Abusare la terra, abusare gli umani

di Marco Rovelli

(il manifesto, 15/5/2011)

E saniamole queste case abusive, dice il Caro Leader. L’abuso eretto a norma, morale prima che giuridica, pare ormai uno dei segni più marcati di questa età di Fine Impero. L’abuso è generalizzato, ci dice il Caro Leader strizzandoci l’occhiolino, siamo tutti complici di un’illegalità diffusa: ovviamente non quell’illegalità diffusa invocata anni fa in nome di una trasformazione rivoluzionaria collettiva, ma un’illegalità individualistica finalizzata al “si salvi chi può” – dove poi, a salvarsi e prosperare sulle spalle di un massacro sociale generalizzato, sono sempre quelli che partono da posizioni di vantaggi acquisiti. Che in questo paese, dove la forbice tra i più ricchi e i più poveri è larghissima, assume contorni devastanti.Tutto questo appare in una luce particolare, dalla prospettiva del Duomo di Massa, dove da due settimane stiamo conducendo una lotta a sostegno degli immigrati in presidio permanente che chiedono di essere regolarizzati avendo subito truffe in occasione del decreto flussi colf-badanti del 2009. E’ una lotta difficile, con margini ristretti per conseguire gli obiettivi prefissi. Da una parte, una legislazione schiavista che non lascia spazi per poter dare giustizia a coloro che hanno consegnato migliaia di euro a qualche falso datore di lavoro, e sono stati lasciati nella clandestinità da cui volevano emanciparsi, senza i propri risparmi frutto di una fatica immane. Dall’altra, un percorso che in questi giorni si riapre in conseguenza della sentenza del consiglio di Stato che annullato la circolare Manganelli che escludeva dalla regolarizzazione coloro che avevano subito la doppia espulsione: un percorso però arduo, visto che la possibilità di accedere alla regolarizzazione non riguarda tutti coloro – e sono tanti – che non hanno fatto ricorso dopo la loro esclusione.Ecco, da questa prospettiva irta di difficoltà, in cui tocchi con mano passo dopo passo che cosa significhi essere persone “non-persone”, la ventilata sanatoria degli abusi edilizi appare come scandalo. Da una parte un territorio che può venir devastato impunemente, e ogni suo abuso può essere sanato. Dall’altra, invece, non si sana per nulla al mondo la condizione giuridica di persone che lavorano e che non devono venire riconosciute nei propri diritti di lavoratori, e prima ancora di esseri umani. Sotto questa apparente contraddizione, però, si legge una logica unitaria, e fondativa della nostra epoca: il consumo di oggetti elevato a principio supremo. Territorio e persone sono usati e abusati, ciascuno a suo modo: da ciascuno ciò che può dare. Anzi: da ciascuno e da ogni cosa ciò che si può estrarre. (E, come corrispettivo: a ciascuno ciò che egli si può prendere). Così uso e abuso di persone e di territorio sono legittimati. Uso e abuso, indifferentemente, perché nella prospettiva del consumo totale scompare la soglia tra i due concetti, che si confondono: ogni uso è sempre cattivo (ab-uso), in quanto smisurato. E’ questo, insomma, il tempo della hybris (e Luciano Gallino ci ha detto, di fatto, come sia questa la marcatura “etica” di questa nostra età del finanzcapitalismo). E non possiamo continuare a rimandare la questione di fondo: come salvarsi da questa tracotanza del genere in-umano.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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