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Il mago dell’Esselunga e il laboratorio della produzione

di Marco Rovelli

Quando vai a fare la spesa all’Esselunga ti danno un film in regalo. Grazie, dici. Poi, se hai la sventura di guardarlo, ritiri il ringraziamento. E’ un penoso lungo spot, girato da Giuseppe Tornatore, che vorrebbe mettere in scena la meraviglia di un ragazzino nel supermercato, la sua scoperta di mirabolanti mondi dietro le merci. Lo spettacolo della merce, insomma, celebrato tra gli scaffali di padron Caprotti. Allora non ti resta che andare agli scaffali della tua libreria, tirar giù un Marx d’annata, e accettare il suo invito a seguire il possessore di denaro e di forza-lavoro nel “segreto laboratorio della produzione”, dove si vedrà “non solo come produce il capitale, ma anche come lo si produce”. E arrivi a Pioltello. Ai capannoni dei magazzini dell’Esselunga. Dove scopri chi quelle merci le smista, tutto il giorno. Sono tutti immigrati, delle più varie nazionalità, dal Sudamerica all’Asia, dall’Africa all’Europa dell’est. E smistare le merci significa caricarle sui camion, in fretta, sempre più in fretta, senza respiro: 240 colli – ciascuno dei quali può essere di 25 chili – in un’ora. E poi minacce, discriminazioni, un vero e proprio lavoro a chiamata, con i lavoratori scelti direttamente sul posto di lavoro, anche per doppi turni, invece di distribuire il carico. Un’organizzazione del lavoro scientificamente costruita per controllare la forza-lavoro in maniera ferrea. I primi delegati del S.I. Cobas sono stati licenziati con motivi pretestuosi. E dopo la lotta – una settimana di sciopero a oltranza, e poi un presidio permanente con picchettaggio, fino agli scontri con un manipolo di crumiri mandati dalla ditta – sono arrivate altre sospensioni dal lavoro.

La piattaforma di rivendicazioni è del resto chiara e concisa: chiede, subito dopo il ritiro dei licenziamenti per i 22 lavoratori, il rispetto della “dignità degli operai”. Par d’essere tornati all’epoca dei padroni delle ferriere, nella Manchester ottocentesca, quando tocca rivendicare il diritto a non essere maltrattati, discriminati, minacciati da capi e capetti, di un paio dei quali viene perciò chiesto l’allontanamento. Oltre a questo, si chiede l’indennità sostitutiva mensa, il rispetto del contratto e della legge quanto ai tempi e carichi di lavoro.

Ma da parte dell’Esselunga, si risponde solo col silenzio. La controparte diretta dei Cobas è infatti il consorzio Safra, che gestisce il lavoro nei capannoni per conto di Esselunga. Come sempre, sono le cooperative che fanno il lavoro sporco, nell’ormai classica esternalizzazione del lavoro che scarica sui gradini più bassi il rischio d’impresa. Le cooperative, che un tempo sono state concepite come possibilità di un lavoro differente, adesso sono spesso il veicolo migliore per lo sfruttamento di lavoratori ridotti in servitù. E’ a Safra dunque che Esselunga ha deciso di scaricare – così come la gestione del lavoro – anche le trattative con i lavoratori. L’azienda di Caprotti non ne vuol proprio sapere di questi lavoratori che si autoorganizzano. Del resto l’impressione è che Esselunga, in questa irremovibilità, sia l’avanguardia di tutta la rete della grande distribuzione che vuole fermare il contagio delle lotte, che sono riuscite in questi ultimi due anni a strappare condizioni migliori di lavoro in molti luoghi. I magazzini Bennet a Origgio e Turate, prima, con pieno adeguamento salariale e contributivo, e la sindacalizzazione finalmente riconosciuta. Poi Brembio, in provincia di Lodi, e Cerro al Lambro, in provincia di Milano. Infine la Tnt di Piacenza, dove è nata la prima sede del S.I. Cobas gestita totalmente da immigrati, e la Sda di Carpiano. Sabato scorso c’è stato un corteo di più di mille persone, con la presenza dei lavoratori delle altre cooperative che lavorano per Esselunga ma anche di delegazioni di altre fabbriche in lotta, come la Jabil, dove trecento lavoratori rischiano la disoccupazione. Una bella manifestazione di solidarietà operaia. “La migliore delle risposte possibili” hanno detto i 22 licenziati. Ma la lotta continua. Venerdì prossimo ci sarà un altro sciopero, in una fase molto importante della trattativa. Alle 21, davanti ai cancelli dell’Esselunga di Pioltello.

(pubblicato su il manifesto, 15/12/2011)

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3 Commenti

  1. Un uccellino mi ha detto, una decina di giorni or sono:
    che nella gestione della Esselunga sono entrati nuovi partner, dopo che velate profezie riguardanti possibili roghi dei magazzini erano state formulate da improbabili, ancorché credibili, sibille;
    che il manipoli di crumiri di cui sopra era composto da una cinquantina di individui cui veniva spontaneo appioppare l’appellativo di “picciotti”, muniti di mazze e portati sul luogo da individui noti per ambigue, ancorché identificabili, amicizie;
    che i responsabili della Esselunga compaiono in pubblico scortati da 4-5 armadi viventi, vestiti di scuro (occhiali compresi) che sembrano usciti da un film di Scorsese o da una puntata dei Sopranos;
    che anche le cooperative che fanno il lavoro sporco sembrano uscite da una puntata dei Sopranos;
    che, insomma si tratta di qualcosa di più che una lotta di precari/migranti Vs padron(cin)i: e che a lotte di questo tipo dovremmo prestare molta, molta attenzione. Dunque, grazie a Marco per l’articolo e il post.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
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