Seak sick sic

di Jacopo Galimberti

Sono un poeta e uno scrittore collettivo. Per due anni ho lavorato a un romanzo storico insieme ad altri 99 scrittori. Sappia il lettore che nel 2007 Gregorio Magini e Vanni Santoni hanno inventato un metodo di scrittura collettiva, detto “metodo SIC”: il sito dedicato a questo lavoro plurale ha prodotto sinora una manciata di racconti a dieci/dodici mani, tutti scaricabili con licenza copyleft, ma il vero, decisivo stacco è avvenuto nel febbraio del 2009, quando il gruppo di scrittori coagulatosi attorno al progetto SIC ha lanciato in rete l’idea di un romanzo che abbracciasse un numero più ampio di partecipanti―ci si augurava almeno cinquanta. Contro ogni aspettativa, la proposta ha ricevuto un numero di adesioni esorbitante, arrivando a oltre duecento iscritti, tra cui io stesso. Duecento iscritti che si sono subito dimezzati quando è stato chiaro che non si trattava di un giochino, di uno di quei divertissement letterari che fioccano in rete, ma che ci sarebbe stato da scrivere davvero, intensamente, molte pagine, per molti mesi.

L’impresa, durata in effetti oltre due anni, è stata impervia, i ritmi industriali; com’era prevedibile le defezioni non sono mancate, anche tra i più valenti. Ma le mani sono state infine duecento, e il romanzo ora è terminato, l’opera si avvia a cercare un editore. Le gioie e i crampi del lavoro collettivo sono noti a pochi, poiché è ancora diffusa la perniciosa idea che la prosa e la poesia spettino al singolo, al privato, all’intelletto di dio. Ci sono cose che davvero forse non si possono partorire che da soli, ma vi sono materie controverse e collettive che trovano la loro verità solo se l’elaborazione da cui emergono ne ricalca almeno in parte le movenze. Il tema del Grando Romanzo Collettivo SIC è infatti la Resistenza. Anzi, le Resistenze, nelle loro confliggenti declinazioni: femminili e maschili, comuniste, liberali, libertarie, vittorioemanuelesche, nazarene o psichiatriche―il tutto rigorosamente incentrato sulla trasfigurazione di fatti reali, puntellati da ciò che è verosimile. Ne è esploso un epos medio e multiforme, sfrontatamente teso ad amalgamare introspezione e coralità, percorso da un’enorme messe di dati, aneddoti, figure storiche e figure di storia che uno scrittore singolo avrebbe raccolto, a far bene, in quindici anni di lavoro.

Un romanzo collettivo scritto col metodo SIC lascia ampi margini di scelta e di negoziazione, tuttavia una volta che l’alveo è stato tracciato il flusso scrittorio vi deve scorrere rapinoso, ma senza tracimare. Occorre parlare con le mascelle di personaggi ripugnanti, perché le schede di quelli che preferivi sono state magari assegnate ad altri. Bisogna accettare di vedersi amputate dal lavoro di editing scene di sesso che gridano al Nobel, scorci o dialoghi di bellezza accecante, macchine di tortura che la letteratura italiana ci avrebbe messo anni a digerire. Ma cosí sia, impuntarsi sarebbe un malinteso di ciò che sottintende un lavoro collettivo tra pari. Il “grande romanzo” della SIC è stato in fondo per me (e penso per molti dei miei novantanove sodali) anche uno strumento per mettersi nella condizione di vedere all’opera in se stessi certi cipigli stronzetti e borghesi: l’ingiustificata diffidenza nel lavoro altrui; la competizione vista come prologo al saccheggio dei meriti e non come momento della collaborazione. Insomma, il Grande Romanzo Collettivo è stato un lavoro sul reale, sulle Resistenze, ma anche sulle resistenze della singolarità incarognita, disabituata a solidarizzare, chiusa nelle quattro mura di un reality―e usciremo a riascoltar Radio Londra.

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17 Commenti

  1. Ovviamente il pezzo e’ stato scritto a piu’ mani e va a-scritto anche a Vanni Santoni.
    Non si cerchi di capire cosa significa il titolo del post. E non si cerchi neppure di comprendere cosa centra Giuliano Ferrara. Il pezzo e’ di circa un mese fa, quando ancora non si sapeva che quella serpa immonda avrebbe riesumato Radio Londra!

  2. Molto bello il suo post. Tutto. Sick in inglese significa debole, forse non è fuori luogo visto che alcuni dei propri pezzi scritti ne rimangono fuori dall’opera finale. Ma ciò va accettato lei dice per il concetto medesimo di scrittura collettiva.

  3. Il Galimba al solito è troppo schivo… noi ci siamo limitati a rileggere e aggiustare qualche passaggio, “SICwise”.
    E, no, nessuno poteva prevedere il sabotaggio della chiusa da parte di Ferrara, dannazione… :)

  4. jacopo, come funziona tecnicamente, dal lato informatico il progetto? cosa usate per comunicare e coordinarvi? per scrivere? per il controllo di versione?

  5. Mi sembra un lavoro molto interessante.
    Ho dato un’occhiata alla brochure sul sito di SIC, e vorrei chiedere come è stato scelto il soggetto iniziale su cui avete lavorato in collettivo, chi ne è l’autore e di cosa tratta più precisamente.
    Quello che mi viene da chiedermi è se (e in che misura) fosse possibile, in qualche modo, collettivizzare/democratizzare anche la scelta/scrittura di tale soggetto di partenza.
    Un’altro punto che mi interessa, per poter comprendere a livello fondativo il grado di radicalità del progetto, è: oltre ai personaggi, quali sono stati esattamente gli elementi/parametri narratologici che avete collettivizzato dando a tutti una scheda da compilare a riguardo. Insomma, per fare un paragone con la musica seriale di alcuni decenni or sono, si è trattato dicollettivizzazione integrale o parziale (e quanto) rispetto ai parametri della scrittura narrativa? e: pensate sia possibile spingere la collettivizzazione della scrittura a un grado ulteriore, p. es. a livelli di diegesi post-lineare classica? di laboratorio sul “genere”?
    Un caro saluto,
    AB

  6. @ Jan

    Vanni potrà risponderti più nel dettaglio, ma ti posso dire fin da ora che la mente informatica e’ Magini che è un web master, oltre che scrittore e studioso di letteratura.

    @Alessandro

    anche qui delego a Vanni la delucidazione. Nel complesso siamo arrivati a livelli di radicalità estremi. Siamo partiti democratizzando una storiella e siamo giunti a collettivizzazioni sessuali davvero pesanti – taluni, in particolare la corrente Santoniana, caldeggiava l’incesto di gruppo (sono pazzi!). Non ditelo alla Feltrinelli…

  7. mi piace l’ossimoro: comuniste, libertarie. e maschili e femminili, si potrebbe completare con fascite, gay e transgender, così sarebbe davvero collettivo, ma non di parte.
    a parte tutto, complimenti, un bel lavoro.

  8. @Alessandro: il soggetto iniziale del Grande Romanzo SIC è stato composto a partire da aneddoti relativi al periodo in questione inviati dagli iscritti stessi. Successivamente, dopo la stesura delle schede personaggio e luogo, sono stati di nuovo i cento scrittori a completarlo, tramite le schede trattamento, nelle quali ogni scaglione di soggetto veniva ampliato e arricchito di particolari (per quanto strutturalmente diverse dalle altre schede, anche le schede trattamento sono state scritte a più mani e composte secondo il metodo SIC—”collettivizzate”, come del resto ogni elemento della narrazione).
    Questa del soggetto basato su aneddoti e su chede trattamento è stata una innovazione cruciale dal momento che nei cinque racconti sui quali è stato rodato il metodo, il soggetto di partenza era sempre predefinito e “dato” dagli organizzatori. Se vuoi approfondire la questione, ne parliamo qui: http://www.carmillaonline.com/archives/2011/02/003791.html

    @Jan: il sito SIC ha una sua piattaforma di scrittura, ma per ragioni pratiche, dovute anche alla necessità di un “basso livello d’entrata” per gli scrittori, tutti i lavori sono stati coordinati via e-mail, mentre le schede composte, oltre che reinviate in mail agli scrittori, sono state pubblicate nell’archivio del sito, per facilitare la consultazione a lavori in corso.
    La composizione dei “mucchi” di schede individuali in singole schede definitive è invece avvenuta tramite un normale word processor (per quanto banale vale la pena dirlo, in quanto senza word processor il metodo SIC non potrebbe essere applicato—o comunque diventerebbe estremamente gravoso).

  9. aspetto il libro con curiosità crescente. in bocca al lupo (!) e, se può tranquillizzare @jacopo, non ho pensato minimamente ala serpe immonda.

  10. Condivido tutto quel che ha scritto il qui presente sodale/compagno/partigiano letterario Galimberti. Specie sull’editing delle scene di sesso e sulla famigerata corrente Santoniana.

  11. @yamunin meglio così :)

    @franz non tutti-tutti, ma almeno 115 sì :))

    Una nota (ignota ai tempi della stesura del pezzo da parte di JG): alla fine, come titolo di lavorazione “ufficiale”, tra i molti proposti dagli scrittori, è passato “In territorio nemico”.

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andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010), lettere nere (milano, effigie, 2013), le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017) e o!h (pavia, blonk, 2020). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.
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