Berlusconi: chi di massa ferisce di massa perisce

di Giovanna Cosenza da DIS.AMB.IGUANDO

Ieri – l’abbiamo visto – i media puntavano su una intercettazione inutile come notizia (non c’era nulla di nuovo), ma utile a vendere di più.
Oggi invece, vivaddio, le prime pagine sono più interessanti: puntano sui numeri, sulla quantità.

Centomila intercettazioni Silvio, arrenditi!

«Centomila intercettazioni» (Corriere, Repubblica), «Trenta ragazze per il premier» (La Stampa), «Tutte le escort» (Repubblica) mettono Berlusconi «sotto scacco» (Il Riformista), lo fanno «prigioniero» (L’Unità), lo mettono sotto assedio, gridandogli: «Silvio, arrenditi. Sei circondato» (Libero).

Credo che il sistema dei media italiano, nel suo insieme, abbia finalmente colto il punto: Berlusconi sta finendo per quantità, non per qualità.

L’amore degli italiani per Berlusconi ha resistito dopo Noemi (aprile-maggio 2009) e dopo Patrizia D’Addario (giugno 2009): secondo un sondaggio che Ipr Marketing faceva per Repubblica nel giugno 2009 (nel bel mezzo del caso D’Addario) gli italiani che avevano «molta/abbastanza fiducia» in lui erano ancora il 49%. All’epoca sondaggi più favorevoli lo davano addirittura oltre il 60%.

L’amore degli italiani ha preso uno scossone dopo Ruby (ottobre-novembre 2010): sempre per Ipr, gli italiani «molto/abbastanza» fiduciosi in lui erano il 35% nel novembre 2010. Ma è stata più una faccenda di accumulo graduale, che di sconvolgimento per la sola Ruby.

Poi, nel 2011, il calo è stato sempre più rapido, fino ad arrivare al dato che Ipr Marketing ha pubblicato ieri: i «molto/abbastanza» fiduciosi sono ormai solo il 24%. Ma è stata più l’incapacità di Berlusconi nel gestire la crisi economica, che il turbamento per la sua vita privata. (Trovi tutti i sondaggi su Sondaggipoliticoelettorali.it.)

O meglio: le due cose assieme hanno fatto calare la fiducia degli italiani, la questione morale da sola non ce l’avrebbe mai fatta.

Perché è così che funzionano gli italiani: per uno scandaletto solo non si turbano più di tanto (siamo uomini e donne di mondo, no?). Specie se il protagonista dello scandalo è il leader che più amano da 17 anni. Ma a lungo andare, se gli scandali si ripetono, ma soprattutto, se ci si mette pure la scontentezza per come lavora, be’, allora sì.

Un po’ come una moglie che sopporta i tradimenti del marito: devono essere molti, ravvicinati e smaccati, perché lei si stufi e chieda la separazione. Specie se il marito è ricco e lei no. Se poi porta pure a casa meno soldi, allora la pazienza va via prima. L’immagine è sessista, ma pure l’Italia lo è. Dunque è adatta.

Vista in termini di comunicazione: Berlusconi sta vivendo una specie di contrappasso. Lui, che è stato il più abile di tutti, in Italia, a gestire la comunicazione di massa (televisione, stampa, pubblicità), è ora affossato da ciò che più conta nella comunicazione di massa: i numeri, la quantità.

Non uno, non due o tre, ma cento, mille, centomila intercettazioni e scandali lo elimineranno dalla scena politica.

La quantità con Berlusconi funziona, ne sono certa. Lentamente, ma funziona.

 

Print Friendly, PDF & Email

4 Commenti

  1. “L’immagine è sessista, ma pure l’Italia lo è. Dunque è adatta”.

    Dunque, correggetemi se sbaglio, se fa la figura del macho due volte va avanti, se la fa venti volte crolla? Ma scherziamo? Questa presunta legge della quantità vogliamo andare a spiegarla nei bar, dove aspettano solo di sapere se si è fatto pure quella, e quella, e quella, e quella… Non conta l’assuefazione a questa valanga di cinismo, ormai nichilista? Il fideismo (im)politico della massa di babbei che lo votano lo vogliamo demolire battendo continuamente sul tasto dei suoi goal sessuali? Qui non si va oltre l’invidia, l’italiano medio, se disprezza, poi guarda dal buco della serratura e sbava. Alle spalle abbiamo il gallismo fascista, i film con Pierino, Montagnani e compagnia, Drive In, fino a Mtv. Il machismo è ancora sul piedistallo.

    Ci vorrebbe una intercettazione totalmente Altra, consentitemi la caduta nel trash: lui a pecora con il Giulianone che lo sodomizza (l’immagine potrebbe essere descritta ma mi astengo). Se si scoprisse che è un busone allora sì, la fiducia crollerebbe, come in quel vecchio film con Pozzetto e Ranieri; il Gandhi apre la porta, tutti lo vedono truccato da checca e vanno via. Se non facciamo i conti con quest’immaginario becero non ci libereremo di questi barbari.

  2. Speriamo che arrivi a zero, sottozero, e che non sentiamo più parlare di lui (salvo che nei processi).

    Però con lui o senza di lui la loro politica avanza: stanno già preparando una terza manovra dove di nuovo si spremeranno i pensionati e i ceti meno abbienti. La politica del capitalismo finanziario globalizzato, cioè scaricare sulle spalle dei vecchi, dei giovani, degli operai, degli impiegati, i loro costi e i loro sprechi, in Italia ha trovato una cricca particolarmente efficiente e zelante, che procede con straordinaria violenza. E da più parti ormai, anche se senza enfasi, perché è ancora prematuro, si sta parlando di un fallimento pilotato dell’Italia, come la Grecia. Vale a dire: acquisizione di tutte le risorse, predazione ultimativa e riduzione in miseria di una parte di popolazione.
    Togliamo lui finalmente, eliminiano il rais, il sultano, ma non basterà per spazzare via tutti i suoi vampiri.

  3. D’accordo, Baldrus, non basta che cada Berlusconi perché restano tutti i berluschini: sarà un processo lungo…

    Pisacane, tu dici: “Dunque, correggetemi se sbaglio, se fa la figura del macho due volte va avanti, se la fa venti volte crolla?”. Sì, questa è la mia ipotesi. Tengo conto, come te, del machismo italiota, che osservo e studio da tempo, ti assicuro. Ho ben presenti le discussioni da bar. Ma non sto facendo una scommessa da bar. Né sono particolarmente ottimista.

    Il vero problema è la debolezza dell’alternativa: se non ci fosse quella, la misura sarebbe già colma, perché ciò che Berlusconi ha fatto è rompere il tacito patto dell'”ipocrisia democratica”: si fa senza farsi scoprire, si fa senza dirlo.
    Ma nessuno ha la sfera di cristallo, men che meno io. Vedremo.
    Ciao!

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

“Vittime senza giustizia, almeno la memoria” di Anna Paola Moretti

di Orsola Puecher
Anna Paola Moretti, storica della memoria e della deportazione femminile, in questa nuova indagine ricostruisce con la consueta accuratezza, fra documenti, archivi e ricerca di testimonianze sul campo, la vicenda di due giovani donne martiri del nazifascismo nel pesarese...

Colfiorito

di Nadia Agustoni

Colfiorito
(qualcosa di bianco)
Sera a Colfiorito
nel garrire di rondini
in un’amnesia di cielo
e penombra
sull’ascia dei temporali
portammo radici di voci
e alveari.

V. Ė. Mejerchol’d UN BALLO IN MASCHERA

di Anna Tellini
«A noi, compagni, sia a me, che a Šostakovič, che a S. Ejzenštejn, è data la pie­na possibilità di continuare il nostro lavoro e solo nel lavoro correggere i nostri errori. (Applausi). Compagni, dite: dove, in quale altro paese dell’or­be terraqueo è possibile un simile fenomeno?» Queste parole precedono solo di poche ore la firma dell’ordine di arresto di Mejerchol’d.

Manuela Ormea IL BARONE RAMPANTE

di Manuela Ormea
Razionalità ed invenzione fantastica costituiscono il nucleo del romanzo. In quest’opera è richiesta la capacità di guardare la realtà contemporanea ponendosi ad una giusta distanza.

Ricominciamo dalle rose

di Nadia Agustoni
mastica duro il cane della ricchezza
le ossa bianche del paese
le nostre ossa
spolpate

in memoria – per Cristina Annino per dopo

di Nadia Agustoni
è un minuto l’universo sulla città dei vivi
ma cresce a ogni uomo la terra
l’osso si fa parola
non si abbassa la grandezza
della morte.
orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: