Carte postale : Anna Maria Papi

Era un uomo da santuario
di
Anna Maria Papi

A che isola va questo? Lei a che isola vuole andare? Scusi che c’entra? Ho chiesto a che isola va questo. Non a che isola voglio andare. Ma se lei non sa a che isola vuole andare è inutile che le dica a che isola va questo. Allora mi dica a che isola non va. Ma io come faccio a sapere dove non va. Io so dove va. E allora perchè non me lo dice invece di chiedermi a che isola voglio andare. Lo chiedevo per essere cortese. No vede, a lei non deve interessare, questi sono fatti miei. Lei non deve ficcare il naso nei fatti miei. Se vuole essere cortese deve dirmi cosa le chiedo e basta. Non cosa non le chiedo. Allora senta questo non va da nessuna parte. Allora vede che mi prende per il naso. Faceva finta di sapere dove va, per cercare di sapere dove io voglio andare. Insomma lei mi ha chiesto questo in che isola va e le ho detto a che isola vuole andare perchè questo non va da nessuna parte. Allora vede che lo sapeva dove non va e non me lo voleva dire per ficcare il naso. E allora perchè lei che sa tutto non mi dice perchè questo non va da nessuna parte. Perchè questo porta i pellegrini a Telos. Non è di linea. Il servizio privato del Santuario. Ma per favore un traghettone così grande. È ridicolo. Quanti saranno mai questi pellegrini. Sono ottocento questi pellegrini. E lei perchè sa tutto? Perchè sono il Capitano. Lo noleggio io il traghetto. È il traghetto del Santuario.

Cielo celeste di smalto. Mare azzurro, Case di calce bianca. Persiane turchesi.
Cupolotti saraceni bianchi. Insenature verdi smeraldo. L’aria tremula del mezzogiorno. Magia magia magia. La Grecia. L’estate. I turisti. Belli. Abbronzati. Colorati. L’estate. La Grecia dell’estate un po’ bikini un po’ mito un po’ Nausicaa. Un po’ logia.
Nausicaa….e di polito argento avea un bacile…..
Se in quel paesaggio incantato con quella brezza, con quei colori, arrivasse ora un giornata di smog targato Milano, oppure la coda per le pensioni all’ufficio postale di Firenze-Rifredi, o un po’, solo un po’, dei rifiuti di Napoli, beh, si direbbe, questo è un sogno. Un brutto sogno. Un bel sogno diventato un brutto sogno. Mai che riesca a far finire bene i sogni, guarda te, era così bello ed ora sono alla posta a ritirare la pensione che poi mancano ancora ventitre giorni e come si fa ad arrivare a fine mese.

Così successe in quel paesaggio un po’ Nausicaa ( … e di polito argento…) un po’ turchese un po’ mito un po’ vacanza. Da dove uscirono? Da un buco? Da una caverna, da una fogna, da un inferno? Uscirono uno dopo l’altro in ottocento vestiti di nero, vestiti di grigio, vestiti di marrone, vestiti di calze, di berretti, di scialli, di giacche, di mantelle, abbuiarono quel paesaggio purissimo azzurro, verde smeraldo, turchese, tagliarono la brezza dell’estate,tutto pareva buio, tremendo,denso,colpevole, vendicativo, memento mori, golgota e metropolis, giudizio universale e apocalisse. Erano ottocento. Avevano inghiottito il profumo del pino marittimo, del pitosforo,ora la brezza era monsone, la vacanza era una colpa, il mare era plumbeo. Uno per uno in fila, zitti, marroni, neri, grigi, calze scialli berretti. Erano terribili, oh terribili!! ( avevano squarciato il cielo, distrutto il mito) salivano sul bel traghetto bianco, la pancia alzata che li inghiottiva, uno dopo l’altra e ci sparirono dentro. E quando tutti,tutti ottocento furono dentro, la bella nave bianca dall’aria festiva dei traghetti, era diventata grigia, grigia- marrone, minacciosa, gravida di tensioni mistiche, di orrori umani. Ottocento pellegrini. Sarebbe affondata tra Mykonos e Telos, la Hellades II, con i suoi ottocento pellegrini nella stiva, mentre Lord Jim, quel biondastro dalle risposte evasive si sarebbe salvato, vile, saltando in tempo prima del inabissamento in una delle due uniche scialuppe? Sarebbero affogate quelle ottocento persone dalla pelle malsana, le mani nodose, i capelli grigi,le occhiaie, lo sguardo vittima,vestite di nero e di grigio e di marrone, con le maniche lunghe,gli scialli, le giacche, in quella giornata calda di sole estivo e brillante?Sarebbero affogate in un punto imprecisato del profondo mitico azzurro mare delle Cicladi tra Santorini e Telos? Sarebbe anaufragata la Hellades II ?

Mi faccia salire, le pago la corsa. Non posso. È solo per i pellegrini. Loro mi hanno pagato. Poi Telos non le interessa. Non interessa nessuno. Guardi mi faccia salire. Per favore. No. Vada domani con quello di linea. Sia bravo, Lord Jim mi faccia salire. Io sola. Io sola. Grazie Lord Jim. Grazie. Proprio gentile. Allora lei voleva andare a Telos? Perchè non me lo ha detto subito? No, vede, non lo sapevo. Volevo andare dove va questa nave. Come, senza sapere dove? Si alla prima fermata. Ma senza sapere che la fermata è Telos? Già. Così. Volevo così. Ah.

Telos. Piccola nitida bianca. No turisti, solo Santuario. Piccola nitida bianca Telos. Scendono ottocento scarafaggi. Neri. Brulicano la piazzetta, il bar, le stradine. Ora Telos è nera di scarafaggi neri grigi marroni. È tutto nero di scarafaggi. Dappertutto. Spariti muri bianchi persiane turchesi mare azzurro.
Il bar rigonfio di scarafaggi. Assaltano il distributore automatico con degli spiccioli sudici venuti dall’al di là. Il chiosco è asserragliato da insetti. Neri. La fontanina della piazzetta abbevera i cento dell’Apocalisse. Rigagnoli di acqua scura e bucce di frutta marcia e cartacce unte. I rifiuti della fede sono sporchi. I poveri della fede sono sudici. Sono sudici i rifiuti dei poveri della fede. La fede è dei poveri che sono sudici. Ottocento poveri sudici. Ottocento fedi di poveri. Solo i poveri sudici hanno la fede. Tutto è unto tutto è nero tutto è sudicio adesso a Telos. Anche il suono della campana è sudicio afono greve. Con la campana comincia l’assalto. La strada è in salita. Sale verso il cielo. Bancarelle e negozi vendono ceri rosari corone di spine scapolari cilici. Roba nera e sporca. Sporca di secoli. Gli scarafaggi comprano ceri corone di spine immagini rosari. Comprano. Adesso gli scarafaggi in ginocchio, a quattro zampe, in ginocchio con le mani poggiate a terra, come cani rognosi cominciano la salita. Si sbucciano i ginocchi, si sbucciano i gomiti, le mani. Chiusi nei cenci neri salgono gli insetti, salgono, pregano, si sbucciano, piangono. E comprano ceri corone di spine rosari cilici. Su su sempre più su in salita sotto il sole di agosto. Il sole di mezzogiorno. Il sole buio di mezzogiorno. Buio a mezzogiorno. Lassù c’è il Santuario? Non si vede nessun Santuario. Hanno la fede loro. E vedono il Santuario loro. Forse non c’è nessun Santuario ma salgono lo stesso. Pregano si feriscono, salgono carponi come cani rognosi sotto il sole cocente di agosto. Piangono. Gemono. Sono ottocento scarafaggi neri sotto il sole di mezzogiorno chiusi nei loro stracci. che piangono soffrono implorano carponi sbucciati feriti poveri sudici. Chiusi nella loro fede. Nella loro fede. La fede. La fede dei poveri.

Lord Jim fumacchia e sbevazza al bar. Se potessi la porterei a fare un giro. E allora mi ci porti. Scherza? Non posso, lei è alta, è bionda. È una turista. Mi dispiace. Per la fidanzata?. Sua moglie? Che sciocchezza, via, è solo un giro!. No, no, cosa ha capito. Io poi non abito neanche qui. Due isole più in la a Vatos. E allora? Allora il Santuario: Sono l’uomo del Santuario. Loro, i preti, mi pagano perchè vada a prendere i pellegrini. I pellegrini lassù lasciano le offerte. Ne prendo un po’ per isola, di pellegrini. I locali. Tre volte al mese. I pellegrini mi pagano per il trasporto. Anda e rianda.. Mi pagano i commercianti perchè porto i pellegrini. Qui al bar consumo gratis. Mi pagano i preti. Qui a Telos mi conoscono per il Santuario. Capisce? I preti,i pellegrini,i commercianti, i baristi. Se mi vedono in giro con una bionda non va bene. Loro pagano. Se mi vedono in giro con una bionda mi mangiano vivo. Vivo mi mangiano. Io sono l’uomo del Santuario a Telos. Loro mi pagano e per me è un lavoro. È gia molto che l’abbia imbarcata. Ma indietro non ce la riporto.

Post Scriptum:
Da un messaggio trovato in una lattina di Red Bull nel mare delle Cicladi. “Si ricorda quel Capitano, quello che faceva servizio per il Santuario? È morto! Se lo sono mangiato i pellegrini. Se lo sono mangiato vivo, i pellegrini….Vatti a fidare dei poveri…sono peggio delle cavallette…

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Deus ex Makina: Maniak

di Francesco Forlani
Da un po'sto collaborando con Limina Rivista, con delle autotraduzioni dal francese di piccoli assaggi ( essais) letterari pubblicati in oltre vent’anni sulla rivista parigina l’Atelier du Roman diretta da Lakis Proguidis. Dopo Philip K Dick, Franz Kafka, Anna Maria Ortese, Charles Dickens è stata la volta di Boris Vian. Qui una nota a un libro indispensabile.

Overbooking: Eugenio Manzato

Alberto Pavan
Il romanzo narra la vita di Antonio Romani, vissuto tra la campagna trevigiana, Padova e Venezia, tra il 1757 e il 1797, l’anno in cui nella notte del 12 maggio, con Bonaparte alle porte, la narrazione si interrompe con un finale aperto che alimenta nel lettore il desiderio di un sequel.

Les nouveaux réalistes: Pierangelo Consoli

di Pierangelo Consoli
Per questo, quando mia madre divenne Alberta, tramutandosi in qualcosa di più collettivo, io non soffrii tanti cambiamenti, almeno per quello che riguardava la gestione delle faccende, perché erano già molti anni che me ne occupavo. Usciva pochissimo, come ho detto, eppure il giorno dei morti restava, nel suo calendario, un rito al quale non poteva rinunciare.

Colonna (sonora) 2024

di Claudio Loi
15 album in rigoroso ordine alfabetico per ricordare il 2023 e affrontare le insidie del quotidiano con il piglio giusto. Perché la musica, quella giusta, è la migliore medicina che si possa trovare sul mercato. Buon ascolto!

Les nouveaux réalistes: Annalisa Lombardi

di Annalisa Lombardi
Per questa nuova puntata dei nouveaux réalistes, un polittico di esistenze minime perdute tra i massimi sistemi della vita e della storia. Come nei Racconti con colonna sonora di Sergio Atzeni, la voce dei personaggi è incisa sulla musica di fondo delle cose. (effeffe)

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: