Wikipedia e la cultura

di Massimo Mantellini

Nella settimana in cui si festeggiano i primi dieci anni della versione italiana di Wikipedia, è circolato molto in rete il video di un servizio che il TG5 ha dedicato qualche settimana fa alla enciclopedia libera.

La tesi del TG5, già più volte sostenuta in passato, al netto delle imprecisioni contenute nel pezzo, è che Wikipedia sia uno strumento “sciatto” ed “ideologizzato” (??) e che la vecchia e gloriosa enciclopedia Treccani (che il TG5 usa come esempio di “bella cultura”, inquadrandone i prestigiosi tomi fino al limite del coinvolgimento pubblicitario) era senza dubbio molto meglio.

Il manicheismo del TG5 è solo la manifestazione più chiassosa e superficiale di un atteggiamento estremamente diffuso: nella critica, ragionata e non, a Internet, la dissertazione sulla autorevolezza dåi Wikipedia è del resto uno degli argomenti forti ormai da molti anni. Chi come me frequenta da un decennio consessi più o meno autorevoli nei quali si discute della natura della rete, dei sui pregi e dei suoi pericoli, sa che ogni volta, nelle situazioni più inattese, spunta sempre qualcuno che utilizza Wikipedia come provvidenziale esempio. Io, per esempio, alla frase di incipit “Per esempio Wikipedia…” tendo a rispondere ormai con un subitaneo abbioccamento.

Del resto certe critiche o certi apprezzamenti “volano veloci di bocca in bocca” esattamente come le voci sulla dipartita di Bocca di Rosa e quello che ci capita di ascoltare da anni su Wikipedia non è altro che la continua riproposizione degli stessi due o tre punti di vista più o meno rielaborati.

Così mentre Wikipedia ha annunciato di aver raccolto nelle settimane passate i denari necessari per continuare ad essere liberamente accessibile senza alcun apporto pubblicitario, forse sarebbe utile ragionare su un paio di questioni che spesso vengono sottaciute.

La prima è questa. Provate ad osservare Wikipedia con uno sguardo “macro”, come un tentativo di comprensione dell’intero fenomeno e non come l’estrazione di un canone generale da un piccolo particolare.Vista nella sua interezza l’enciclopedia fondata da Jimbo Wales è, intanto, il primo esperimento collaborativo di successo (di enorme successo, per la verità) della rete Internet: un oggetto culturale partecipato da migliaia di persone in tutto il mondo e reso disponibile gratuitamente e senza alcun secondo fine. Dico questo perché la ricerca del secondo fine è l’anima oscura di una certa dietrologia che riguarda Internet. Il continuo dubbio di molti commentatori su quali interessi ci siano dietro è, da solo, la miglior spiegazione di una certa diffusa incapacità di comprendere il fenomeno della condivisione in rete. Dentro questa visione macro i tanti problemi di Wikipedia, le voci sbagliate, quelle editate con dolo, le tante polemiche sulla gestione dei privilegi di editing, acquistano il proprio corretto valore. Un valore quantitativamente piccolo. Per una voce tarocca su Wikipedia ci sono, a fare da contraltare, migliaia di consultazioni giornalieri di voci correttamente editate, interrogate da parte, non solo dei poveri sprovveduti spettatori del TG5 resi orfani dei 57 volumi della Treccani (il sito web dell’editore non comunica il prezzo ma alcuni librai su Ebay la vendono a poco meno di 6000 euro), ma anche da giornalisti, operatori dei media, studiosi, professori universitari. Wikipedia oggi è il primo passo di qualsiasi ricerca di primo livello, basterebbe chiedere in giro per rendersene conto.

Dentro questa osservazione d’insieme non è che le critiche qualitative a Wikipedia scompaiano: restano invece valide e vale la pena certamente continuare a sottolinearle. Eppure al di fuori del luogo comune mille volte rappresentato di una certe generica allergia per una enciclopedia amatoriale e come tale dalla qualità certamente discutibile, raramente i tanti detrattori si ricordano di citare l’unico studio scientifico (pur se ampiamente contestato) pubblicato da Nature qualche anno fa sulla correttezza delle voci di Wikipedia comparate con quelle della Enciclopedia Britannica. La sintesi della ricerca per chi non la ricordasse è: “poche trascurabili differenze”.

L’autorevolezza di Wikipedia resta un po’come il sesso degli angeli. Un tema sospeso ed ampiamente variabile, proprio in funzione della sua difficile definizione. Ma anche un tema ozioso, per certi versi inutile, spessissimo invocato a sproposito. Se da un lato l’entusiasmo dei sostenitori a priori si basa su un sentimento molto ampio di vicinanza intellettuale ad uno strumento che milioni di persone utilizzano con soddisfazione ogni giorno, la critica a prescindere, in molti casi come quello del ridicolo servizio del TG5, lascia spesso intravedere altri interessi e ben altre ragioni, quasi sempre assai distanti da una generica e paterna preoccupazione per il futuro della cultura.

Siete sinceramente preoccupati per il futuro della cultura, senza se e senza ma? Mandate 5 euro a Wikipedia, serviranno per farla assomigliare un po’ di più alla gloriosa Treccani. O all’Enciclopedia Britannica. O a quello che vi pare a voi.

Testo sotto licenza CC BY SA

Il titolo è mio – JR.

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9 Commenti

  1. Condivido in pieno. Nella ricerca di qualsiasi fenomeno, ormai, si passa prima da Wiki. Ottimo strumento anche solo per orientare la ricerca. Inoltre, ci sono le discussioni ed i continui aggiornamenti.
    Io stesso scriverei l’80% in meno della robaccia che scrivo.
    Forse al tg5 non va giù di come si parli del suo padrone…no, sono solo dietrologie da tg5 a cui diventa difficile sottrarsi…

  2. Credo che l’articolo abbia un tenore di fondo condivisibile. L’uggia che taluni dimostrano (s)parlando di WIKIPEDIA è bastevole a smascherarne l’infondatezza. E’ senza dubbio vero quello che si dice nell’articolo riguardo l’essenza dell’enciclopedia libera, espressione del proprio nome: enciclopedia e libertà. Mettere in circolo nozioni non condizionando questa operazione a giochi estranei alla conoscenza e tentando di allentare il legame tra sapere e potere.
    Rimane tuttavia da sottolineare, nonostante le “poche trascurabili differenze” con l’enciclopedia britannica, un fatto, cui si accenna appena nell’articolo: “Wikipedia oggi è il primo passo di qualsiasi ricerca di primo livello”. Qui si deve rivolgere, a mio avviso la critica, che investe non già direttamente Wikipedia, ma che con essa non può non avere a che fare. Troppo spesso la ricerca si ferma al primo livello, appagando quello che ormai sembra essere rimasto come riflesso dell’antico desiderio di “canoscenza”: “essere informati su”, “avere un’infarinatura di”. A questo scopo Wikipedia, spesso, così com’è basta e serve; ed è difficile comprendere chi casusa cosa. L’utente accetta un contenuto come vero e, soprattutto, come sufficiente. La rete ha innumerevoli possibilità se si riuscisse a sfruttare al massimo ciò che ha in potenza (una nuova declinazione rispetto alla potenza aristotelica): l’ipertestualità, la facoltà di seguire ricerche che si aprono e si profondano sempre più. Cosa che una enciclopedia cartacea rendeva se non impossibile, certo faticoso.
    Credo non sia solo idiosincrasia alla rete pensare che una ricerca debba essere approfondita e che sono necessarie più fonti e verificabili. Le notizie riportate su molti personaggi, in Wikipedia, ancorché corrette si riducono a pochi dati. Non vorrei dovermi limitare un giorno a leggere, come di Totò Merùmeni: “vive: un giorno è nato, un giorno morirà”.

  3. circolo incondizionato di nozioni. Il problema è che la condizione di wikipedia è quella di avere una sola posizione, un solo punto di vista per ogni nozione. Con l’illusione che una discussione possa portare alla creaizone di una unica pagina sull’argomento. Oltretutto con la conseguente creaizone di moderatori e di pagine bloccate di fronte all’inevitabile avere-una-posizione che lo scrivere richiede.

    sia chiaro che son d’accordo con voi sull’imbarazzante intervento del tg5. Come dice Antonello: la cattiva informazione fornita a volte da Wikipedia è sempre meglio della voluta disinformazione compiuta da un telegiornale come Tg5.

    non darò mai un soldo a wikipedia.
    perché al contrario di quanto scrive Alberto, è in progetti simili che il sapere e il potere danno a vedere la loro più stretta vicinanza.

  4. Quando ero giovane mi dicevano che il nozionismo non è cultura. Per fortuna adesso che c’è Wikipedia la questione è stata risolta a favore del nozionismo. Domanda=risposta, senza più alcun bisogno di elaborazione personale che tanto nei casi dubbi decide la maggioranza. E se non vi va, ecco, guarda, c’è pure l’autorevole studio scientifico di qualche anno fa (che in termini di Rete è come se fosse dell’Ottocento ma tant’è, è ‘autorevole’ e ‘scientifico’). Certo, l’uso anchio come uso il GPS in macchina però riesco a cavarmela anche quando non funziona, avendo una certa età. Mi ricorda un provino per il Gf dove un poveraccio, di fronte ad una domanda facilissima su Garibaldi va in confusione e si lamenta che se avesse Wikipedia lo saprebbe…
    Così tante informazioni, così poca testa…

  5. Wikipedia e’ uno strumento utilissimo, che uso sia al lavoro che per me stesso. Al lavoro, ovviamente, abbiamo la regola che non possiamo citare direttamente wikipedia, ma la fonte originale.
    Il servizio del TG5 e’ surreale. Sarebbe reale se fosse stato scritto in una maturita’ da un 18enne, oppure in mitico stato comunista di quelli tristi e comunisti, oppure in uno stato Italiano governato dalla Chiesa romana.
    Che in wikipedia ci siano degli errori e’ ovvio, ma ovviamente uno, con internet, non e’ l’unica fonte che usa, wikipedia.
    Altra cosa buffa che dice il servizio “Wikipedia ha chiesto agli italiani..”. Wiki non ha chiesto soldi agli italiani, gli ha chiesti a tutti gli utenti del servizio….! Tra l’altro quest’anno e’ primo hanno che ho contribuito, ma solo con 10 sterline, e per questo mi sento anche un po’ in colpa..

  6. Anche io quest’anno ho fatto una donazione a Wikimedia Italia, poca cosa.

    Curioso che tante obiezioni a wikipedia siano applicabili anche alle enciclopedie edite e stampate come la Britannica o la Treccani: il nozionismo, il falso sapere, la superficialità, la soddisfazione immediata della curiosità, gli errori, l’omologazione…

    Vi è in tanti critici una profonda ignoranza del ruolo culturale dell’enciclopedia nella società (Diderot e d’Alembert, mica cazzi), e del suo uso concreto nello studio, nella ricerca e nell’insegnamento. Per una carrellata storica, Prime opere enciclopediche (da Plinio a Yongle, per intenderci), su wikipedia naturalmente :-P

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