Gli scrittori Einaudi firmatari di questa lettera…

Cari lettori,

Gli scrittori Einaudi firmatari di questa lettera si associano alla protesta di gran parte dei cittadini italiani contro il disegno di legge “bavaglio” che intende limitare l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, il diritto di informazione e la libertà di stampa nel nostro paese.
Questa legge, millantando di proteggere la privacy di molti, vuole salvaguardare l’impunità di pochi, stendere un velo di segretezza sulla criminalità organizzata e, contemporaneamente, reprimere ogni voce di dissenso.

Francesco Abate; Niccolò Ammaniti; Andrea Bajani; Eraldo Baldini; Giulia Blasi; Ascanio Celestini; Mauro Covacich; Giancarlo De Cataldo; Diego De Silva; Giorgio Falco; Marcello Fois; Anilda Ibrahimi; Nicola Lagioia; Antonella Lattanzi; Carlo Lucarelli; Michele Mari; Rossella Milone; Antonio Moresco; Michela Murgia; Aldo Nove; Paolo Nori; Giacomo Papi; Laura Pariani; Valeria Parrella; Antonio Pascale; Francesco Piccolo; Rosella Postorino; Christian Raimo; Gaia Rayneri; Giampiero Rigosi; Evelina Santangelo; Tiziano Scarpa; Elena Stancanelli; Domenico Starnone; Benedetta Tobagi; Vitaliano Trevisan; Simona Vinci; Hamid Ziarati; Mariolina Venezia.

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29 Commenti

  1. Credo che c’è una manifestazione a Parigi domani con il popolo viola. Purtroppo, sono alla scuola media tutta la giornata.

  2. Questo vuol dire che tutti gli scrittori Einaudi sono stati invitati a firmare la lettera e che percio’ i molti che mancano si sono rifiutati di farlo?

  3. No, vuol dire solo che un gruppo di autori einaudi ha sentito questa urgenza e ha fatto questa dichiarazione, che altri autori, einaudi e non, hanno fatto anche in altri contesti. Tutto qui. Una voce tra le molte voci che si sono levate, ripeto, anche di autori della casa editrice non presenti tra i firmatari.

  4. Se passa il disegno di legge, metterà il bavaglio all’informazione. OK. Ma il punto è: esiste oggi, prima della legge bavaglio, l’informazione? Quanto informa, oggi, l’informazione? O piuttosto il bavaglio non sarà un altro limite posto all’informazione? Se è così, ci va bene una informazione già limitata?

  5. Non amo molto gli appelli, e non ne firmo più dalla fine degli anni settanta, anche se credo che a volte siano utili per attirare l’attenzione, scuotere le coscienze, creare adesione, far pressione. Però condivido la sostanza dell’appello firmato dagli “scrittori” Einaudi riguardo alla legge-bavaglio. Tuttavia lo ritengo poco articolato, fondato sul fatto che i firmatari pubblicano con la casa edtirce di proprietà dell’uomo che vuole questa legge liberticida, e anche ristretto il novero dei firmatari: perché solo alcuni scrittori di fiction e non altri, come saggisti, critici, storici, filosofi? La nozione di scrittore mi pare più ampia, e quella di autore di una casa edtirice posseduta dal gruppo Mondadori (famiglia Berlusconi) forse più giusta. Ma a parte queste considerazioni, credo che il dibattito sul rapporto tra la casa editrice Einaudi e la sua proprietà sia importante (ricordo l’intervento chiarificatore di Helena Janeczek in Nazione indiana al riguardo, cui è seguito un dibattito, ma non altre prese di posizione articolate di autori Mondadori e Einaudi). Penso che il compito di chi scrive sia oggi quello di dare un contributo alla battaglia politica in corso per salvare la democrazia, per non lasciare che questa democrazia evolva definitvamente verso forme autoritarie. Negli ultimi due anni ho provato a farlo con gli strumenti che possiedo, la parola e il sapere, scrivendo due libri con questo intento e lasciando da parte le cose di cui solitamente mi occupo (o meglio: piegandole a questo scopo). Anche se non firmo, per una mia repulsa che ha che fare con il mio passato personale, scrivo di questo, e come cittadino sarò in piazza a protestare. La situazione è molto grave.

  6. perchè non i poeti della ‘bianca’? e poi, scusate, l’appello andava forse esteso agli autori Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Feltrinelli, per rimanere in ambito di majors. Non mi pare che oggi appartenere alla scuderia di via Biancamano sia un tratto distintivo, nè la foglia di fico con cui ammantarsi.

  7. Interessante poi che sul sito della casa editrice non si faccia nessuna menzione di questa lettera…

  8. e perché solo oggi? l’informazione non ha solo il problema dell’eventuale bavaglio, ma anche quello della benda sugli occhi e dei tappi nelle orecchie. di solito l’informazione parla dopo aver visto e sentito. quindi questa battaglia contro il bavaglio rischia di essere una battaglia di retroguardia. sarebbe bene che gli “scrittori einaudi” (e non solo loro, ovviamente), scongiurato il bavaglio, continuino anche in tempi “normali” la lotta contro la benda sugli occhi e i tappi nelle orecchie dell’informazione, il cui problema più grave oggi non è tanto la censura imposta dall’alto quanto l’autocensura trasversale dei giornalisti. ma lottare per una vera informazione è più difficile, rischioso e meno gratificante. quindi è meglio far finta che il vero problema sia il bavaglio. dal “corriere” a “repubblica” al “giornale”, c’è troppa uniformità (e sospetta) tra i killer dell’informazione che di punto in bianco si autoassolvono come paladini dell’informazione. poi sarebbe interessante conoscere le ragioni, mi immagino politiche, della non adesione di altri “scrittori einaudi”, che credo non siano di semplice vassallaggio.

  9. In politica non vale il semplice fare (quello appartiene al vitalismo, e, nella sua versione retorica, al “governo del fare”), ciò che vale è invece il “che fare” e il come fare. Ovvero, conta l’analisi e la prassi. I proverbi, come i modi di dire e i mots d’esprit, meglio lasciarli alla piscoanalisi.

  10. purtroppo anch’io non ho firmato come mozzi e vorrei spiegarvi i miei motivi. al primo posto c’è il fatto che il governo è fatto da persone serie che non credo che potrebbero avere tali ragioni indicate nella lettera. al secondo posto c’è che io sono favorevole alla censura credendo che molto spesso certe cose non bisogna saperle come i tradimenti le andate a trans o altre cose illegali come i festini o gli appalti dei politici che hanno il diritto alla praivaci e a lavorare segretamente per il bene dell’italia. ma al terzo posto il motivo è che non sono ancora uno scrittore enaudi e anche se un giorno lo sarò solo in quel momento potrò firmare quella lettera come gli altri e anche se sarò in ritardo perché tutto sara cambiato andrò dal direttore per farmi firmare comunque quella lettera. grazie e scusate

  11. mi fa strano l’auto-definirsi “scrittori Einaudi” per significare qualcosa come “scrittori che prevalentemente pubblicano con la casa editrice Einaudi”.
    e mi fa strano che, invece di essere un appello di scrittori-scrittori contro la legge così detta “bavaglio”, sia un appello ristretto al sotto-insieme “scrittori Einaudi”: sinceramente non comprendo il significato di tale scelta.
    oppure lo comprendo, ma solo in guisa psico-analitica, e ciò mi crea disagio.

  12. dalla pancia del cavallo di troia ogni tanto i greci mandano un dispaccio per farci sapere che sono ancora lì.

  13. Molti scrittori che pubblicano con le più diverse case editrici italiane (Einaudi e Mondadori incluse), in varie sedi, varie circostanze e vari modi (Mozzi e Belpoliti ne sono un esempio, appunto), molti scrittori, dicevo, hanno messo in gioco intelligenza, cultura, forza espressiva e lucidità d’argomentazione nel tentativo di contrastare o di resistere, con i mezzi a loro propri, non solo alla deriva antidemocratica in corso in questo paese, ma alla mistificazione, all’impostura intellettuale, politica, culturale che accompagna una tale deriva. Ognuno a suo modo, certo, e non sempre i modi sono stati condivisi. Il che, per inciso, va benissimo. Temo le unanimità.
    Anche su Nazione Indiana, no?, è da tempo che va avanti un dibattito acceso che, a mio avviso, proprio grazie al contributo di intelligenze e sensibilità molto diverse tra loro, sta toccando aspetti ineludibili sull’odierno stato di cose, e da punti di vista molto diversi, se non addirittura in totale antitesi. Un dibattito, vorrei sottolineare, avviato dagli interventi di Helena Janeczeck, Andrea Inglese, Marco Rovelli… e proseguito con l’inchiesta sulla responsabilità d’autore fortemente voluta da tutta la redazione, indipendentemente dalle case editrici per cui si pubblica e dai contesti in cui si lavora). Né mancano, su alcuni mezzi di informazione e sul web, appelli, richiami alla piazza, riflessioni di cittadini che non intendono rassegnarsi allo stato di cose.

    Ora, perché non considerare questa lettera per quello che è: un segnale di dissenso, come i tanti che si sono levati (tra i tanti che si sono levati), nei confronti di una deriva liberticida e antidemocratica che non si può non contrastare anche, non solo, con prese di posizione come quella espressa nella lettera, prese di posizione che non hanno in alcun modo la pretesa di esaurire le voci dei tantissimi autori italiani (della casa editrice Einaudi così come delle altre case editrici), ma vogliono rappresentare piuttosto il dissenso condiviso di alcuni autori che «pubblicano prevalentemente con l’Einaudi» (con tutte le accuse mosse, vorrei ricordare a chi si stupisce, più o meno genericamente agli autori einaudi, i perenni «giovani autori einaudi»… nonostante le dichiarazioni, gli articoli, le risposte date da molti di loro… dichiarazioni, articoli, risposte percepite spesso come deboli perché isolate o confuse nel mucchio). Tantopiù che, oggi, la questione è tra le più gravi e incombenti (vista l’accelerazione che il governo sta cercando di dare all’approvazione del ddl)…

  14. Ecco, «la nostra forza è cento occhi e cento mani», e saranno solo sempre più occhi e più mani, più pensieri, più dissensi, più poetiche, più visioni (poco importa se non tutte della stessa lucidità e portata, ma scelte per davvero, mettendo in gioco cultura, intelligenza e un po’ di generosità, va’… non buttate lì in modo estemporaneo e sempre in modo «sospetto» e «sospettoso»…) a rendere migliore questo paese. Almeno, io la penso così. Per cui ringrazio Salvatore D’Angelo per la metofora efficace. Per il resto, beh, ognuno si regoli come crede.

  15. E’ notorio che gli appelli, le mobilitazioni, le pressioni scuotono l’opinione pubblica, rendendola edotta o facendola partecipe di ciò che si vuole testimoniare.
    Ho letto la lettera e gli interventi, ma – perdonate – se quella lettera fosse stata aperta in modo che altri potessero aggiungersi, non sarebbe sorto in qualche lettore il sospetto che sia stata pubblicata per “farsi un po’ di pubblicità”, anche se Evelina Santangelo, Niccolò Ammaniti, Ascanio Celestini, Mauro Covacich, Marcello Fois, tutti autori che seguo e stimo, non hanno certo bisogno di pubblicità: è una questione di psicologia.
    Un’altra cosa: gli appelli, le lettere eccetera vanno bene, ma c’è chi, anche tra gli artisti, confessa che al momento delle elezioni si rifiuta di andare a votare perché la politica fa schifo…

  16. Di petizioni siamo pieni fin sotto gli occhi. Almeno gli scrittori dovrebero limitarsi a scrivere libri, possibilmente diversi da un qualsiasi programma di canale 5.
    Da quando si specifica la casa editrice degli scrittori firmatari? sarà mica una mossa di market(ta) editoriale?

  17. Che senso ha scrivere una lettera come questa, autodefinirsi “scrittori Einaudi”, e non fare nessun riferimento a Einaudi editore per criticare il suo “disimpegno” (eufemismo) sulla legge bavaglio?

  18. Firmiamo un appello per far togliere il bavaglio alla povera d’addario visto come l’hanno trattata alla manifestazione anti-bavaglio? Magari ammaniti da capalbio ci sta!

  19. Chi è il principale responsabile del bavagliometro? Il vostro editore.E che ci state a fare allora,andatevene da un’altre parte!
    O è il solito piaggnistei da chiagne e fotti?
    Ridicoli!

  20. giusto johnny doe, il panorama editoriale è vasto e assortito. lo struzzo fa immagine, peccato che il proprietario attuale è un truffatore.
    è ridicolo questo appello, un pò di coerenza please.

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