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Senza immagine

di Helena Janeczek

Gli occhi azzurri della ragazza sono rivolti all’intervistatore, ma le pupille restano una voragine risucchiata dal pomeriggio a cui è sopravvissuta. Il trauma è lì, la perdita di uno sguardo capace di posarsi con implicita fiducia sull’esterno. “Passava da una tenda all’altra, calmo, entrava e ammazzava chi c’era dentro”. Anders B. ha fatto le cose con calma e criterio, in ogni fase. Prima il concime per l’autobomba, poi i social network per farsi conoscere: non dagli amici, ma dai media planetari che infatti abboccano tutti agli stessi ami, quelli più facili per trascinare il mostro in prima pagina. Nessuno si è risparmiato un commento su “Modern Warfare”, lo “sparatutto” più diffuso, quello di cui, a nove anni, mio figlio disse:”lo so che la guerra è brutta, ma il gioco è bello”. Le serie tv violente più popolari, i film scontati come 300, mentre passa inosservato Dogville con Nicole Kidman, l’angelo biondo che stermina un’intera corrotta cittadina anni prima che Lars von Trier a Cannes finì per dichiararsi “in fondo nazista”. L’uomo che ha sterminato la gioventù per fede e di fatto multiculturale, ci tiene invece a non essere liquidato come un volgare neonazi. Quanti libri ha voluto elencare! Da Kant a Kafka, persino il povero Dante arruolato come padre di quell’“Europa cristiana” che non è il solo a invocare. Non c’è bisogno di essere traumatizzati come la ragazza fuggita nel mare gelido, per avvertire freddo nelle ossa e l’inadeguatezza delle risposte. Perché? Il male diventa insondabile più si presenta come banale. Le foto scelte per i profili fasulli, eppure così familiari per chi frequenta twitter e facebook. Ammicca secondo convenzione ai suoi futuri fan e imitatori, Anders B., la bestia bionda fotogenica, anzi: photoshoppata.

Da noi, intanto, ci sono grandi manovre per lo smaltimento delle scorie tossiche venute alla luce con la strage degli innocenti norvegesi. Partendo da Borghezio che trova l’idee di Anders B. condivisibili (premio al coraggio delle proprie opinioni, anche quando puzzano di cadavere), passando per il riflesso di ridurre tutto al buon senso del ”ma quello è uno psicopatico!”, per arrivare alla vetta della malafede: l’editoriale di Vittorio Feltri uscito sullo stesso giornale che, all’indomani delle notizie dalla Norvegia, era riuscito a rimangiarsi solo la metà delle copie con il titolo Sono sempre loro: CI ATTACCANO ( gli islamici, ovviamente).
Quei giovani incapaci di reagire, li chiama Feltri: erano in 500 contro uno, ma in un’ora e mezza di massacro, non hanno saputo far di meglio che scappare. Ragazzi smidollati, vigliacchi. Di più: incapaci di agire gli uni per gli altri. Fra i giovani laburisti non c’erano eroi disposti al sacrificio, come volevasi dimostrare. Giudizio morale formulato a scopo politico – niente di nuovo, in fondo. Era una “velina ingrata”, Veronica Lario che non gradiva Noemi e le candidature delle amiche del marito, le donne in piazza sono bacchettone ecc. Predicare bene per razzolare male: il basso continuo di chi fa la morale accusando gli altri di moralismo. La differenza è che qui la materia non sono soltanto una settantina di adolescenti ammazzati, ma anche i compagni che si porteranno addosso per tutta la vita il trauma e il senso di colpa per non essere riusciti a fare esattamente ciò che Feltri rimprovera loro. Serve altro? Un piccolo rinfresco su tutti quegli ebrei che si sono docilmente fatti portare al macello, prova che in effetti si trattava di una genia imbelle? Può bastare una frase, anzi un’ interiezione, della stessa ragazza dagli occhi azzurri sfondati dall’orrore che ripeteva: “è totalmente irreale!”. Come si fa a organizzare una resistenza contro qualcosa che, oltre a essere qualcuno alto un metro e novanta munito di mitraglietta, fucile a pompa e pistola, è soprattutto totalmente irreale?

Molti giornali hanno pubblicato le foto delle vittime già identificate. Ma di coloro che sono rimasti vivi, il volto rimarrà quasi sempre sconosciuto, com’è giusto. Per rimandare anche a loro, ecco l’elenco provvisorio dei nomi dei ragazzi uccisi. Oltre a un gesto di memoria, forse potrebbe somigliare anche a qualcosa come un minimo atto di resistenza da condividere: perché le regole del gioco, anche di comunicazione, non siano dettate solo dai carnefici.

Alexsander Aas Eriksen, 16 anni

Anders Kristiansen, 18 anni

Adrine Bakkene Espeland, 17 anni

Emil Okkenhaug, 15 anni

Gunnar Linaker, 23 anni

Guro Vartdal Havoll, 18 anni

Hanne Kristine Fridtun, 19 anni

Havard Vederhus, 21 anni

Ismail Haji Ahmed, 19 anni

Johannes Buo, 14 anni

Jamal Rafal Yasin, 20 anni, rifugiata dall’Iraq con la famiglia

Marianne Sandvik, 16 anni

Monica Bosei, 45 anni

Monica Iselin Didriksen, 18 anni

Simon Saebo, 19 anni

Snorre Haller, 30 anni.

Sondre Dale, 17 anni.

Sverre Fleet Bjorkavag, 28 anni

Syvert Knudsen, 17 anni.

Torjus Blattmann, 17 anni.

Tarald Mjelde, 18 anni.

Espen Jorgensen, 17 anni.

Even Flugstad Malmedal, 18 anni.

Gizem Dogan, 17 anni.

Hanne Anette Balch Fjalestad, 43 anni.

Ida Beathe Rogne, 18 anni.

Lejla Selaci, 17 anni.

Lene Maria Bergum, 19 anni.

Silje Fjellbu, 17 anni

Syvert Knudsen, 17 anni

Tamta Liparteliani, georgiana

Tore Eikeland, 21 anni

Trond Berntsen, 51 ann

Ida Beathe Rogne, 18 anni

Morti per l’autobomba a Oslo:

Hanne Lovlie, 30 anni

Ida Marie Hill, 34 anni

Tove Knutsen, 56 anni

Hanna M. Orvik Endresen, 61 anni

Kai Hauge. 32 anni

la prima parte di questo pezzo è uscito su L’Unità, 25 luglio 2011. Grazie a Andrea Tarabbia e Giorgio Fontana che mi hanno fatto scoprire l’editoriale di Feltri.

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22 Commenti

  1. http://kelebeklerblog.com/

    ri-posto questo blog già citato da altri in cui viene fatta una lettura ideologica che ho trovato molto interessante. assolutamente irreale ciò che è accaduto ma non mi sembra inutile indagare il magma culturale nel quale si generano questi gesti. Non liquidare come frutto di un neonazismo generico ogni gesto ‘folle’ cui ci troviamo davanti. Per quanto riguarda i commenti italiani mai si sarebbe immaginato uno scontro fra calderoli e borghezio e invece l’ultimo dei due ha mantenuto fede alle sue idee. E’ lui che rivela l’osceno della Lega e di molte delle destre europee (non solo le estreme). Come proprio borghezio insegnava ai fascisti francesi: tocca prima vendersi come forza regionalista, occupare posti di potere e poi lì produrre politiche estreme (se no le conseguenze potrebbero essere atti come questo, aggiungerebbe ora).

  2. Quando ho saputo dell’orrore nella serata del 22 luglio, il giorno del mio compleanno, non ho voluto rimanere davanti alla TV della mia camera di albergo.
    Ero nell’incapacità di controllare la mia immaginazione. Vedevo sempre l’isola bellissima, l’acqua in una linea griggia blu, il verde, gli alberi, il cielo dolce: tutta questa bellezza nel mirino.

    Pensare a questi ragazzi chi non hanno potuto scappare; erano come piccoli in una trappola, cercando da non morire, spaventati: non era possibile fare qualcosa, perché davanti al macello, non c’è niente da fare: chiudere solo gli occhi, aspettare, nascondere, pregare, chiamare la mamma, affrontare
    la paura cruda.

  3. L’editoriale di Feltri:
    l’avrà fatto scrivere a qualcun altro, magari un neo assunto, magari non aveva il tempo di scriverlo e ha affidato a qualcun altro il compito di scriverlo per lui; ahahahahaha che roba, che scritto annoiato. E’ talmente banale che non puo’ averlo scritto lui (o forse si ?); neanche sugli editoriali di provincia si leggono articoli del genere.

    Feltri, Feltri… ahahhahaah .. vai a lavorare la terra.

  4. Giusto Ares e andasse a zappare pure marcello veneziani: mi sono risvegliata in un incubo. I giornali di destra oggi avvalorano la tesi che, se si fosse trattato di un pazzo di sinistra che irrompeva in un raduno neonazista, avrebbe fatto bene….ma che sono impazziti? Ragionare sul filo dell’assurdo che un’azione del genere fosse anche solo giustificabile da una parte o dall’altra. Piuttosto, vista la vita di Stieg Larsson, autore di formidabili gialli, perennemente minacciato dai neonazisti svedesi fino a morire di crepacuore, non credo, purtroppo, che questo norvegese qua sia isolato…borghezio del resto è un suo adepto e ce l’abbiamo in casa…ma perché non lo cacciano dal parlamento europeo?

  5. ma guardate che zappare o lavorare la terra è un lavoro mica da tutti, ci vuole anche lì un buon saper fare, non offendiamo i contadini per favore. ma guardiamoli bene chi sono questi giornalisti, ivi compresi Feltri e Belpietro, giù la maschera: sono dei mediocri, dei “sovrabbondanti”, degli “eccedenti”, messì lì in quanto tali perché sentano costantemente l’inettitudine a ricoprire un ruolo importante, e consci di tutto questo siano sì riconoscenti e sì zelanti nel difendere gli interessi del Padrone, tanto da diventare delle figure bozzettistiche, dei ridicoli e grigi Eichmann (con tutte le proporzioni del caso) la cui mediocrità assurge paradossalmente a merito, motivo di vanto, spocchia.

  6. Purtroppo ci vedo poco di bozzettistico o di ridicolo in Feltri. Ed è anche meno mediocre di Belpietro o Sallusti, nel suo campo: ossia meno sostiuibile con un altro volonteroso portavoce. Non serve a molto togliersi lo sfizio di sottovalutare..

  7. non vedi la mediocrità di Feltri? E’perchè ti mancano i modelli di riferimento yankee, come Glenn Beck, che ha paragonato i morti alla Hitlerjugend. Povero Feltri, si danna ore per partorire bebè di m..a fumante, poi arriva un ex alccolizzato che in 2 parole ti riduce a nulla. Che vita grama, povero Vittorio

  8. Si Feltri non è bozzettistico, è davvero ripugnante. Fa parte di quelle persone che trasformano ogni cosa che toccano, ogni argomento che affrontano, in qualcosa di schifoso. La cosa più grave è che un personaggio tale abbia tribune televisive e giornalistiche, come se fosse un qualsiasi normale opinionista.

  9. È da cinque giorni che ci penso e che cerco di capire, ma non è facile. Anche qua (Spagna) i giornali e telegiornali hanno detto come prima teoria che era stato un attentato islamista…e invece non si voleva molto (in realtà, niente…) a vedere che il modus operandi non è il solito di un attentato così…almeno finora.

    Le parole di Feltri sembrano uno esempio in più di discorso facile. Ma quante volte si è fatta colpevole la vittima e non il boia? Così la cosa è più semplice…di certo, i motivi non li devi cercare né capire…sono là: la colpa è della vittima, ha provocato o consentito, quindi meritava.

    La libertà d’espressione è un diritto. La libertà di diffamazione no. Fare colpevole le vittime è diffamare.

  10. mentre passa inosservato Dogville con Nicole Kidman, l’angelo biondo che stermina un’intera corrotta cittadina anni prima che Lars von Trier a Cannes finì per dichiararsi “in fondo nazista”

    A questa stregua cosa dovremmo dire di Medea, che ammazza Glauce, Creonte e i suoi stessi figli per un fare un dispetto a Giasone?

  11. Medea non è mica il braccio armato della Giustizia…

    A parte questo, anche a Marco. Io ritengo da quel dì che l’opera di von Trier contenga degli elementi fascisti in senso stretto e questo a prescindere dalle tardive battute del regista (che, per quanto irritanti, sono trascurabili rispetto a quel che passa dai film). Ma non mi interessa fare la “ve l’avevo detto”, tanto meno agganciandomi al biglietto da visita di Brevik su fb (mossa assai facile, e anche un po’ sporca).

    Ho pensato di citare Dogville per mostrare che c’è una destra desiderosa o in grado di inglobarsi una parte di cultura che non è semplicemente neonazista. Anzi che spesso non c’entra affatto, vedi Dante, Kant e Kafka.
    Lo so che non è una novità, perché così già facevano i nazisti storici.
    Ma se hanno spacciato Hoelderlin per grande cantore della Germania, laddove la mitologia tedesca che si inventa il poeta svevo è frutto di un tempo in cui l’idea nazionale era legata a un orizzonte di liberazione universale, non reazionaria ed esclusiva, la questione per Nietzsche è assai più ambivalente e per Wagner già abbastanza univoca. Con questo non butto via né Nietzsche né Wagner né Lars von Trier, per chi lo apprezza.

    Era per dire, attenzione: questa cosa non viene dalla luna, non si alimenta solo di sottoprodotti.

  12. @ giovanni

    Glenn Beck la sua battuta del cazzo l’ha fatta su internet, essendogli stato chiuso il suo programma Fox, da quanto mi risulta. In che già mi sembra una differenza.
    In più, appunto, trattasi di sparata in cerca di effetto (ottenuto), senz’altro diffamatoria, ma non di una manovra più sottile e articolata come quella di Feltri.
    A me interessa più quel che succede in Italia, e mi interessano più i veleni insidiosi e meno facilmente tracciabili. Più Feltri che Borghezio, dal quale, pelosamente, tocca alla stessa Lega di doversi smarcare (anche se quello dello sbirro cattivo, rampognato pro forma, è un gioco delle parti da non sottovalutare).

  13. Io quello di Feltri lo trovo comunque un editoriale mediocre, anche nella sua malafede.. se malafede vi è stata…

  14. E’ un uomo che deve tenersi lo stipendio , la poltrona e gli amici che servono… niente altro.
    Sopravvalutarlo lo tiene seduto su quella poltrova dove stà.

  15. dal blog di martinez un post
    maria

    Solidarietà a Mario Borghezio
    Posted on 27/07/2011 by Miguel Martinez

    ”Spiace sentir qualificare come ‘farneticazioni’ le stesse idee forti, sulla realta’ del pericolo islamista che, ovviamente al netto della violenza e piu’ che mai di quella contro persone innocenti come le vittime della strage di Oslo, per non fare che un solo straordinario esempio, persone coraggiose e lungimiranti come Oriana Fallaci hanno espresso con grande chiarezza”.

    Mario Borghezio

    Circa una volta la settimana, i media ci indicano il capro espiatorio di turno.

    Da ieri, e per qualche ora ancora, è il solito Mario Borghezio della Lega.

    Mario Borghezio, in un intervento (a La Zanzara, programma di Radio 24) che merita di essere ascoltata attentamente, ha detto la stessa cosa che abbiamo scritto qui.
    Eccolo qui, il Borghezio che parla, ascoltate bene e non limitatevi alle citazioni fuori contesto dei media.

    Borghezio ha parlato in maniera pacata, nonostante un giornalista incalzante, dalla voce non si sa se più isterica o viscida, che non ascoltava minimamente il suo discorso, ma cercava di fargli dire una battuta autoincriminante sui Templari.

    Mario Borghezio dice di condividere le idee di Anders Breivik, che ritiene ottime; mentre non condivide l’azione commessa da Breivik.

    E dice che le idee di Breivik (non le azioni) sono condivise da partiti che “vincono le elezioni in tutta Europa” e prendono il 20% dei voti in molti paesi; e quindi sono condivise da circa cento milioni di europei.

    Io aggiungo (non li ha citati Borghezio) che le idee di Breivik, tolta qualche punta personale, sono le stesse di Oriana Fallaci, di Magdi Cristiano Allam, di Marcello Pera, di Vittorio Feltri, di Fiamma Nirenstein, e di tutti gli altri “nemici del multiculturalismo” di cui abbiamo parlato spesso su questo blog.

    E all’estero, sono le idee di Geert Wilders, di Filip Dewinter, di Thilo Sarrazin, ad esempio.

    Chiaramente, più uno scrive, più ci mette di personale e quindi siamo sicuri che nelle 1.500 pagine degli scritti di Breivik, ci saranno tante piccole divergenze con tutte le persone citate; ma il nucleo del discorso è quello. E ovviamente stiamo parlando delle idee, non della strage. Le persone che abbiamo citato apprezzano le stragi solo se commesse in divisa, e preferibilmente dall’aria.

    Borghezio viene attaccato per i soliti due meschini motivi: da parte della sinistra (in senso ampio) per segnare un punto (“amico di un killer pazzo che ha fatto notizia”) contro la destra. E da parte della destra per non permettere alla sinistra di segnare il piccolo punto mediatico.

    Da nessuna parte, ovviamente, la minima attenzione a ciò che Borghezio ha realmente detto; né tantomeno a ciò che Anders Breivik ha realmente detto (se non altro, a differenza dei propri compagni di partito, Borghezio dimostra di saper leggere l’inglese).

    E quindi nessuna attenzione a ciò che bolle realmente nella grande pentola europea. Tutti a condannare con tanta violenza il sintomo, da vietare ogni menzione della malattia.

    Vi lascio con questo interessante tema di discussione e stacco la spina del computer per qualche giorno.

    Come sapete (e come spiego in alto a destra su questo sito), i commenti non sempre passano automaticamente. E capita – non so perché – che vengano bloccati anche commentatori che sono stati già approvati. Quindi se non vedete pubblicare i vostri commenti in mia assenza, abbiate pazienza e aspettate il mio ritorno. Quando scoverò ad un ad uno i commenti autentici in mezzo a un oceano di spam.

  16. Di cosa dovremmo discutere dell’idiozia del 20% degli europei ?,

    ma ti pare..

    vado a rassicurare i miei amici egiziani, marocchini, tunisini, portoricani, cinesi , peruviani.. etc.., che stanno pagando le tasse e mi chiedono solidarietà, in quest’Italia ingrata.

  17. W gli stranieri e la loro prole, che determinerà il futuro di questa Italia, vecchia, arretrata, ingrata, razzista… e mediocre!!!

  18. dire che Grace in Dogville è il braccio armato della Giustizia è già (sovra)interpretare – e si potrebbe dire che a suo modo anche Medea si fa braccio armato, se non della Giustizia, almeno della giustizia. ovvero, se voi volete portare via tutto a me, io porto via tutto a voi – la cosa è esistenzialmente non molto distante dal racconto di Dogville. ed esistenzialmente si potrebbe leggere quel film, ne guadagna.

    so che non è questo il post, ma mi interesserebbe capire in che senso l’opera di Von Trier conterrebbe elementi fascisti, perché io non ce li vedo, non vedo elementi di ideologia, vedo soltanto opere ricchissime, anche per il pensiero, e benissimo realizzate. e nel mezzo la legge ferrea e arbitraria dell’io del regista.

  19. D’accordo con il fatto con i tentativi onnivori della destra. Ma Von Trier, ribadisco, non c’entra né soggettivamente (nel senso che non mi risulta che i fascisti cerchino di appropriarsene) né oggettivamente (il senso della sua opera è opposto, ne scrissi peraltro, a proposito di Dogville – film che nel frattempo ho fatto vedere a qualche generazione di studenti – oddio, avrò mica allevato una folla di breivik? -, qui: http://www.nazioneindiana.com/2005/03/06/dogvilleovvero-un-trattato-di-teologia-politica-per-capire-il-nostro-tempo).

  20. Dogville è evidentemente un film che lascia allo spettatore il compito di interpretarlo (per questo si è parlato di un’opera brechtiana). Quindi quel che ci hai visto tu e quel che hai trasmesso ai tuoi studenti – tra l’altro una lettura molto complessa che mi è piaciuta assai più del film medesimo – non ha nulla a che vedere con le ragioni che l’hanno fatto includere tra i favoriti di Breivik. Tra i quali, per esempio, figura anche “il Processo”. In quel caso avresti davvero gioco facile a chiedermi se per caso voglia sostenere che anche Kafka offre qualche elemento collimante con l’ideologia cristiano-suprematista.
    No, ovviamente. Quella scelta sembra piuttosto rimandare all’autorappresentazione del carnefice come vittima del sistema, una manovra purtroppo assai tipica, non solo espressione di un delirio individuale.
    Josef K. però rimane vittima, con la vergogna che lo sopravvive, mentre Grace non può diventare altro che angelo sterminatore. Per ribadire che, in Dogville, continuo a vedere degli elementi che possono favorire un’interpretazione opposta alla tua: qualcuno dovrà pur sporcarsi le mani per ribellarsi, ristabilire la giustizia, fare piazza pulita di tutti questi vermi (o cani) che impongono le regole della società. Poi i dogvillesi sono coloro che opprimono lo straniero, sfruttano il subalterno, abusano delle donne – insomma sembrano più “cattivi” di destra che di sinstra, per farla semplice. Ma hanno anche quei tratti da indistinta corruzione capitalistica che può combaciare con le idee di estrema destra. Oppure la vendetta che si consuma sui figli della signora non mi ricordo (quest’idea di estirpare il male a partire dalle generazioni future, davvero la trovo sinistra alla luce di quanto è successo), che non è la stessa cosa di quella di Medea. Medea che, accecata dall’odio, arriva a uccidere i propri figli, è una figura tragica, non l’esemplificazione di un principio. Per non parlare di tutto l’impianto simbolico cristiano che, proprio perché rifiuta l’idea del perdono sempre e comunque, mi pare venire decisamente incontro a una lettura fondamentalista.
    Ripeto: con questo non voglio dire (sempre per farla semplice) che Dogville è un film fascista. Né tantomeno che è un brutto film.

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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