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CARI POLIZIOTTI,

di Antonio Sparzani

oggi come allora

ma non vi siete ancora stancati di picchiare gli studenti?

nel 1968 non eravate ancora nati, ma non importa
quegli studenti sono figli vostri, sono tutti gli studenti d’Italia, non protestano per non studiare, per studiare meno, per fare i fancazzisti, figli di papà, non sono buona razza non mente, non hanno l’occhio cattivo, non sono paurosi, incerti, ma sono sì disperati, non sanno più come essere prepotenti, ricattatori e sicuri e ieri non erano solo a Valle Giulia, ma erano a Milano, a Roma, a Firenze, a Bologna e hanno la forza della disperazione e la forza più forte della specie: il desiderio di sopravvivenza.

Cari poliziotti, che certo anche voi siete figli di poveri, che venite da periferie contadine o urbane che siano, nessuno vi racconta perché siete chiamati sulle vostre piazze, di fronte ai vostri cittadini e figli a impedire con la violenza una protesta che quindi non conoscete. Avete provato a pensare che potreste chiedere di essere informati anche voi, sì, anche voi non più meri esecutori di un sempre più malinteso ordine, informati anche voi, poliziotti, cittadini più degli altri investiti di potere e dunque di responsabilità, sul merito della contesa, avete immaginato che vi potrebbero spiegare che la nuova legge sulla scuola e sull’Università, voluta non solo da una ministra ma dall’intero governo di questo paese, impedisce a un numero sempre crescente di giovani di studiare, impedisce persino di valorizzare il merito, valore, se mai ce n’è uno, della borghesia liberale?

Avete pensato, cari poliziotti, al fatto che la violenza che ingiustamente esercitate sui figli vostri e nostri non avrà altro effetto che quello di generare altra violenza, e non quello di raddrizzare una qualche stortura, e che la vera stortura da raddrizzare è invece quella perpetrata da un governo che non ascolta, che non concorda, che non capisce, che complessivamente non si cura degli interessi dei suoi malaugurati sudditi?

Nel 1971, cari poliziotti, quando appunto la maggioranza di voi non era ancora nata io sono stato picchiato senza alcuna ragione dai vostri predecessori di allora, che si sono inferociti a spezzarmi le dita solo per il fatto che le stavo fortunatamente usando per ripararmi la testa, e solo per il fatto che mi trovavo lì, sul cancello del mio posto di lavoro, l’Università di Milano, Istituto di Fisica, via Celoria 16. Era il mio posto di lavoro perché avevo già una posizione per allora prestigiosa, quella di assistente ordinario, così che il questore si scusò col mio professore che andò a protestare. Voi chi pensate di picchiare? Pestate nel mucchio, voi non sapete perché ma loro sì? Con questa logica, cari poliziotti, produrrete altri danni, di cui la nostra traballante repubblica non ha certo bisogno. Fermatevi un momento a pensare anche voi, con la vostra testa, a quali siano davvero le vostre responsabilità e le possibilità che vi si offrono.

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126 Commenti

  1. Non sapevo questo episodio che ti è accaduto.
    C’è qualcosa che TORNA.
    Diritto allo studio allo stremo,governo alla deriva, èlite politiche attardate rispetto alla società,risposta da ordine pubblico a problemi politici,aria da guerra civile (preannunciata dal Sig. B),crisi della procedura del confronto e del dialogo, tornerà tutto il resto?

  2. Trovassi una ragione se non nella deformazione mentale di chi viene istruito ad aggredire, potenzialmente ad uccidere secondo loro arbitrio e non a porre ordine – ove necessario – e non a controllare e garantire l’ordine pubblico – ove necessario.

    Trovassi un’altra ragione se non nella sgradevole istituzione di una forza di polizia che per altri principi – che onestamente mi sfuggono per ignoranza – addestrano i loro uomini a mostrare muscoli e denti sempre e comunque con la violenza di un gesto violento di soppressione.

    Ragioni irragionevoli?? Forse, non lo so.

    So solo che alla fine mi avvilisco al pensiero che chi indossa una divisa per definizione può essere un mio nemico che ritenendolo può pure uccidermi …

    Reazione, la mia , di chi si è frantumata le ovaie di un certo clima che ormai fa scuola.

    Ringrazio Sparzani per la semplice profondità delle sue parole.

    M

  3. io studenti non li sopporto, la loro ribellione ‘adolescenziale’, perché di questo si tratta, andassero a sfogarla in famiglia, o comunque la comunicassero dialogicamente; perché usare le mani? Ma, evidentemente, sanno fare solo quello.

  4. Chi di spada…
    Emilio Fede si schiera, non poteva essere altrimenti dopotutto, contro la protesta degli studenti che ieri hanno cercato di entrare all’interno di Palazzo Madama. ‘Eccoli qua’ dice Fede nel corso del Tg4 ‘Hanno ferito chi tenteva di fermarli. Gentaglia che dovrebbe essere menata, capiscono solo le botte’. Chissà se pure Fede, malmenato dal 73enne Gian Germano Giuliani, è fra questi.
    (fonte:http://video.excite.it/il-consiglio-di-fede-botte-agli-studenti-che-protestano-V58136.html)

  5. @ Lucia: ribellione adolescenziale? Non capacità d’indignarsi,volontà di cambiamento,desiderio di riforma…no solo sfoghi ormonali?
    Ma sinora gent.le sig.ra dove è vissuta? Non ha visto le decine di lettere,documenti,proteste,riunioni,assemblee ecc,.
    Comunicare dialogicamnet? Anche fare una marcia,un corteo,manganellare è comunicare…

  6. Sia detto per incidens, ma oggi il tg 1 ha utilizzato immagini relative alla protesta degli aquilani a Roma del 7 luglio scorso, spacciandole per immagini dell’odierna protesta studentesca.
    Forse bisognerebbe spiegare a Minzolini che mescolando dramma a dramma i drammi diventano farse, e che le farse fanno ancora più male dei drammi.

  7. si è mai visto un poliziotto “pensare”?
    lui ci ha una divisa ordini da eseguire immunità di corpo salvacondotto alla sua violenza e frustrazione
    e chi pensa poliziotto non diventa sù siamo seri:)
    l’unica possibilità di scelta è di quale polizia perire
    basta con questa retorica che salva capra e cavoli del potere di turno
    non volermene sparz
    bacio
    la fu

  8. eh no, cara funambola, non ci sto alla politica del qualunquismo e dello sparare nel mucchio. Premesso che sono contraria ovviamente ad ogni tipo di violenza, da qualunque parte nasca, le tue affermazioni sono sconvolgenti. Con questa logica i rumeni sono tutti ladri, i meridionali tutti mafiosi e vogliamo continuare?
    Sottolineo che non difendo una categoria, anche se sono convinta che vi siano poliziotti che pensano, eccome, ma un principio
    liliana zinetti

  9. In polizia ci sono tante persone bravissime, oneste, intelligenti e guai se non ci fossero. Il problema vero è questo governo fascista e chi lo vota per ignoranza e/o connivenza.
    Ottimo pezzo, Antonello, lo metto su Facebook.

  10. cazzo se fa male questo pezzo, e se fa male quello che ancora succede nelle nostre strade. Anni di lotte e disastri, una politica che non insegna e non impara. Tanta tristezza.

    grazie

  11. lucia che detesta gli studenti è una lirica: sui pericoli contenuti da quelle parti può agevolmente (si fa per dire…) leggere un romanzo di kundera quando ancora aveva qualcosa da dire (sebbene non uno di prima grandezza): parlo de “la vita è altrove”

  12. Mi piace questa sequenza di domande di Antonio. Sapendo che sono domande retoriche, che hanno già senso e risposta inscritte. Non è questioni di poliziotti buoni e cattivi, chi se ne frega di questo. Non ci sono mele marce, è la struttura che è marcia, una struttura pensata per questi scopi. Chiedete ai migranti pestati ogni giorno fuori e dentro i Cie, ascoltate le storie dei Cucchi, degli Aldrovandi, dei Bianzino, degli Uva – ascoltatele dalla voce dei loro parenti sopravvissuti. E capirete che parlare di buoni e cattivi non ha davvero senso. Che l’unico senso si trova nella struttura delle forze del (loro) ordine.

  13. Egregio Signor Sparzani,
    Le scrivo da una delle tante Questure italiane, in una pausa del mio lavoro “sporco”. A differenza della maggior parte dei miei colleghi (si ricorda di Genova?), io mi dolgo delle immagini che vedo in televisione o direttamente in piazza; non sono contento (e non godo) quando siamo costretti a ricorrere ai manganelli. Ho a cuore la legalità. E penso davvero che i tutori della legge siano i primi a dover dare l’esempio. Però, se permette, faccio alcune precisazioni … Gli studenti con cui mi sono confrontato oggi si sono resi colpevoli di diverse azioni al limite della legalità. Come penso lei sappia, non si può entrare nelle aule del Senato senza avere il permesso, non si può fare irruzione in edifici pubblici, né si possono interrompere servizi ai cittadini, ad esempio occupando i binari di una stazione. Non lo può fare nessuno. Le chiedo: gli studenti sono cittadini diversi dagli altri? Al di là della bontà delle loro motivazioni, quando compiono atti che sono, in tutta evidenza, fuori legge, cosa potevo fare? Vede, Signor Sparzani, io prendo seriamente la grande lotta di Saviano (e di molti altri) in difesa della legalità. Lei no? Preferisce fare classifiche sui diversi tipi di legalità? Insomma, ho raccolto le Sue sollecitazioni: ho pensato, ho usato la mia testa, e sono giunto alla conclusione che in questi giorni, nelle piazze italiane, non ho fatto altro che il mio lavoro. Ora le faccio io una preghiera: usi Lei la testa. Se ritiene che la lotta degli studenti sia “giusta”, non si preoccupi di quello che facciamo noi poliziotti. Una lotta è sempre contra legem; anche quella più pacifica, anche quella non violenta … Ogni lotta ha cioè, nel suo intimo, il germe di un’altra legalità, diversa da quella costituita. Io difendo la legge e le istituzioni. Lo faccio per statuto: difendo l’ordine costituito. Non si rammarichi di ciò. Piuttosto, vista la sua esperienza, insegni a questi giovani come difendersi o come organizzarsi per fare fronte alla nostra violenza legale; che aumenterà, glielo garantisco, aumenterà … E se proprio vuole rendersi utile, più che chiedere a me di non alzare il braccio (non serve a nulla, glielo garantisco), si dia da fare per sostenere le spese legali dei ragazzi fermati e che domani – si fidi, succederà – verranno imputati di resistenza a pubblico ufficiale, di manifestazione non autorizzata o di altri reati di questo genere … Io posso solo manganellare in nome della legge. È il mio lavoro.

    Suo Poliziotto Pensante

  14. Mah. L’Italia -settima economia ufficiale del pianeta- al netto dei proventi di Mafia plc e del sommerso ha la terza economia del mondo, nonostante gli altissmi costi della politica e la corruzione dilagante. Queste poche migliaia di ragazzotti di cosa cianciano?

    Questa generazione, questa classe studentesca non ha assimilato l’italianità costruita in secoli e secoli di cultura commerciale e politicamente opportunista e scimmiotta modelli stranieri che non ci appartengono come carattere nazionale. Di chi sono figli, di chi sono fratelli?

    Tralaltro la protesta contro la riforma Gelmini sostanzialmente aiuta le baronie in nome di quattro noccioline. Vista molto corta, dunque: favole, aria fritta e cartoni animati. Sarebbe questa la futura classe dirigente?

    Ci penserà frau Merkel a raddrizzare la schiena ai nostri conti pubblici: legalizzando i profitti da attività illecite, promuovendo nuovi e ancora meno onerosi scudi fiscali e continuando a bastonare tutti questi figli di nessuno che cianciano di cultura senza sapere di chi sono figli e nipoti: di marinai, di emigrati, di puttane, di commercianti, di mafiosi, di piccoli imprenditori di genio, di grandi fisici e di preti.

  15. OT

    Mi sono laureato all’università di XYZ dieci anni fa. In quell’epoca, per quel che posso dire, l’ateneo di XYZ era una specie di eccezione nel panorama italiano: esisteva, almeno ai primi livelli della carriera accademica, una possibilità meritocratica che compensava un pochino il sistema baronale. Non avevo protettori, ma non molto dopo la laurea vinsi un concorso di dottorato. Non ero l’unico: altri colleghi erano entrati senza avere alle spalle nessuno, solo perché avevano sostenuto una buona prova d’ingresso. In un sistema come quello italiano, era qualcosa di eccezionale. Non so se oggi sia ancora così. So però che, dopo il dottorato, tutto divenne più difficile, anche a XYZ. Nonostante varie pubblicazioni, un paio di brevi borse di ricerca, qualche docenza a contratto, persino a dispetto del rapporto di stima reciproca che s’instaurò con alcuni professori, presto dovetti accorgermi che diventare ricercatore era impossibile: a questo punto della piramide accademica, la piovra baronale italiana estendeva sicura e inaggirabile i propri tentacoli, anche a XYZ. Vale a dire che per iniziare a esercitare una vera e propria professione intellettuale, come quella per cui anch’io mi ero formato nei dieci anni precedenti, non bastava poter vantare un buon curriculum scientifico, ma occorreva essersi ammanicati con i più potenti. Non era il mio caso. Nel frattempo era cominciata a girare la voce della riforma Gelmini e soprattutto dei tagli e della precarizzazione che avrebbe portato sia nell’università presente, sia rispetto ai futuri reclutamenti. Questo significava, oltre all’intollerabile prospettiva di un impoverimento culturale generale, che presto nemmeno i più ammanicati avrebbero potuto sperare in una carriera accademica. L’università sarebbe rimasta una roccaforte in rovina abitata da baroni sulla via della pensione e vecchi raccomandati destinati a sostituirli. E poi?
    Mi torna in mente tutto questo mentre seguo le proteste studentesche di questi giorni, e mi domando: quanto è giusto lottare contro l’immiserimento dell’università italiana e contro la prospettiva di un nuovo e forse più subdolo sistema clientelare, se questo significa al tempo stesso difendere i vecchi privilegi e nepotismi? Da che parte è più giusto che si schieri chi, come me e altri, ha vissuto sulla propria pelle non solo gli aspetti migliori, ma anche quelli peggiori del sistema universitario italiano: da quella di un cambiamento, molto probabilmente in peggio, o da quella della conservazione del male?
    Non so rispondermi.

  16. Mah, non ci credo a questa pasolinata.
    Sono dalla parte degli studenti, ma non me la sento di essere contro i poliziotti. Che dovrebbero fare? Lasciar entrare i ragazzi in Senato?
    Di che stiamo parlando?
    Anche i poliziotti stanno protestando. Nelle forme loro concesse.

  17. cara funambola, dài, non fare così, si può essere incazzati per i pestaggi ma non dire quel che tu dici, i poliziotti pensano, bene o male, come tutti, ma pensano e sono stretti in una gabbia di obbedienza e coscienza, come è facilmente immaginabile. Il mio post non è infatti contro di loro, è rivolto a loro, è un invito a loro.

    Invece non sopporto quelli che, come Lucia, dicono questi studenti non li sopporto, quali studenti sopporti Lucia, quelli che stanno sempre bravi buonini e calmini? Abbiamo evidentemente sopportazioni molto diverse.

    Quanto al sedicente poliziotto klagler, e dico sedicente perché scrive dalla postazione identica a quella di Saverio Porro, e anche di Iannozzi, insomma, l’identità non è mai una certezza, si sa, comunque, facciamo come se, gli ripeto che non voglio minimamente fare classifiche sui livelli di legalità, ma osservo che ci sono molti modi di far rispettare una corretta legalità. Pensi ad esempio se i poliziotti invece di caricare ciecamente gli studenti ne accompagnassero, in tutta sicurezza, una delegazione in Senato a discutere con ministri e senatori dei problemi che interessano loro DIRETTAMENTE. Pensi che sconvolgimento, che meraviglia, che cosa inusitata, ma finalmente che segnale di democrazia, di cui tanto ci riempiamo la bocca. Il Senato della Repubblica non è mica il sancta sanctorum dove solo le sacerdotesse vergini possono entrare e accendere il fuoco sacro, mi pare che siamo molto lontani da ciò. Sì, entrare in Senato e alla Camera, e fare finalmente contatto tra chi amministra il potere e chi è amministrato, le assicuro che la protesta cambierebbe di tono immediatamente, purché ci fosse una vera volontà di ascolto da tutte le parti. Pura utopia, al momento, capisco, ma provi a farsi questo teatro in mente, per una volta!

    A Il fu GiusCo evito di rispondere per motivi di ragionevolezza ovvia. Come gesto di grande tolleranza non gli modero il commento.

  18. a klagler,

    lei ricorda giustamente che il gioco delle parti vuole che i contestatori di un governo legittimamente eletto si prendano la piena responsabilità della loro contestazione, come lei, per statuto “difensore della legge”, se la prende, nel momento in cui attua la violenza di cui lo stato ha il monopolio. Il problema però signor klager è che questo gioco delle parti non è mai completamente pulito. Lei vorrebbe chiudere uno spazio di discussione civile e politica che un testo come quello di Sparzani apre: fino a che punto è legittima, e legittimamente esercitata, la violenza di cui lo stato ha il monopolio? Chi e dove si decide di mettere una frontiera? E sopratutto una frontiera esiste? E chi la trasgredisce, di voi poliziotti, sia in cima alla gerarchia o alla base, quali probabilità ha di rimanere impunito rispetto a un semplice studente quando trasgredisce una legge dello stato? Vuole farmi credere che a genova si è svolto un normale, prevedibile, aperto gioco delle parti?
    Io sono cosciente di quanto costi oggi una vera azione politica, che nella maggior parte dei casi, poiché troppe leggi sono ingiuste, non può che esercitarsi al di fuori della legge, nella forma della disubbidienza civile. E la disubbidienza civile ha sempre avuto un costo molto alto per chi la pratica. Gli studenti purtroppo lo scopriranno. Ma le forze di polizia in un paese che si vuole democratico non dovrebbero mai essere indifferenti alle modalità di esercizio della violenza. Lei sa che c’è modo e modo di intervenire in una situazione di disubbidienza civile. Lei sa bene anche che ci sono cariche a freddo, che ci sono anche manganellate indiscriminate, che a genova le forze di polizia hanno commesso dei crimini, che nel caso ricordato di Aldovrandi sono stati commessi dei crimini. Non dovremmo quindi, avendo questa storia alle spalle, porci la questione della legittimità della violenza che la polizia esercita su dei giovani manifestanti disarmati? O secondo lei, una manganellata, in quanto data da un uomo in divisa, è a priori sempre e comunque giustificata?

  19. Ragazzi, ma che noia. Sempre le stesse cose… suvvia!

    … Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
    coi poliziotti,
    io simpatizzavo coi poliziotti!
    Perché i poliziotti sono figli di poveri.
    Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
    […]
    Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
    Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
    Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
    I ragazzi poliziotti
    che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
    risorgimentale)
    di figli di papà, avete bastonato,
    appartengono all’altra classe sociale.
    A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
    di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
    della ragione) eravate i ricchi,
    mentre i poliziotti (che erano dalla parte
    del torto) erano i poveri. …

    (Pier Paolo Pasolini, da Il PCI ai giovani)

  20. grazie Andrea della puntuale risposta a klagler (sempre ammesso che sia davvero un poliziotto), che vale anche per antonello cassano direi, e della citazione di alfabeta2, ottima.
    Riccardo Raimondo, non si è accorto che tutta la prima parte del post è un controcanto a quel pezzo di Pasolini, pezzo che del resto appare se lei clicca sulla prima frase del post?

  21. Mi chiedo se questo ricatto morale dell’elegia pasoliniana debba ancora avere luogo.
    Il 1968 è stato e non è più. Basta, non se ne può più.
    Non c’è stata una protesta negli ultimi trent’anni in cui non si sia ricordata la sua uscita.
    Quanto ha pesato l’ipoteca morale pasoliniana sulle proteste studentesche dell’ultimo trentennio? Ogni volta che qualcuno si è mosso contro leggi o disegni di legge che introducevano vieppiù regole d’iniquità e minavano alla base il diritto allo studio: Ruberti, Jervolino-Vassalli…Tutti i governanti di turno a brandire ipocritamente lo scettro pasoliniano buono per tutte le stagioni, le comunioni e obnubilazioni, e per tutte le case pound comprese: vài, tutti pronti mediaticamente armati ad annullare ogni conato, anche minimo, di protesta, degli studentelli della middle-class (ma non c’erano anche figli di operai? figli di classi sociali meno abbienti o non scolarizzate che aspiravano legittimamente ad avere il massimo per i propri figli?) , con in tasca le carte di credito, e l’aria da fricchettone che fa tendenza.

    Fa bene Sparzani a dire chi sono oggi gli studenti, cosa esprimono, quali ansie e angosce, quale insicurezza sul presente e sul futuro. Farebbe bene anche ricordare ai destinatari della sua lettera che tra quegli studenti, molti non solo non riescono a prefigurarsi un futuro, ma neppure il presente: con i tagli alle borse e agli assegni di studio per merito e reddito: quanti figli di disoccupati, di cassaintegrati, di gente precaria a cinquant’anni, si vedono negata ORA E PER SEMPRE la possibilità di studiare alla Università Pubblica e Statale? Che lo sappiano, i destinatari della lettera di Sparzani. Non si può non condividere chi è nel disagio. Non si può non stare dalla parte del disagio. Non si può continuare a non vedere che stanno privando questo paese di ogni bene, di ogni servizio, di ogni strumento formativo idoneo alla crescita di tutti. Che lo sappiano, che questo paese assomiglia sempre più a un protettorato di sudditi e mandarini.

  22. Tutto giusto e vero, ma ai poliziotti non viene chiesto di pensare bensì di eseguire ordini. Mi sembra che gli appelli vadano rivolti ad altre categorie responsabili di ciò che succede oggi in Italia.

    F.

  23. Gentile Andrea Inglese,
    il capoverso finale della mia lettera avrebbe dovuto invogliarla a compiere uno sforzo interpretativo: dove mai si è visto un poliziotto consigliare di prepararsi e organizzarsi a gestire la violenza legale? Ma anche il nome (Klagler) avrebbe dovuto suggerire qualcosa, trattandosi di nome di finzione parecchio importante nel Novecento letterario (e per di più in un’opera che ha sullo sfondo la relazione tra rivolta e repressione). In astratto, quello che scrive lo condivido, e non mi pare sia così distante da quanto, in forma indiretta (nella finzione), ho scritto io. Con una piccola differenza: la legittimità è una sola, non c’è scampo. È quella scritta e in corso. L’uso del manganello, quando risponde a un ordine, è sempre legittimo. Ha mai visto un poliziotto finito a processo per uso inappropriato di manganello? A Genova è finito alla sbarra chi si è reso responsabile della vile aggressione alla Diaz, e non certo chi è ricorso alle manganellate il venerdì o il sabato, durante i cortei. Ma basterebbe uscire dal proprio ambito ristretto e studiare cosa accade là dove si esercitano le future forme di repressione: lo stadio. Come ho già scritto, siamo appena all’inizio. La violenza legale aumenterà di intensità, di pari passo all’intensificarsi del conflitto (la crisi darà una mano, mi creda). Mi ripeto: non serve chiedere al poliziotto di non alzare la mano; serve prepararsi a gestire la fase nuova. Ho poi una curiosità, una curiosità diciamo così politica: se è così convinto della necessità della disobbedienza civile, che senso ha, al contempo, fare propaganda per la legalità? Come ho già scritto, non ha senso fare classifiche tra le diverse legalità; anche perché sarebbe facile, per chi gestisce l’ordine pubblico, usare lo stesso argomento: sì, la mia violenza di piazza è al limite della legalità, ma sono io che decido quello che è giusto e quello che è sbagliato. La legalità è sempre quella del “potere”. Agli altri il compito di immaginarne una nuova. Solo che l’inizio, come disse mio padre, è sempre cattivo …

    Suo Andreas Klagler

  24. Stare dalla parte della polizia non si può, mai, nemmeno se ci si chiama Pasolini, questo penso, e lo penso sempre, al contrario di chi lo fa un giorno sì e un giorno no.

    Però, la polizia difende lo status quo, come osserva giustamente il vero o finto poliziotto klagler. Chi vuole rovesciare lo status quo va incontro CONSAPEVOLMENTE alle manganellate. Non esiste una democrazia non autoritaria. D’altra parte se fossero studenti di estrema destra a protestare sguaiatamente o a violare una sede istituzionale, che diremmo dell’intervento manganellatorio delle polizie? Ma il problema vero è che in questo caso sono gli studenti a difendere lo status quo dell’inguardabile università italiana, contro i poliziotti che difendono una riforma che a parte i tagli sembra in linea con le università europee: siami (pl) sicuri che il prossimo governo eliminerà almeno in parte i tagli di spesa? Oppure lascerà i tagli e abolirà la riforma, lasciando l’università allo stallo attuale, agendo in modo conservativo?

    Un’altra cosa. E’ infantile domandarsi a chi giova politicamente il clima incendiario di questi giorni, ma non posso farne a meno. Non certo al governo fantoccio di ora. Anzi, sembra quasi che la polizia, reagendo coi manganelli a qualunque forma di protesta, dai pastori sardi a terzigno agli studenti, stia prendendo ordini già dal prossimo governo illuminato bankitalia, al quale sta facendo spazio politico.

    La politica è una cosa sporca, non ce n’è una buona e una cattiva: si tratta di potere, le cui tecniche sono raffinate e nascoste, anche di quello nuovo che ci aspetta. Quando non puoi portare nuova luce, sembrano dirsi i novativi, fai in modo che quando arrivi tu ci sia più buio possibile, di modo che anche il più piccolo bagliore naturale sia attribuito alle tue magiche capacità. Vedremo?

  25. Io penso che la risposta della polizia ai conflitti sociali non sia decisa dai poliziotti singoli ma dai loro alti dirigenti, dalla politica e dal clima culturale che esiste al momento nel Paese.

    L’appello di sparzani, quindi ,alla fine fine è abbastanza retorico e serve casomai solo a porre l’eterno problema di come si debba o possa affrontare il conflitto sociale nel suo intreccio con le leggi dello Stato. Il suo merito a mio avviso è solo questo e vale per tutti i gruppi sociali. Recentemente in Toscana sono stati manganellati a freddo operai in lotta da un paio d’anni per il loro posto di lavoro.

    Pasolini non c’entra nulla con quanto ha scritto Sparzani e infatto lui lo ha correttamente specificato, non c’entra nulla e secondo me non ha nemmeno la carica dirompente e anticonformista di quella celebre poesia che allora fu criticata ferocemente anche da sinistra .

    Oggi tuttavia non potrebbe essere riproposta perchè la condizione degli studenti, quella sociale intendo, e l’università è profondamente cambiata da quella di allora. Allora veniva contestata una Università di classe oggi viene contestata una Università che è un grande liceo e che lascia a piedi i soliti noti, infatti chi ha potere culturale e sociale studia altrove.

  26. a klager,

    grazie della rîsposta….

    “dove mai si è visto un poliziotto consigliare di prepararsi e organizzarsi a gestire la violenza legale?”
    una settimana fa trasmettevano su arte francese un documentario sulla storia di diversi responsabili del kgb e del loro mutamento ideologico e pratico nel corso degli anni Ottanta in URSS; non è peccato sognare che tra le forze dell’ordine ci siano persone che stiano dalla parte del popolo e addirittura siano disposti ad aiutarlo se se ne presenta l’occasione… (Anche in Israele esiste, tra le giovani reclute, l’obiezione di coscienza.)

    “Ho poi una curiosità, una curiosità diciamo così politica: se è così convinto della necessità della disobbedienza civile, che senso ha, al contempo, fare propaganda per la legalità?”

    Questione davvero politica questa, sulla quali molti bravi militanti della sinistra radicale hanno le idee ahimé confuse. Chiesi ad alcuni militanti che sputavano sulla giustizia di classe, come mai si interessavano di colpo ai processi contro i poliziotti della diaz? Ma come… fino a ieri consideravate tutto l’apparato poliziesco e giudiziaro come illegittimo, in quanto di classe, ecc. e poi seguite con genuina passione i processi contro i poliziotti? Questa è una contraddizione.

    La mia posizione è diversa. Se ci fosse una guerra civile, potremmo rinunciare a pretendere il rispetto della legalità da parte dei nostri nemici, dal momento che questa legalità nasce in loro favore e noi ne abbiamo pronta un’altra, radicalmente alternativa. Siccome non siamo in questo caso eccezionale, il discorso cambia. La disubbidienza civile non nega le legittimità in assoluto della legge e di tutto l’apparto dello stato. La disubbidienza civile riconosce che la legge non puo’ mai essere l’unico fondamento della sovranità popolare. E che lo stato deve fare i conti con una dialettica inevitabile tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa su questioni d’importanza generale. Lo sciopero era illegale, la discriminazione razziale negli USA era legale, ecc. Le lotte di piazza hanno mutato il quadro della legalità statale (con lacrime e sangue). Quando faccio un’azione di disubbidienza civile devo accettarne i rischi, ma questo non vuol dire che consideri la controparte in piazza libera di massacrarmi in forme criminali.

    Ho insegnato in carcere. I detenuti tosti non hanno nessuna rivendicazione di legalità da fare nei confronti delle guardie. Sanno bene che le guardie possono in ogni momento massacrarli di botte, se lo ritengono necessario. Ma i detenuti tosti non credo minimamente nel valore della legalità, in alcun contesto. E sanno bene che se si trovassero con il coltello dalla parte del manico, non si farebbero scrupoli di malmenare il loro avversario in divisa.

    Spero di aver chiarito la mia posizione.

  27. a margine aggiungo una cosa appena successa. Un collega, parlando con un altro in corridoio, diceva di essere d’accordo con Emilio Fede. Come dire un’altra persona civile degna del nostro paese civile

  28. Gentile Sparzani,
    mi accorgo solo ora del suo commento delle 23.51, dove fa riferimento alla “postazione”. Le spiego una cosa, che in realtà dovrebbe avere ben presente, visto che in NI c’è link apposito sulla non tracciabilità in rete … Uso una postazione che modifica l’IP, proprio per non permettere l’individuazione della posizione esatta da cui scrivo. Non ci crede? Provi a digitare questo link (anonymouse.org) e quindi a digitare, nella casella apposita, l’indirizzo (myip. L’IP che leggerà sullo schermo è lo stesso IP che appare a chiunque usa Anonymouse, e da qualsiasi parte del mondo lo faccia … Se usa, per commentare su NI, quell’anomizzatore, accanto al suo commento l’IP sarà identico al mio. Un IP-Maschera. Così come era evidente (letterariamente evidente) che quella del Poliziotto Pensante era una maschera.

    Suo Andreas Klagler

    • Rispondo alla persona che si firma “klagler:
      Mi pare che lei abbia usato uno pseudonimo o una controfigura per dare maggior forza agli argomenti che propone alla riflessione. Niente di nuovo qui, né di particolarmente strano.

      Nel merito degli argomenti le hanno risposto Inglese e Sparzani esaurientemente. Sullo pseudonimo che ha scelto io ho delle perplessità:

      quando scrive “Le scrivo da una delle tante Questure italiane, in una pausa del mio lavoro “sporco”” (qui) lei finge di essere un funzionario di polizia, lo abbiamo capito.
      Quando poco oltre scrive “insegni a questi giovani come difendersi o come organizzarsi per fare fronte alla nostra violenza legale; che aumenterà, glielo garantisco, aumenterà …” (ibidem) le trasmette un messaggio (una minaccia) a cui il suo travestimento intende dare forza. Ora il problema non è più quello del buontempone che a carnevale indossa il costume da poliziotto, ma del finto poliziotto che truffa le vecchiette, che dice agli studenti: picchieremo di più, preparatevi.

      Questa è una minaccia, o una provocazione tesa a suscitare reazioni, e giustificare quindi il ricorso alla violenza da entrambe le parti?
      Non credo che le sia un millantatore né un agente infiltrato, ma solo una persona che ha scelto maldestramente gli argomenti e le forme del discorso, su cui la invito a riflettere meglio.

      Quanto agli strumenti tecnici che per usa commentare, lei usa un proxy molto semplice, si assicuri che filtri i javascript. Quando avrà bisogno di anonimato più forte, spero certo non su NI, usi Tor o un progetto collegato come TAILS. Per il resto l’analisi di Sparzani è corrretta, tra i visitatori storici in NI utilizzatori del suo proxy vi sono quei nomi, ora lo sa.

  29. Come va la politica sulle scuole in Europea: male!
    Perché? Leggere, scrivere, riflettere, inventare, creare, immaginare
    non fanno più parte del desiderio di società.
    Si impone la ragione delle banche, la ragione di un’economia impazzita.
    La scuola è sacrificata.
    Ammazzare la cultura, la letteratura permette di introdurre una logica della
    produzione e del rendimento nel seno della scuola.
    Perché non pensare a un movimento generale delle scuole in Europea,
    una giornata di protesta? Mercoledi c’era sciopero nel Portugal.
    Settembre e Ottobre “in rosso” in Francia.

  30. AMA: può sembrare paradossale ma è tutto vero, numeri inclusi. Questa generazione di studenti vive nei cartoni animati. Buona fortuna a loro. Ciao.

  31. E cosa possono fare i poliziotti se non usare i manganelli? (Del resto, nomen omen, il loro capo si chiama proprio così). (Be’, a volte qualcuno di loro passa alla beretta, e poi viene assolto per “legittima difesa”, ma per fortuna per ora quelli sono ancora in pochi). La violenza delle forze dell’ordine è l’unica violenza legittima, in quanto istituzionale, è questo il principio elementare che mantiene in vita lo stato democratico. Che piaccia o no. E proseguendo su questa via, a livello sovranazionale è da tempo invalso l’altro costume dello stato democratico, quello di esportare la democrazia e la libertà laddove non c’è, facendola piovere assieme alle bombe intelligenti sulla testa dei “barbari”. Tutto il resto è letteratura.
    PS 1. Finalmente, dopo oltre quarant’anni, vedo rovesciata la “dichiarazione d’amore” pasoliniana.
    PS 2. @ Inglese: ma prima del documentario sulle spie del kgb ti sei sorbito anche “La vie des autres?”

  32. PS 3. @ sparz: a guardarsi attorno, credo che di questi tempi, a livello di reddito (ma non, però, di spirito), sia più povero e d’incerto avvenire un giovane lavoratore precario che un poliziotto, e che il poliziotto “figlio di poveri” non sia più una realtà ma stia diventando una mitologia

  33. in certi delicati comparti come l’ordine pubblico quando truccano i concorsi dovrebbero perlomeno accertarsi che i prescelti abbiano i nervi saldi e il cuore al posto giusto.La verità è che P.P. Pasolini ci ha lasciato visioni indimenticabili e materiale meno valido(anche se questo suonerà ai più,ma non all’interessato,come una bestemmia)

  34. Non è mai bello vedere poliziotti che pestano studenti. Ma, non so, credo sia quasi un gioco delle parti. Un NECESSARIO gioco delle parti.
    Continuo a pensare che l’attacco del pezzo di Sparz non mi piace: “oggi come allora ma non vi siete ancora stancati di picchiare gli studenti?”.
    Che dovrebbero fare? Ribellarsi agli ordini dei superiori? Se Sparz fosse un poliziotto si ribellerebbe? Io se fossi un poliziotto eseguirei biecamente gli schifosissimi ordini. E poi me ne vergognerei.

    Tornando all’episodio del Senato: se li avessero fatti entrare? Se i ragazzi fossero entrati al Senato?

  35. se fossero entrati al Senato (che brividi…) sarebbe stato un giorno migliore degli altri: di quei giorni( questi anni ) in cui entrano Bondi, La Torre, Gasparri, Ciarrapico…
    gioco necessario a cosa Cassano? se tu oggi fossi un poliziotto e picchiassi uno studente saresti un purissimo stronzo, come chiunque esegua ordini biecamente (l’avverbio te lo sei cercato)

  36. come è comodo caro lupo pontificare da dietro uno schermo su cosa è giusto e cosa è sbagliato.
    non obbedire a un ordine di un superiore equivale a farsi licenziare.
    caro lupo siamo bravi tutti a fare le anime belle.

  37. >A Il fu GiusCo evito di rispondere per motivi di ragionevolezza ovvia. Come gesto di grande tolleranza non gli modero il commento.

    Sparzani perché vorrebbe moderarmi? Ho solo scritto quello di cui si discute nelle stanze underground dei palazzoni della City, nei front office degli hedge fund, e ho anche scritto perché l’Italia -sempre sul ciglio del burrone economico (come parte dei PIIGS a causa del suo spropositato debito pubblico)- non viene mai tirata dentro come già capitato a Grecia, Irlanda, fra poco Portogallo e quindi Spagna.

    La sopravvivenza dell’euro è in forte dubbio alla prossima congiuntura negativa che renderà irredimibili i debiti di alcune delle nazioni più grandi, fra cui noi. Ma già oggi è in gravi condizioni: comandano gli speculatori di Chicago e quelli di Londra che vogliono fare soldi speculando su chi è a terra. Barclays ha già una capitalizzazione sotterranea tale da affossare la Spagna in una notte, allargare lo spread sui titoli di Stato a livelli tali da metterli in ginocchio in 12 ore.

    Che faremo noi sotto la minaccia di essere buttati fuori dall’euro e -peggio- di essere quelli che causeranno la rottura dell’Unione perché troppo grandi per essere bailed out fra 7-8 anni? Una manovra da 400 mila miliardi di lire come proponeva La Malfa nel 1993? Ancora tasse su tasse di un protogoverno di sinistra centro? No, glielo dico io come la dicono gli speculatori: legalizzazione una tantum di tutti i proventi illegali che faranno salire il GDP effettivo italiano del 2017 di un 30% secco con tanti saluti a tutte le belle chiacchiere dignitose, decorose e molto chic che scriviamo su questo sito.

  38. @Il fu GiusCo: quanto al primo commento, mi hanno particolarmente mal disposto frasi generiche come “Vista molto corta, dunque: favole, aria fritta e cartoni animati”, piuttosto che “questi figli di nessuno che cianciano di cultura senza sapere di chi sono figli e nipoti: di marinai, di emigrati, di puttane, di commercianti, di mafiosi,” e via andare. Quanto ai “palazzoni della City, nei front office degli hedge fund” neanche so di che si tratta, dunque glisso.
    @Antonello Cassano e @lupo, se aveste letto il mio commento delle 23.51 di ieri sera, sapreste cosa penso della possibilità di entrare in Senato.
    Quanto al “NECESSARIO gioco delle parti”, aggiungo l’osservazione fin troppo ovvia che col ragionamento dell’obbedienza cieca, pronta e assoluta i peggiori criminali nazisti hanno giustificato il proprio operato. Come dire, non è un grande precedente come argomentazione. E questo vale anche per Roberto Bugliani che appunto si chiede stupito che altro potrebbero fare i poveri pulotti.

  39. @ cassano
    “non obbedire a un ordine di un superiore equivale a farsi licenziare” – ti risulta che i gerarchi nazisti a Norimberga si fossero difesi diversamente?

  40. Sparzani: va bene. Il post è suo e i toni li sceglie lei. Se i miei commenti appaiono fuori contesto, li cancelli pure. Risentiremo gli studenti di oggi sulla Nazione Indiana che sarà, quando anche loro avranno 35-40 anni. Saluti.

  41. mi trovo nell’assurda posizione di difendere i poliziotti. quasi pasoliniano…
    ma mi sta bene.

    certo che però paragonare un celerino a un soldato nazista è un po’ troppo.
    quando scrivevo del licenziamento volevo solo dire che non è facile ribellarsi in un contesto simile.

  42. Vedo che continua a non apparire un mio commento. Sono in moderazione ormai da ore. C’è un motivo particolare? Ho insultato qualcuno? Ho mancato di rispetto alla netiquette? La democrazia è proprio una brutta bestia, difficile da controllare …

    Lo ripropongo:

    Egregio Jan Reister,
    francamente non capisco la sua irritazione. Ed è completamente fuori strada su tutto, nomi compresi. Cominciamo dallo pseudonimo. Firmarsi “Klagler” e, al contempo, “Poliziotto Pensante”, è un modo per svelare subito la finzione, essendo i due nomi in contraddizione evidente. Klagler è un reduce, un antimilitarista e, per breve tempo, anche uno spartachista (l’opera è “Tamburi nella notte” del noto provocatore Bertolt Brecht). Tutt’altra cosa dal “poliziotto”, foss’anche “pensante”. Mi dispiace che non si sia colta l’intenzionalità ironica (e mi dispiace constare che non si conosce quest’opera). Ciò che scrivo, però (tra l’altro non molto distante da quello che scrive Inglese), non ha nulla di provocatorio. Il mio “travestimento” aveva come unico scopo quello di dire una banalità: la polizia manganella (reprime, con più esattezza) perché quella è la sua funzione. Nessuna “provocazione tesa a suscitare reazioni”, mi creda; se volessi andare in quella direzione, pensa che lo farei in questo luogo virtuale? E in ultimo due cosette sull’IP: 1) il trucco del mascheramento era soltanto funzionale alla finzione letteraria; di essere individuato non me ne frega assolutamente niente (ma, glielo giuro, non sono né Saverio Porro, che neppure conosco, né Iannozzi – Iannozzi! Questa poi!); 2) svelare chi si cela dietro un IP è scorretto, soprattutto se chi commenta non insulta o non diffama.

    Suo Adrian Leverkuhn

  43. @ sparz: non mi chiedo stupito, ma con ironia, visto che tutta la questione si dirime col fatto oggettivo che la violenza da parte dello stato, e delegata ai suoi tutori dell’ordine, è l’unica che si ritiene legittima. Questo, grosso modo, credo sia il principio giuridico su cui si fonda l’esercizio della violenza statale. I “poveri pulotti” non li ritengo affatto tali in senso economico (non dello spirito). L’appello pasoliniano alla solidarietà proletaria espresso nella sua “ode” ai pulotti dopo Valle Giulia e non osservata dagli studenti di allora, già in quegli anni ma soprattutto oggi fa acqua da tutte le parti, in quanto i pulotti hanno stipendio garantito e sono diventati per così dire i “ricchi” rispetto ai giovani lavoratori precari e sottopagati che contestano, dunque oggi un corretto appello alla solidarietà proletaria dovrebbe aver per oggetto gli stessi studenti.

  44. Il fu GiusCo

    Sempre commenti cazzuti ed interessanti, neh?
    Sulla legalizzazione dei proventi illeciti staremo a vedere…
    Il dramma e’ che i ragazzetti di oggi – mi fai sentire vecchio come il cucco – guardano gli spezzoni dei nostri cartoni animati su youtube.
    Orrore.

    CIAO

  45. @ roberto bugliani

    Ma infatti molta opinione pubblica è per fortuna solidale con gli studenti e i giovani precari, ma certo ciò non vuol dire stabilire, nel contempo, un’analogia tra i gerarchi nazisti processati a norimberga e i poliziotti italiani che vanno giudicati, a mio parere, caso per caso, e men che mai contrapporli agli studenti in quanto lavoratori a tempo indeterminato. E del resto questa è una variante di chi lavora a destra, e purtroppo un po’ anche a sinistra, per creare una contrapposizione tra garantiti e non garantiti come se i primi fossero tutti uguali e responsabili della precarietà delle generazioni più giovani.

  46. Lupo se hai colto ironia nelle mie parole me ne dispiaccio, dato che concordavo sinceramente con te. Se invece l’ho letta io nelle tue quando nei fatti non c’era, me ne dispiaccio doppiamente e me ne scuso.

  47. @Klagler: la cosa che mi brucia di più è non aver colto subito il riferimento a Tamburi nella notte, che sono andato prontamente a riguardare, la memoria è quella che è, l’avevo letto tanti di quegli anni fa, quando Brecht era un must ….. Comunque ora capisco, e certo capisco anche il riferimento manniano a Leverkühn, ancorché parecchio differente da Klagler. Anzitutto le assicuro che nessun suo commento è stato moderato: nel retrobottega non appare nulla, sarà uno scherzo della rete, non so. Mi spiace un po’ che lei non sia un vero poliziotto, per un attimo ci si era illusi, e non solo io, che nazione indiana avesse suscitato interesse in un tutore della legge. Sul merito mi pare che già ci siamo chiariti.

  48. Gentile Pinto,
    “Kragler”, già, Kragler … è più dura constatare il fallimento della memoria. Mi consola che anche il controllo su Tamburi di Sparz non ha rilevato il cambio di consonante … Ora aspetto qualcuno che mi faccia notare che la “u” era senza dieresi …

    Suo Fabio A. (ex Klagler)

  49. al di là della goffa mascherata di klagler/kragler, mi sembra che la questione sollevata sul confine legalità-violenza andrebbe considerata, in relazione alle manifestazioni di giovedì, con più attenzione.

    in effetti, è vero che in certe situazioni di “piazza” (dal picchetto fuori da una fabbrica all’occupazione di un edificio scolastico etc. etc.) ci si muove in aree di confine in cui, stando alla lettera, ci si comporta in modo illegale ma che, nella sostanza, sono lo spazio della formulazione di una legalità diversa, stipulando cmq dei limiti, dei protocolli condivisi. molto raramente la “piazza” è la sede di una lotta veramente senza regole. tra le due parti (forze dell’ordine e manifestanti) è quasi sempre in corso, in modo esplicito o implicito, una continua trattativa sugli spazi agibili, sulle mosse che si possono compiere, sui rischi e le responsabilità che si vogliono assumere e così via e, quindi, quella legalità diversa non è solo cercata ma prodotta in sede. e questo anche perché qualunque pratica sociale concreta è una riformulazione delle lettera della legge. altrimenti mi sembra che vivremmo nello spazio della necessità normativa e non della libertà civile.

    in questo senso, anche l’uso della violenza da parte degli organi di polizia, lasciando da parte la questione etica – cmq essenziale – dell’obbedienza ad ordini ingiusti, non è una cosa meccanica. ovviamente. è sia normata che ragionata in loco e, proprio perché è una componente imprescindibile del potere, è arbitraria solo nel senso che non risponde ad altri che al potere e non nel senso che è cieca, ottusa. negli effetti è un tratto, forse più cruento ma non meno “politico”, delle transazioni tra forze dell’ordine e manifestanti (tra il potere e ciò su cui il potere si esercita).

    ecco quindi, venendo a giovedì, che più che invocare una specie di ineluttabilità della violenza del potere, forse sarebbe giusto domandarci che tipo di discorso arriva dal potere, a che punto è la “trattativa”. e chiaramente non è un buon punto. e non tanto perché la polizia pesta gli studenti ma perché lo fa a vuoto, nel vuoto. ho visto alcuni video delle cariche e quella di milano, alla fermata della metro, è davvero grottesca (chiedo scusa a chi le ha prese in quell’occasione se faccio questa specie di analisi cinematografica di un evento per loro fin troppo reale). delle persone scendono lungo le scale della fermata, altri arrivano e non sta succedendo niente. nessuna provocazione, nessun gesto eclatante. e di colpo il pattuglione inizia a manganellare le persone, a spingere, a picchiare. in modo quasi spastico, quasi autistico.

    sta ancora girando il video del questore vicario che a brescia ha ordinato cariche immotivate, partire al rallentatore quasi per la perplessità degli stessi poliziotti. ecco la situazione mi sembrava molto simile. il potere che non riesce (non sa? non vuole?) a partecipare alla trattativa, che non riesce a far presa sul dissenso ma neppure riesce a darsi un ruolo nel suo rapporto con chi dissente. per chi dissente questa non è una buona situazione, ripeto, ma, a conti fatti, non mi sembra una buona situazione nemmeno per il potere.

  50. @kRagler: beh, caro Fabio, quella (la ü) almeno l’avevo notata, avrà pur visto che io l’ho messa…..
    @gherardo, sì, la tua descrizione del vicequestore bresciano mi fa tornare in mente il famigerato vicequestore Vittoria, dei tempi che appunto descrivevo alla fine del post, una perla d’uomo, per così dire, vagamente assente da qualsiasi ragione, ma per il resto….
    È appunto la possibile, e frequente, assenza di una ratio qualsiasi la cosa che fa più paura, perché lascia spazio all’istintività messa irresponsabilmente in circolo dal generale clima berluskonico.

  51. Non so se l’impostazione di questa lettera mi sia piaciuta.

    L’inizio. Davvero nel 1968 gli studenti che protestavano erano tutti fancazzisti e figli di papà? Davvero protestavano per non far niente o volevano anche un sistema universitario di altro tipo e aperto a tutti, vale a dire anche ai “poveri”?
    Su questo punto ha ragione Cohen, secondo me, non se ne può più dell’ipoteca pasoliniana su Valle Giulia, peraltro (mal) letta sempre in chiave unidirezionale a favore dei poliziotti poveri contro gli universitari figli di papà. In questo senso ha ragione Belpoliti sul seppellire Pasolini – non su quello di non scrivere per riaprire il caso della sua morte.

    Sulla parte centrale. La responsabilità del poliziotto. Per essere responsabili occorre che l’ambiente lo permetta. Ma sappiamo tutti che l’omertà è la regola tra le forze dell’ordine. E del resto, chi dà gli ordini su cui i poliziotti dovrebbero informarsi? Dei capi eletti o voluti, in modo diretto o meno, dai politici. Cosa vogliamo chiedere ai poliziotti, la disobbedienza civile? Ma se sono poveri (ma saranno davvero tutti poveri che non hanno trovato altro lavoro?) che hanno scelto la polizia per avere un lavoro, sarà ben difficile per loro rivoltarsi contro i capi. Non dovremmo forse concentrarci sul chiedere le dimissioni dei capi, che sono stati sempre sostenuti non solo da questo governo ma anche da quello di centrosinistra?

    Sul finale. Una volta evidenziate queste cose, d’accordissimo su un appello alla coscienza dei poliziotti, sul chiedergli “sapete chi e perchè state picchiando”. Gli appelli alla coscienza personale, mi trovano sempre d’accordo.

    Ma poi un appello politico, perchè non si possono lasciare le questioni che riguardano l’incolumità fisica delle persone alla coscienza personale dell’anello più debole e meno responsabile (nel senso che la colpa maggiore è dei capi e dei politici) della catena.

    L’appello sia: numero identificativo per tutte le forze dell’ordine, che si possano riconoscere, identificare le persone dietro a quell’uniforme e a quel casco in ogni momento.

  52. Ma tu pensa, quando non sono insegnanti di ruolo, quelli che scrivono qua sopra sono tutti co.co.co ma definiscono morti di fame i poliziotti!

  53. Poi magari nel ’68 c’era qualche ragazzo di vita che per sfuggire ai marchettari invece di fare il poliziotto voleva iscriversi all’universita’.

    Intanto aspetto trepidante di sapere quanto guadagnate VOI piu’ di un poliziotto e se i vostri capi siano diversi dai loro. Lasciate che ognuno si goda la propria divisa, neh? No gioco_di_ruolo No party.

    Sul taglio della Gelmini che dire? Orrore! Con gli studenti. Anche se guardano gli spezzoni dei cartoni animati su youtube.

  54. Quoto Galbiati.
    Voglio sapere il nome di chi sta tutelando l’ordine manganellando e nascondendosi dietro la divisa. Nome e cognome su ogni divisa. Lo diceva Mussolini che lo stato è il poliziotto. ebbene, diamo un nome allo stato. Trasparenza e coraggio. Guardiamoci negli occhi. Poi magari ti vengo a cercare e ti offro un caffè. Ma voglio che lo stato sia persona singola, non un’astrattezza dietro la quale camuffarsi.

  55. Aspettiamo che cada il governo. Poi vedremo il governo successivo (magari PD-vendoliano) attuare più o meno le stesse riforme ora contestate, senza che si alzi un alito di vento.
    Il balletto poliziotti-studenti è sempre molto triste. Vittime entrambi (con le debite differenze, of course) di quello che si chiama il corso del mondo.
    Mi è venuta voglia di rileggere Descolarizzare la società di Ilich.

  56. Ricordiamoci di De Gennaro che al tempo della mattanza di Genova era il responsabile della polizia, ricordiamoci che fu assolto in primo grado e condannato in appello.

    Ma al di là delle vicende giudiziarie la a sua carriera avrebbe dovuto essere segnata per sempre no? anche se non aveva preso parte direttamente ai pestaggi sanguinosi di bozaneto e diaz e invece andò a far parte di un organismo tecnico del governo Prodi!

  57. Quello che si chiama il corso del mondo è la sistematica lotta di classe dei ricchi contro i poveri. Indovinate chi sta vincendo e perché. Non certo perché manchi l’analisi. Magari non si ha l’elmetto, per parafrasare il Venditti de ‘na vorta, quello già paraculo de bomba o non bomba..
    Mi fa sorridere (ma è un sorriso amaro) la rivendicazione della disobbedienza civile, contro la legalità della violenza del potere.
    Vogliamo i nostri diritti, non ci potete picchiare. E invece sì che possono e tu devi essere disposto a prenderle e anche a farti ammazzare, perché è una guerra e niente altro.
    Se invece non è una guerra, finirà a tarallucci e vino, come è sempre stato.
    Se si decide di stare dentro il confine della legalità (cioè dentro il recinto della violenza istituzionalizzata) si accettano come vere le regole che dominano il gioco: ricchi contro poveri e i poveri sotto. E’ il mercato, baby. Si lotta perché volemo studia’, volemo fa’ anche noi, na carriera, ecchecazzo, mica solo loro. Volemo er posto fisso. Aridatece er futuro e anche, gia che ce semo, er passato e l’imperfetto… Abbiamo anche noi il diritto de diventa’ come voi…
    Dice: ma è il vecchio discorso anni 70 della lotta eversiva. E bbasta avemo già dato, adesso è il momento di nuove grandi narrazioni…
    Sì, è il vecchio discorso di come abbattere il potere, non ce n’è mai stato un altro. E’ il vecchio discorso del legame strettissimo tra educazione e potere.
    Poi, per carità, la lotta può essere armata, ghandiana, disobbediente, ma implica sempre una forma di violenza che bisogna accettare. Cioè morti ammazzati, feriti, sofferenza, pubblico ludibrio. Può essere un fallimento, anzi lo sarà, perché la ggente comune ha sempre troppo da perdere. Mejo manna’ er fijo e la fija alla scola privata, se fa ‘n sacrifiscio.
    Vogliamo lasciare perdere? Va benissimo, i morti ammazzati non piacciono a nessuno. Anche perché farsi ammazzare per il posto fisso è poco elegante… Almeno ai tempi di Bava Beccaris il popolo si faceva sparare addosso per il pane. Morire per il pane è molto più bello. .
    E quindi direi di rimandare il tutto a quando il popolo sarà disposto a morire per il pane. A occhio e croce, ci si potrebbe tornare, tra qualche tempo, a quei fasti. Per ora si scende a patti, politica dei piccoli passi…
    Invece di ridurre a 20 i corsi li alziamo a 35, 50 e così un po’ di ggente se accontenta.
    E intanto Berlusconi sparisce, manco il cialis glielo fa più rizzare, arrivano Marina e compagni da una parte, Montezuma e Bersani dall’altra, poi bisogna contentare Di Pietro e Fini.. E Vendola, dove lo mettiamo Vendola con le sue grandi narrazioni? All’acqua pubblica. E la scuola?
    Magari con una sit com di successo ambientata in una scuola pubblica (tipo fisica o chimica di spagnola origine su RAI4 che contenta anche gli umori guardoni di chi ci piace la carne giovane) la ggente prenderà coscienza…
    E per l’università Il governo che ci sarà ce metterà ‘na bbona parola. Che saranno mai tre o quattro baroni? Tanto so’ tutti amichi e parenti tra dde loro..
    Evviva il teatro dei pupi… Evviva il pane finché ce n’è.

  58. @Galbiati: mi son ben guardato dal dire che “nel 1968 gli studenti che protestavano erano tutti fancazzisti e figli di papà”, ho anzi fatto il controcanto a Pasolini, come ho già ribadito. Io c’ero e posso dire che affermazioni come queste sono generalizzazioni che contano poco e non aiutano a capire.
    Sul fatto poi che “Per essere responsabili occorre che l’ambiente lo permetta” non saprei proprio, la responsabilità personale è qualcosa che risale molto più indietro dell’ambiente, a mio parere, e con tutti i distinguo del caso e le scusanti relative, c’è un punto in cui non c’è più scampo. Se tu che hai nelle tue mani il cosiddetto potere legale della violenza picchi uno inerme e già in terra, non c’è nulla che ti autorizza e che ti salva.
    D’accordissimo sulla richiesta di perdita dell’anonimato dei singoli tutori dell’ordine: targhetta per tutti, senza eccezioni.

    @Massimo e altri: l’argomentazione che occorre comunque mettere in conto la violenza della legge funziona fino a un certo punto. C’è una legalità anche per loro da rispettare. Non a caso per la mattanza di Genova molti sono stati condannati dalla legge stessa. E qui quoto il discorso sulla trattativa e sugli equilibri impostato da Bortolotti.

    Sui comportamenti eventualmente differenti tra governi di sinistra e governi di destra non entro, anche perché governi di sinistra in un senso un po’ decente della parola non ne ricordo molti. E sugli aspetti teatrali ha già detto tutto e meglio Guy Debord.

  59. Di poliziotti che menano ce ne vorranno sempre di più, in questo senso si sta attrezzando anche l’Europa… perché il problema vero è che il benessere in Italia non è stato conquistato con le lotte, menchemeno con le lotte partigiane della bella costituzione che viene violata di continuo, dal diritto allo studio, alle scuole private che non debbono essere finanziate dallo stato, allo negazione della guerra, ai diritti di accoglienza dei profughi e perseguitati ecc. la ricchezza è stata conquistata ” perdendo ” la guerra e svendendo il ” suolo patrio ” ai vincitori liberatori, che non solo non ci hanno fatto pagare debiti di guerra, ma ci hanno addirittura finanziato lo sviluppo con il piano Marshall. Il resto ce l’hanno messi i nostri ” padri “, che per far bella figura hanno indebitato fino al collo i loro eredi, NOI, non dicendoci mai, del resto, che il nostro relativo benessere era a debito. Ma i debiti prima o poi si pagano, e se tu prendi coscienza del fatto che sei al mondo solo per pagare debiti che non hai fatto tu, ti puoi un tantino incazzare. Magari cominci a pretendere di riavere indietro la sovranità nazionale. Magari cominci a pensare di tassare la ricchezza. Cazzate così. A’ voja de poliziotti gajardi che ménéno…

  60. Grazie Sparz della precisazione, non avevo letto tutti i commenti.
    E’ che, se escludo l’interpretazione che io e cohen abbiamo dato, forse un po’ meaccanicamente, rileggendolo ora l’inizio della tua lettera con il riferimento al ’68 e a Valle Giulia mi sembra poco decifrabile.

    Per il resto: De Gennaro è stato condannato, ma lo stato prima aveva continuato a dargli incarichi, pur avendolo sostituito con Manganelli, un altro impresentabile, dopo Genova 2001. E Scajola è tornato ministro. E ora c’è Maroni. Voglio dire: sono persone, queste, che si preoccupano che i poliziotti non picchino manifestanti pacifici? L’apparato dello stato è composto da persone che premiano i poliziotti violenti perchè sono loro stessi che direttamente o indirettamente favoriscono la repressione violenta: in questo contesto ambientale, la responsabilità personale del poliziotto non può essere stimolata.

    In questo senso, io nella lettera mi sarei rivolto anche a Maroni, e a Manganelli chiedendo loro cosa vogliono che facciano i poliziotti. La loro risposta, si sa: i poliziotti si sono solo difesi. Come sempre, no?

  61. Gentile Bortolotti,
    mi permetto un appunto. Mi scuso se le parrà goffo. A Roma, davanti al Senato, non c’è stata alcuna trattativa. Ma è stata proprio l’assenza di trattativa che ha permesso la sopresa e la riuscita, anche simbolica, dell’azione. Se gli studenti avessero trattato preventivamente, dall’altra parte si sarebbero preparati. Invece … Tra l’altro, se guarda le immagini, noterà la “premeditazione” dell’atto esplicitamente illegale (i caschi, gli scudi, le prime file). L’atto era giusto farlo. Tutto il resto è reazione. Ma, tra le reazioni, solo quella della polizia è legittima, anche se “spastica”. In casi come questi non c’è nessuna “riformulazione della lettera della legge”, ma solo e soltanto l’affermazione della legge vigente. E infatti due studenti sono stati arrestati e 27 denunciati: altro che “riformulazione”! Allo stesso modo, la carica ordinata a Brescia dal vice questore può apparire, all’esterno, “immotivata”, mentre in realtà ha una sua “intima” giustificazione (e, secondo me, preventivamente decisa). Riprenda in mano la storia di Genova 2001; forse potrà apprendere che anche un “errore” (la carica dei carabinieri in Via Tolemaide), per quanto “immotivato” possa apparire, segue una logica ben precisa: logica che si è, alla lunga, dimostrata vincente (quel “movimento” è stato azzerato). In ogni caso, apprezzo molto il modo con cui affronta la questione. Credo sia la strada giusta.

    Fabio A.

  62. sul fatto che sia stata genova a fermare quel movimento (credo tu intenda il cosiddetto movimento no global) e non piuttosto l’attentato alle torri gemelle e la successiva guerra in afghanistan, ho forti dubbi. dopo genova c’è stata una sequenza raramente vista di manifestazioni con presenze da centinaia di migliaia di persone – che anzi andavano in corteo proprio ricordando le immagini di genova. per non parlare dell’interesse e dello scandalo che aveva suscitato quella gestione dell’ordine pubblico in molti che proprio vicini alle tesi degli altermondialisti, come si diceva, non erano. mi ricordo addirittura le lettere dei lettori di famiglia cristiana a riguardo (d’altra parte a genova erano state caricate anche le suore e pax christi)!

    sul discorso “trattativa”, che va intesa sia in senso letterale che metaforico, non riesco a capire che si mi stai dando torto o meno. quando parlo di cariche immotivate intendo rispetto alle urgenze diciamo immediate di ordine pubblico. è ovvio che all’interno del “discorso” tra forze dell’ordine e manifestanti quelle azioni hanno una motivazione. erano proprio quelle che cercavo di capire, analizzare. tanto più che, per il tipo di approccio che volevo proporre, fossero anche del tutto immotivate avrebbero cmq un senso che andrebbe letto.

    cmq il tuo appunto non mi è parso goffo. mi è parsa goffa la pantomima del poliziotto cinico da romanzo e del nome sbagliato (lo dico giusto perché me lo chiedi).

    il discorso sollevato circa manganelli e de gennaro è altrettanto interessante, credo, come anche quello sul numero identificativo degli agenti (chiesto, appunto, anche ai tempi di genova). perché ci permette di uscire dalla piazza e allargare il discorso al rapporto della società con le strutture burocratiche non solo di repressione ed il controllo democratico che si può avere su quei livelli dell’amministrazione. e soprattutto perché ci permette di evitare il vicolo cieco in cui secondo me rischia di infilarsi massimo, ovvero che la relazione con il potere possa essere riconducibile ad una questione militare, di morti, vittorie, sconfitte.

  63. Gentilissimo Bortolotti,
    visto dall’dall’interno: le grandi manifestazioni post-Genova durano il tempo della rabbia, poi il movimento no-global si divide i mille rivoli separati e spesso in contrasto tra di loro: 1) divisione tra quanti, a seguito dei fatti di luglio, intendono continuare a manifestare e chi, al contrario, preferisce dedicarsi ad altro (a grandi linee, tra il mondo cattolico e il resto); 2) divisione, sino allo scontro fisico, tra le ex tute bianche, da una parte, e dall’altra il network diritti sociali (centri sociali autonomi) e cobas, a seguito proprio della diversa gestione della piazza in quei giorni; 3) irritazione (politica, s’intende) nei confronti dei vari portavoce, da cui non arrivò nessuna autocritica o analisi approfondita dei fatti (in particolare nei confronti di Casarini e Agnoletto). Queste macro-divisioni si riversarono sui Social Forum locali, che nel giro di breve evaporarono (quello a cui partecipavo implode alla fine di agosto, dopo furibonde discussioni). Quando arriva l’11 settembre è già tutto segnato, anche se l’evento contribuirà ad accelerare il processo. Nell’ottobre dello stesso anno, al cominciare dell’aggressione all’Afghanistan, il movimento non è più tale (lo dimostra la pochezza delle manifestazioni contro l’invasione). Insomma, è stata la repressione la prima causa della morte di quel movimento. Su questa, certo, se ne innestano altre … Sul resto, continua a sfuggirmi questa spinta a complicare cose che in realtà sono molto semplici.

    Fabio A.

  64. rapidamente e concludendo, per quel che mi riguarda, dato che siamo andati abbondantemente ot: secondo me stai semplificando troppo se pensi che le masse di persone che partecipavano alle manifestazioni fossero influenzate o meno dai dissidi tra bernocchi e le tute bianche (tanto più che stiamo parlando di un movimento non solo italiano) e dimentichi, quando parli di risposta debole alla guerra, per esempio la perugia-assisi dello stesso anno.
    il movimento si chiuse perché – questa è la mia opinione – aveva semplicemente esaurito il suo “compito”. al di là delle letture, cmq, lo scenario era cambiato e le sintesi trovate fino a quel momento non erano più sufficienti, e sicuramente non per colpa di genova.

  65. caro Sparzani, complimenti per l’intervento.
    purtroppo, nonostante l’estrazione sociale dei poliziotti e le varie forme residue di coscienza di classe (oggi quasi scomparse), dobbiamo prendere atto che dopo i fatti del g8 di Genova, e il profondo vulnus alla democrazia e alla civilta’ perpetrati in quei giorni, siamo entrati in un epoca infetta, in cui il misero governo di cui disponiamo ha seminato soltanto veleni…
    ora servira’ tempo per restituire al paese una diversa dignita’ e una coscienza che appare smarrita da buona parte dell’opinione pubblica.

  66. Sono passati 5 giorni. La riforma è stata approvata alla Camera mentre gli studenti italiani protestano in Italia e in tutto il mondo. Lo spread italiano ha superato di 200 punti base il corrispettivo tedesco a 10 anni e a questo punto è opinione diffusa (non solo negli underground della City ma anche nelle sale stampa di vari quotidiani) che nessun governo politico in Italia riuscirà a parare il colpo ADESSO. Studenti e poliziotti, destre e sinistre: tutti sotto il debito pubblico al 120%, la corruzione che mangia la metà del PIL e l’abbondante 30% di altro PIL illegale e non tassato. Avevo scritto 2017 ma questi simpaticoni di Chicago stanno affondando il colpo ora. Che si fa? Agli studenti un solo consiglio: createvi una professionalità spendibile sul mercato (una qualsiasi, dal cameriere all’astrofisico), siate i migliori e andate in giro per il mondo.

  67. @Il fu GiusCo

    condivido pienamente il consiglio finale, non solo per gli studenti… per il resto si tratta di impaurismo del terzo tipo, manovre preparatorie per la discesa in campo del drago bancario (Draghi, Monti, Padoa Schioppa, Bini Smaghi o chi per loro), che sarà messo al comando ben protetto dai poliziotti che ménéno… la cosa buffa è che in Italia i governi di centrodestra spendono e quelli di centrosinistra tagliano e rimettono a posto i conti, perdendo ovviamente consenso. Si può andare avanti così?

  68. La prossima “rivelazione” di wikileaks sarà sulle banche. Ancora metri cubi di aria fritta sulle nostre teste.

  69. Massino ti sei fermato una casella prima della domanda reale: non che tipo di governo ci sarà, ma dove prenderà i soldi, quanti e a chi. Sarebbe interessante addentare davvero corruzione e mercato nero, ma dubito che Draghi e Montezemolo riescano. Qui serve la Wehrmacht casa per casa.

  70. Cari poliziotti, che ti ridono in faccia (come fecero con mio padre) se ricevi minacce telefoniche, che si mettono sull’attenti (come constatò un rappresentante di libri scolastici di mia conoscenza) quando in commissariato entra il capo-mandamento, che manganellano terremotati, madri di disabili e studenti (come troppo spesso noi tutti verifichiamo). Rappresentano l’emblema dell’uomo comune italiota, che obbedisce agli ordini (come obbedì agli ordini qualcun altro in Germania fra il 1934 e il 1945, in più atroci contesti), per conservare il posto (ammesso che lo conservi) a spese d’altri.

  71. bravo Sparzani, grazie per questo tuo sfogo. Ma i servi del padroni sono sempre servi dei padroni e non riescono a capire cosa ci sia di male nel fare i servi, anche a costo di picchiare a sangue i loro fratelli. Vengono addestrati così, incattiviti, catechizzati. Il problema rimane sempre lo stesso: questo sistema non sa rispondere alle domande della gente se non con la violenza e la repressione. E più sono beceri i governanti, più dura è la repressione.

  72. Caro Antonio Sparzani non le hanno insegnato a guardare i fatti con distacco e ad effettuare analisi precise e veritiere degli eventi ? Ma Lei crede veramente in ciò che scrive ? Crede che in giro ci sono poliziotti che godono a picchiare i cittadini ? Siano essi studenti, operai, tifosi o altro ! Crede che in democrazia nell’esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti non ci sono limiti che non possono essere travalicati ? Crede anche che per fare il poliziotto bisogna essere figlio di gente povera ? Crede che dedicare la propria vita al servizio della collettività sia un fatto da biasimare ? Crede che i poliziotti siano esseri privi di morale e sentimenti, gente avvezza alla violenza ?
    Caro Antonio Sparzani, a lei è mai capitato di essere sputato per ore da una folla inferocita ? Lei ha mai salvato una persona che stava per suicidarsi ? Lei è mai intervenuto durante una rapina ? Lei ha mai avuto un conflitto a fuoco ? Lei ha mai aiutato una donna a partorire in auto ? Lei ha mai dovuto assistere una donna che ha subito violenza ? Lei ha mai dovuto fare le analisi per lunghi periodi dopo aver arrestato una persona insanguinata e affetta da epatite C ? Lei sa cosa si prova quando si informano i genitori che il loro figlio è morto in un incidente stradale ? Lei pensa che vedere le contraddizioni del mondo e continuare nonostante tutto a fare il proprio lavoro sia una cosa semplice ?
    Lei sa quante chiamate arrivano ogni anno ai numeri di emergenza delle forze dell’ordine ?
    Caro Antonio Sparzani, Lei sa che la sua libertà e quella di tutti gli italiani è garantita da coloro che Lei accusa di essere violenti ? Anche il fatto che Lei possa esprimere la sua opinione, seppur con ingiustificabile leggerezza, è il frutto della democrazia.
    Caro Antonio Sparzani, nonostante tutto io continuerò a lavorare, anche per Lei.
    Cordialmente
    G.N.

  73. signor giorgio
    nonostante tutto, molti di noi continueranno a denunciare a difendersi ad indignarsi a lavorare a testimoniare contro chi legittimato da un’ uniforme qualsiasi arresta ferisce ammazza rinchiude sprezza tortura
    cordialmente
    la fu

  74. aggiungo giusto due cose in coda alle tante domande di giorgio, il cui merito capisco e in buona parte anche condivido.

    la prima è che la libertà non è salvaguardata dalle forze di polizia: la libertà se la salvaguarda il cittadino esercitandola e conoscendone gli strumenti e le regole, eventualmente anche mettendoli in discussione. la seconda è che in questo post non veniva messa in questione l’esistenza della forza pubblica ma il senso di certi interventi della stessa, e questo proprio come esercizio di libertà e di democrazia.

    io spero che giorgio sia davvero e finalmente un rappresentante delle forze dell’ordine perché non potrebbe essere che un’ottima occasione per avere ulteriori strumenti per capirla questa libertà. per ringraziarlo perché il suo lavoro, se mi si permette un’espressione un po’ grossolana, è farsi sparare addosso al posto mio. e per chiedergli quanto li sente lontani o vicini i cittadini che si trova di fronte.

  75. Concordo con quanto scritto da Funambola, preciso però che la violenza ha varie forme e colori, si può nascondere dietro l’operato di un poliziotto cosi come dietro le richieste di prestazioni sessuali di un professore universitario o l’accordo dello stesso docente con i Casalesi o…… all’infinito. Fa un certo effetto leggere professore universitario ? Cosi come leggere poliziotto ! Quando si generalizza si colpisce tutti, anche chi fa il proprio mestiere onestamente. Io non so quale sia il livello culturale di chi scrive in questo post mi permetta però, cara Funambula, di dirLe che le affermazioni di alcuni non sono degne di replica.

    Ringrazio il sig. Gherardo, ma non condivido le sue osservazioni. Il cittadino è libero non solo perché una norma giuridica astratta gli attribuisce quel diritto o perché conosce gli strumenti per il suo esercizio, ma perché quella regola di libertà, sia nel suo esercizio sia nella sua difesa, è garantita dallo Stato apparato. E’ lo Stato che rimuove (o dovrebbe rimuovere) “ (…) gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
    Non sono d’accordo sul fatto che l’articolo metta in discussione determinati interventi della forza pubblica, certe affermazioni, soprattutto se fatte da un professore universitario, mettono l’accento sulla credibilità dell’attività dell’intero sistema sicurezza. E’ semplice criticare, direi aggredire verbalmente, offendere, diffamare o umiliare, quale altro significato darebbe Lei alle seguenti affermazioni:” (…) Avete provato a pensare che potreste chiedere di essere informati anche voi, sì, anche voi non più meri esecutori di un sempre più malinteso ordine, informati anche voi, poliziotti, cittadini più degli altri investiti di potere e dunque di responsabilità, sul merito della contesa, avete immaginato che vi potrebbero spiegare che la nuova legge sulla scuola…”.
    Cosa direbbe il magnanimo professore se i manifestanti fossero passati sotto la sua abitazione e avessero distrutto la sua autovettura, la casa o l’attività commerciale ? E’ risaputo che la propria posizione dentro o fuori ai fatti fa cambiare opinione.
    La violenza è sempre una sconfitta, per tutti. La violenza non è giustificabile, mai. La violenza va distinta dalla difesa dei diritti, per questo la legge prevede le scriminanti. E’ violento chi reagisce all’aggressione altrui ? E’ violento chi anziché utilizzare gli strumenti dei quali parla il sig, Gherardo passa dalla parola ai fatti ? E’ legittimo in uno stato di diritto farsi giustizia da se ? Io penso di no.
    Mi dica Lei dr. Sparzani ! Lei, almeno virtualmente, ha mai provato a indossare una divisa ? Oppure si è sempre limitato a non considerare quei quattro ignoranti che, anche se appartenenti a famiglie disagiate e povere, le garantiscono giornalmente di vivere tranquillo.
    Cordialmente.
    G.N.

  76. caro Giorgio, grazie del suo commento, cui già Gherardo in parte risponde. Io voglio dirle che no, io non ho mai salvato nessuno, non ho mai fatto partorire nessuna donna in auto, non ho mai dovuto fare analisi per molto tempo per i motivi che lei dice, no, e sono molto, ma molto, grato a lei, se l’ha fatto e a tutti quelli che lo fanno; però, con calma, non mi faccia dire cose che non dico, non ho mai detto di pensare che ci siano “poliziotti che godono a picchiare i cittadini”, non l’ho detto e spero che non ce ne siano, ma ho constatato anche sulla mia pelle, ma non solo, che ci sono poliziotti che picchiano senza ragione e in misura assurdamente eccessiva. Non mi faccia ricordare gli orrori di Genova. Per cui, proviamo a dir così, caro Giorgio, i poliziotti — così come gli altri corpi che hanno questa speciale autorità di usare la violenza legale — fanno un sacco di cose utili e giuste, quelle che ha elencato lei e molte altre ancora, trovare e arrestare i mafiosi, per dirne una in questo periodo particolarmente importante, ma, talvolta, fanno anche cose riprovevoli, che non vanno taciute per il fatto che ci sono anche le prime. Non vanno taciute perché questa speciale autorità loro conferita, come sottolineo nel post, dà loro una speciale responsabilità. Se lei rilegge con calma il mio post, io non insulto mai né denigro i poliziotti, li invito se mai a informarsi e a pensare alle proprie responsabilità in tutte le occasioni in cui sono chiamati a esercitare la cosiddetta violenza legale.

  77. giorgio: la mia impressione è che in parte stiamo dicendo delle cose analoghe ma da punti di vista diversi. meglio: complementari. giustamente lei ricorda la costituzione e il dettato della legge. ma lo stato, questa è la mia profonda convinzione, è contemporaneamente anche l’insieme dei cittadini. i cittadini nel loro concreto agire formano la repubblica che è tenuta ai compiti da lei ricordati. ed è su questo, sulla figura del cittadino, sul suo esercizio concreto, eventualmente anche sull’abuso, delle regole che lo costituiscono, che alla fine si sta svolgendo questa discussione. che, per conto mio, è davvero un’ottima cosa.

    su un punto le nostre due letture si distaccano. cioè quando lei richiama l’idea di farsi giustizia da soli. secondo me occupare un’università, fare un picchetto di fronte a una fabbrica, fare un presidio non autorizzato non è farsi giustizia da soli ma, in termini molto schematici, proprio chiedere che venga fatta giustizia tutti insieme. e, come dicevo in un altro commento, si può superare la soglia della legalità, si può abusare in buona sostanza del proprio diritto, però contemporaneamente si pone il problema di una rielaborazione di quella legalità, una questione che riguarda non solo le persone che operano quell’azione, ai margini o oltre la legalità, ma tutta la repubblica.

    e forse, per concludere, più che chiederle quanto si sente vicino ai cittadini (mi sono reso conto solo adesso di quanto pregiudizio ci sia nella domanda che le ponevo nel commento precedente, e mi scuso) dovrei chiederle la sua lettura politica (ma politica nel senso più generale e di valore, non certo partitico o di cronaca politica) di queste azioni, delle manifestazioni, delle eventuali cariche e così via.

    intanto torno a ringraziarla, sia per i motivi già detti, sia perché ha accettato di confrontarsi su un tema che sappiamo tutti essere estremamente delicato e che, trattato da certi punti di vista, le assegna spesso un ruolo per nulla piacevole.

  78. signor giorgio
    la ringrazio per la delicatezza, ma il mio primo intervento, bacchettato :) dal caro sparz, non era certo tenero nei confronti dei ” tutori dell’ordine”
    il suo argomentare è legittimo e legittimo chiedere che non si faccia di tutta l’erba un fascio, come è legittimo stare sul pezzo.
    gli episodi di violenza, le manganellate gratuite, i pestaggi, le cariche di questi ultimi giorni da parte della polizia sono ben documentate e testimoniate, come documentati e testimoniati sono i pestaggi i massacri e le torture di cittadini a genova in quel terribile luglio 2001 e io c’ero.
    come dcumentati e testimoniati sono i pestaggi e le torture e gli omicidi di ragazzi cittadini fermati per qualche grammo di erba e che a casa non sono più tornati.
    come documentati e testimoniati sono i pestaggi nei cie e il trattamento che subiscono immigrati nei ghetti delle nostre città e periferie, da parte di rappresentati della legge “tutelati” dall’impotenza a denunciare di queste persone “clandestine”
    e l’elenco sarebbe lungo
    a quali requisiti deve rispondere un aspirante poliziotto?
    quale ordine tutelano le forze dell’ordine? da chi ricevono gli ordini? come sono addestrati? come sono armati? hanno facoltà di scegliere di opporsi ad un comando che li obbliga a caricare cittadini inermi? possono denunciare il compagno che abusa del potere della sua divisa? possono denunciare il superiore? a che prezzo?
    risponda la prego
    io ho paura del vostro “ordine”
    cordialmente
    la fu

  79. Mi aggancio alla Fu … E per farlo parto dall’Articolo della Costituzione citato da Giorgio (che poi è il N. 3) … La Costituzione dovrebbe rimuove “ (…) gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Bene. Facciamo un esempio concreto, accaduto qualche settimana fa. Una serie di persone viene licenziata. Nel momento in cui decidono di protestare, lo Stato cosa fa? Anziché provvedere al loro “pieno sviluppo”, facendo in modo che l’imprenditore non solo non licenzi, ma neppure li tratti da schiavi, manda la polizia: si sgombra, con la forza, la tangenziale, si fermano 6 persone, che vengono denunciate e, in seguito, processate per interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Tutto secondo la Legge. Ma chi è nel giusto? Ecco, questa è la domanda fondamentale: dove risiede la “giustizia”? Nel manganello che sgombra o nella pietra dell’operaio? La Legge che permette all’imprenditore di licenziare impunemente è “giusta”? E se l’Art 3 della Costituzione – quello della rimozione delle cause delle differenze sociali … – viene costantemente disatteso, non dovrebbe considerarsi la “violenza” dell’operaio come “legittima difesa”? Sì, mi difendo da un ordine che non mi dà quanto mi spetta, e che mi mette all’angolo se provo a chiederlo; sì, mi difendo da un ordine che mi punisce se faccio un blocco stradale ma che, al contempo, assolve, socialmente e culturalmente, colui che mi ha messo in strada; sì, è giusto difendersi dalla Legge, quando la Legge è contro gli interessi della maggioranza … Un “operaio” è sempre il Doppio Osceno della Costituzione: mostra la Costituzione nella sua inessenzialità pratica. Un “poliziotto”, al contrario, è il Doppio Consolante: la protegge dalla sua stessa attuazione. Esempio banale: la Repubblica è fondata sul lavoro: ma il lavoro soffre per la crisi e, se sciopera, rischia l’arresto; Marchionne, intanto, può ricattare l’intera società senza che nessun poliziotto vada a bussare alla sua porta … No, mi dispiace: non è questa la mia legalità …

    F. A.

  80. Egregio professore, perdoni l’affronto, rimando al mittente l’invito e la prego di rileggere con attenzione il Suo articolo, con la calma che permette il distacco dalle proprie esperienze, dalle proprie convinzioni e pregiudizi. In seguito, se Lei ritiene, può riformulare la Sua opinione su quanto ha pubblicato. Io non giudico i professori universitari sulla base di ciò che Lei scrive, Lei è uno dei tanti docenti e sono convinto che altri avrebbero trattato l’argomento con maggior attenzione. Anche il mio così come il Suo è un parere personale, decida Lei quale rispecchia maggiormente la virtù aristotelica.
    Genova è stato un disastro, mi permetta però di chiudere questo capitolo, la violenza gratuita e premeditata è sbagliata, indegna di un paese civile, però concorderà con me che ogni volta che si incontra un tedesco non lo si po’ accusare di essere responsabile dell’olocausto.
    E’ giusto denunciare le violenze, anzi bisogna condannare il silenzio e l’omertà, i tentativi di depistare, coprire e proteggere chi le commette, sia esso un poliziotto o un qualsiasi altro cittadino. E’ sbagliato non usare la ragione, enfatizzare la realtà, modificarla per renderla conforme alle proprie convinzioni.
    Qualcuno disse che l’uomo è un essere razionale che combatte contro i suoi istinti animali. Io sono fermamente convinto che questa affermazione sia più reale che mai, l’esistenza del diritto, la necessità di regole morali, etiche e giuridiche, la continua lotta dell’uomo contro l’uomo, del bene contro il male, sostengono questa mia certezza. La folla non è razionale, la folla è istinto, la folla è trasporto, la folla è passione e a volte pazzia, la folla è democrazia, dittatura, può essere anche sdegno e gioia e centinaia di altre cose. Esiste un concetto di giustizia che soddisfi l’intera collettività ? E’ mai esistito ? Oppure il nostro sistema è quello che garantisce il male minore ? Io penso sia così ! Il problema vero è l’uomo e la sua educazione al giusto. In un paese di furbi come il nostro la strada da percorrere è lunga e tortuosa. Non è solo una questione di conoscenza ! Può la conoscenza contro l’istinto, la bramosia di potere, la conquista di ricchezza ? Possiamo affermare che tutti i ricchi e i potenti sono ignoranti ? Si può affermare che è violento chi è ignorante e giusto chi è colto ?
    Lascio la risposta al filosofo Bortolotti che ringrazio per la sua correttezza e per la capacità di “fare un passo indietro”. A Lei, gentilissimo Gherardo, rispondo con una citazione che non avrà difficoltà a riconoscere e riportare ai nostri giorni: “Finché molti uomini riuniti si considerano come un sol corpo, essi non hanno che una sola volontà la quale riguarda la conservazione comune e il generale benessere. Allora tutti i meccanismi dello Stato sono vigorosi e semplici, i suoi principi chiari e luminosi: non ci sono interessi confusi e contraddittori; il bene comune si rivela con evidenza dovunque e non c’è bisogno che di buon senso per riconoscerlo. La pace, l’unione, l’eguaglianza sono nemiche delle sottigliezze politiche. E’ difficile ingannare gli uomini retti e semplici, proprio per la loro semplicità: le lusinghe, i pretesti ricercati no li conquistano; e non sono abbastanza scoperti per esser presi in giro. Quando si vede che, presso il popolo più felice, masse di contadini regolano gli affari dello Stato sotto una quercia ed agiscono con saggezza, possiamo forse impedirci di disprezzare la raffinatezza delle altre nazioni, che diventano famose e miserabili con tant’arte e mistificazione ? Un tale Stato ha bisogno di ben poche leggi; e, a mano a mano che diventa necessario promulgarne di nuove, questa necessità È riconosciuta universalmente. Il primo che le propone non fa che dire quel che tutti hanno già pensato e non c’è bisogno di brighe ne di discorsi eloquenti perché diventi legge quel che ognuno ha deciso di fare, appena sarà sicuro che gli altri agiranno come lui. Quel che inganna i ragionatori è il fatto di non conoscere che Stati mal costituiti dalle origini, per cui son colpiti dalla impossibilità di mantenervi una tale costituzione. Essi ridono pensando a tutte le sciocchezze che un furbo astuto, un parlatore insinuante potrebbe dare ad intendere al popolo di Parigi o di Londra. Non sanno che Cromwell sarebbe stato fischiato dal popolo di Berna e il duca di Beaufort4 sarebbe messo a posto dai Ginevrini. Ma quando il vincolo sociale comincia a rilassarsi lo Stato ad indebolirsi, quando incominciano ad imporsi gl’interessi particolari e le piccole associazioni ad influire sulle grandi, l’interesse comune si sposta e trova degli oppositori; nei voti non c’è più l’umanità; la volontà generale non è più la volontà di tutti; ci sono contraddizioni, lotte; il parere migliore non passa senza discussioni. Finalmente quando lo Stato, prossimo alla rovina, non esiste che in forma illusoria e vana e il vincolo sociale è spezzato in tutti i cuori e il più vile interesse prende sfacciatamente il nome sacro di bene pubblico, allora la volontà generale si fa muta; tutti, spinti da segreti motivi, non giudicano più come cittadini, ma come se lo Stato non fosse mai esistito; e falsamente si fanno passare col nome di leggi decreti iniqui che non hanno altro fine che l’interesse particolare. Deriva da ciò che la volontà generale sia annullata e corrotta? No: è sempre costante, inalterabile e pura; ma È subordinata ad altre che la schiacciano. Ognuno, staccando il suo interesse dall’interesse comune, vede bene che la separazione non può esser netta; ma la sua parte del male pubblico gli par nulla di fronte al bene privato che vuol raggiungere. Ad eccezione di questo bene particolare, egli, nel suo interesse, vuole il bene generale come ogni altro. Anche se vende il suo voto per denaro, non spegne in sé la volontà generale, ma la elude, La sua colpa è nello spostare la questione e nel rispondere una cosa diversa da quella che gli si chiede: di modo che, invece di dire del suo voto: È vantaggioso allo Stato, dice: è vantaggioso a questo o a quell’uomo, a questo o a quel partito che questa o quella proposta sia approvata. Così la legge dell’ordine pubblico nelle assemblee non è tanto nel mantenere la volontà generale quanto nel fare in modo che sia sempre interrogata e che sempre risponda. Avrei su questo punto tante riflessioni da fare sul semplice diritto di voto in ogni atto di sovranità, diritto che nulla può togliere ai cittadini, e su quello di pensare, proporre, decidere, discutere che il governo ha sempre gran cura di lasciare soltanto ai suoi membri: ma questo argomento richiederebbe un trattato a parte, ed io non posso dir tutto in questo.”
    Gentile Funambola ho appena letto il Suo post al quale penso di aver già risposto, comunque non posso e non voglio negare l’evidenza, purtroppo anche tra chi indossa una divisa c’è chi supera la linea di demarcazione legale, anche loro sono esseri umani, anche loro sbagliano ed è giusto che paghino. La legge c’è anche per loro, anche loro sono cittadini come tutti gli altri. Mi perdoni, non faccia l’errore di generalizzare, Le garantisco che i poliziotti sono al servizio dei cittadini, se dovesse avere necessità si rivolga a loro con fiducia faranno tutto ciò che è possibile per aiutarLa. La prego, volga lo sguardo anche verso le migliaia di cose positive che i poliziotti fanno giornalmente, forse vedrà tanta luce tra qualche ombra.
    Cordialmente.
    G.N.

  81. signor giorgio

    io non pretendo che lei risponda alle mie domande che erano circostanziate e precise

    e non la esorto a”rileggere con attenzione il Suo ultimo intervento, con la calma che permette il distacco dalle proprie esperienze, dalle proprie convinzioni e pregiudizi” e non la “esorto” in seguito, a riformulare la Sua opinione su quanto ha scritto per il semplice motivo che credo che il suo pensiero abbia dignità e ragione di esprimersi quanto il mio

    io credo che ci si debba attenere ai fatti e i fatti, in questo contesto, sono documentati e testimoniati.

    come documentati e testimoniati sono i fatti di genova che smentiscono la sua teoria sulle mele marce e la responsabilità individuale di pochi balordi esaltati all’interno delle forze dell’ordine.

    e il pensiero di Antonio Sparzani è lì da leggere chiaro e cristallino

    io la sento troppo distante dal mio “sentire” e “vedere” per cui scelgo di non proseguire oltre confidando nella sua com passione

    cordialmente
    la fu

    di rousseau mi piace questo pensierino
    “l’uomo è nato libero ma ovunque è in catene”

  82. @giorgio

    anche se sono abbastanza grande, alle novelle ci credo ancora, ma non a tutte. per esempio non credo alla novella delle MELE MARCE nelle forze di polizia. quando me la raccontano mi irrito e non riesco a prendere sonno. sono convinto, invece, che una certa inclinazione alla violenza le polizie di tutto il mondo ce l’hanno sia per idiozia, irresponsabilità e interesse dei singoli, sia per struttura propria delle polizie stesse, della quale struttura, sono convinto, una parte è dedicata ad affari riservati se non segreti. comunque in Italia i poliziotti ménéno, da quelli che lavorano in strada a quelli che lavorano in carcere, protetti da tutti. un amico giudice mi dice che è praticamente costretto ad aggravare la posizione di tutti gli arrestati che all’udienza preliminare gli raccontano di essere stati picchiati da polizia o da carabinieri o da guardie carcerarie ecc. nessuno degli imputati riesce mai a provare le accuse…

  83. qui, tra scrittori fascisti al ddt che danno lezioni di letteratura e poliziotti che danno lezioni di democrazia, citazioni alla mano, mentre nelle caserme si esaltano cantando canzoni del mai abbastanza rimpianto ventennio e nelle camerate tengono il busto del duce in bella vista, sapere che in giro per la riserva ci sono ancora i massino, le funambole e i/le niky lismo, è una vera e propria boccata d’ossigeno

    e su tutto, sopra tutto, come sempre, il tentativo di derubricare genova 2001 a parentesi scellerata, frutto dell’azione sconsiderata di poche mele marce… e l’albero?

  84. inquietante che un rappresentante delle forze dell’ordine redarguisca un pensiero estremamente pacato e di “buon senso” come quello di Antonio Sparzani
    inquietante il silenzio di molti che potrebbero “dire”
    inquietante questo sottile ammonimento del signor giorgio che pare quasi un’intimidazione
    inquietante che la favola delle mele marce attecchisca nelle coscienze delle persone che si rifiutano di guardare la realtà dei fatti
    inquietante il periodo che stiamo attraversando
    inquietante che qui ci si accapigli, spesso, per inezie letterarie e non si scorga la gravità delle parole del signor giorgio
    che dire: inquietante:)

    molti baci democratici
    la fu

  85. Cara Funanbola, se Lei pretende che io confessi una realtà che non esiste, un progetto mai scritto, un complotto contro questa o quell’idea politica, allora mi dispiace, io non posso accontentarLa. L’empatia mi permette di comprenderLa non di condividere le Sue (errate) convinzioni. Mi dispiace che il Suo alto senso democratico e la Sua “com passione” Le abbiano fatto scegliere “di non proseguire oltre.”
    Egregio Larry Massino, non posso che dissentire rispetto alle Sue affermazioni. Lei descrive le caserme come macellerie sociali e i poliziotti come incalliti picchiatori. Io non so di quale paese parla, l’Italia non è il Cile di Pinochet ed io non sono una camicia nera.
    Benvenuto anche a Lei signor Gibril Al-Halim, anche Lei figlio di generiche quanto fantasiose e diffamatorie convinzioni. La teoria dell’albero avvelenato è applicabile agli atti giuridici, chi ha studiato diritto non avrà difficoltà a comprendere, ma non è proponibile sull’uomo, a meno che Lei non ritenga che la responsabilità penale non sia un fatto personale; in tal caso, a proposito di lezioni di democrazia, rilegga la Costituzione Italiana.
    Mi scuso con il dr. Bortolotti, ricordavo di aver letto da qualche parte che fosse laureato in filosofia.
    Ringrazio il dr. Sparzani per l’email, ho scritto il mio post precedente prima di leggerla.
    Cordialmente
    G.N.

  86. cerco di riprendere la discussione domani, dato che adesso non riesco. per ora dico solo, a giorgio, che mi pongo queste domande non come filosofo ma proprio come cittadino e, a gibril, che, al di là del merito, di tullio scappa mentre giorgio risponde – per la sede in cui siamo non mi sembra una differenza da poco.

  87. proseguo un attimino…

    “l’Italia non è il Cile di Pinochet ”

    come interpreta gli “incresciosi fatti” di quel vicino 2001 accaduti nella scuola diaz e nella caserma di bolzaneto?
    uno scherzo, una goliardata, un eccesso di qualche poliziotto “psicopatico”?

    lei liquida quella barbarie con le testuali parole

    “Genova è stato un disastro”

    un disatro voluto dal fato? un disatro accidentale?

    lei mi vuole fare intendere che dietro quei fatti non ci fosse una strategia studiata a tavolino nei piani alti?

    perchè signor giorgio insula la mia intelligenza?

    provo a baciarla, chissamai! :)

    la fu

  88. egregio signor Giorgio, io sono figlio unicamente di una madre e di un padre, esattamente come lei: quelle che chiama generiche quanto fantasiose e diffamatorie convinzioni, sono dichiarazioni e testimonianze di cui la rete pullula, molte anche ad opera di persone democratiche che, facendo il suo stesso mestiere, vivono con profondo disagio la coabitazione forzata, in taluni reparti e in talune zone “sensibili”, con frange di “esaltati”. cerchi, non le sarà difficile trovarne, magari sono dichiarazioni di suoi colleghi che, impotenti, hanno assistito ai fatti di genova e allo scatenarsi, in quei giorni, della più cieca e furiosa violenza su uomini, donne, anziani inermi e pacifici. oppure chieda, così, a caso, al papà di Federico Aldrovandi… tanto per fare uno dei tanti, tantissimi purtroppo, nomi di persone che avrebbero qualcosa da dire sulle sue granitiche convinzioni

    veda, io non ho nessuna difficoltà a credere nella sua buona fede, nei suoi valori e nel suo rispetto nei confronti delle istituzioni democratiche a cui ha giurato fedeltà, anzi, sono convinto che persone con tali principi, anche se in minoranza, ci sono nei corpi di cui lei fa parte: e, aggiungo, per fortuna!, altrimenti non saremmo qui ad esprimere le nostre opinioni, quali che siano, ma probabilmente in uno stadio, magari in attesa di un volo senza ritorno sul mediterraneo. ecco, visto che io sono convinto di questo, faccia uno sforzo anche lei, provi ad insinuare un “piccolo” dubbio nella sua ferma e ferrea certezza di vivere nel migliore dei mondi possibili. il “dialogo” di cui lei parla inizia anche da qui, non può essere a senso unico: verità da una parte, la sua, e diffamazione dall’altra

    cordialmente

  89. @ gherardo

    ti leggo solo adesso, e la mia risposta risolve il tuo eventuale dubbio sulle intenzioni: è una forma di rispetto nei confronti di chi non si sottrae al contraddittorio

    permetterai, comunque, che giri un po’ il culo, soprattutto a chi è stato a genova e porta ancora addosso i segni di quel massacro, sentir parlare di fandonie e diffamazioni quando, per alcuni elementi, capi o sottoposti che siano, si usa la parola “fascismo”: un “fantasma” con cui in questo paese, e lo sa bene anche il signor Giorgio, non si sono fatti mai i conti

  90. @Giorgio signore e tutto

    se lei fosse una camicia nera, intendo dire uno di quegli uomini in divisa che chiama MELE MARCE, sarebbe forse meglio, perché potrei individuarla e schivarla. invece fa forse parte degli uomini che fanno da copertura. io vivo in Italia, poco, nel senso del vivere… il meno possibile… capirà la naturale conseguenza, esco di rado. e dunque lasciamo perdere le confidenze ottenute a cena, che potrebbero anche essere inventate.

    siccome sono uno che inventa bene le racconto ciò che è successo a me medesimo, naturalmente in una fantasia romanzesca… un pestaggio in pieno stile cileno, in una caserma, di notte, da parte di tutti gli uomini in se(r)vizio, dopo che ero stato fermato perché non avevo in tasca un documento di identità, a tre minuti di auto da casa… sempre nella romanzeria, ho visto coi miei occhi pestare ragazzi africani o poveri tossici e piccoli spacciatori. in carcere, che ho frequentato per ragioni lavorative, mi meravigliai della presenza di un corpo speciale, voluto da Giancarlo Caselli in persona, quando era capo delle carceri stesse, una specie di servizio d’ordine interno, che alcuni detenuti, di nascosto, mi descrivevano come pestatori, ” squadracce ” che entrerebbero nelle celle incappucciate e… ménéno… naturalmente i miei tentativi romanzeschi non sono attendibili, menochemeno lo sono i detenuti italiani. e menochemenoancora lo sono i fatti, dai ” suicidi ” in carcere, che in Italia raggiungano vette percentuali assurde, ai Cucchi, agli Aldrovandi agli Uva ecc. per non dire dire Bolzaneto… fuor di fantasia, ancora poche settimane fa si vedevano in tv poliziotti che ménéno manifestanti, pastori sardi o cittadini di un territorio sciagurato dove lo Stato vuole sversare rifiuti, contrariamente alle leggi e al buonsenso.

    come vede anche io dissento dal suo modo di ragionare di polizia, che sono certo finirebbe in una sperticata giustificazione della violenza da parte dello Stato. che invece, in uno Stato di diritto, non sarebbe giustificabile mai, e in ogni caso è giustificabile solo in maniera proporzionata: non è che io ti offendo con le parole e tu mi spari in testa!

  91. aggiungo…

    “la catabasi a Bolzaneto ha avuto un altro aspetto importantissimo, il senso di un rito di passaggio generazionale. Sotto quelle forche caudine, esattamente come nel massacro Diaz, si è bruciata l’ingenuità di una generazione di giovanissimi, che ne è uscita adulta. Si è vergini all’orrore come lo si è alla voluttà, diceva Celine”

    città in rivolta agostino petrillo ombre corte

    inferno bolzaneto mario portanova melampo

    la sindrome di genova lacrimogeni e repressione chimica
    edoardo magnone enzo mangini fratelli frilli editore

    molti baci comunisti
    la fu

  92. Egregi Internauti, visto che alcuni strumentalizzano il mio pensiero, per oggi chiudo con una precisazione:”Io rappresento me stesso.” Non ho ricevuto mandati o deleghe, non SONO AUTORIZZATO A RAPPRESENTARE ne rappresento altri se non Giorgio. Nel caso non sia chiaro:”Io sono un cittadino italiano che esprime la propria opinione.”
    Cordialmente
    G.N.

  93. cari compagni
    ci ho da fare la ricrescita e da metter sù un po’ di pasta.
    vi abbraccio commossa e spero che giorgio ri veda un po’ il suo corpo, armato
    baci
    la fu

  94. grazie a tutti voi, ragazz*, per questo dibattito (che comunque non voglio con queste parole chiudere d’autorità, ci mancherebbe) vorrei solo dire a Giorgio che non credo si voglia “strumentalizzare” il suo pensiero, frase che qui come altrove non ha tanto senso, a guardar bene. Credo purtroppo che le circostanze nelle quali le forze dell’ordine hanno ecceduto i loro limiti di comportamento legale siano troppo numerose per un paese civile e democratico. Se sono mele marce, sono intollerabilmente tante e potenti.
    Continuo a sostenere che un cambiamento di questa situazione dovrebbe nascere dall’interno di questi corpi, se cominciassero essi stessi ad avvertire l’esigenza di informarsi e di ragionare con la propria testa, avrebbe inizio un processo inarrestabile. E per questo sarebbe essenziale l’opera di qualche splendida e ostinata mela sana.

  95. Sono arrivato su questo blog casualmente seguendo la storia di Roberto Saviano, del quale ammiro il coraggio è la voglia di rinnovamento. Apprendo su questo blog che Roberto è scortato da servi. Strana la vita, sono gli stessi poteri occulti che mandano i loro servi a proteggere chi racconta la realtà che loro vorrebbero nascondere. Ma si sa, dei servi non ci si può mai fidare, loro si vendono al miglior offerente e sono servi per ius sanguinis, come i servi della gleba e come loro vengono venduti al governo di turno.
    In questo blog ho scoperto che i servi sono ricchi, conoscono il denaro ma non il Capitale, ignorano l’esistenza del Libro nero sul comunismo, pensano che Sonderkommando sia un gioco per la playstation e i Gulag un gelato.
    I servi non distinguono il fato dal fatto, anche se Quotidiano, e pensano che l’Unità accompagni ogni Repubblica; a volte leggono il Giornale pur sapendo che si ritiene Libero.
    Scopro che i servi non pensano, si dice che siano simili ai vermi appartenenti alla sottoclasse hirudinea, cioè dei parassiti, esseri che vivono cibandosi della linfa altrui. C’è chi sostiene che al cittadino non rimane che scegliere di quale servo perire !
    Due pesi e due misure. Scopro che al servo è vietato redarguire un pensiero pacato e di buon senso, ciò è permesso a chi redarguisce il servo.
    Il servo dice che non vive sull’orlo del precipizio nell’indecisione di un improbabile volo pindarico, cosi come non vive sull’uscio di casa in attesa che passino le armate. Il servo dice che lavora, sbaglia e paga. Il servo afferma che non si arrende a qualunquismi e non sogna rivoluzioni Bakuniane o colpi di scena Franchisti, il servo sostiene di lavorare per una società migliore. Il servo non si occupa di religione cosi come di teorie darwiniane, anche se secondo alcuni altro non è se non un soldato romano.
    Il servo è servo e come tale è ignorante. Ignora che ci sono persone che lo odiano, non in quanto servo ma perché appartenente alla classe dei servi. Questa è democrazia ! Questa è giustizia ! Questi sono sani principi !
    Il servo afferma di avere due lauree. Dico io:”Non è possibile…! Le avrà acquistate al mercatino!”
    Io sono un servo, odio la violenza, amo la verità, la democrazia e qualsiasi forma vivente esistente sul pianeta.
    Cogito ergo sum.
    Ci sono tanti altri servi come me, sono migliaia, un’esercito di servi, al servizio non al soldo della stessa democrazia, qualunque sia il colore scelto dai cittadini.
    Chiudo e, nonostante tutto, vi ringrazio per la pazienza e per questa proficua esperienza.
    Cordialmente
    Servo Vostro.

  96. @giorgio
    la ringrazio per i suoi interventi, mi sono stati utili pur avendo già passato la stagione del tutti fascisti e servi, le auguro di poter avere, se già non fosse così, un posto di responsabilità in modo da mettere a frutto cooncretamente leidee che qui ha espresso.

    Maria

  97. @Gibril Al-Halim

    conoscevo tutta queste genti che ci hanno tanta immaginazione pure loro… grazie comunque.

    @giorgio

    io non disprezzo la polizia in quanto tale, ma le polizie, compresa quella carceraria, in quanto strumento di violenza sui cittadini, più o meno comandate dall’alto. vorrei anche venire a sapere, non una volta sola, di poliziotti testimoni in tribunale contro colleghi ” mele marce “. magari dei poliziotti che ricordino bene quello che è successo a Stefano Cucchi…

    avverrà?

  98. signor giorgio

    potrei:

    smontare il suo ultimo intervento pezzo per pezzo per mostrarne la retorica e la falsa umiltà

    potrei andare in automatico e sfogare la rabbia per gli innumerevoli abusi prevaricazioni violenze psicologiche intimidazioni da parte dei corpi di polizia e della magistratura dei quali sono stata vittima e testimone

    potrei indossare registri vari

    potrei, ma non ritengo sia utile e tantomeno essenziale

    utile e “onesto” è rispondere a delle domande
    utile e “onesto”, mi intenda, non doveroso, che io non stigmatizzo chi, sollecitato, si avvale della facoltà di non rispondere :)

    le rimpallo e siamo punto e a capo:

    Io sono una serva, odio la violenza, amo la verità, la democrazia e qualsiasi forma vivente esistente sul pianeta.
    Cogito ergo sum
    meglio:
    amo, ergo sum
    Ci sono tanti altri servi/e come me, sono migliaia, un’esercito di servi/e, al servizio non al soldo della stessa democrazia, qualunque sia il colore scelto dai cittadini.
    Chiudo e, nonostante tutto, la ringrazio per la pazienza e per questa proficua esperienza.
    Cordialmente
    Serva Sua (fino a pagina quindici)
    la fu

  99. giorgio, io la omaggio di questa vetusta canzone, ahinoi, ancora assai di moda
    si potrebbe intonarla insieme, che ne dice?

    O cara moglie, stasera ti prego,
    dì a mio figlio che vada a dormire,
    perchè le cose che io ho da dire
    non sono cose che deve sentir.

    Proprio stamane là sul lavoro,
    con il sorriso del caposezione,
    mi è arrivata la liquidazion,
    m’han licenziato senza pietà.

    E la ragione è perchè ho scioperato
    per la difesa dei nostri diritti,
    per la difesa del mio sindacato,
    del mio lavoro, della libertà .

    Quando la lotta è di tutti per tutti
    il tuo padrone, vedrai, cederà ;
    se invece vince è perchè i crumiri
    gli dan la forza che lui non ha.

    Questo si è visto davanti ai cancelli:
    noi si chiamava i compagni alla lotta,
    ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,
    e un dopo l’altro cominciano a entrar.

    O cara moglie, dovevi vederli
    venir avanti curvati e piegati;
    e noi gridare: crumiri, venduti!
    e loro dritti senza piegar.

    Quei poveretti facevano pena
    ma dietro loro, la sul portone,
    rideva allegro il porco padrone:
    l’ho maledetto senza pietà .

    O cara moglie, prima ho sbagliato,
    dì a mio figlio che venga a sentire,
    chè ha da capire che cosa vuol dire
    lottare per la libertà
    chè ha da capire che cosa vuol dire
    lottare per la libertà.

  100. Anch’io potrei…..(L’odio è preludio dell’amore ?)

    Se tremi per l’indignazione davanti alle ingiustizie, allora sei mio\a fratello\sorella. (non abbisogna)

    Saluti…..leggeri.

    Gio

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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