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Barbara Spinelli, Bernard-Henri Lévy, le proiezioni della stampa italiana

di Giacomo Sartori

Se ho imparato qualcosa dalla vita, è che ogni critica che ci viene rivolta, prima ancora di dire qualcosa su noi stessi, è altamente rivelatrice su chi la formula. Se una persona ti accusa di essere un terribile avaro, è quasi matematico che sia lui il gran tirchione, o comunque qualche serio problemino di quel genere ce l’abbia. Idem se ti dice che sei un approfittatore, o che hai la testa tra le nuvole, e chi più ne ha più ne metta. Invito chi non ci avesse già provato a fare l’esperimento. Proiezione, la chiamano gli strizzacervelli. Riconoscere o anche solo contemplare i propri difetti dà un po’ fastidio, è più che comprensibile che si preferisca attribuirli agli altri. Una volta separati da noi si può stigmatizzarli, si può indignarsi, senza appunto correre il rischio di ammaccare il proprio amor proprio. Sarebbe un po’ come prendersela con la propria immagine nello specchio: è quell’immagine che è brutta e cattiva, noi siamo belli e bravi.

Questo sistemino empirico può forse essere applicato, almeno in certi casi, anche al modo in cui si vedono vicendevolmente gli stati. Prendiamo per esempio quello che si è letto e ascoltato in questi giorni sugli intellettuali francesi a proposito del caso Battisti. Gli intellettuali francesi sono stati dipinti come dei signorini viziati (“esteti e assai selettivi” li definisce Barbara Spinelli su Repubblica) che parlano di cose che non conoscono, degli impiccioni che approfittano di ogni pretesto per farsi belli. Ma è davvero così?

Certo Bernard-Henri Lévy, il più mediatico di loro, sembra averle tutte per suscitare delle antipatie: dimostra molto meno dei suoi sessantadue anni, è bello e prestante, è sempre abbronzato, indossa camicie bianchissime con il collo molto grande e appuntito, non so proprio dove le trovi, è ricchissimo (non foss’altro per le società e i beni ereditati dal padre, anche ammettendo che con tutti i suoi libri, molti dei quali sono bestseller tradotti nel mondo intero, non abbia guadagnato il becco di un quattrino), ha un’affascinante consorte cantante a attrice (la prima era un’indossatrice), con una bocca grandissima e sensualissima, è molto colto, anche questo non può negarlo nessuno, e brillante, e spiritoso, parla bene e semplice, inscenando un’umiltà che appare sempre molto convincente. Certo, nella sua lunga carriera di intellettuale mediatico – ha cominciato giovanissimo – qualche bella cantonata l’ha presa, bisogna riconoscerlo, ma dire che parla a vanvera, o che sforna “dichiarazioni giubilanti”, o che “danza sulla superficie” (sempre Spinelli) non sta proprio né in cielo né in terra. Sembra anzi essere una persona molto prudente, che pesa ogni parola, e che dice in genere cose piuttosto sensate. Anche proprio sull’Italia, anche su Battisti. Per convincersene basta leggere di persona – sempre un buon metodo – la lettera che ha scritto all’ex presidente Lula a proposito dell’ex terrorista (si trova su internet), pacata e documentata, per molti versi condivisibile. Siamo a mille miglia dalle intemperanze rivoluzionarie che gli si accollano (lui che ha costruito la sua fama, ancora molto giovane, proprio stigmatizzando le derive del comunismo!).

Perché allora i giornalisti italiani, mettendo tra le altre cose nello stesso sacco anche scrittori molto riservati, dipingono coralmente gli intellettuali d’oltralpe in quel modo? Il sospetto è che questi severi (in molti casi lo sono molto meno) censori abbiano preso un abbaglio, non si siano accorti che il quadretto che stavano contemplando era in realtà l’immagine restituita da uno specchio: senza rendersene conto parlavano di noi. Quei cialtroni che dipingono mi sembrano in effetti corrispondere fedelmente alle sembianze di molti nostri intellettuali, con ciuffo o senza ciuffo, che sparlano a torto e a ragione di questo o quell’argomento, spesso conosciuto molto male. Impunemente. Si potrebbero citare parecchi nomi, e l’identikit calzerebbe a meraviglia.

C’è del resto una precisa ragione per la quale gli intellettuali in questione, con tutti i loro limiti, non possono essere come la stampa italiana si è dilettata a dipingerli. Il problema è che si confrontano con un mondo mediatico molto più esigente e più rigoroso del nostro. Se si comportassero davvero come li abbiamo descritti, anche solo a proposito di un argomento così poco influente come l’Italia (bisogna sempre ricordare che non siamo il centro del mondo), verrebbero subito contraddetti e smentiti, per non dire dileggiati. Nello spazio di qualche giorno si giocherebbero l’autorevolezza che si sono costruiti in tanti anni, che i loro predecessori sono riusciti con fatica a ritagliarsi nella seconda metà dell’ottocento (si rilegga Bourdieu). Quindi non è tanto nei confronti dell’Italia, che appunto conta quel che conta, che non possono permettersi di sparare troppe castronate, ma perché si confrontano con altri intellettuali, e con giornalisti e commentatori che vagliano con puntiglio ogni parola che dicono. Proprio quello che manca nel nostro paese, si potrebbe dire. La metafora dello specchio sembrerebbe insomma essere ancora più calzante.

Questo non vuol certo dire che all’estero non si dicano inesattezze sull’Italia. Certe volte abbiamo noi stessi la sensazione di non capirci più niente, figuriamoci gli stranieri. In particolare non è facile avere fiducia nella giustizia italiana, che invece sappiamo essere un efficace e combattivo baluardo contro le derive personalistiche e totalitarie, quando un presidente del consiglio si fa le minorenni e fa varare grappoli di leggi per salvaguardare la propria impunità. Ma nel complesso mi sembra che si possa dire che la nostra situazione venga seguita con intelligenza e precisione. In questi ultimi mesi ho assistito alla televisione e alla radio francesi a trasmissioni che mi hanno impressionato per la loro chiarezza e la profondità. La verità è che mai come in questo momento di evidente crisi della nostra democrazia, i media stranieri ci tengono d’occhio e valutano ogni nostra mossa. Provare per credere: la lettura della stampa estera, anche se sporadica, è sempre molto istruttiva. Questa è la realtà, tutto il resto sono farneticazioni, o appunto proiezioni.

[questo pezzo è apparso sul quotidiano “Trentino” del 12.01.11]

[ps: nel frattempo è uscito un asseverativo articolone di Tabucchi su Le Monde (“Cesare Battisti, un coupable”), riassunto qui in italiano; noterei solo che gli intellettuali attaccati con tanta virulenza da Tabucchi sono (letteralmente) gli stessi che lo hanno – e a ragione – appoggiato e sostenuto (a prova della falsità dell’affermazione della Spinelli: “contro la mafia o la cultura dell´illegalità dilatata da Berlusconi, mai alzano la voce“) quando di dovere (si veda qui, e si noti la firma di Sollers); allora, sempre “arroganti” e “disinvolti”, anche nel suo caso, visto che sempre d’Italia si parla?; e anche Tabucchi fa finta di non sapere che Fred Vargas, che abbia o meno preso una cantonata, non è affatto un’intellettuale mediatica, e niente ha a che fare con i tanto vituperati intellettuali in questione: è una scrittrice di gialli, che viene dall’archeologia (pur sempre la disciplina degli indizi concreti); sarebbe come mettere nello stesso paniere Sgarbi con Laura Pariani; gs]

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34 Commenti

  1. Su B.H.L. le pagine immortali di Gilles Deleuze; qui un estratto:

    Mais enfin, quelle que soit la misère des écoles, on ne peut pas dire que les nouveaux philosophes soient une école. Ils ont une nouveauté réelle, ils ont introduit en France le marketing littéraire ou philosophique, au lieu de faire une école. Le marketing a ses principes particuliers :

    1. il faut qu’on parle d’un livre et qu’on en fasse parler, plus que le livre lui-même ne parle ou n’a à dire. A la limite, il faut que la multitude des articles de journaux, d’interviews, de colloques, d’émissions radio ou télé remplacent le livre, qui pourrait très bien` ne pas exister du tout.
    C’est pour cela que le travail auquel se donnent les nouveaux philosophes est moins au niveau des livres qu’ils font que des articles à obtenir, des journaux et émissions à occuper, des interviews à placer, d’un dossier à faire, d’un numéro de Playboy. Il y a là toute une activité qui, à cette échelle et à ce degré d’organisation, semblait exclue de la philosophie, ou exclure la philosophie.

    http://1libertaire.free.fr/Deleuze03.html

  2. Sartori,
    lei veramente non ha limiti. Da un certo punto di vista, è anche astuto: questa sua scrittura svagata, buonista, calma, riesce a far passare anche i contenuti più imbarazzanti.
    Ho letto la lettera di B.H.L. e si vede chiaramente che è scritta – seppure in buona fede – da una persona di parte che poco o nulla sa delle vicende di Battisti.
    Adesso, dopo l’omicida, lei si mette a difendere i difensori dell’omicida. Per carità, lei ha tutto il diritto di farlo, ma non vedo per quale ragione lei debba usare una vetrina come Nazione Indiana che non dovrebbe avere nulla a che fare con la difesa d’ufficio di Battisti (o con i conti da regolare fra intellettuale pro o contro Battisti). Insomma, da modestissimo, infimo lettore del blog, chiederei di passare oltre, ad argomenti più degni e interessanti. A meno che, coscientemente, vogliate trasformare questo luogo bello e interessante in un Carmilla2.
    Se voglio leggermi l’apologia di Battisti, vado su Carmilla, che è l’originale e da anni conduce una battaglia documentata (e discutibile) sul tema.
    Ancora una volta, Sartori, le chiedo: ma non si vergogna nemmeno un po’?

  3. Mai come oggi c’è tanta confusione sotto il cielo politico e culturale europeo (Italia in primis). Sul caso Battisti ho letto le tesi a discarico, che mi paiono ben documentate, e che mi hanno reso molto perplesso, perché se fossero vere… Cmq, il punto che sollevo è la povertà dimostrata dalle riflessioni e dalle analisi politiche degli scrittori italiani quando scendono in campo, da presunte postazioni di “sinistra” (ma anche di destra). Il Tabucchi non trova di meglio che (da quanto ho letto) difendere in blocco la magistratura italiana adducendo il motivo (o il pretesto), che qui c’entra come i cavoli a merenda, che è sotto attacco della mafia, come se la magistratura italiana fosse un monolite. Mentre non è altro che un potere dello stato corso da contraddizioni e da contrapposizioni d’ogni sorta, con membri, taluni, “malati” di protagonismo (del resto, i media incoraggiano questa indole e il passaggio da giudice a parlamentare non è poi tanto raro oggi) e con altri più “silenziosi”, ma che comunque sono frutto – a vari livelli – di assetti politici ed economici ben precisi e ad essi rispondono. Quindi, la difesa in blocco della magistratura non serve a una corretta interpretazione della realtà, anzi la danneggia.
    Quanto al vieux philosophe B.H.L. che nel suo blog, a quanto leggo, ha le immagini di Battisti e di Sakineh, be’, si commenta da solo. Anni fa il nostro philosophe mediatico (bella scoperta ha fatto Deleuze, dimenticando che il decano dei poeti francesi del XIX secolo, Baudelaire, in quanto a mediaticità e ad attenzione al mercato non scherzava proprio) era assai screditato in ambito del pensiero di sinistra. Segno dei tempi che abbia riacquistato credibilità.

  4. Se B.H.L. si è documentato su Battisti come su Jean Baptiste Botul stiamo freschi. Comunque il fatto che una causa sia difesa da B.H.L. non squalifica mica la causa, sarebbe meglio non essere difesi da B.H.L. ma un round Tabucchi B.H.L puó esemplificare meglio di qualsiasi indignazine il peggio cui si è rassegnata la cultura con la c piccolissima dell’europetta.
    genseki

  5. I post o neo-deleuziani e negriani e negronetti a firmare petizioni in difesa di Battisti assieme a BHL (fino a ieri additato come guerrafondaio). Se ci mettiamo pure l’editore di Wu Ming, nonché Presidente del Consiglio, ne viene fuori un bel clubbino anticomunista. Al quale Tabucchi non vuole iscriversi.

  6. Caro Sartori,
    è sempre difficile fare delle generalizzazioni, io non so chi sono “gli intellettuali francesi” (né chi sono esattamente “gli intellettuali”), e se una categoria è identificata dall’opinione pubblica non è detto che corrisponda necessariamente alla realtà. BHL non è “gli intellettuali francesi”, ma BHL contribuisce, con altri, a perpetrare un mito, assai forte nella sinistra francese, che è giusto vivere sul bordo tra legalità e illegalità o semi-legalità, e che gli sconfinamenti sono benvenuti quando sono fatti in nome di una giusta causa.
    No, BHL non mi è antipatico perché è ricco, ben vestito, colto e ha una moglie affascinante. Scusa, non vorrei essere désobligeant, ma questo argomento mi ricorda dannatamente quello di un tale secondo cui metà degli italiani lo odia e lo invidia perché è ricco, potente e può farsi tutte le fighe che vuole. E BHL non mi è simpatico perché “sembra” una persona prudente e dice cose “piuttosto” sensate.
    Nel caso Battisti, BHL mi risulta odioso perché è un privilegiato che difende un privilegiato (scusa se mi ripeto). Perché non lo sfiora minimamente di chiedersi come mai la sua posizione è così impopolare in Italia, anche presso gli intellettuali, anche nella sinistra. Sappiamo bene che la ragione, anche nel caso Battisti, non è tutta da una parte o tutta dall’altra. Che il governo italiano strumentalizza la vicenda e Battisti. Che l’informazione è manipolata. Ma lo è da entrambe le parti. Accanto alla ragionevolezza di un BHL ci sono quelli che si accontentano di difendere Battisti perché è una vittima che si è deciso di sacrificare sull’altare del berlusconismo, così come ci sono quelli per cui Battisti è né più né meno che un assassino. Hai notato che nei siti che lo difendono Battisti appare sempre in foto in cui è mite, sofferente, mentre sui giornali italiani ha sempre un sorriso beffardo e strafottente (e un’orribile camicia color vinaccia)? Si veda ad esempio qui http://www.bernard-henri-levy.com/affaire-battisti-pieces-et-documents-additionnels-et-largement-inedits-13235.html, dove BHL racconta la sua visita a Battisti in carcere in Brasile, e si legga il tono di tutto il racconto, in cui Battisti è presentato come una vittima, un sofferente. Insomma, BHL, che è solo il più mediatico dei difensori di Battisti in Francia, è, in quanto intellettuale, qualcuno che sa che i media manipolano l’informazione e che sa usarli. In questo caso per sostenere una persona nella sua richiesta di impunità.
    E, visto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, un paio d’anni fa abbiamo già visto il prudente e piuttosto sensato BHL chiedere l’impunità per Polanski nella vicenda di abusi sessuali che lo vedeva coinvolto e scandalizzarsi dei “difensori dei diritti delle vittime che meglio della vittima sanno quello che essa vuole e sente” (http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_07/polanski-levy_0136c852-b315-11de-b362-00144f02aabc.shtml). Ma come, le ragioni delle vittime non dovevano restare fuori dalle decisioni sulle condanne e sulle assoluzioni?

  7. @ montermini
    a dir la verità voleva essere un po’ ironica, la disquisizione sulla simpatia/antipatia di BHL;
    l’unico modo serio per dialogare, mi sembra, è prendere per pertinenti le affermazioni dell’interlocutore; se già lei lo bolla come odioso prima che apra la bocca, cominciamo male;

    ma è chiaro – e certo ci sarebbero persone molto più qualificate del sottoscritto per farlo – che si potrebbe discutere sei mesi sui vari tipi di intellettuali francesi, sul loro ruolo passato e presente, sull’involuzione sottolineata da Deleuze …; e si potrebbero dire moltissime cose; che però un coro unanime di giornalisti italiani che non mi sembra brillino per cultura e acutezza li bollino in blocco come cialtroni, mi fa un po’ ridere; o meglio, viste appunto l’unanimità, e il connubio di arroganza e italiota saccenza (e l’utilizzo spudorato delle foto di Battisti che le accompagnano, come lei ricorda), mi vengono in testa altre cose che non voglio dire, e mi fa un po’ freddo alla schiena; il problema principale è questo;

    e meno male che Lello Voce nel suo bel testo parla della lettera di Tabucchi; questo è quello che sa tirare fuori un grosso e critico (autoesiliato) intellettuale dei giorni nosti, trenta e passa anni dopo i fatti? dove siete Sciascia …?

  8. Apprezzo da Giacomo Sartori una vista senza influenza, coraggiosa, aperta cercando un giustezza nella manera di analizzare il caso Battisti e l’implicazione degli intellettuali francesi. Fred Vargas come lo precisa Giacomo Sartori è una grande scrittrice di gialli e tradotta in Italiano. Il giallo combina indizi, ricerca della verità, analizza della società, vincolo con la Storia. La realtà è sempre più complessa da quella presentata in un articolo di giornale. la foto da cui parla @Fabio Montermini a dire la verità mi ha fatto venire un dubbio. Che voleva dire questo sorriso trionfante? Mi sono sentito a disaggio. L’uso della foto diventa
    perverso, perché sei travolto da un’immagine e la interpreti. Poi, ho pensato che era forse un sentimento di sollievo da ritrovare la libertà.
    @Laserta Nazione Indiana è un blog molto bello e appunto offre spazio di riflessione, ricerca una manera di afferrare un punto di vista che non sia
    influenzata da un coro di voci. Ha il coraggio
    di proporre letture diverse della società italiana e amo leggere dibattito con commenti che no andano nella stessa direzione.
    La sola cosa che è preziosa: è il rispetto di ogni riflessione.
    Aggiungo che trovo elementi di verità in tutti i commenti.

  9. @Veronique
    Guardi, comprendo benissimo il vantaggio di avere un blog aperto, plurale, disponibile ad argomenti e toni diversi.
    Il fatto è che la questione Battisti è molto difficile da digerire per un italiano che conosce la storia di quegli anni. Non ho idea di cosa Battisti abbia raccontato a voi francesi, ma per gli italiani è un delinquente comune, che soltanto in carcere ha imparato a mascherare i suoi delitti con la retorica della lotta politica. Tutto qui.
    Dunque,
    1) provo semplicemente una sincera e partecipata vergogna per Sartori, che mette il suo intelletto alla difesa di un omicida qualunque,
    2) trovo piuttosto incongruo pubblicare la difesa d’ufficio di un criminale condannato in via definitiva all’interno di un blog letterario (è un fatto di stile, capisce?). allora perché non parliamo anche dei componimenti letterari dei coniugi di Garlasco? magari sono dei ganzi intellettuali pure loro (vede, seguendo questa china si passa presto al paradosso, all’assurdo),
    3) è piuttosto imbarazzante leggere Sartori che fa la pernacchia a Barbara Spinelli. Poverino. Ripeto, difendere i difensori di un asssassino è un esercizio retorico che lascia un po’ il tempo che trova…

  10. @mourenho

    a questo punto ci sta tutto, anche il triangolo. Infatti Cacciari è ufficialmente fidanzato con Don Verzé.

    @véronique

    molto apprezzabile il suo odierno arretramento linguistico.

    @sartori

    Tabucchi non è un mentecatto. se vuole leggersi bene l’articolo su le monde, Tabucchi ricorda ai francesi che le storture della loro magistratura (che non è indipendente perché sottoposta al potere esecutivo) non sono inferiori alle storture della nostra. ma Sciascia, se ci fosse, se la prenderebbe, appunto, con le storture della magistratura, come fece in vita tante volte, attaccato da tutta la sinistra benpensante. siami (pl) sicuri che Nazione Indiana ne prenderebbe le difese?

  11. Larry Massimo, non è la prima volta che tu mi ricordi i miei errori nella lingua italiana. Vorrei chiarire le cose: non ho imparato l’italiano alla scuola, non ho il tempo per prendere lezioni, sono distratta di manera generale, scrivo sovente in fretta. Non è bello dirmi che non parlo bene l’italiano: lo so. O allora dammi lezioni d’italiano.

    Laserta, trovo che il tuo commento è esagerato. Non mi sembra che Giacomo Sartori sia il difensore di un’omicida. E’ piuttosto il difensore di una storia da capire, di una possibilità di voltare pagina. La mia posizione è che non amo fare coro in generale contro qualcuno. Ma non sono italiana, non ho vissuto gli anni di piombo. Capisco che la famiglia voglia un processo, ma non questo coro di voci indignati.

  12. veramente è un quadrilatero: silvio, veronica, cacciari e don verzé (già nei manuali: Quadrilatero di Fallafranca)

  13. @veronique
    mi perdoni, ma non c’è nessuna storia da capire. il caso Battisti fa parte della nostra storia nera, di anni di violenza, di persone innocenti divenute bersaglio di criminali comuni. stop.
    diciamo pure che Sartori non fa il difensore di Battisti. ok. possiamo ammettere che scrive articoli sotto forma di falsamente meditabondi, falsamente equilibrati per suscitare nei lettori il dubbio che Battisti sia un povero incompreso?
    adesso siamo alle “proiezioni parallele”.
    rilevo semplicemente un fatto: si sta scadendo nel ridicolo.
    poi fate voi, pubblicate quel che vi pare. non sono certo io l’editore responsabile del blog…

  14. @veromique

    veramente è tutto il contrario: apprezzo, lo ripeto, quando come oggi scrivi in italiano più o meno come tanti scrittori e giornalisti. quello che invece mi è indigesto e che non mi torna, come ti ho detto recentemente, è che a volte scrivi italiano come i meglio italianisti, che sono incomprensibili: continua come oggi, altrimenti non si capisce quello che vuoi dire.

  15. ormai si scomoda la psicologia o pissicologia per qualsiasi cosa anche per sturare il lavandino. se lo sturi in fretta vuol dire che sei un ambidestro represso, con manie pedofile. se sturi lento sei un perfezionista, perbenista e con un carattere anale proprio incommensurabile.
    per carità, si può anche fare.
    diventa ridicolo quando sartori fa delle premesse (da sturare) che non stanno né in cielo né in empirica (né in cucina), se non relativamente, come ci sta tutto. d’altronde. il sartori ci costruisce su un discorso solo per difendere quei quattro tiratori di coriandoli d’oltralpe… cioè sartori è un furbacchione che pensa di prendere i lettori per lavandini da sturare. ti rendi conto caro sartore che il tuo ragionamento è il solito avvitamento su sé stesso d’un populismo bonista fuffo-anticonformista? e risparmiaci no!

  16. il problema non è se battisti abbia ucciso o meno, se gli intellettuali siano davvero tali, se battisti sia o no un buon scrittore, ma ritornare al simbolo mediatico battisti creato a tavolino e approfittarne per fare finalmente un discorso serio e politico su quel periodo senza rigurgiti giustizialisti o lotte ideologiche.
    secondo me è interessante leggere cosa scrive vincenzo sparagna sul caso, una persona che ha vissuto di persona il periodo degli anni 70 non cedendo mai alla lotta armata http://www.frigolandia.eu/?q=node/182

  17. @sartori
    che alcuni giornalisti italiani siano un po’ sbrigativi a trattare quella che loro chiamerebbero la gauche caviar è un fatto. A me, però, ad esempio, l’articolo di Tabucchi non è sembrato così disgustoso, ha scritto cose documentate e, mi sembra, con pacatezza, ma forse l’ho letto troppo velocemente.
    L’interesse di questo blog, però, è proprio quello di non andarci con l’accetta, come fanno alcuni, ma di cercare di scavare le questioni senza pregiudizi. Ci sono rimasto un po’ male che lei dica che bollo BHL come odioso a prescindere, quando ho citato fatti e parole concrete e ben precisi per giustificare le mie affermazioni. Poi, possiamo discutere nel merito di questi fatti, ma ammettiamo che la scelta non è BHL grande intellettuale vs. coglione, così come non è Battisti assassino vs. perseguitato.

    @véronique
    quanto alla foto di Battisti, non c’è niente da interpretare. Una foto è una foto e chiunque può essere preso in un momento particolare. Anch’io immagino di avere foto in cui appaio simpatico e foto in cui appaio antipatico. Il punto era proprio di sottolineare che, oltre alle parole, anche le immagini servono a manipolare la nostra percezione di un fatto. Se sono già convinto a priori della colpevolezza di Battisti, avrò più tendenza ad andare sui siti o a leggere i giornali dove mi dicono che è un delinquente e dove me lo mostrano con la faccia da stronzo. Il mio punto è che la stessa cosa avviene per quei siti e quei giornali dove Battisti viene presentato come un perseguitato e mostrato con la faccia mite e sofferente, e dove vanno principalmente quelli che già sono convinti della sua innocenza. Nessuna differenza, anche se entrambi i campi continuano ad accusare l’altro di essere composto di manipolatori.

  18. @ montermini
    nemmeno a me l’articolo di Tabucchi è sembrato disgustoso, è anzi molto chiaro e limpido (anche se non condivido né il tono né molte delle affermazioni, e non ne capisco bene le finalità); ma lo avrebbe potuto scrivere chiunque, letteralemente, questo è il problema; a tanti anni di distanza non spiega niente, non cerca nemmeno di farlo; per questo citavo Sciascia, che a ridosso degli avvenimenti riusciva a vedere cose che sarebbero diventata evidenti ai più solo molti anni dopo; l’esatto contrario, per me;
    e non volevo offenderla, mi dispiace che sia sentito frainteso!;

  19. mettiamo che tutti coloro che (ne hanno tutto il diritto) ritengono Battisti vittima di una ingiustizia (non si è capito bene se di un errore giudiziariom di un complotto o di un capriccio persecutorio di qualche giudice), immaginiamo per un attimo che queste persone siano a capo del governo. Metteiamo per esempio che lei sig. Sartori sia il capo del governo italiano. Come si comporterebbe di fronte a una sentenza della magistratura ?
    Fermo restando che chiunque ha tutto il diritto di fare delel valutazioni politiche di denunciare abusi complotti e ingiustizie.

    Io non ho ancora capito concretamente che cosa chiedono i difensori di Battisti alle Istituzioni:
    di infrangere la legge ? di non accettare la sentenza?
    Di aiutare Battisti a sottrarsi alla sentenza?

  20. @ carmelo
    ti sembra davvero che abbia difeso Battisti?
    difendo piuttosto, mi sembra incredibile che non sia evidente, il diritto di parlare di quegli anni, e beninteso dei loro strascichi attuali con apertura e intelligenza; ma non è una questione di diritto, quanto – mi sembra – una assoluta necessità, perchè purtroppo resta un fantasma onnipresente nella politica e nella cultura; scusa, non ti sembra incredibile che a trent’anni di distanza (= più di una generazione!) non se ne possa ancora parlare?; non ti sembra che uno dei compiti degli scrittori dovrebbe essere proprio rompere questo silenzio, dire delle cose in proposito?

    io non sono un magistrato, né un prefetto, e per fortuna nemmeno il capo del governo; lascio a loro il loro lavoro (ne ho già fin sopra i capelli del mio);
    io parlo da scrittore che vive in un paese con molti scheletri nell’armadio, e dove comunque il dialogo, lo si vede anche da molti commenti qui su NI, diventa subito insulto e rissa; chi conosce anche altre realtà sa che questo è – aihmé – un bruttissimo segno;

  21. Senta, Sartori, glielo dico pacificamente: lei il dialogo non sa nemmeno cos’è. Questo suo articolo è commentato negativamente quasi da tutti gli intervenuti, a parte la solita Veroclaque. Eppure lei continua a dileggiare i commentatori. Come del resto fa con Tabucchi e la Spinelli, nel bene o nel male quanto di meglio esprime oggi il nostro pensiero critico, intellettuali non certo meno documentati degli intellettuali francesi per i quali lei sembra parteggiare per via che ” si confrontano con un mondo mediatico molto più esigente e più rigoroso del nostro “. Ma non sarebbe meglio si confrontassero con la loro magistratura, costituzionalmente sottomessa al potere esecutivo? Capisce quando le dico sottomessa?

  22. @sartori
    nessun dubbio che dobbiamo fare i conti con il nostro passato, la stagione delle stragi e del terrorismo. Sulla debolezza di uno stato preda di tentazioni apertamente eversive prima, e demagocio-populiste poi (sicuramente antidemocratiche), vittima di interessi privati e mafiosi.
    E soprattutto, per quanto mi riguarda, sull’incapacità della sinistra (di tutta la sinistra) di leggere e capire le trasfromazioni del paese, sull’impotenza della sinistra che ha consegnato il paese senza opporsi in alcun modo, nelle mani di un uomo patetico e mediocre.

    Ma cosa c’entra tutto questo con Battisti? a me pare un bel niente.

    Anzi vorrei dire che la magistratura, nonostante sia sotto attacco da 20 anni, nonostante la carenza di mezzi e di uomini, nonostante le minacce e gli attentati, nonostante la totale assenza della sinistra, sia l’unica istituzione che abbia retto al tentativo di instaurare un regime piduista.

    C’e’davvero da vergognarsi se in questo paese sarà la magistratura data la latitanza della sinistra a contribuire indirettamente alle dimisioni del capo del governo, semplicemente facendo il suo dovere, che è quello di perseguire chi commette reati.
    Altrettanta sarà la vergogna se un giorno dovremo raccontare ai nostri nipoti che questa specie di repubblica delle bandane ha cominciato a declinare grazie all’iniziativa coraggiosa della destra di una parte della destra che fa capo a un signore che ha un passato fascista.

    Se questo è il pantano in cui ci siamo cacciati per uscirne fuori è certo che dobbiamo fare i conti con la nostra storia. Ma facciamolo in modo serio

  23. @carmelo
    Battisti c’entra eccome, perchè in occasione dell’ondata di sdegno per la sua mancata estradizione, sono imperversate ovunque letture di quegli anni e di quegli avvenimenti grette e strumentali, e monocordi, e soprattutto sorde a un qualsiasi anelito di distanziazione storica e pacificazione; tutto è partito da lì, e per così dire dal fatto a lato del fatto in sé;
    tra le pecche della sinistra di cui parli c’è certo anche questa, il non saper dire qualcosa sull’argomento;

  24. complimenti a tabucchi, che ha avuto il coraggio e l’onestà di dire alla sinistra francese, da sinistra, cose abbastanza scomode.

  25. Ho la fortuna di aver letto dalla Francia gli articoli di Tabucchi e della Spinelli.
    Li trovo molto intelligenti, leggermente indisponenti nei confronti degli intellettuali francesi, lo ammetto (ma vivendo da italiana a parigi capisco il loro esserne stufi !)
    Quelli della Vargas e di BHL sono atteggiamenti facili, dovuti in primis alla conoscenza diretta dell’uomo Battisti, non sono vere posizioni ideologiche innovatrici. Le loro difese non arricchiscono la Francia ma indeboliscono quei rari punti forti dell’Italia.
    Per quanto riguarda Tabucchi, apprezzo il fatto che si sia documentato con magistrati e avvocati, appunto.SOno d’accordo con Sartori sul fatto che se ne debba parlare, eccome, e infatti ne stiamo parlando, ancora, dopo 30 anni.

    Per questo “perdonare” e voltare pagina non serve. Serve capire perché si sia ancora tanta rabbia dentro, perché ancora la violenza affascini gli intellettuali… da entrambe le parti, mi pare.

    E comunque, ahimé, in Francia come in Italia se ne dicono parecchie, di inesattezze, soprattutto storiche.

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Bioeconomics (Georgescu Roegen) vs bioeconomy: i miti del riciclo completo della materia e dell’onnipotenza delle tecnologie

di Alberto Berton
Secondo Georgescu-Roegen, riassumendo, l’agricoltura moderna è una sperperatrice di risorse

ADDIO ALL’INVERNO

di Cécile Wajsbrot
Consapevoli come siamo di una possibile scomparsa della specie umana in un futuro che non si calcola più in millenni o secoli, ma in decenni, rassomigliamo, torniamo simili agli Aztechi che di notte vegliavano colmi d’angoscia spiando la riapparizione del sole.

Figure della crisi

di Vittorio Coletti
La confusione sotto il cielo della politica europea, non solo italiana, era grande, a suo giudizio. Destra e sinistra ora si opponevano duramente anche dove, come nel caso della direttrice d’orchestra, non era il caso; ora si scambiavano tranquillamente elettori, programmi e linguaggi.

Quando sento parlare i personaggi

Cristina Vezzaro intervista Antje Rávik Strubel
Lavoro molto con il suono della lingua. Solo quando sento parlare i personaggi inizio a capire chi sono e come sono. Anche la donna blu e lo stile dei passaggi in cui compare sono nati da un dialogo interiore.

LE DUE AGRICOLTURE: LE RAGIONI DEL DISAGIO

di Un gruppo di agricoltori lombardi
Fin dagli anni sessanta si è andata delineando una tendenza, ormai diventata strutturale, di una netta separazione tra una agricoltura delle grandi superfici, dei grandi numeri economici, della capacità di investimento e di accesso al credito, e dall’altra parte, una agricoltura familiare molto legata al territorio, spesso marginale, di collina e di montagna ma non solo, con volumi produttivi spesso insufficienti a garantire investimenti, ma con un beneficio sociale immenso derivante dal presidio di un territorio
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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