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f u t u r o   s e m p l i c e

di Antonio Sparzani

Ai piedi del muro

Mi piacerebbe fare un gioco azzardato con questo Futuro semplice di Gianni Montieri (LietoColle 2010, € 10), voi direte esagerato, ma ascoltate senza paura delle esagerazioni: se io facessi leggere Le Occasioni montaliane a qualcuno che non le conosce ‒ non sarà facile trovarlo, lo so, ma supponete ‒ e ci mettessi dentro: scivolo dentro quelle notti / processioni d’auto sul lungomare /risate chiassose e clacson / come ci pareva facile / … il lettore, pur attento, si stupirebbe poi molto? Io non credo, anche se naturalmente, non appena poi proseguisse nella lettura di Futuro semplice perderebbe ogni dubbio e comincerebbe a percepire una personalissima vena, non assimilabile ad alcun’altra. Forse voglio soltanto dire che io ho intravisto in qualche movimento, giro di frase, immagine, presenti nelle brevi poesie di Montieri un’eco che mi rimanda alle mie prime letture poetiche, appunto gli Ossi e Le Occasioni. Certo comunque non è un cattivo viatico, per cominciare una lettura nuova. Magari Gianni ci dirà se le prime raccolte di Montale sono state tra le sue assidue letture.

Da un’altra parte che sembra assai diversa mi arriva un rimando a Futuro semplice: Giancarlo Majorino, parlando qui della poesia di Andrea Inglese usava l’espressione “esplorazione della vicinanza”, e di nuovo trovo che questa formula in qualche modo si attagli alle poesie di Montieri.

ATTRAVERSO MILANO

Io Milano l’ho imparata il sabato
nei passi lasciati ai bordi del naviglio
su bancarelle di libri troppo usati
l’ho assimilata nei caffè
bevuti appena dopo l’alba

osservando la fretta un po’ di lato
ho allungato la falcata
ne ho preso possesso in metropolitana
un lunedì qualunque di gennaio
sotto terra amando l’interscambio

le ho voluto bene veramente
quando ho capito
il senso delle tangenziali
compreso che la nebbia ha una ragione
distinto da lontano
il suono che fa il tram.



Gli oggetti del quotidiano parlano e pensano: il talento di Montieri sta nel consentirlo, nel garantire l’attenzione, la consapevolezza costante che sacrifica talvolta la personalità alla necessità del dire. Parla con chiarezza, senza sovrapporre i campi semantici, ma ogni componimento ha un’eco profonda. Bisogna attendere un bel po’, prima che i cerchi nell’acqua si dissolvano, prima che l’ultima vibrazione di suono cessi, se pure. C’è il tentativo di mettere ordine, uno sforzo continuo, disarmato, coraggioso. Oggetti, momenti, gesti, ricordi, vengono collocati con cura amorevole, osservati. Restano nel palmo della mano a lungo, prima di trovare destinazione, portano con loro un poco di quel calore, di quell’impronta. Il libro costituisce un corpus omogeneo.
Non direi però che si tratti di un percorso con un inizio ed una fine precisi, un’esperienza vissuta e conclusa.
Milano poi è molto presente nelle esplorazioni di Montieri:

STAGIONE DI CONCERTI
È un rarefarsi lento d’aria livida
un colpo battuto in terra di nessuno
questo sintomo di vento umido
che non scompone foglie
su noi non lascia traccia

non piove in segno di rispetto
in memoria di un’estate troppo breve
di nuotate in vasca corta

mentre è già stagione di concerti
di code ai botteghini.

E infine questa, che trovo particolarmente rappresentativa del modo poetico di Montieri di guardare gli oggetti e di farli diventare pezzi di un mosaico ordinato e denso di emozioni trattenute.

EFFETTI PERSONALI
L’armadio a poco a poco
dall’alto in basso
camicie jeans pullover
(mi darai una mano)

i cassetti in fretta ma con cura
una parvenza di rigore
i libri, tutti quanti i cd

ieri ho mangiato uno yogurt
prima che scadesse
l’ultima comparsa delle chiavi
sul piano di lavoro là in cucina

i passi all’indietro per non voltarsi
come l’albero in giardino mesi fa
non abbiamo retto
la fine segnata ben prima della soglia.

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26 Commenti

  1. Spesso facciamo il contrario di ciò che sentiamo, a me pare che questo sia un dato che ci caratterizza. La condizione ossimorica, o per lo meno essere avvertiti della sua esistenza, aiuta molto a capire noi stessi e gli altri. Nella raccolta di Montieri intravedo anche questo tipo di avvertimento. Bella recensione.

  2. Personalmente, non mi sembra che ci sia un sacrificio della “personalità”, nè che la priorità qui sia quella del “dire” per mettere ordine a tutti i costi, in un mosaico che ordinato – per fortuna – non è…

  3. Come ho già avuto modo di dire a Gianni, la sua poesia, il suo stile – apparentemente – dimesso e colloquiale, il suo understatement, il suo costante lavoro di abbassamento tonale mi hanno ricordato molto più il Montale di Satura che non il primo Montale. La sua cifra si rende caratteristica per la capacità di evocare situazioni e luoghi con poche immagini, pochi oggetti, che, in un contesto grigio e metropolitano come quello milanese, diventano segni dell’assenza, testimonianze di solitudine. Futuro Semplice, insomma, è un libro che racconta la contemporaneità e lo fa sommessamente, senza gridare.
    Consigliato vivamente.

  4. Se uno parla di Milano, si chiama Gianni e scrive: “le ho voluto bene veramente / quando ho capito / il senso delle tangenziali”
    è praticamente il mio DOPPIO!

  5. Ringrazio moltissimo Antonio per la cura che ha messo in questa recensione, per la pazienza con la quale ha cercato dietro le parole. Montale credo influenzi tutti coloro che amano la poesia, da chi legge a chi scrive. E’, naturlamente fra le mie letture, anche, se per gusto, preferisco il Montale di Satura. Penso da Montale, così come dalle letture assidue di Pagliarani e Raboni, di aver imparato il rispetto per la parola, tento di metterlo in pratica cercando di non abusarne, sperando di riuscirci. “Esplorazioone della vicinanza” sì, è quasi inevitabile per me.
    Grazie a chi sta leggendo e commentando.
    Un abbraccio particolare a viola che ogni volta mi tocca.

    ps: vado a verificare su google quanto fa il doppio di biondillo :-)))

    grazie

  6. La chiarezza che ha nel dire il quotidiano è stupefacente, verissimo. Una chiarezza che sta in un linguaggio quotidiano, che avvicina senza scadere, che ti fa dire “Oh, ma anch’io direi lo stesso!”. Ecco, sì, lo direi, magari non sarei capace di dirlo proprio come Montieri.
    Il nodo di quando leggo poesia, per me, sta qui: sentire che potrei dirlo anche io e scoprire che non saprei dirlo altrettanto bene.

  7. Ecco, appunto, ripetere quotidiano due volte in due righe è dimostrazione palese della capacità di dire meglio di Montieri che non avrei! :)
    Scrivere da un telefonino non è il massimo. Non ci sono per nulla abituata! :(
    Chiedo perdono. :)

  8. Le poesie di Gianni sono autentiche e cristalline, i suoi versi dipingono scene, luoghi, oggetti (come giustamente sottolinea Sparzani, rimandandomi più che a Montale a Caproni). Così come è vero che questa raccolta racchiude in sé un continuum omogeneo, che pur non avendo la pretesa narrativa di un inizio ed una fine, offre una complessiva visuale sulla “precarietà” del presente (il *disordine* cui, a mio avviso, ben alludeva Giovanni Catalano), fatto di sradicamenti e nuove radici “da imparare”: Io Milano l’ho imparata il sabato / nei passi lasciati ai bordi del naviglio, adattandosi, ma rimanendo se stessi: Io sto al sud proporzionalmente / appartenenza più che somiglianza / porto tracce degli umori, la durezza /-certi sguardi- […] dicono che non ho l’accento / particolare privo d’importanza /le parole tronche, questo conta / sono tutti i miei risparmi

    Complimenti a Sparzani per questa bella lettura e un caro abbraccio al Montieri. (granderrimo)

    nc

  9. Leggere una recensione così accurata è un vero piacere. Lo è ancora di più, per me, quando l’autore in causa è poeta che sempre più apprezzo e stimo.
    E’ una soddisfazione leggere Gianni e ritrovare costantemente la misura di una poesia attenta perlopiù ad essere piuttosto che a “strafare”.
    Grazie ad Antonio, ma soprattutto grazie a Gianni.

    clelia

  10. care Francesca e Anna, non dimentichiamo che il merito è anzitutto vostro, e di Luciano, ovviamente, e dunque un grazie a voi. Francesca, vedrai che un giorno parlerai, abbi fede …………

  11. Concordo con letture montaliane dell’opera di Montieri. Strutturalmente vedo più vicinanze con Satura e soprattutto coi Diari – non c’è del resto in “Futuro Semplice” una suddivisione della silloge in sezioni. Il fatto che ci si riferisca e che io insista ancora su questo punto però non vuol dire affatto che qui abbiamo davanti un epigono. Tutt’altro!. Montieri, e dunque la sua Poesia, sembra che abbia fatto propria la tradizione del secondo Novecento italiano…da Montale sì a Pagliarani, come lui stesso dichiara, ma – così, per astrarre un pò dato che si tratterebbe dell’ultimo Montale e del primo Pagliarani – è quella (certo invenzione) linea teorizzata da Anceschi – la linea lombarda – che si fa sentire. Echi di Sereni, Giudici, scomposizione e tentativi di scomposizione dell’io del Pagliarani di Cronache & altre poesie o Inventario privato si avvertono in più coniugati con la sua personalissima personalità e originalità che, con grandezza, riesce ad innestare nella poesia italiana quelle sonorità americane un po’ “ciniche” e minimaliste alla Carver (una stessa poesia di Montieri viene dedicata al poeta americano) ma anche un certo “classicismo moderno americano” alla Mark Strand, Charles Simic. Sono tendenze che si ritrovano per esempio anche in “L’attimo dopo” di Massimo Gezzi. Sarebbe anche l’ora di “mappare” un po’ la poesia dei nati negli anni ’70.
    Detto ciò – come ho avuto modo di fare più volte – complimenti a Montieri per questo capolavoro del XXI secolo.

  12. @sparz: davvero grazie a francesca e anna, per la forza che hanno e per quello che fanno
    @mario: grazie
    @luciano: conosce bene le mie letture, sa cosa mi piace leggere, lo ringrazio. Lascerei stare i capolavori, questo credo sia un buon libro. ecco, grazie a tutti

    @gianni biondillo: caso ha voluto che lunedì scorso, a Palazzo Grassi, una persona a cui tengo molto ti facesse autografare una copia di “Tangenziali” per il tuo DOPPIO. Questo chiude il cerchio, direi. :-)

  13. conosco da poco la poesia di Gianni, c’è una linea comune che passa attraverso le nostre esperienze poetiche e le condivise suggestioni letterarie (Carver, ma non solo…i nomi sono giò stati fatti). Se c’è un aspetto che colpisce della scrittura di Gianni è la chiarezza: la semplicità e, allo stesso tempo, la possibilità data al lettore di leggere “in trasparenza” le immagini e caricarle di significati, sono i punti di forza. E’ una poesia che “arriva”…ricordo il monito di Pound a Laughlin, quando lo sollecitava a scrivere semplice, in modo che i versi fossero comprensibili, essenziali (“Make it simple James, so a child can understand it…”)

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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