Geert Lovink – Critica del monopolio del tempo reale

D: Qual è il ruolo dell’accademia nel dibattito sui social media?

R: Ho una relazione difficile con l’accademia: ne sono stato fuori per vent’anni e per conseguire il dottorato sono dovuto andare in Australia. Ho sempre visto respingere le mie richieste di finanziamento, per vari motivi, ma soprattutto per aver sempre rifiutato di pubblicare contributi su riviste peer-reviewed, denunciando anzi le logiche mafiose che vi stanno dietro.

Per questo oggi non mi considero un professore o un membro di queste comunità, quanto come un intellettuale con un ruolo pubblico e profondamente coinvolto nel dibattito culturale. Non me la sento quindi di dare alcun consiglio agli accademici, ma se dovessero scegliere di partecipare al cambiamento in corso, darei loro il benvenuto.

Personalmente tuttavia continuo a vedere le università in modo essenzialmente foucaltiano, ovvero come istituzioni repressive, incapaci di generare vera conoscenza. Nonostante le mie critiche, nutro molta più ammirazione per chi contribuisce a Wikipedia che per tutti i miei colleghi che lavorano all’interno delle riviste accademiche.

In fin dei conti sono stati loro a stabilire queste regole e a firmare i contratti con Elsevier o con la Sage. Sono loro che stanno prendendo delle decisioni sbagliate in termini di copyright, in modo dunque radicalmente opposto al movimento in cui mi riconosco: quello per l’Open Access.

Geert Lovink Critica del monopolio del tempo reale
Conversazione con Valentina Bazzarin e Annalisa Pelizza

Da alfabeta2, settembre 2012

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jan reister
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