London, 27/11/1894 [ dell’insouciance & alia ]

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Malìa [Londra – 1887]

di Francesco Paolo Tosti [1846 – 1916]

parole di Rocco Emanuele Pagliara [1856 – 1914]

e l’inimitabile ironico Alfred Kraus dal vivo

                                                               Cosa c’era nel fior che m’hai dato? Forse un filtro, un arcano poter? Nel toccarlo, il mio core ha tremato, m’ha l’olezzo turbato il pensier. Ne le vaghe movenze, che ci hai, un incanto vien forse con te. Freme l’aria per dove tu vai, spunta un fiore ove passa ‘l tuo piè. Freme l’aria per dove tu vai, spunta un fiore ove passa ‘l tuo piè.                                                                                                                               Io non chiedo qual plaga beata fino adesso soggiorno ti fu: non ti chiedo se Ninfa, se Fata, se una bionda parvenza sei tu! Ma che c’è nel tuo sguardo fatale? Cosa ci hai nel tuo magico dir? Se mi guardi, un’ebbrezza m’assale, se mi parli, mi sento morir! Se mi guardi, un’ebbrezza m’assale, se mi parli, mi sento morir!

 

di Orsola Puecher

[ un fascio di lettere – legate con un nastrino di raso verde – consunto – riposto da chissà quanti anni nel segreto – nel senso di cassetto invisibile – di un vecchio mobile – alcune d’amore – altre di dolori – e poi queste tre – da Londra – di un ritenuto molto austero bisnonno – baffi a manubrio da dagherrotipo – così cariche di storia – di allusioni – di particolari curiosi – di tenerezze d’antan e di concetti e fatti ancora tanto attuali e irrisolti – dopo ben un secolo e diciassette anni di storia – da risultare davvero sorprendentie poveri i nostri nipoti alle prese con freddi file – niente carta e inchiostro – e asperità e rotondità di belle calligrafie – nè parole misteriose da decriptare che richiedono diversi giorni di riletture – fino al lampo in cui emergono a un senso compiuto – da sgorbietti di segni che erano – come l’inconsueta francoinglese insouciance – incoscienza – noncuranza – spensieratezza – irresponsabilità – così estranea all’odierno dover essere sempre responsabili – coerenti – sempre dalla parte giusta – spirito di un certo modo di vivere e di pensare di una Belle Époque di pace e sorti progressive delle genti – che sarà disilluso di lì a pochi anni dal secolo delle guerre ]



     Carissima Nanna,
     Ieri sera ho ricevuto la tua carissima con quanto piacere tu sola lo puoi immaginare.
     Sebbene la posta per l’Italia non parta che alla sera pure ti scrivo di mattina perchè al mio ritorno dalla City ho appena il tempo misurato per scrivere alla ditta.
     Ieri dunque ho avuto alle 3½ l’intervista con Cox.
     L’impressione della personalità di Cox fu subito favorevolissima. Sebbene abbia l’aspetto di un prete anglicano pure dal contegno dalla franchezza nell’esporre le sue vedute è di molto superiore a certi nostri pezzi grossi che gettano alla faccia la loro importanza come se il mondo pendesse ai loro cenni.
     Cox è stato molto gentile e le sue osservazioni così giuste che francamente altrettanto mi sentirei dubbioso di firmare in Italia un contratto da solo fidandomi del solo mio criterio, altrettanto qui mi sento sicuro che non sarò ingannato e che se noi manterremo le promesse non sarà certo da Cox che ci verranno difficoltà.
     Cara mia in Italia si ha talmente tanto da imparare nel modo di fare affari che non so prevedere quando e come ci arriveremo.
     Qui si trattano affari colossali in poche parole e molto minori scritti perchè l’inganno è sconosciuto precisamente perchè è quello che intralcia e fa perdere tempo e denaro con danno anche del disonesto che si vedrebbe in poco tempo lasciato in disparte.
     Da noi invece…
1 ma basta lasciamo là quest’argomento che del resto a te non può molto interessare.
     Londra è sempre quella gran città che tu conosci e vi sarebbero tante belle cose da comperare ma non avendo quel bel borsellino ben guarnito che desidererei mi tocca a guardare e passare via.
     C’è però una sensibile diminuzione negli affari e mentre una volta nella City non ci si trovava un bugigattolo d’affittare, ora quasi ad ogni casa vi sono locali d’affittarsi per studio. E’ questa proprio un’osservazione da padrone di casa che pur troppo prova anch’egli i danni dell’arenamento commerciale.
     Alle care bambine dirai che io aspetto con vivo piacere un loro scritto, ed intanto mando mille affettuosi baci,
     Fa un bacio a quell’amore di Carla, ed a te mille e poi mille abbracci e baci dal tuo
          Aff.mo Ginio

 

     London 29/11 94
     Carissima Nanna,
     Ho ricevuto le due carissime lettere delle bambine che ringrazierai a mio nome facendo loro un mondo di baci.
     Anch’io com’è vostro vivo desiderio vorrei tornarmene presto al nido nativo, ma prevedo che le cose non si potranno definire prima della metà della ventura settimana,
     Sin’ora tra lo scrivere, il parlare e discutere e cercar informazioni il tempo mi è passato rapidamente.
     Tanto rapidamente che non ho avuto campo di cercare e provvedere a quanto tu desideravi sapere ed io di comperare.
     Alla mattina mi alzo alle 8 circa e mi trovo pronto per scrivere da fino verso le 9, ora in cui arriva la posta. Rispondo se ho tempo alle lettere della ditta; ma generalmente non arrivo d’impostarle che alla sera.      Alle 10 e mezzo si va alla City dove si sta fino alle 4 ore circa e poi si ritorna a casa per la corrispondenza che deve essere impostata non più tardi delle 6 e un quarto perchè abbia a partire nella sera stessa.
     Alle 8 si pranza, poi bighellonando sino alle 10 circa si torna all’albergo e dopo tutte le ore sono buone per andare a letto.
     Ecco la mia vita nella città di Londra; non ho mai messo piede in dei teatri ne altri divertimenti perchè proprio non ne sento la volontà.
     Se avessi messo a posto tutti gli affari probabilmente avrei anche volontà di divertirmi: ma per la responsabilità che ho indosso caso mai l’esito non fosse quale lo desiderano i miei soci non ho quella insouciance di vita che potrei avere fossi qui a trattare affari più andanti.
     La mia salute però non ne soffre e l’appetito non manca, due cose molto necessarie per l’equilibrio mentale.
     Salutami caramente le bambine a cui scriverò un altro giorno in cui abbia più tempo. A te in particolare affettuosissimo abbraccio.
     Ricevete mille affettuosi baci dal tutto vostro
               Aff. Ginio

     Londra 1/12 94
     Carissima Nanna,
     Oggi essendo sabato gli affari mi lasciano il tempo d’intrattenermi un poco anche con te mia carissima.
     Chissà come sei spiacente di questa mia prolungata assenza!!
     Ma che vuoi anche in questo paese dove tutto dove tutto si fa speditamente non c’è stato modo di fare camminare le cose più presto. E già prevedo che non prima di mercoledì potrò prendere il treno e venire ad abbracciarvi. Oh ma allora vedrai come vi compenserò tutti; te per la prima.
     Ieri ho mandato due righe alle care bambine. In risposta alla loro letterina, spero che saranno soddisfatte. Alla Carla fai tanti baci per mio conto.
     Il mio soggiorno in Londra malgrado gli affari non posso dire mi riesca uggioso, soltanto vorrei averti vicina per farti ammirare ancora una volta quanto vi ha di bello e grazioso in questa città, non esclusa la nebbia che oggi per la prima volta pare voglia mostrarsi in tutta la sua densità.
     Ho però trovato una Londra molto diversa da quando l’abbiamo visitata insieme, i prezzi di tutto gli oggetti sono ribassati e se non fosse il viaggio converrebbe almeno per noi uomini vestirsi e calzarsi qui. Questo mi fa ancora di più, se è possibile, desiderare la tua presenza e diciamolo pure di avere più sterline in tasca per quel ben noto proverbio che il buon mercato conduce l’uomo all’ospedale.
     Intanto che mi rammento se non hai già fatto a Teresa il regalo pel suo onomastico potrei vedere per un oggettino che stia nel prezzo che già so, e portarglielo. Che te ne pare?
     Sin’ora non ho avuto tempo di visitare magazzini ma conto di farlo oggi e non tralascerò di dare un’occhiata a Maple. Qui all’albergo c’è il suo catalogo e i prezzi dei letti di ferro e ottone che desideravi sapere variano dalle 25 alle 35 sterline. Bisognerebbe perciò vederli che rispondendo subito a questa mia arriverai in tempo a farmi la commissione. Commissione che eseguirò se ed in quanto avrò ancora sufficienti denari in tasca.
     Fa mille affettuosissimi baci alle bambine, ed altrettanto ricevi dal tuo
     aff. Ginio

 

Hotel Previtali
Mentasti Brot, Prop.
Arundell Street
Piccadilly Circus
Telegraphie Address:
“Previtali London”


E ci si può immaginare l’aff. Ginio in giro nella Londra dell’epoca, affrettarsi ai suoi impegni per le streets così vivaci nel loro flusso caotico ma armonioso di mezzi di trasporto animali e meccanici: carozze, carrozzini, fantastici tram a cavalli a due piani sponsorizzatissimi dai primi cartelloni pubblicitari, dove al piano superiore le signore aprivano i parasole, inclusi battelli a vapore sul Tamigi e rare automobili.
 


 
Il bisnonno, che la bisnonna Giovanna con tenerezza chiama Nanna, rivelando un ignoto e prezioso spaccato di lessico famigliare, era stato mandato dalla ditta in missione a Londra per affari delicati, che, da lontani racconti ormai, ahimé, non più verificabili, pare fossero inerenti all’acquisto del brevetto inglese per la pastorizzazione del latte, ancora ignota in Italia, per future Centrali del Latte. Il problema del impure milk, il latte infetto, era all’epoca causa di diverse epidemie e morti infantili.
Lascia davvero stupiti la precisa e lungimirante consapevolezza del giovane Ginio di quanto l’Italia fosse indietro dal punto di vista del sistema statale ed economico, per la burocrazia delle procedure e per il malcostume delle mazzette e tangenti varie, che ci affligge tutt’ora, sulla qual cosa aveva anche una certa sconsolata e confermata certezza: Cara mia in Italia si ha talmente tanto da imparare nel modo di fare affari che non so prevedere quando e come ci arriveremo.
Molti italiani, del resto, trovarono fortuna nell’Inghilterra dell’epoca, in una fuga di cervelli che ancora continua. Il Premio Nobel per la Fisica Guglielmo Marconi quando si rivolse al ministero delle Poste e Telegrafi Italiano, al tempo guidato dall’on. Pietro Lacava, illustrando la sua rivoluzionaria invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti, non ottenne alcuna risposta, anzi la sua lettera venne bollata dal ministro con la scritta alla Longara, intendendo il manicomio, che allora a Roma era ubicato in via della Lungara. Trasferitosi a Londra invece ottenne senza ostacoli il brevetto e la possibilità di sfruttare e diffondere la sua invenzione.
Il napoletano Francesco Paolo Tosti famoso musicista pop dell’epoca, interprete elettivo di palpiti dannunziani e oscure morbosità pascoliane, le cui romanze e fogli d’album venivano massacrate nei salotti dalle signorine di buona famiglia e cantate a squarciagola nei mercati rionali, nel 1870 si trasferì a Londra dove, grazie a Lord Mayor e all’appoggio del celebre violoncellista Gaetano Braga, suo conterraneo, nel 1880 entrò alla corte della regina Vittoria come maestro di canto. Edoardo VII nel 1908 gli conferì persino il titolo di baronetto.
Tornando al bisnonno si nota che la preoccupazione per il borsellino vuoto di sterline è costante. Anche perché la carissima Nanna come regalo dal viaggio non si accontentava di un semplice monile o un di pizzo o di un souvenir qualsiasi, ma aveva fatto la commissione di un letto di ferro e ottone con i pomoli e le volute. Che sarebbe stato acquistato, nel caso le finanze residue lo avessero permesso, ai famosi magazzini Maple.

 

 
I cataloghi dei grandi magazzini di allora, dai Sears americani ai famosi Maple londinesi, sono fra le testimonianze più affascinanti dell’esposizione seriale di tutte quelle bellissime buone cose di pessimo gusto che affollavano i salotti di Nonna Speranza delle case borghesi dell’epoca. Legioni di pendole dall’aspetto antropomorfo, file di sedie a braccia aperte, scrivanie materne, paralumi vezzosi, languide dormeuse e chincaglieria per tutti i gusti. Ma come e se mai avvenne l’acquisto e il trasporto del famoso letto da London a Milano non si tramanda: se come ingombrante bagaglio appresso, passando la Manica e mezza Europa, o se spedito. Il suo viaggio sarebbe stato di sicuro un avvenimento, con tutto l’almanaccare della famiglia… ma quando arriva il letto… e il letto?… arriverà? e poi l’arrivo e il successivo montaggio e collaudo amoroso.
 
 

 
 
Lo si può immaginare questo talamo vagante, un letto si aggira per l’Europa, come un altro famoso letto d’ottone, quello del film inglese ⇨ The Knack …and How to Get It sulla swinging London degli anni ’60. Altra estinta insouciance.
 


 
Ginio, uomo d’affari dall’animo poetico, che di Londra trovava bella e graziosa anche la nebbia novembrina, come si evince dalla carta intestata delle lettere, abitava all’albergo Previtali, in Arundell Street, ora sparito, ma non certo lussuoso. Di questa Arundell Street c’è una fortunata e gustosa descrizione da parte de “la pulce ammaestrata della letteratura inglese“, quel Pelham Grenville Wodehouse, cantore e critico ferocemente leggero degli albionici difetti borghesi.
 

Da SOMETHING NEW
[1915]
Pelham Grenville Wodehouse
 
CHAPTER I
 
The sunshine of a fair Spring morning fell graciously on London town. Out in Piccadilly its heartening warmth seemed to infuse into traffic and pedestrians alike a novel jauntiness, so that bus drivers jested and even the lips of chauffeurs uncurled into not unkindly smiles. Policemen whistled at their posts–clerks, on their way to work; beggars approached the task of trying to persuade perfect strangers to bear the burden of their maintenance with that optimistic vim which makes all the difference. It was one of those happy mornings.
At nine o’clock precisely the door of Number Seven Arundell Street, Leicester Square, opened and a young man stepped out.
Of all the spots in London which may fairly be described as backwaters there is none that answers so completely to the description as Arundell Street, Leicester Square. Passing along the north sidewalk of the square, just where it joins Piccadilly, you hardly notice the bottleneck opening of the tiny cul-de-sac.
Day and night the human flood roars past, ignoring it. Arundell Street is less than forty yards in length; and, though there are two hotels in it, they are not fashionable hotels. It is just a backwater.
In shape Arundell Street is exactly like one of those flat stone jars in which Italian wine of the cheaper sort is stored. The narrow neck that leads off Leicester Square opens abruptly into a small court. Hotels occupy two sides of this; the third is at present given up to rooming houses for the impecunious. These are always just going to be pulled down in the name of progress to make room for another hotel, but they never do meet with that fate; and as they stand now so will they in all probability stand for generations to come.
They provide single rooms of moderate size, the bed modestly hidden during the day behind a battered screen. The rooms easy-chair contain a table, an easy-chair, a hard chair, a bureau, and a round tin bath, which, like the bed, goes into hiding after its useful work is performed. And you may rent one of these rooms, with breakfast thrown in, for five dollars a week.
 
 
 

Da QUALCOSA DI NUOVO
[1915]
Pelham Grenville Wodehouse
 
CAPITOLO I
 
La luce del sole di una bella mattina di primavera cadeva graziosamente sulla città di Londra. Su Piccadilly il suo calore rincuorante sembrava infondere nel traffico e sui pedoni quasi una nuova vivacità, cosicché i guidatori di autobus scherzavano e anche le labbra degli autisti si piegavano in sorrisi non scortesi. I Poliziotti fischiavano ai loro posti mentre lavoravano, i mendicanti si dedicavano al compito di persuadere perfetti sconosciuti a sopportare il carico del loro mantenimento con l’ottimistica forza che annulla tutte le differenze.
Era una di quelle mattine felici.
Alle nove precise la porta del numero Sette di Arundell Street, Leicester Square si aprì e un giovane uomo ne uscì.
Di tutti i posti di Londra che potrebbero essere ben descritti come posti morti non ce n’è uno che risponda completamente alla descrizione come Arundell Street, Leicester Square. Camminando lungo il marciapiede settentrionale della piazza, proprio dove si unisce a Piccadilly difficilmente noteresti il collo di bottiglia che si apre sul minuscolo cul-de-sac. Giorno e notte il flusso umano tumultuoso passa, ignorandolo. Arundell Street è meno di quaranta Yarde in lunghezza, eppure sebbene ci siano due alberghi in essa, non sono hotel alla moda.
E’ solo un posto morto.
Nell’aspetto Arundell Street assomiglia a quelle osterie nelle quali si vende il vino italiano di qualità più economica. Il collo di bottiglia che esce da Leicester Square si apre brutalmente in una piccola corte. Gli Hotels occcupano i due lati di questa. Il terzo è al momento occupato da affittacamere per i poveri. Questi sono sempre sul punto di essere buttati fuori in nome del progresso a cercarsi una camera in un altro hotel, ma non s’incontrano mai con questo destino, e ci restano ora come ci resteranno per le generazioni a venire.
Essi offrono stanze singole di prezzo modesto, letti modestamente nascosti durante il giorno dietro una cortina sformata. La stanza contiene un tavolo, una sedia. Una poltrona, un cassettone, ed un piccolo lavandino rotondo, che come il letto, viene nascosto dopo che il suo utile lavoro è finito. E si può affittare una di queste stanze, compresa la colazione, per cinque dollari la settimana.

 
[ trad. Orsola Puecher]

 

NOTE

 

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NOTE
  1. Qui si allude di certo allo ⇨ Scandalo della Banca Romana del 1893. Il sentimento popolare era ben rappresentato dalla vignette del giornale satirico L’asino:
     



     
    E dalla canzone anonima del 1896

    Il crack delle banche [ versione Svampa&Patruno ]


    Inno che dovremmo a tutt’oggi riunirci in massa a cantare in coro in tutte le piazze della Repubblica.
     
    Luigi Pirandello descrive questo primo scandalo dell’Età Repubblicana nel suo romanzo I vecchi e i giovani, precorrendo con un diluvio di fango qualsiasi attuale macchina del:
     

    Ma sì, ma sì: dai cieli d’Italia, in quei giorni, pioveva fango, ecco, e a palle di fango si giocava; e il fango s’appiastrava da per tutto, su le facce pallide e violente degli assaliti e degli assalitori, su le medaglie già guadagnate su i campi di battaglia (che avrebbero dovuto, almeno queste, perdio! esser sacre) e su le croci e le commende e su le marsine gallonate e su le insegne dei pubblici uffici e delle redazioni dei giornali. Diluviava il fango; e pareva che tutte le cloache della Città si fossero scaricate e che la nuova vita nazionale della terza Roma dovesse affogare in quella torbida fetida alluvione di melma, su cui svolazzavano stridendo, neri uccellacci, il sospetto e la calunnia. Sotto il cielo cinereo, nell’aria densa e fumicosa, mentre come scialbe lune all’umida tetra luce crepuscolare si accendevano ronzando le lampade elettriche, e nell’agitazione degli ombrelli, tra l’incessante spruzzolìo di un’acquerugiola lenta, la folla spiaccicava tutt’intorno, il cav. Cao vedeva in quei giorni ogni piazza diventare una gogna; esecutore, ogni giornalajo cretoso, che brandiva come un’arma il sudicio foglio sfognato dalle officine del ricatto, e vomitava oscenamente le più laide accuse. E nessuna guardia s’attentava a turargli la bocca! Ma già, più oscenamente i fatti stessi urlavano da sé. Uomo d’ordine, il cav. Cao avrebbe voluto difendere a ogni costo il Governo contro la denunzia delle vergognose complicità tra i Ministeri e le Banche e la Borsa attraverso le gazzette e il Parlamento. Non voleva credere che le banche avessero largheggiato verso il Governo per fini elettorali, per altri più loschi fini coperti; e che, favore per favore, il Governo avesse proposto leggi che per le banche erano privilegi, e difeso i prevaricatori, proponendoli agli onori della commenda e del Senato. Ma non poteva negare che fosse stato aperto il credito a certi uomini politici carezzati, che in Parlamento e per mezzo della stampa avevano combattuto a profitto delle banche falsarie, tradendo la buona fede del paese; e che questi gaudenti avessero voluto occultare ciò che da tempo si sapeva o si poteva sapere; e che, ora che le colpe avventavano, si volesse percuotere, ma colla speranza che la percossa ai più deboli salvasse i più forti. Certo, lo sdegno del paese nel veder così bruttati di fango alcuni uomini pubblici che nei begli anni dell’eroico riscatto avevano prestato il braccio alla patria, si rivoltava acerrimo, adesso, anche contro la gloria della Rivoluzione, scopriva fango pur lì e il cav. Cao si sentiva propriamente sanguinare il cuore. Era la bancarotta del patriottismo, perdio!

4 Commenti

  1. un costante fil rouge tra microstorie e campiture d’affeschi in questi “memoriali” che Orsola custodisce e trasmette, un accumulo di macchine, oggetti, emozioni, costumi, un gran trovarobato da dove si stagliano nudi affetti e culture, poteri e cuori.

  2. Complimenti Orsola, i tuoi ipertesti tra initima memoria familiare e storia riattualizzano davvero la meraviglia della lettura come, da bambini, con certa carta stampata

  3. La storia di aff. Ginio e Nanna è esemplare.

    Svampa e Patruno per sottofondo a dir poco esilaranti.

    Per non dire dell’incipit dell’inimitabile Kraus, assalito dall’ebbrezza.

    “un fascio di lettere – legate con un nastrino di raso verde – consunto – riposto da chissà quanti anni nel segreto – nel senso di cassetto invisibile”.

    Complimenti Orsola

    Adelelmo

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