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La verità, vi prego, sulle stragi!

  

Benedetta Tobagi, figlia di Walter, è stata la prima a mettermi al corrente di questo appello. Aveva tre anni quando uccisero suo padre sotto casa, ne ha scritto un libro con cui muove già oltre la propria memoria e il proprio dolore, e oggi dedica una parte cospicua della sua vita a una ricerca che mira a restituire verità e giustizia a tutte le vittime di quegli anni. In primo luogo quelle delle stragi. Le stragi nere e “di Stato” che restano un buco nero come trauma collettivo e come lascito oscuro che ha potuto continuare a agire sotto, ma che rischiano di rimanere per sempre senza colpevoli. L’ultima sentenza per Piazza della Loggia a Brescia è un’assoluzione per mancanza di prove (quelle stesse prove manipolate e fatte sparire dai servizi deviati). Lo stesso è accaduto per Piazza Fontana.

Questo appello è meno “visibile” di altri, visto che non è indirizzato al presente o al futuro prossimo, ma, per una volta, potrebbe diventare uno strumento di pressione politica reale. L’accesso agli archivi è forse l’unica carta per cambiare il corso della giustizia. Sicuramente sarebbe un contributo decisivo per ottenere quella verità che ci spetterebbe per bisogno e per diritto. (hj)

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8 Commenti

  1. Probabilmente è solo un sogno, ed essendo – sempre che esista – documentazione cartacea servirebbe prima uno scan,
    il che lo renderebbe un gesto non ovvio, ma sarebbe bello veder finire i materiali d´archivio sulle stragi
    in quella benedetta dropbox crittata di Wikileaks.

  2. Che imbarazzo, però, a margine di un´iniziativa del genere, leggere questo:

    Ai sensi degli articoli 13 e 23 del Codice Privacy, letta l’informativa, acconsento al successivo trattamento dei miei dati personali (compreso l’indirizzo e-mail) da parte di Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A. e delle società controllate, per essere informato sulle iniziative editoriali della “Community di Repubblica”

  3. In Francia questi stragi sono bel mal conosciuti e solo inglobati sotto: années de plomb. Questo silenzio vuole molto dire su una storia ancora avvolta di interrogazioni. Per me si pone sempre il problema: devo firmare anche se non è la storia del mio paese. Ma forse devo firmare in nomine della mia passione per l’Italia.

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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