carta st[r]ampa[la]ta n.33

di Fabrizio Tonello

Il bello dei festival è che sono … delle feste, quindi nessuno si stupisce se Tizio si ubriaca, Caio fa un gavettone agli amici e Sempronio lecca la meringa dal pavimento dove è caduta. Così, sapendo che a Genova, il 29 ottobre, si apre il festival della Scienza a Repubblica si mettono immediatamente di buon umore e decidono di intrattenere i lettori con un inserto di tre pagine (sia pure confinato tra le pubblicità dei divani e delle cucine).

Il pezzo forte del supplemento umoristico di domenica 24 è stato affidato non a seri professionisti del genere come Michele Serra o Alessandro Robecchi, bensì al redattore Marco Cattaneo, che titola il suo articolo “Perché scommetto sulla mia ignoranza”, il tutto fra virgolette come se fosse una dichiarazione fresca fresca di Nassim Nicholas Taleb, l’autore di Cigno nero, un libro che potrebbe essere succintamente descritto come una ricerca sull’impossibilità di fare previsioni sulla base di dati statistici perché “alla base, la statistica non può funzionare nel caso di avvenimenti molto rari” (la citazione è tratta dal sito web personale di Taleb, visibile qui.

Io personalmente avrei dei dubbi nel descrivere il lavoro statistico straordinariamente approfondito di Taleb come una “scommessa sull’ignoranza”: l’autore è un devoto discepolo di Benoît Mandelbrot, il matematico francese scomparso il 14 ottobre scorso che ha creato la geometria dei frattali ed è considerato uno dei geni del XX secolo. Ma forse a Repubblica la pensano diversamente.

Cattaneo scrive che gli operatori di Wall Street, “si accontentano mediamente di modesti guadagni, ma non tengono in conto la possibilità di subire invece enormi perdite. Perché non succede mai, o quasi. E’ proprio il comportamento osservato da Daniel Kahneman e Amos Tversky, che ci hanno vinto il Nobel per l’economia nel 2002 con i loro esperimenti sui guadagni e le perdite in denaro: siamo più inclini a correre un rischio quando si tratta di perdite piuttosto che quando si tratta di guadagni”. Diciamo che, come riassunto delle teorie per cui è stato assegnato il Nobel per l’economia a Kahneman (Tversky era morto nel 1996) equivale più o meno a un riassunto dei Promessi sposi che spieghi: “Due giovani lombardi vogliono sposarsi ma incontrano varie difficoltà. Alla fine l’amore trionfa”.

Cominciamo dagli operatori di Wall Street che “si accontentano mediamente di modesti guadagni”: come tutti sanno il problema è piuttosto il contrario. Alla ricerca di guadagni né tranquilli né modesti, ma invece immediati ed enormi, i giovani traders cocainomani si sono lanciati in un’orgia di scommesse sui mutui cosiddetti subprime e sui credit default swaps che hanno fatto fallire Bear Stearns, Lehman Brothers e avrebbero affondato anche il resto della gang delle banche d’affari di New York, se non fosse intervenuto il governo americano con alcuni fantastiliardi di dollari.

Questi comportamenti sono “il contrario” delle osservazioni compiute da Kahneman e Tversky? No: se gli speculatori di Borsa si accontentassero di “mediamente di modesti guadagni” questo sarebbe perfettamente in linea con quanto i due autori spiegano nel loro volume di 840 pagine Choices, Values and Frames. La loro teoria è appunto quella di una ostilità al rischio “nel campo dei guadagni” e di una “propensione al rischio nel campo delle perdite” (p. 23).

Cosa tutto questo c’entri con Taleb (che, tra parentesi, non insegna all’università del Massachusetts bensì alla New York University) non è del tutto chiaro. Cattaneo si limita a dirci che l’autore del Cigno nero scommette sulla propria ignoranza: “Nel senso che mentre gli altri credono di conoscere l’andamento dei mercati lui crede di non conoscerlo, e dunque di non sapere quando arriverà – arriverà- il cigno nero, il tracollo. Perde un po’ tutti i giorni, acquistando di continuo opzioni finanziarie che quasi mai vanno a buon segno. Ma quando sui mercati arriva un terremoto lui guadagna cifre astronomiche”.

A Repubblica devono avere una sfera di cristallo nuova di zecca in redazione perché queste cose Taleb non gliele ha certo dette: “I am on permanent MEDIA blackout, completely fed up answering the same questions” è la lapidaria dichiarazione che compare come prima riga sulla sua pagina web. Per quanto riguarda l’affermazione “quando sui mercati arriva un terremoto lui guadagna cifre astronomiche” non sembra che Taleb sia entusiasta dell’arrivo dei terremoti finanziari, almeno se andiamo a vedere cosa scrive nella rubrica Quotes & Warnings that the Imbeciles Chose to Ignore: “Globalization creates interlocking fragility, while reducing volatility and giving the appearance of stability. In other words it creates devastating Black Swans. We have never lived before under the threat of a global collapse (…) [banks] all resemble one another. True, we now have fewer failures, but when they occur …. I shiver at the thought.”

“I shiver at the thought”, “Rabbrividisco al pensiero”: non esattamente ciò che direbbe qualcuno che aspetta il terremoto finanziario per “guadagnare cifre astronomiche”

In realtà, Cattaneo ha solo vagamente sentito parlare di cosa fa Empirica LLC, il fondo gestito da Taleb, che si occupa solo di opzioni, cioè di previsioni su un dato andamento delle azioni X o delle obbligazioni Y, del mercato turco o dei cambi tra le valute asiatiche. Se fosse vera la spiegazione che Taleb “perde un po’ tutti i giorni” in attesa del cataclisma, il simpatico libanese sarebbe ridotto in miseria da un pezzo. Quello che fa Empirica è cercare di integrare nelle sue previsioni la possibilità di eventi catastrofici, che è piuttosto diverso dall’aspettarli continuando, nel frattempo, a perdere quattrini.

Forse sarà meglio citare in originale la fonte di Cattaneo e cioè il libro di Malcolm Gladwell What the Dog Saw: Taleb e i suoi colleghi “non credono che cose come il mercato borsistico si comportino nello stesso modo dei fenomeni fisici come le statistiche di mortalità. Gli eventi fisici, che siano i tassi di mortalità o le partite di poker, sono la prevedibile funzione di un gruppo di fattori limitati e stabili, e tendono a seguire ciò che gli statistici chiamano una distribuzione normale, una curva a campana. Ma i su e giù del mercato seguono una curva a campana?” La risposta di Taleb è no perché nei mercati, a differenza che nel mondo fisico, “le regole possono essere cambiate”.

Da qui a vantare le virtù dell’ignoranza…

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4 Commenti

  1. Finalmente un bel commento, dopo tanti – gradevoli e divertenti per carità, ma con lo stigma inevitabile del deja vu – dedicati a Libero-Giornale-ecc. – sulle “magnifiche sorti e progressive” dell’ineffabile Repubblica (che in quanto a ignoranza scientifica, culturale, sociologica ecc. ecc. non ha niente da invidiare a Feltri e compagnia cantando).

  2. Cominciavamo tutti a chiederci dove fosse finito Tonello e perché non collaborasse più a “Nazione Indiana”. “Repubblica” ha quello che si merita e questo è un ritorno in grande stile, si stappi lo champagne! (NON VORREI, però, che si dimenticasse dell’ignoranza crassa, della volgarità insuperabile e della pura e semplice stupidità degli House organ berlusconiani).

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