camera di Albrecht

di Marco Giovenale

in/ex. Lutero. Amsterdam. mortaio, disegno: punta d’argento.
una donna è di profilo a Rheinfells già lungo il Reno, dentro il suo
bagaglio nasconde un astuccio, filigrana o forse. Stephan ha intanto
rosario di cedro, 1, sul battello, spende 7 heller, mostra a Treviri
il salvacondotto, alla dogana, fanno passare in territorio
di Engers, il giorno di San Giacomo, alla volta di Linz, alla barriera
mi ha lasciato del vino, la lucertola impazziva a seguire
le lucciole nella scatola di bosso. si unisce un messo singolare
quando venni condotto al tavolo la folla stava in piedi sui due lati
proprio come si facesse scorta al gran signore. ad Anversa
abbiamo fatto colazione, per il trasporto delle persone passano
tutti sotto un filo d’oro che va giù dall’orologio del confine.

*
(da In rebus, Zona, 2012)

4 frammenti da "Camera di Albrecht" [da "In rebus", Zona, 2012]

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16 Commenti

  1. Tutti ormai conoscono il Pulcinella’ secret: Marco Giovenale è il nome di un collettivo di poeti, solo quindici dei quali avanguardisti. (Tra di essi, si conta persino un attardato pariniano.) Ebbene, la camera di albrecht, qui parzialmente presentata, mi sembra essere tra i sommi risultati di questa moltitudine giovenalesca.

  2. […] Il 14 marzo scorso, in occasione di una lettura a RadioTre, per il programma Chiodo fisso, a cura di Loredana Rotundo [testi / audio], ho letto una poesia di John Ashbery, Presagio, dalla raccolta Autoritratto in uno specchio convesso, offrendo qualche veloce annotazione critica, e poi connessioni di massima con tre frammenti dalla sequenza Camera di Albrecht, testo conclusivo del mio In rebus (Zona, 2012; cfr. anche NI). […]

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