La scuola è di tutti

di Marco Rovelli
La scuola è di tutti. Parrebbe un’asserzione scontata, anodina, quasi innocua. Non è forse uno dei capisaldi di una democrazia? Ma siamo appunto nel pieno di un’emergenza democratica, e allora ribadire quella verità è quantomai necessario. Così come necessario è il libro di Girolamo De Michele, appunto La scuola è di tutti (Minimum Fax, euro 15), che da tutti dovrebbe essere letto e meditato per comprendere tanto la portata dell’offensiva berlusconian-gelminiana alla centralità e al senso stesso dell’istituzione scolastica pubblica, quanto la necessità radicale di resistere, e i mezzi per farlo. I primi a leggerlo dovrebbero essere forse i professori stessi (e lo dico per esperienza diretta), poiché questo libro fornisce una serie di strumenti per pensare il proprio ruolo, per restituirgli quel senso che l’offensiva di cui sopra tenta quotidianamente di sottrargli. De Michele, insegnante di storia e filosofia in un liceo ferrarese, argomenta su una serie di fronti per passare alla controffensiva. E’ uno di quei libri insomma che auspicava Foucault, libri-bombe, vere e proprie pratiche che trovano il loro senso nell’uso. Il tutto finalizzato a dimostrare che non esiste alcuna “emergenza educativa” in Italia, come tenta di far credere la propaganda della ministra dalla penna rossa, supportata da una bella schiera di controriformisti: da un Tremonti che crede o finge di credere che “la mente è semplice” (buttando a mare le scienze cognitive e la complessità), a un Galli della Loggia che si lancia in monumentali editoriali senza sapere – come mostra benissimo De Michele – di che cosa sta parlando. E’ un libro che smonta l’attacco alla scuola pubblica non solo da un punto di vista concettuale (sociale, storico, filosofico, pedagogico: e il filo rosso di una scuola che sappia sviluppare l’autonomia dello studente sorregge il pensiero di De Michele), ma anche avvalendosi di una messe di dati e statistiche. Manifestando la loro manipolazione ad opera della propaganda ministeriale. Come nel caso delle bufale dei bidelli che sono più dei carabinieri, o del 97% delle risorse che va in stipendi del personale scolastico, o del rendimento degli studenti italiani molto al di sotto della media Ocse: tutte grandi, enormi bufale che però i grandi giornali italiani hanno accettato senza fiatare. Nella realtà, in Italia si spende “percentualmente meno della media europea, e l’unico settore nel quale la spesa è più alta è il settore di eccellenza internazionale della scuola”, ovvero quella scuola primaria che la controriforma gelminiana sta provando a demolire (ma De Michele ricorda pure che il presupposto infondato di una spesa fuori controllo era stato fatto proprio anche dal Quaderno bianco del ministero Fioroni). Nella realtà, la spesa per il personale è il 73,8% della spesa complessiva dell’istruzione in Italia, contro una media europea del 79%. Nella realtà, ad abbassare la media dei livelli di apprendimento sono gli studenti delle scuole private, alle quali continuano però ad affluire sempre maggiori finanziamenti statali, a fronte di tagli sempre più drastici alla scuola pubblica. C’è da smontare allora tutto questo mefitico teatrino spettacolare messo in piedi da chi ha come obiettivo non solo dei tagli di bilancio, ma, a un livello strategico di più ampio respiro, la creazione di “manodopera specializzata e elettori manipolabili al posto di cittadini e lavoratori consapevoli dei propri diritti”. Si tratta di combattere un’idea di scuola “potenzialmente fascista”, come scrive l’autore in chiusura, ovvero una scuola fondata sull’autoritarismo, su una didattica normativa, sul nozionismo, con una funzione selettiva e – si sarebbe detto in altri tempi – di classe.
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4 Commenti

  1. Uno dei pochi libri veramente necessari pubblicati negli ultimi anni in Italia.

  2. Se c’è una cosa (l’unica forse) che non perdono agli insegnanti italiani è questo aver adottato in massa (ché loro ne sono i principali acquirenti) come verbo colato, come toccasana, i testi e le pericolose teorie espresse dai libri sulla scuola di Paola Mastrocola, così graziosi e consolatori, al posto di diffondere come fosse il libretto rosso di Mao questo saggio di Girolamo, ché per lucidità reputo sia (dovrebbe essere) uno dei libri centrali della discussione politica nazionale.

  3. La cosa da non perdonare agli insegnanti italiani è ignorare per la stragrande maggioranza cosa sta succedendo realmente nella scuola, che è anche casa loro peraltro, il posto in cui in molti lavorano da decenni. Eppure basta entrare da precario in qualsiasi scuola e percepire ignoranza, menefreghismo, lamentele su questioni irrilevanti da gente che si aggrappa al proprio ruolo per difendersi da quello che succede, dentro e fuori. Per non parlare dell’atteggiamento dei precari. E per non parlare del disinteresse della classe intellettuale. Questa sarebbe veramente un’altra storia, anche questa da raccontare. Insomma, la scuola è di tutti, ma tutti se ne fregano.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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