino che immanuel lo sia, omosessuale. segnalo poi su yt una spassosa intervista nella quale si finge non italiano sapendo perfettamente di non essere credibile.

  27. primo: complimenti, marco, per l’articolo; ti seguo sul discorso omofobia (poteri aggiungermi a biondillo nei ricordi da quartiere popolare, dove l’omosessualità non era rimossa ma anzi era continuamente evocata negli insulti tra maschi e dove, però, era del tutto normale che una coppia lesbica portasse a spasso il bambino di una delle due donne o un sarto – chi altri se no ;-) – che abitava nella mia via fosse gay).
    secondo: il discorso di biondillo sembra implicare che la musica “popolare” sia “degna” solo se “fatta bene” (cosa su cui dissento con tutte la forze mie e di 3/4 della musica che mi piace, compreso visage ;-).
    terzo: mi sembra però (e il video che ho visto di anal beat credo me lo confermi) che il fascino che casto può avere su ragazzi e ragazze sia più quello nemmeno dell’androginia ma proprio dell’interscambiabilità dei generi (tratto che mi sembra emergente in quelle che ormai anch’io devo chiamare giovani generazioni e che si ricollega al discorso sul culo laico).
    quarto: immondizie dove caspita eri finito???? (sia tu o meno l’immondizie riunite che credo)

  28. Gherardo,
    la musica è “degna” se fatta bene. Che sia popolare o culta mi interessa poco.
    Poi che possa essere fonte di analisi anche quella fatta male è ovvio. Ma che non ci si nasconda dietro la lucida analisi per giustificare la pessima qualità (che può essere ovunque: nelle sale dei conservatori o nelle sale da ballo).

  29. ciao gherardo, sono le immondizie che credi. [l’arte – grazie a Dio – ha poco a che fare con la qualità tecnica. il fatto che eelst sappiano suonare non dice proprio nulla del loro essere artisti (infatti a me, sinceramente, mi avrebbero abbastanza rotto il ca**o). poi, essendo un artista concettuale, sento l’esigenza di fare le cose male, sciattamente (e talvolta, come estremo snobismo antitaliano, fintamente male, fintamente sciattamente)]. cioè l’importante è ai mondiali tifare contro l’italia.

  30. e non vale solo per la musica pop. quando stravinsky ha scritto lo scherzo fantastico non sapeva nulla d’armonia. tecnicamente era una cosa ‘fatta male’. forza paraguay

  31. oppure posso dire questo. a me il teatro mi fa cagare. cioè è proprio insopportabile, una cosa morta, retorica, penosa, tutte robe fatte per quei finti registi romani che sperano di scoparsi le “attrici” giovani, o gli attori ecc. vabbè… invece ieri sera sono andato a vedere Trappola per topi di agatha christie fatta dai miei alunni di saronno. era stupendo. erano negati. pronunciavano tutto sbagliato con l’accento lombardo. dicevano quèsto trè béne e distruggevano finalmente tutto (il teatro). per non parlare delle pronunce inglesi… poi c’erano degli applausi assurdi dei parenti che non c’entravano niente. era veramente un disastro. soprattutto quando alla fine hanno fatto salire sul palco i professori che li avevano aiutati. è stato un happening magnifico, una vera opera d’arte. e tutti aderivamo alla retorica del teatro, all’idea media dell’attore e dello spettatore. eravamo geniali.

  32. Volevo ringraziare tutti quelli che sono intervenuti questa mattina e permettermi una considerazione esterna: che Casto sia visto come “cula omofoba bergamasca” (sic, cfr supra), artista, cantautore o semplicemente provocatore (e non sappiamo quanto consapevole), trash involontario o demenziale convinto ha sviluppato una sua estetica precisa (non diamo giudizi di valore, limitiamoci a constatare questo). Io non entrerei ulteriormente sulla fruibilità musicale: è una “web celebrity”, e in quanto tale mi fermerei al fenomeno. Repulsione o ilarità sono due reazioni forti che credo scaturiscano dalla medesima sorgente: questa discussione collettiva se non altro testimonia che non può passare inosservato e che -a quanto pare- i suoi prodotti sono capaci di sollevare riflessioni su temi e problemi che non stento a definire politici (in quanto riguardanti una polis e una collettività di persone che se ne interessano).
    In questo genere di operazioni “estreme”, il rischio di apparire “moraleggianti” c’è sempre (come qualcuno ha evidenziato prima). Credo però che stia al fruitore farsi un’opinione.
    In “Anal Beat” c’è una riedizione parodica del Gioca Jouer di cecchettiana memoria: a me è apparso come una efficace sintesi di una realtà tutta italiana in cui è il potere stesso a divertirsi con un Gioca Jouer spudorato di fronte a coloro che vorrebbero governare. Fabio Canino e Costantino della Gherardesca l’hanno definito “avanguardia”. Io non sono di quel parere. Credo che guardi al presente, con estrema lucidità.

  33. Sa, Ares, le dico in tutta confidenza che solo adesso mi è passato in mente che Casto, oltre a suscitare clamori o polemiche rimorchierà sicuramente tantissimo e son stato colto da una più che umana punta di invidia.

  34. Quando penso a Fabio Canino e Costantino della Gherardesca mi vengono in mente due cule televisive e nazionalpopolari. Tutte tese a rassicurare. Quello che dicono e rappresentano forse non m’interessa. Mi rendo anche conto pero’ che nel contesto italiano sono all’avanguardia.

    Anche se… Non mi risulta che abbiano un compagno. O almeno non si fanno fotografare in pubblico con un compagno. Non mi risulta che abbiano dichiarato di volersi sposare. O che abbiano intenzione di avere figli. Allora cosa fanno? I froci televisivi rassicuranti che si auto-promuovono. E che gridano allo scandalo se invece Ricky Martin si assume la responsabilita’ della piena visibilita’ mediatica. Senza lustrini. Certo, rispetto ad un omosessuale clandestino che porta le rose alla moglie incinta a fine trasmissione, Canino e Costantino sono il paese Altro che tanto piace alla lambertibocconi. Allora godetevelo.

    Saluti dall’estero.

  35. Concordo con Ares. E’ il (buon) pezzo di Simonelli che fa discutere. L’operazione di Casto a me non pare affatto estrema e non mi stimola né repulsione né ilarità. Mi stimola sbadigli.
    EELST non sono semplicemente tecnicamente ineccepibili, ma hanno un progetto estetico artistico coerente e a tratti geniale. Non sono mai stato ins enso stretto un esaltsatore della tecnica (ma qui il discorso si fa lungo).

  36. @AMA: il fatto che nella mia analisi parli di coprololalia non l’autorizza ad usare un linguaggio offensivo. La invito cortesemente a riflettere sulla dicotomia esistente fra quanto afferma e il manifesto sprezzo della sua irruenza verbale. Mi sembra un’incongruenza lanciare strali di questo tipo, firmarsi con uno pseudonimo e rimanere anonimi, non trova?

  37. @Biondillo & @Bortolotti: mi interesserebbe approfondire, se aveste tempo, la vostra definizione di “demenziale” all’interno del progetto artistico di eelst, ad esempio. Credo potrebbe aprire inedite prospettive anche su Casto.

  38. Cappero!!,
    ho imparato una parola nuova “coprololaia”..

    .. mi ero fermato a “cacofonico”( che non centra nulla.. lo so!)

  39. Biondillo intanto che c’e’, sistemi lei gli errori di Simonelli e cancelli i miei commenti inutili, please.

  40. mi si passino gli errori di battitura, trattasi di lemma non propriamente quotidiano: le mie ambizioni di dattilografa sono già state ampiamente frustrate in passato.

  41. Simonelli scrive bene, benissimo. Il pezzo è talmente trascinante da creare proselitismo e strappare plauso… ma mi chiedo: fare tutta questa dietrologia su un nulla e rigonfiare le bocche (e gli orifizi tutti) di epiteti (solo apparentemente non-) omofobi e straripanti, siete sicuri che serva ad una causa?
    a me pare che qui si sia fatto l’esatto opposto: una volgarizzazione banale e piatta di una realtà viva e vegeta che tutto dovrebbe desiderare meno che centrare la propria identità ed esistenza tra le natiche.
    pardon e buon proseguimento.

  42. .. si figuri Simonelli io dovrei essere l’ultimo a parlare: la mia è quel che si dice una scrittura paraipotattico-impressionista: quando scrivo una frase, confido nell’abilità del lettore..

  43. natàlia lei non mi è stata attenta: c’è chi ha già fatto questa osservazione..

    .. non con la sua eleganza ^__^

  44. @ Natàlia: ti ringrazio dello spunto. Come ho cercato di precisare nell’intervento, non credo che la produzione di Casto possa contribuire di per sé a qualsiasi causa. L’aspetto che più mi interessa è quello relativo al linguaggio, alla frase fatta, all’armonizzazione del luogo comune con intento comico-realistico. Il trash mi pare interessante solo se inquadrato in un’ottica di riciclaggio e quindi di riutilizzo ed esplorazione delle potenzialità.

  45. @AMA Non credo quindi che si scomporrà se ipotizzo che l’acidità dei suoi commenti non è altro che il sintomo più preoccupante di un’evidente carenza ittica. Se vuole il mio indirizzo per venirmi a pestare, non ha che da chiederlo.

  46. caro gianni mi permetto di dire – sempre con la mia testa sotto i tuoi piedi – che solo faso e mayer sono tecnicamente ineccepibili, sugli altri ci sarebbe da discutere e soprattutto su elio che come cantante è quasi una chiavica. sul fatto poi che avrebbero un ‘progetto estetico’… questa è veramente grossa! e quale sarebbe? la cristallizzazione della terza media? per carità, hanno scritto pezzi molto divertenti e godibili ma – a mio insignificante avviso – sono il simbolo di un paese insignificante dal punto di vista artistico

  47. Grazie per la risposta, Simonelli, tuttavia -sarà che invecchio e si accentua il divario modaiolo- ma resto dell’avviso che al trash bisognerebbe dare un unico significato: trash, appunto, da buttare
    ci sono talmente tanti artisti degni di nota, che non sprecherei il mio tempo nel cercare a tutti i costi di sviscerare un significato o “fenomeno” degno di rilievo -come una farfalla casualmente poggiata sullo sterco- nel dilagante pattume nazional pop-olare… incentiverei piuttosto il bello che dice senza ostentare, senza sconvolgere per far parlare di sé…

    La saluto con simpatia per la sua penna, meno per l’uso che ne fa… (senza doppi sensi però)

  48. Rapidamente, un’osservazione ovvia, ma forse nemmeno tanto. Da postante ho scelto il pezzo di Marco per come è scritto – del talento di Casto non mi importa molto (anche se credo che la serata al Viper sia stata divertente, dovevo esserci pure io!), ma della scrittura di Marco e di cosa può suscitare invece sì. Sulla musica pop(olare) uno dei suoi piani di lettura più interessanti sta nella definizione stessa e su come essa si apre al sociale. Che il pezzo di Marco, su quello che certo non è il concerto del decennio, si apra, ad esempio con l’accenno alla vicenda di Santoro ha ad esempio un suo preciso valore.

  49. Dimenticavo: andando forse fuori tema, sulla questione Boy George, la scoperta o meno nennl’infanzia dell’omosessualità, e l’aria respirata – di cui parlano Marco, Gianni e Gherardo, vorrei dire la mia da un ulteriore punto di vista. In casa mia (ovvero: mia mamma e mia nonna), non si è mai dato peso all’orientamento sessuale delle persone, specialmente quando ero piccola. Un mio grande amico di allora giocava sempre a fare la femmina. Immaginate come lo trattavano gli altri ragazzini… L’unica cosa che ricordo al riguardo è che il messaggio familiare che ricevevo era: se uno non fa del male non va trattato male. Non credo che i miei fossero omertosi. Semplicemente a volte anche non parlando di qualcosa nello specifico, ma educando all’uguaglianza in senso lato si possono ottenere dei risultati. Credo.

  50. sulla scrittura di Simonelli non si discute, questo sì che è ovvio. Popolare non significa trash però e qui siamo dinanzi al trash peggiore. Culture Club e Boy George erano ben altra pop-olare facienda.

    lascio un cadeau. un brano musicale che a me piace molto.
    un saluto a Simonelli e Matteoni.

    http://www.youtube.com/watch?v=ekZPDRAP5T8
    Uakti & Philip Glass – Japura River

    Uakti è un gruppo formato da tre musicisti brasiliani (Marco Antônio Guimarães – leader e fondatore -, Artur Andrés Ribeiro, Paulo Sérgio Santos) famosi oltre che per la loro musica – composta per lo più da Marco Antônio Guimarães -, per la peculiarità di costruire da sé gli stumenti musicali che adoperano, al fine di restituire ai loro pezzi il suono naturale del Sud America.

    Il gruppo prende il suo nome da una leggenda popolare brasiliana, che narra di uno spirito dalle sembianze semiumane che si aggirava per le terre del Rio Negro, incantando le donne con il suono prodotto dal vento che attraversando il suo corpo disseminato di tanti fori di dimensioni diverse, produceva una particolare musica che incantava. Gli uomini del Rio Negro, gelosi per l’ascendente che Uakti aveva sulle loro donne, catturarono e uccisero l’uomo della musica; giorni dopo, proprio dove venne sepellito il suo corpo privo di vita, nacque una palma dalla quale gli uomini del villaggio impararono a ricavare vari tipi di strumenti a fiato, capaci di incantare con il loro particolare suono, proprio come il corpo del povero Uakti.

  51. è appena stato pubblicato un interessantissimo intervento di Rovelli, qui, su NI. Dopo averlo letto ho commentato cercando di riallacciarmi a quanto detto qui. E mi è venuta in mente Natàlia quando dice “il trash peggiore”. Orbene: non so voi ma io fra 10 in poesia e Hits di Casto scelgo Casto.

  52. Il mio vero rammarico è non avere capito quanto fossi importante per Pasolini, quanto mi amasse. Lui descrisse il modo in cui cercò la morte, così come poi avvenne, e quando il Gr2 mi informò del fatto, non mi sorpresi, era l’ultima stazione del suo Golgota, che purtroppo stava preparando da tempo.

  53. Ritengo che l’operazione performativa di Immanuel Casto, oltre che esilarante, sia culturalmente molto consapevole e di grande valore, e non scherzo nemmeno un po’. L’articolo di marco è magistrale, e credo che il critico dovrà insistere su questo agomento, tenendo, appunto, in ancora maggior conto, l’importanza di casto nel panorama attuale della perfomatività in Italia. Immanuel Casto ha scelto consapevolmente uno psuedonimo che parodiasse il nome del grande filosofo della ragione. I suoi testi vanno studiati, inseme alla musica e alla scelta performativa (pornografia, discoteche) come fenomeno artistico serissimo. Un Cecco Angiolieri del 2000. Bravo Marco! hai già detto molto, e ancora di più potrai dire su questo fenomeno, ripeto, artistico-culturale, e dunque, pour cause, di interesse socioantropologico.

  54. *I suoi testi vanno studiati, inseme alla musica e alla scelta performativa (pornografia, discoteche) come fenomeno artistico serissimo. Un Cecco Angiolieri del 2000.*

    brava lorusso, studi studi, performi performi
    spero tanto di vedervi presto assieme sul palco, che spettacolo, wow!!!

  55. :)
    ennesima dimostrazione dello strapotere di fuoco del “triangolino che ci esalta” (quello edipico). quindi solidarietà all’incauta forma di vita marco simonelli (per quel che vale: leggendo ho apprezzato non tanto il bello stile, la bella scrittura (sorpresa: a volte c’è qualcosa dentro!:) ma la contestualizzazione, il partire da se. la partecipazione, il rincretinire, il mettersi in gioco, il giocare, il dis/farsi di una mappa situata collocata ipotetica, critica, di rilancio e il ragionarci, il ragionarsi su)

  56. lei non ha bisogno di un palco, le basta una tastiera e uno schermo

    ogni suo commento è una performance

    li sto raccogliendo tutti e me li rileggo ogni giorno
    davanti allo specchio
    provando e riprovando gli accenti

    grazie

  57. Partiamo dai fondamentali: trash è – come mi ricorda il mio filosofo di riferimento (Tommaso Labranca) -l’emulazione fallita di un modello.
    Il trash non è consapevole. A modo suo ha del tragico e mette in gioco anche l’implicito senso di superiorità “borghese” e parvenu di chi lo sbeffeggia. E’ un’arma a doppio taglio insomma. Proprio perché chi crede di esserne esente criticandolo lo può fare il modo “trash”.
    Casto è trash nel momento in cui agisce con materiali scadenti muovendosi come se li sapesse usare con cognizione di causa. Così come è trash chi scrive poesie piene di gabbiani, buoni sentimenti, tramonti e cuori innamorati, altrettanto lo è chi, per épater le bourgeois , finge scandalismi, volgarità e trasgressioni in realtà banalizzanti e inerti. (che è poi il problema di molta letteratura impegnata, di molti gialli nostrani, di molto cinema di sinistra, etc.)

    Al mio adorato “immondizie riunite” (poi parliamo di trash! E’ trash il suo nick o il mio appellarlo “adorato”?) Elio, come cantante, è tutto tranne che chiavica. Posso accettare che tu non ami la sua voce (uno può preferire Domingo a Carreras), ma non puoi dire che non sa cantare. Ha un’estensione vocale notevole, una preparazione tecnica dal punto di vista dell’uso dello strumento vocale (del diaframma, l’intonazione, la dizione, etc.) come davvero pochi cantanti in Italia. Non a caso viene spesso invitato a cantare pezzi di musica “culta” contemporanea (vedi, fra gli altri, le cose fatte con Nicola Campogrande).
    Ma Elio usa la modalità “mediocre” per scelta estetica. Lo fa per disinnescare proprio il ruolo del front man delle band rock. Gioca a fare il dilettante allo sbaraglio, quello capitato lì per caso.
    Tutto quello che fanno gli Elii è questo. Ed è consapevole. Agiscono su materiali (verbali e musicali) che NON si reputano inerti, – ma anzi si credono autentici, originali, trasgressivi – e, attraverso un sistema di montaggio complesso, fanno esplodere i loro contenuti. Questo comporta una cultura musicale e una capacità critica davvero impressionante. In Italia solo un altro artista ha una visione così enciclopedica della musica, ed è Daniele Sepe (un genio. Ma il suo è un approccio ironico-sentimentale, quello degli Elii no).
    E non si perda di vista che EELST anche se ad un primo sguardo possono apparire, in fondo, dei postadolescenti postmoderni in realtà, con questa fissazione (ossessione) nei testi al girare attorno ai temi della adolescenza ci dicono quanto sia l’intera cultura pop intrinsecamente adolescenziale e immatura. Sia dal punto di vista dei contenuti verbali che (soprattutto) melodico-armonici.
    In più: dato che ogni artista ha la sua di ossessione (chi il sesso, chi l’infanzia, chi la morte, chi la città, chi la politica, etc.) non vedo perché loro non possano concentrare in quel momento di totale inespressione dell’identità, là dove va formandosi , la loro visione ossessiva.
    Le canzoni di EELST sono solo apparentemente ironiche e disincantate. “Tapparella”, per dire, è una della canzoni più tragiche che la musica italiana abbia mai saputo esprimere. E non sto scherzando.
    Etc., etc.

  58. Senti, Biondillo, su EELST sarei anche d’accordo con te, quasi completamente, tranne forse per l’enfasi. Ottimo intervento comunque. A tratti illuminante.

    Sulla definizione di trash invece hai cannato completamente. Forse sarebbe stata accettabile per il kitsch, ma anche no.

  59. Caro Biondillo, credo che ci accumuni lo stesso filosofo di riferimento (il quale mi fece il grande onore di chiamare la sua micia col mio cognome). Condivido la sua analisi elioelestorietesisistica. E’ proprio partendo dagli assunti labranchiani che ho cercato di guardare a Casto (ma, ammetto, anche ad altre cose, in modo né circolare né trasversale, direi anzi zigzagante) proprio perché mi pone quel doppio interrogativo “c’è o ci fa?”. Io percepisco in questo caso un trash che si scosta sia dai postulati labranchiani che anche lei cita sia da quelli più (h)orrorifici di cui parla Rovelli intervenendo sull’operazione “10 in poesia” (in quel caso parlerei però di kitsch, forse).
    Non è mia intenzione pubblicizzare né reclamizzare un prodotto né, scegliendo questa analisi, imporre una visione (che Casto non piaccia agli altri né musicalmente né fenomenologicamente poco m’importa, tuttavia credo meriti un discorso a sé non liquidatorio, ecco) Ribadisco: è la prospettiva dello sguardo ad interessarmi, non l’oggetto. Io vi vedo una realtà dotata di linguaggio autonomo e mi interrogo su possibili interpretazioni lasciando aperta la questione. Non arrivo ad una “soluzione”. Credo tuttavia che molte delle opinioni (spesso sì, liquidatorie) espresse in alcuni commenti qui sopra dicano più su l’atteggiamento di chi li ha scritti che sull’oggetto della questione.
    Biondillo, la ringrazio molto.

  60. AMA,
    il Kitsch è la produzione di un mondo estetico di pessimo gusto per assenza di “basso”, l’idea cioè di un sublime superficiale, incapace dello scandaglio anche doloroso. E’ il patetico che non conosce il tragico, il sentimentalismo al posto del sentimentale, il bello in totale assenza del brutto, l’assoluta luce senza un’ombra, l’autoreferenza dell’arte per l’arte, ma anche della vita per la vita.
    Simonelli, però, non darmi del lei. La buona educazione è cosa buona e giusta, ma qui, nella modalità di comunicazione dei blog, sembra quella di chi vuole fare il sostenuto, e sono certo che non è nella tua intenzione. Forse non s’era capito ma io ho apprezzato il tuo pezzo e su quello sto ragionando.

  61. @biondillo
    dici “Elio, come cantante, è tutto tranne che chiavica. Posso accettare che tu non ami la sua voce (uno può preferire Domingo a Carreras), ma non puoi dire che non sa cantare.” e “Ma Elio usa la modalità “mediocre” per scelta estetica.”
    da cantante che ero e non troppo chiavica direi che non son d’accordo, senza arrivare per forza a preferire Carreras o Domingo o Hans Hotter o Wunderlich. Perché il flauto glielo ho sempre sentito suonare in modo diverso da come canta?

  62. Be’, dai Lucia, la tua è una domanda furba e lo sai. Elio è diplomanto al conservatorio Giuseppe Verdi proprio in flauto traverso!
    Ma proprio per questo tu comprendi che il suo modo di cantare non è “istintivo”. E Nicola Campogrande o Luca Lombardi, mi viene da dire, se ne sono accorti.

  63. la descrizione della serata teatrale a saronno fatta da immondizie riunite è magnifica, così come l’incipit di quell’altro suo commento in cui dice “cari amici ricchioni”. l’intelligenza è la trasgressione più difficile.

  64. Come tutte le definizioni credo che quella sul trash di Labranca sia eccessivamente esemplificativa ed ambiguamente protesa al kitsch, verso cui sfuma naturalmente. Ma soprattutto non tiene conto del fatto che il trash oggi sia un prodotto sistematicamente confezionato con una certa consapevolezza estetica senza avere pero’ l’ambizione di andare oltre la sua mera funzione di intrattenimento.

    Non credo che Casto sia propriamente trash. O forse io non ci vedo quella qualita’ necessaria perche’ possa autenticamente definirsi tale. Pop porno de Il genio e’ trash. E non credo c’entri neanche il discorso dei mezzi a disposizione. O almeno fino ad un certo punto. EELST sono trashissimi e ricorrono ad un linguaggio demenziale per non appesantire una eventuale loro critica sociale. Al momento Casto mi sembra di una stupidita’ postmoderna a tratti trascendentale. Il piedino me lo fa sbattere quando esibisce quasi delirante la sua nullità. Me lo farei insomma. Come vuoto a perdere.

    A tratti Casto potrebbe risultarmi addirittura ipo-realista. Solo a tratti. Comunque gli faccio i miei auguri, no?

  65. Tu vedi se alle quattro di notte mi tocca scacazzare su una cula omofoba bergamasca che trascende il buco del culo!

  66. @ biondillo
    :-)
    non credo sia la mia domanda ad essere furba, e poi che si è diplomato in flauto lo ho appreso dopo aver scritto il commento, dicevo solo quello che le mie orecchie sentono. Se suonasse come canta nessuno farebbe il discorso che hai fatto tu, direste solo che suona male non istintivamente. Poi se vuoi delle volte non è imprtante suonare davvero bene, ma è un’altra storia.
    (Ti risparmio il fastidio che certe operazioni sonore vengano fatte sempre e solo col mio strumento perché è solo un fatto personale e di cultura degenere sul nostro strumento-pensa alla Banda Osiris-, ed è ovvio che non è istintivo il suo cantare, …etc., ma te lo risparmio)

  67. AMA
    Pubblicato 16 Maggio 2010 alle 04:00 | Permalink
    Tu vedi se alle quattro di notte mi tocca scacazzare su una cula omofoba bergamasca che trascende il buco del culo!
    >>>Scusi signor Ama, ma io l’avevo presa alla lettera e mi era venuto un sorriso…

  68. @ biondillo
    io spesso trovo importante e interessante quello che uno ha da dire anche se non padroneggia i mezzi per dirlo bene, ma mi urto se mi vuole far credere che li padroneggi meravigliosamente o se qualcuno mi vuole dire che li padroneggi meravigliosamente solo perché ad aprire la bocca facendo passare aria non ci vogliono i mesi che in genere una scala anche solo intonata sul violino vuole. Tanto per andare su un semplice criterio brutale se nel cantato riconosci la voce parlata quello o quella non cantano tanto bene, e Gigi

  69. @ biondillo
    scusa un mio cane ha dato l’invio

    d’Alessio è uno che lo strumento lo padroneggia bene, ma è ininteressante quello che dice. Credo che se fai un paragone con scrittori e non scrittori che però scrivono cose interessanti mi capirai molto bene.

  70. Che dire, anche se vivo all’estero andai ad ascoltarli alla fnac di Milano… Non trovate straordinario questo video? Ne conosco tutti i passettini.

    http://www.youtube.com/watch?v=JPX8z5H1-aU

    Lucia Cossu, guarda questo qui. Le chiavi di lettura sono molteplici. Ed Elio mi sembra che tenga perfino l’intonazione e forse anche qualcos’altro, ma la cosa non credo sia cosi’ rilevante nel suo caso.

    http://www.youtube.com/watch?v=g6i3JTF8-tA

    Gigi D’Alessio forse fa il trash che rientra nella categoria di Labranca. Che io definirei involontario. A tratti mi sembra anche kitsch. Pero’ forse nel momento in cui vende centinaia di migliaia di copie in tutta Italia e non solo diventa qualcosa di diverso.

  71. @ AMA
    appunto, tiene l’intonazione e la tiene anche meglio di altri, come io so tenere la penna in mano e battere parole su uno schermo e risponderti. Ma non per questo penso di saper scrivere.

  72. Ma ti pare che sia rilevante che un cantante sappia cantare o uno scrittore scrivere? Boh! E poi a me non la racconti: sei una fan sfegatata di Madonna. Lo sento. Senza se e senza ma. Non negarlo…

    E non prendere sempre tutto troppo sul serio. Se tutto va bene, i cantanti e gli scrittori, anche non propriamente fake, ci stanno intrattenendo trollando.

  73. caro gianni e amici coinvolti nella discussione trash\elio:

    d’accordo sul fatto che il concetto di trash lo abbia teorizzato labranca ma, tuttavia, credo che oggi il trash sia cosa molto diversa da ciò che fu in origine [e cosa forse addirittura morta, al giorno d’oggi (purtroppo)]

    su elio non voglio annoiare nessuno tuttavia e pedantemente mi riservo di dimostrare la mia tesi di persona – in pratica quando ci vediamo vi faccio una wallera così dimostrando, you tube alla mano, che elio canta… facciamo… una mezza chiavica? ok

    sempre con la mia testa sotto i piedi di biondillo (gianni di sepe non parlo proprio perché lì c’entra il comunismo :-)

  74. Lucia, en passant, a me la Banda Osiris non piace. Non solo cantano male ma l’uso delle loro (buone) conoscenze degli strumenti è sterile. Quello che non credo sia per EELST. Ma, appunto, non se ne esce. Non voglio convincerti di nulla, ovviamente.
    Peace & Love.

  75. Che poi Stefano Bellisari (Elio) abbia cantato nell’Opera da Tre Soldi, nell’Isabella di Rossini, ne Il re nudo di Lombardi, per dire, forse qualcosa significa. Lombardi, uno dei migliori compositori di musica contemporanea non so se sapeva di avere di fronte una voce impostata in modo “classico” o meno: Di certo non l’ha considerata a malapena intonata, ma espressiva e virtuosa.
    Poi, certo, mai parlare di corda in casa dell’impiccato (dico, scherzosamente e in amicizia a Lucia, che giustamente difende la categoria).

  76. @ biondillo
    guarda che l’esempio sulla banda osiris era appunto sul negativo e di fondo dicevo che non mi interessa neanche troppo seu uno sa cantare, mi interessa quello che fa e posso tranquillamente soprassedere sulla capacità. Bocelli canta musica classica e Fabrizio Frizzi ha cantato all’Arena di Verona. Preferisco Elio, ma non mi va di dover dire che sa cantare, quando per i miei standard minimi non lo sa fare, e trovo molto provinciale questo paese che di voce e di musica tendenzialmente non sa nulla e non migliora, e per questo se provocata son seria e anche troppo, ma non me ne scuso.

  77. @biondillo
    en passant non son di nessuna categoria, non canto più, e quando cantavo non ero amata dalla categoria, troppo in fretta ho avuto anche i pezzi scritti per me da compositori conosciuti e quando ero ancora e solo allieva di Conservatorio.

    @AMA
    tranquillo, avevo capito che il primo cappuccino ti aveva poco soddisfatto e volevi vedere se ti prendevo sul serio, e facevo la pedante didatta per altri. Son di cattivo umore: si sente? è importante? non credo, passerà

  78. Dai, Lucia. Non fare così, lo sai che ti vogliamo bene! ;-)
    Peace & Love, passa un’ottima domenica.

  79. sul trash non mi avventuro (anche se, secondo me, il tratto più interessante di eelst non è il trash ma proprio il postmodernismo – non saprei come altro definirlo). cmq dato che qui volano i complimenti per immondizie riunite, vorrei segnalare due brevi sequenze di testi che il sullodato postava su facebook ai tempi:
    http://gammm.org/index.php/2010/02/04/da-note-sergio-soda-star-2009-ii/
    http://gammm.org/index.php/2010/02/04/da-note-sergio-soda-star-2009-ii/

  80. @ biondillo
    mica era personale, mai cambiata la stima e la simpatia per te. Buona domenica a te

  81. @biondillo
    scrivi
    “Ha un’estensione vocale notevole, una preparazione tecnica dal punto di vista dell’uso dello strumento vocale (del diaframma, l’intonazione, la dizione, etc.) come davvero pochi cantanti in Italia. Non a caso viene spesso invitato a cantare pezzi di musica “culta” contemporanea (vedi, fra gli altri, le cose fatte con Nicola Campogrande).”
    io insisto: perché non canta come suona il flauto? o meglio perché non fa con il flauto quello che fa con la voce?
    peace and love

  82. @ cossu

    Non ho capito la storia del cappuccino.

    Buona domenica a tutti. Una cosa e’ certa, per quanto concettualizzata, in futuro certi autori potrebbero risultare solo spazzatura, come la maggior parte degli artisti contemporanei. Vale la pena di correre il rischio, no? O ci rimettiamo tutti tutti a dipingere a olio su canvas?

  83. grazie gherardo, sergio soda star è il mio scrittore preferito e io spero che diventa famoso al più presto

  84. @ AMA
    equivochi, io non ho mai parlato del valore intrinseco, e mi son ben guardata dal farlo come ho più volte sottolineato. Mi ripeto per l’ultima volta: se si danno giudizi tecnici per paragonare competenze e entrare nel merito cerco solo di riseparare i due piani e su questo son seria e trovo che uno dei provincialismi e dei difetti che porta anche al post di Rovelli sul disco fatto con le poesie sia questo credere di molti di dire e dare giudizi tecnici su ogni argomento, mentre possono avere delle intuizioni anche illuminanti (e legittime, assolutamente, e per fortuna che esistono) ma non i mezzi per criticare, e infatti il livello critico è molto sceso e quasi scomparsa la figura del critico davvero bravo e interessante, così come i fonici spesso non riescono a sentire quello che serve. E come dire: come spiegare cosa ti serve se quello con cui dovresti collaborare non sente per impreparazione quello che tu senti? Non dico cose tanto lontane da alcune che mi sembra siano emerse anche nelle interviste e nei commenti riguardo la responsabilità dell’autore, forse c’è una linea comune indipendentemente dai campi diversi.
    Il cappuccino era una boutade. Buona domenica

  85. Il progetto ‘immanuel casto’ è piccino; non penso possa suscitare altro che una timida partecipazione se non un celato imbarazzo né vi si possa ravvisare alcunché di scandaloso o veramente liberatorio – il contrario rasenterebbe l’ingenuità -. Anche se i testi, alcuni e a tratti, sono esilaranti. La coprolalia e la scatologia più autentiche e perciò liberatorie sono, a mio parere, quelle popolari, suburree e violente che ti violentano le orecchie. Tutte quelle cose che non si riesce a tollerare.

  86. come ad esempio la purezza omosessuale di ‘Paletta’ nelle periferie palermitane di Cipri&Maresco

  87. Non mi addentro a formulare teorie su eelst per la stessa ragione per cui invece mi permetto di dire qualcosa su Casto: la discografia dei primi è molto ampia e non ho avuto la possibilità di approfondirla mentre per il secondo si tratta di pochi album, tutti distribuiti in rete.

    Direi che, consultando la discografia sul sito, possiamo vedere che ci sono due dischi (uno dei quali addirittura sembra esser stato ripudiato da Casto stesso) in cui quella che Rovelli ha definito lallazione coprolalica è sicuramente presente in massima parte e domina la materia. Il linguaggio che AMA continua a negargli invece mi sembra compaia in modo molto evidente già in “Deflorato” del 2005: in “Fist fucking ovvero il sottile ambiguo fascino del tuo pugno nel mio culo” viene raccontata una deflorazione, ” Il coraggio dell’analità” inserisce brani di dialogo con un proctologo, “Orgia per noia” descrive il sesso fine a sè stesso. In “Feel the porn groove” del 2007 troviamo un brano, “Coiti nel buio” che inscena ciò che Francesca Genti ha mirabilmente descritto in “Darkroom” dei Baustelle, la differenza è ovviamente tutta nello stile: tanto suggestiva ed elegante è la versione di Genti, così esplicita e a tratti misticheggiante quella di Casto. Credo che con “Anal Beat” Casto abbia raggiunto un punto di equilibrio (e forse consapevolezza) fra il reciclaggio di elementi significanti (il gioca jouer, ad es.) e l’ironia sboccata (cfr. l’immagine del “capodoglio arenato sulla spiaggia”): ironico, erotico e demenziale, ho detto, e si tratta di tre elementi da non istituzionalizzare ma da reinterpretare alla luce di come sono PERCEPITI oggi dalla MEDIALITA’ DI REGIME. “Che bella la cappella” non fa altro che inscenare attraverso la parola ciò che abbiamo già visto accadere nel video di “Like a Prayer” di Madonna: non è il fatto musicale ad interessarci bensì la rilettura in chiave “blasfema” (ma io per primo mi accorgo di quanto questo termine sia ormai completamente fuori luogo: oggi come oggi ad essere blasfema è l’omertà politica e giuridica della chiesa, non chi descrive un rapporto orale con un sacerdote, mi pare…)
    Alla fine del concerto al Viper ho avuto modo di ascoltare il prossimo singolo di Casto, ancora inedito, dal titolo “Escort25”. Qui mi sembra si possa parlare di qualcosa di differente: c’è un lavoro di ricerca sul luogo comune della gioventù berlusconiana (esemplare una frase che mi sono segnato: “Perché lavorare in un call-center quando posso fare pompini in Costa Smeralda?” sic) e un procedimento di cut-up. Qui dovremmo partire certamente dalla definizione di trash labranchiana ma ammettere che QUELLA modalità di trash, da quando è stata decodificata, è divenuta estetica a cui artisti di differenti linguaggi hanno attinto. Quella di Casto è una rielaborazione trash di seconda o terza battuta, un’operazione consapevole, mi pare. Si è parlato di kitsch ma non si è parlato di CAMP. In Casto credo ci sia anche quest’aspetto. Ma, ovviamente, è abbastanza inutile fare certe distinzioni e cercare di approfondire quando si ha a che fare con qualcuno che nega a priori l’altrui espressione linguistica (non mi riferisco solamente ad AMA che impone, laconico: “Casto non è linguaggio” ma in generale a quell’atteggiamento di repulsione e di chiusura che nega alla trippa il valore di cultura culinaria partendo dal presupposto che “la trippa mi fa schifo”. Mutatis mutandis credo si tratti semplicemente di questo).

  88. Ecco, Simonelli, sul CAMP di Casto si potrebbe cominciare a ragionare… Certo, potrebbe anche darci una mano Casto stesso, non so, tu lo conosci? Potresti intervistarlo! Comunque se Immanuel ti solletica tanto qualcosina dira’, no? Bisogna anche vedere come si sta evolvendo. Una sorta di Baustelle pecoreccio? Boh! Comunque non riesce ancora ad essere demenziale. Solo a tratti esilarante. Mai compiutamente trash. A volte perfino greve. Sembra un artista performativo in cerca di qualcosa. Che la trovi allora. Non capisco come dovrei fare a riconoscere qualcosa che ancora non c’e’. Compiutamente.

    Senza contare che per me il sesso e’ una cosa seria. E non sara’ facile banalizzarlo con cosi’ poco.

  89. Il progetto ‘Immanuel Casto’ non è schifoso. Il problema è che non lo è di più, non abbastanza. A me sembra una piacevolissima esercitazione critica ma insomma, oltre ai testi, dove è il lavoro in termini musicali? C’è un approccio poco metodologico dal punto di vista della ‘canzone’. Una canzone non si ferma al semplice testo.
    Mi sembra eccessiva tutta questa attenzione per il caso, a volte un pò snobistica.

  90. @ Marco Simonelli
    mi scuso per i ripetuti OT, non avevano attinenza con le sue riflessioni che ho letto con interesse.

  91. Era ora che qualcuno puntasse i riflettori su un sesso nuovo( mica tanto) diciamo poco blasonato….
    Geniale il Simonelli per l’ottima prosa della canzone di Immanuel Casto.
    BELLISSIMO ARTICOLO! VIVA LA LAICITà DEL CULO E DELLO STATO ITALIANO

  92. @AMA: purtroppo non ho avuto il piacere di conoscere Casto personalmente. Credo anch’io che il sesso sia una cosa più che seria ed è per questo che vedo in Casto una mimica parodica non del sesso ma del concetto di sesso come potere.

    @made in caina: come ho già precisato all’interno del testo stesso, il mio interesse ricopre aspetti fenomenologici, non è mia intenzione fare il critico musicale bensì interrogarmi sui rapporti che intercorrono fra l’epoca e i suoi prodotti.

    @Ansuini: grazie.

    @Cossu: non si preoccupi, credo che, nonostante le asperrime critiche mosse da ogni parte a questo mio scritto e in particolare all’oggetto della mia analisi, esso abbia comunque generato un inaspettato interesse da parte di varie ammirabili intellighenzie che hanno espresso il loro punto di vista ampliando il discorso e dandomi ottimi spunti per ulteriori analisi. Siano bene accette le divagazioni, quindi. Le preferisco agli insulti, di gran lunga.

    @Michelangelo: Evviva!

  93. Guarda, non credo sia irraggiungibile, Non ancora. Quindi alza la cornetta, o quello che sia, e chiamalo. Non perdere l’occasione. Casto ti aspetta. Neanche una e-mail? Boh! Avra’ letto il tuo post su NI, suppongo…

    Certo, la mimica parodica del sesso come potere… Non ci avevo pensato. Puo’ darsi.

  94. Cioè, non è che bisogna pubblicare a tutti i costi. Se proprio non si ha per le mani un argomento su cui scrivere, fa lo stesso: i visitatori continueranno ad affluire copiosi. L’analisi sociologica del fenomeno Casto (che si fa in due parole: YOU TUBE) non ha nulla a che vedere con il motto di spirito di Freud (che ora si sta rivoltando nella tomba, ricordando le battute sconce che faceva alle sue pazienti che poi gliela davano). Mi sembra piuttosto un fenomeno che sta in mezzo, per rimanere nel freudiano, tra la razionalizzazione, la sublimazione e l’intellettualizzazione. Ma non sono riuscito ad individuare l’oggetto di tale “spostamento”.

    (Potrei sbagliarmi poiché non sono riuscito a leggere tutto il post)

    Luigi

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francesca matteoni
francesca matteonihttp://orso-polare.blogspot.com
Sono nata nel 1975. Curo laboratori di tarocchi intuitivi e poesia e racconto fiabe. Fra i miei libri di poesia: Artico (Crocetti 2005), Tam Lin e altre poesie (Transeuropa 2010), Acquabuia (Aragno 2014). Ho pubblicato un romanzo, Tutti gli altri (Tunué, 2014). Come ricercatrice in storia ho pubblicato questi libri: Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell’Inghilterra moderna (Aras 2014) e, con il professor Owen Davies, Executing Magic in the Modern Era: Criminal Bodies and the Gallows in Popular Medicine (Palgrave, 2017). I miei ultimi libri sono il saggio Dal Matto al Mondo. Viaggio poetico nei tarocchi (effequ, 2019), il testo di poesia Libro di Hor con immagini di Ginevra Ballati (Vydia, 2019), e un mio saggio nel libro La scommessa psichedelica (Quodlibet 2020) a cura di Federico di Vita. Il mio ripostiglio si trova qui: http://orso-polare.blogspot.com/
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