Molo Audace

di Antonio Sparzani
Mi avvio lentamente sul molo Audace mentre il pomeriggio agostano illanguidisce e il mare – al mattino così blu come solo nel golfo di Trieste sa essere – diventa pallido e chiaro e opaco e comincia a confondersi all’orizzonte col cielo. Le persone si muovono con calma – tutto rallenta, anche nel cuore e nei pensieri.

Tra questi uno ne emerge improvviso, inatteso e improbabile: se un personaggio come Bashār al-Asad, o come un altro dei feroci assassini che abitano e hanno tragicamente abitato i palazzi del potere di questo mondo – non c’è che l’imbarazzo della scelta – se Asad dunque, che spara, o peggio ancora fa sparare, sui suoi concittadini, venisse qui sul molo Audace con me, senza parlare, ma solo a camminare lentamente guardando lontano, assaporando la scontrosa grazia della città di Saba, respirando l’aria del golfo, forse si lascerebbe andare per un attimo a dismettere i pensieri di potere e di morte da cui è circondato e divorato e si abbandonerebbe a uno sguardo sul mare fino a consegnarsi definitivamente al pensiero che l’unica cosa che importa è che la Terra è la nostra patria, il luogo di noi tutti, nel quale tutti dobbiamo convivere.
Qui intorno sono a loro agio gli amanti che si ridono incuranti del resto ripetendosi gesti e parole che sanno già da tanto tempo, così come sono a loro agio le persone sole che trovano il tempo di pensare con calma ai casi propri; qui sono di casa le barche che prendono ora il largo per bagnarsi della luce speciale che ti avvolge quando hai intorno solo acqua. Qui gli sguardi che scambi per un attimo con chi ti sfiora sono buoni, tolleranti, segretamente complici.

Tanti, credo, siano i luoghi magici come questo al mondo; se anche Augusto Pinochet ci fosse venuto almeno una volta avrebbe perso anche lui un po’ della sua ferocia? E così altri, uno di quegli altri potenti che per qualche ragione, avidità, rancore, estrema intolleranza o concorso di impensate circostanze, si sono accanitamente dedicati a violenze e distruzioni nei confronti dei propri simili.

Oppure no. Nessun molo Audace, nessuna fresca brezza marina, nessun pezzo di rapinosa bellezza naturale sarebbe in grado di scalfire una mentalità ormai scolpita senza rimedio in un freddo bassorilievo di comportamenti determinati da cause ormai remote e non più modificabili.

Qui e adesso io vorrei invece credere che questa possibilità esista, vorrei crederci nella possibilità di scalfire qualsiasi superficie, vorrei avere fiducia nella capacità taumaturgica del mondo che ci circonda e anche delle persone che ci circondano e che ci parlano. Come sarà cominciata la spirale di perfidia che ha poi informato la vita di tutti gli Asad del mondo, qualcuno avrà scardinato irrimediabilmente la loro umanità con un gesto sbagliato, con un rifiuto, con una piccola violenza che ha poi scavato un solco terribile nella loro personalità di giovani, o giovanissimi? Nessuno naturalmente può saperlo, forse neppure il diretto interessato, ma tutti noi abbiamo – sempre e comunque – la responsabilità dell’allevamento dei cuccioli della nostra specie. Portiamoli nei luoghi magici della Terra, costruiamo dei nostri luoghi magici di luxe calme et volupté, abbiamo cura della bellezza.

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8 Commenti

  1. il languore azzurro del mare al mattino……………..

    thank you sparz, mi basta il tuo primo paragrafo! Il resto è cronaca

  2. Molto bello. Una cartolina da TS insolita, mai pensata, e cosi pacifica. Cosi impossibile. Complimenti! azra

  3. Io sono un affezionato frequentatore di Kobarid (Caporetto), dellIsonzo, della sua acqua e dei sassi che sono lì da prima e che saranno lì ancora a lungo, che solo da quell’acqua dolce si lasciano consumare a carezze. Intorno solo prati e boschi di pace eterna. E cimiteri di sole croci, a migliaia.
    No caro Sparz, la Bellezza non ferma la bestia, non la intimorisce, non la placa.
    luciano

  4. ARRIVEDERCI FRATELLO MARE
    (da IN ESILIO)

    Nazim Hikmet

    Varna, 1951

    Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
    arrivederci fratello mare
    mi porto un po’ della tua ghiaia
    un po’ del tuo sale azzurro
    un po’ della tua infinità
    e un pochino della tua luce
    e della tua infelicità.
    Ci hai saputo dir molte cose
    sul tuo destino di mare
    eccoci con un po’ più di speranza
    eccoci con un po’ più di saggezza
    e ce ne andiamo come siamo venuti
    arrivederci fratello mare.

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antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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