Fiaba

di Francesca Genti

Venerdì 4 febbraio 2011 a Torino il collettivo Ubique ha ospitato nella sua sede la mia performance fiaba, un avvenimento piccolo e marginale, ma di cui voglio rimarcare l’importanza.

Da tempo sognavo e organizzavo questa azione ed ero sicura che sarebbe venuta bene.
Il primo segno della sua buona riuscita era stato sicuramente la mia GIOIA nel pensarla e prepararla, e per gioia intendo lunghi momenti in cui tutta me stessa era trasferita nel progetto senza le interferenze (ansia da prestazione, senso di inferiorità e\o superiorità che i luoghi in cui andavo a leggere mi creavano, avversione e nervosismo per un certo coté poetico-mondano in cui mi sarei trovata) che altre letture e contesti mi avevano suscitato.

La performance consisteva essenzialmente in una lettura ad personam.
Avevo montato una casetta (la cui vera funzione è quella di serra) in mezzo a una stanza e i partecipanti vi entravano uno ad uno. A questo punto si sedevano su un piccolo sgabello e io gli mostravo un “campionario” di temi: città, animali, solitudine, distruzione, odio, amore, ispirazione, sesso, gatti, sole, cielo: loro sceglievano i temi e io leggevo le poesie corrispondenti.
Tengo a precisare che questa idea di fare scegliere loro il tema della poesia non andava nella direzione di un gioco fine a se stesso, ma in quella di rafforzare l’intimità tra me che leggevo e loro che ascoltavano, di essere in quei pochi minuti in una situazione simile all’innamoramento: in simbiotico stato di beanza.
Alla fine della lettura, a mia discrezione, facevo un dono all’ascoltatore: una biglia, un bottone, una busta contenente un messaggio segreto, fogli con vecchi collages che ho realizzato negli anni.

Avevo fissato la durata delle performance a circa tre quarti d’ora, è durata più di tre ore, la gente entrava e usciva ringraziandomi, qualcuno addirittura con gli occhi umidi di commozione, persone sconosciute mi abbracciavano come fossi stata da tempo loro amica, nessuno si è lamentato per il tempo che ha dovuto aspettare in fila.

Alla fine della lettura non avevo più la voce e mi facevano male le gambe, ma mai come in quel momento ho realizzato quanto la poesia fosse qualcosa di davvero potente e necessario. Non che prima ne dubitassi, ma avevo sperimentato più che altro il lato introverso della sua forza, quello generato nel momento della scrittura, per la prima volta il 4 febbraio ho sperimentato invece la sua azione benefica e intensa sugli altri.

IL SÉ RABBERCIATO

un grande classico dell’innamoramento
un evergreen dell’inizio-relazione
la cartina tornasole dell’amore
è l’inverarsi di questa situazione:

tu e l’altro asserragliati in una stanza
a parlare di sé per ore e ore
imperlati di parole e di sudore
in simbiotico stato di beanza.

la parola è un filo di cotone
tu: sartina in eterno apprendistato
armata di bottone ago empatia
per donargli il tuo\suo Sé Rabberciato.

poi, insieme, farne l’autobiografia.

C’È UN ASTRONAUTA CHE STA DENTRO LA MIA PELLE

viaggiava in una stella. io in una pancia.
fino allo sbarco. qui. pianeta terra.
una radiosa mattina. anni settanta.
dal gorgo dell’infanzia cominciò l’esilio.
per sette lunghi lustri. per mano. scivolammo.
facendoci coraggio. nel folto dei decenni.

la strada era sbagliata. o illuminata male.
soldi di cioccolato brillavano alla luna.
e al sole si scioglievano. svanendo.
ci sdraiavamo. allora. in mezzo ai giorni.
guardando il cielo. stupendo e rovinato.
intonaco di villa in decadenza.

le sentinelle dell’eternità. dal cielo.
ci spiavano. nascoste nelle nuvole.
non viste. sparavano colpi di cannone.
bestiale si abbatteva il temporale.
nella pelle. al riparo. l’astronauta.
viaggiava dentro il sangue. palombaro.

mi riparavo. all’ombra di una pagina.
bianca. luna di carta. vicina e siderale.
e piano piano. passato il temporale.
veniva a galla. di nuovo. l’astronauta.
dal covo caldo. del mio corpo astrale.
bagnato ancora. del mio sangue caldo.

lasciava. le sue orme. sulla carta.

LUNA

Ciao Luna che sei dolce, pezzata, commovente:
caramella, mucca piccola, spicchio di cipolla trasparente.
facci dormire, dai!, dacci il sogno e la salvezza:
Il tuo raggio è puro latte, è oblativa tenerezza.

Tu, Luna, che contieni tutti i sogni che sogniamo,
e gli strati di illusioni e i calzini che perdiamo
lavali per noi, nei tuoi crateri, al posto nostro
noi qui giù li muteremo un po’ in sangue, un po’ in inchiostro.

Bianca Luna che ci nutri con l’albume del tuo pianto
facci crescere e invecchiare senza perdere l’incanto.
Luna cavaliere, in viaggio dentro il cielo
con la parola-spada e lo scudo-pensiero.

Gatta Luna che scompari nella notte liquirizia
che ci lasci solitarie con le stelle baby-sitter
non vogliamo avere paura della nostra oscurità:
il tuo esserci in assenza è la sola verità.

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21 Commenti

  1. personalmente sperimentai e mantengo un ricordo luminoso di quell’atmosfera estatica, di quei minuti di ascolto e di sguardi. Grazie e, forse, ancora?

  2. ciao sparz: sì, senz’altro ripeterò anche a Milano. Per ora le prossime date previste sono l’8 aprile a Genova alla mitica galleria 44 nell’ambito della rassegna curata da Luciano Neri il 16 aprile a Prato durante il festival Officina Giovani.
    ciao gianni, buon sabato :-)

  3. bello francesca! molto. vedrai, troverò modo di invitarti su di qui a rifarlo. (su di qui= l’appennino dimenticato da Dio e dagli uomini)- se ci stai!

  4. a azzurra: molto volentieri, mi piacerebbe tanto.
    a marco: son felice che tu sia felice. :-)
    a enrico: grazie.

  5. Le poesie di Francesca Genti delineano immagini dell’infanzia, con sapori,
    giochi, accenni alla luna. Si immagina una pianeta parallela alla nostra.
    E’ la facoltà di vedere con il cuore in primavera. Si legge e mi sorprendo a sentire la voce di un’infanzia gemelle. Mi sembra avere il cuore verde puro come l’erbe. Intravedo il giocho della parola murmurata mentre una bambina supera il cielo della marelle.

  6. del resto cosa aspettarsi da una grandiosa poetessa?
    sorprese e nuove intuizioni
    il segno che la Genti è davvero, davvero sempre più in gamba
    un caro saluto
    e grazie a Francesca Matteoni per il post.
    c.

  7. la simbiotica beanza o dell’atto materno, lo scambio gratuito: hai fatto benissimo a recuperare anche queste dimensioni alla parola, ciao Franci

  8. anni fa feci l’Edipo per uno spettatore, col Teatro del Lemming, esperienza pazzesca, come dev’essere questa
    (spero di trovarti presto)
    rx

  9. La poesia come una forza d’anima che passa dal poeta a chi lo ascolta diventa azione vera, diventa il senso più vivo che la poesia possa avere, diventa rivoluzione.

  10. a renata, prima o poi ci incroceremo sicuramente :-)
    ciao inglish, ciao montierino, ciao du… buona domenica a tutti.

  11. Che meraviglia!
    sono estasiata. Sono così curiosa che cercherò di venire a vederti ed ascoltarti a Prato e spero vivamente che tu possa performar fiabando anche qui a Bologna…

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francesca matteoni
francesca matteonihttp://orso-polare.blogspot.com
Sono nata nel 1975. Curo laboratori di tarocchi intuitivi e poesia e racconto fiabe. Fra i miei libri di poesia: Artico (Crocetti 2005), Tam Lin e altre poesie (Transeuropa 2010), Acquabuia (Aragno 2014). Ho pubblicato un romanzo, Tutti gli altri (Tunué, 2014). Come ricercatrice in storia ho pubblicato questi libri: Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell’Inghilterra moderna (Aras 2014) e, con il professor Owen Davies, Executing Magic in the Modern Era: Criminal Bodies and the Gallows in Popular Medicine (Palgrave, 2017). I miei ultimi libri sono il saggio Dal Matto al Mondo. Viaggio poetico nei tarocchi (effequ, 2019), il testo di poesia Libro di Hor con immagini di Ginevra Ballati (Vydia, 2019), e un mio saggio nel libro La scommessa psichedelica (Quodlibet 2020) a cura di Federico di Vita. Il mio ripostiglio si trova qui: http://orso-polare.blogspot.com/
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