Il lavoro culturale

ll seminario Il lavoro culturale. Lo sguardo delle scienze umane sul presente è iniziato a Siena mercoledì 26 gennaio presso la Sala Cinema della Facoltà di Lettere e Filosofia e si protrarrà fino al 1 giugno, con una cadenza quindicinale. Ideato e organizzato da studenti, dottorandi e precari della ricerca, è inteso come spazio aperto e luogo di sperimentazione di nuove forme di condivisione ed elaborazione delle opinioni all’interno e all’esterno dell’istituzione universitaria.

9 febbraio
Antonella Moscati
Paradigmi del potere
23 febbraio
Tarcisio Lancioni
Centri e periferie del potere
9 marzo
Andrea Segre
Proiezione del film Il sangue verde
Segue incontro con l’autore

23 marzo
Paolo Jedlowski e Davide Sparti
L’emergere della sfera pubblica: luoghi, incontri, conversazioni

6 aprile
Ulf Hannerz
Anthropology’s World: Life in a Twenty-First-Century Discipline

20 aprile
Adam Arvidsson ed Emiliana De Blasio
Lavoro valore e politica nel Web 2.0

4 maggio
Giorgio Fontana
Saremo in grado di non uccidere Socrate?
Maria Francesca Murru
La sfera pubblica online

18 maggio
Miguel Gotor
Il Memoriale di Aldo Moro: fonti e problemi

1 giugno
Wu Ming 1 e Wu Ming 2
Il racconto della rivoluzione

http://www.lavoroculturale.org/

L’università è da sempre un luogo di incontro di studenti e docenti. L’università è anche e soprattutto il luogo di condivisione e manutenzione dei saperi, in un dialogo ininterrotto tra generazioni diverse. L’università è più di un luogo fisico circoscritto. Ancorché minacciata in quanto istituzione, l’università si protrae e prosegue all’esterno, laddove il sapere si propaga nelle pratiche, nelle occasioni di condivisione della vita civile e politica, nel “lavoro culturale”.
Questo progetto mira a costruire una piattaforma – un luogo di incontro – in cui le scienze umane possano confrontarsi tra di loro a partire da problematiche cogenti e tematiche di interesse comune. Ma ancora di più, si propone di mettere in evidenza come i saperi e le metodologie delle scienze umane siano di fatto messi in azione, quotidianamente, nelle pratiche professionali di chi – a vario titolo – lavora nel campo della comunicazione e della cultura.
All’insistente ricerca di figure intellettuali capaci di esercitare una pressione critica e di stimolare l’impegno in ambito sociale, sembra possibile elaborare una risposta – passando attraverso alcune domande – che parta dall’università stessa. È realizzabile una diagnosi del mondo presente a partire dal bagaglio metodologico delle discipline presenti nelle facoltà umanistiche? Quale assunzione di responsabilità e quale presa di posizione da parte delle scienze umane nei confronti della realtà sociale e culturale nella quale viviamo?
Nella convinzione che siano le metodologie stesse a “costruire” il presente – la realtà sociale, culturale, politica nella quale viviamo – si tratta dunque di aprire uno spazio di riflessione sulle responsabilità del sapere umanistico e sulla possibilità di declinarne l’efficacia in senso critico.
Il lavoro culturale torna così a legarsi alla ricerca scientifica: una ricerca che non sia più al servizio di un modello di riferimento che la trascende (il mercato del lavoro, l’impresa). È il mondo presente, piuttosto, a dover essere costruito e ricostruito criticamente, in nome del debito che ogni disciplina, ogni pratica intellettuale contrae costitutivamente con lo stesso.
Testo di Francesco Zucconi

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marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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