Favole nere

di Helena Janeczek

(una proposta alla Città di Torino)

Racconta favole nere per difendere il suo amore – quelle sentite da bambina, quando a metterle paura e farla obbedire c’erano gli zingari. Le viene istintivo scaricare addosso a loro la terribile disobbedienza della sua prima scelta adulta. Ha sedici anni, età in cui in altre nazioni europee è normale andare in vacanza con il ragazzo, persino uscir di casa e convivere. Qui invece essere giovani significa essere subalterni. Se sei femmina, lo sei due volte. Tre, se di famiglia povera. Peggio sono messi solo i rom e gli islamici, quelli non integrabili, perché non è nel nome di Gesù e Maria che, nel loro caso, la famiglia deve vigilare sulle figlie.
I mandanti morali del rogo di Torino e della strage di Firenze, sono anche responsabili del fumo con cui il razzismo, divenuto passepartout politico, ha saputo occultare i problemi di un paese incagliato tra arretratezza e recessione, proiettandoli sugli stranieri. I loro complici sono i media per i quali uno stupro commesso su un’italiana da un rom rumeno africano fa notizia (e le notizie calde si danno subito, senza troppe verifiche), mentre una donna straniera merita solo un trafiletto persino quando viene uccisa.
Vorrei che a tutto questo ci fosse una risposta non indignata, non retorica, non per un giorno atterrita affinché quello dopo torni tutto come prima. Vorrei che al processo per il pogrom delle Vallette si costituisse parte civile la città di Torino: come è avvenuto a Milano per Piazza Fontana o a Brescia per Piazza della Loggia. Perché la strage è stata evitata, ma non l’eversione che l’ha innescata, come dimostra la mattanza fiorentina. Perché non sono solo i rom o i senegalesi a esserne le vittime, ma pure i nostri figli: disgraziati anch’essi nella sommersa quotidianità cattiva, come scopre chi osa guardare oltre le cronache e le favole nere.

pubblicato su L’Unità, 14 dicembre 2011.

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7 Commenti

  1. Giustissimo. Ma occorre anche per lo meno chiudere casa pound, immediatamente. É solo un aspetto del problema, ma è una cosa da fare subito per iniziare ad essere un paese con un minimo di dignità. Lo dobbiamo urlare in migliaia

  2. forse quello della destra estrema radicata non è un problema ideologico.Una cultura della morte e dell’odio per il diverso inculcata in coscienze fragili e orfane di intelligenza che porta a simili manifestazioni belluine rientra decisamente nelle patologie della psiche.E non me ne frega un cazzo se per dire questo vengo paragonato ai gerarchi di stalin dell’epoca d’oro che confinavano i propri avversari in lager e manicomi.E’ una questione di discernimento

    http://www.youtube.com/watch?v=sebfWWdGCVQ

  3. Per me, il problema è molto più la Lega che Casa Pound. Nessuno che abbia mai fatto nulla di serio perché un partito razzista potesse diventare di governo.

  4. Helena, non è una vaga “povertà” la responsabile della subalternità femminile (io parlerei di violenza sulla donne…) che sta sullo sfondo di questa vicenda.

    Ignoro il livello di lavaggio mentale, ma quel che è certo è che la famiglia si “limita” a prendere sul serio i dettami (mostruosi) del catechismo della Chiesa cattolica.

  5. io ringrazio Helena per aver trattato al suo solito un argomento tanto delicato con competenza e sensibilità. Volevo aggiungere però che io non credo che tornare a casa, di corsa, con la coda tra le gambe, terrorizzata, con un pieno di angoscia e sensi di colpa, con i jeans sporchi da nascondere ecc ecc possa considerarsi la prima scelta da adulta. E’ la scelta(?)reazione di una ragazzina oppressa dalla famiglia e che finché non riuscirà a comprendere che i suoi genitori sono stati i primi responsabili e colpevoli di questa tragedia, e non troncherà brutalmente con loro, sarà condannata a restare una ragazzina. E’ dalla casa che parte l’orrore, il feticcio di un organo sessuale da venerare come reliquia, in cui tutti si sentono autorizzati a ficcare il naso, meno la legittima proprietaria, espropriata di tutti i suoi diritti, a cominciare dal suo stesso corpo. E’ da case come questa che inizia la diseducazione, la mancanza di rispetto per la persona, che provoca simili aberrazioni.

  6. Certo, Maria. Era la contraddizione che ho cercato di sintetizzare parlando nella stessa frase di “scelta adulta” e “terribile disobbedienza”.

    @ Jacopo. Ho letto che la famiglia della ragazza, oltre a definirsi molto “di chiesa”, riceveva anche qualche aiuto da organizzazioni cattoliche, essendo il padre disoccupato.
    Ma a parte questa notizia che non ho verificato meglio e a parte il caso specifico, secondo me il contesto socio-economico c’entra, eccome.
    Purtroppo ho dovuto tagliare un passaggio in cui dicevo che in altri paesi è molto più facile, persino a sedici anni, trovarsi qualche lavoro part time con cui poter uscir di casa e sottrarsi al controllo familiare.

  7. All’età di 82 anni è morto Carlo Peroni, che molti conoscono più con il soprannome di Perogat. Padre di Calimero, il pulcino che non è NERO, ma ***solo*** SPORCO, si è spento ieri sera a Guanzate, vicino a Como.

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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