Farm Immagine


I sogni di tutte le cose
Intervista a Ezio Gribaudo
di
Ivan Fassio

È riuscito a intrappolare l’immagine di ogni cosa nell’inconcepibile distanza propria di ogni reperto archeologico. Le lettere dell’alfabeto, i cieli sereni, le statue, gli animali e gli alberi sono riemersi sulla tela come da uno scavo futuro. Ritornato alla preistoria, ha immortalato la fisionomia dei dinosauri, prendendosi gioco del tempo. Su ogni supporto, dai sacchi di iuta ai flani tipografici, dalla carta buvard al polistirolo, ha impresso i suoi segni, ha inciso l’effigie muta del linguaggio. Nel suo studio, ho visto gabbie e mappamondi, strumenti che saldano geografia e immaginario collettivo, presenza e assenza, immaginazione e iconoclastia. Giovedì 10 Gennaio, Ezio Gribaudo compie 84 anni. La mostra alle Fonderie Limone di Moncalieri, che vede protagoniste le sue sculture in bronzo, è stata prorogata fino a fine Febbraio. La casa editrice Silvana Editoriale ha pubblicato, per l’occasione, un libro che, attraverso le opere dell’artista, riesce a viaggiare idealmente tra storia dell’arte classica, avanguardia e ruolo economico dell’industria metallurgica. In fondo, scavalcare metaforicamente i confini di arte, letteratura e società è stato il lato migliore della sua produzione.

I.F.: Narrazione e staticità dell’immagine, poesia e arte figurativa. Il limite è labile. I manifesti artistici sono testimonianze di queste zone di confine, di questi non-luoghi, spazi di pausa.

E.G.: Cesare Zavattini scriveva di un oro ecumenico, che le mie opere disperdevano verso lo spettatore, una sorta di emanazione mistica. Giovanni Arpino mi descriveva come un maestro di stregoneria bianca. Nico Orengo sosteneva che io recuperassi memorie per reinventare il mondo, per trasformare lo scarto in nuova vibrazione. La letteratura ha sempre frequentato le immagini che ho creato, figure che vivono nel limbo in cui idea e forma si incontrano. Il contenuto dei miei lavori, da una base concettuale, riesce sempre a ricollegarsi ad una realizzazione pratica, a trovare uno stile che lo giustifichi: in questo senso, ho fatto mio l’insegnamento di Benedetto Croce. I manifesti di ogni corrente attingono da questa stessa fonte di ispirazione. Adriano Spatola, che della poesia concreta concepì il manifesto, trovava la mia pratica estetica vicina alla sua visione, simile ad una riflessione sul peso, cristallizzata nella realtà. Jean Dubuffet, l’autore del manifesto dell’art brut, coglieva un’alta tensione intellettuale nei miei logogrifi. Ho frequentato la regione immaginaria in cui i progetti dell’arte prendono forma. Per questo, il poeta Raffaele Carrieri, indugiando sull’originalità del mio tratto, sosteneva che si trattasse di una sorta di genesi, assimilabile alla “silente, prismatica formazione degli arcipelaghi”.

I.F.: Abitare il luogo originario prima della creazione è affascinante. Il vuoto assoluto, tuttavia, è impraticabile. La libertà è sempre e soltanto un passaggio. Sarebbe meglio parlare di liberazione, di superamento. Abbattere una costrizione per andare oltre: forse dovremmo prendere coscienza che si tratta semplicemente di questo. Un po’ come per i tagli di Lucio Fontana: potrebbero essere il varco per un nuovo Umanesimo?

E.G.: Per festeggiare i miei 84 anni, tornerò a New York, per una mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura. Ripercorrerò il viaggio che avevo compiuto insieme a Lucio Fontana. Le luci della metropoli lo avevano ispirato, spingendolo a creare concetti spaziali utilizzando il metallo. Grandi cascate d’acqua che cadono dal cielo, così descriveva i grattacieli. Le sue opere sono mirabili esercizi di distacco dalle apparenze, dalla rappresentazione accattivante. La sua rivoluzione è stata la creazione di uno spazio libero, in cui riprendere confidenza con forme inedite. Per questo, dai nuovi stimoli, dopo il superamento della parete della tela, nasce l’urgenza di rappresentare tutto l’universo che sta al di là del velo. Scopriremo la nostra dimora nell’essenza delle più impensabili possibilità, per un nuovo Umanesimo. Un po’ come nei miei Teatri della Memoria, dove idee, ricordi e materia imparano a convivere.

I.F.: Il bronzo è resistenza allo scorrere del tempo. La tela si può lacerare. Il legno, talvolta, può scoprirsi metereopatico. La carta ingiallisce. Per ogni età un materiale, partendo dalla pietra per arrivare all’informatica.

Il bronzo è stato il mio modo per superare la dimensione dell’effimero. L’ho frequentato per pochi anni, ma è stata l’esperienza che, per me, ha fatto da ponte tra storia dell’arte classica ed esigenze dell’avanguardia. Ero entusiasta e affascinato dal bronzo, un materiale duro e resistente, ma al contempo nobile. Adoravo frequentare le vasche di fusione, insieme ad operai e fonditori che non si erano mai occupati della produzione di opere d’arte. Mi piaceva vedere le mie opere uscire grezze e partire per altre destinazioni, per essere levigate e lucidate.
Ho iniziato dipingendo: la tela è stata il trampolino di lancio, il medium da studiare e da piegare a tutte le esigenze per spingermi oltre. Ho stampato carte e creato collages, ho esposto ready made e objets trouvés venuti a me dal mondo dell’editoria d’arte, che è anche il mio mondo. Ho inciso il tiglio ricreando le forme che avevo impresso su carta. I metallogrifi mostravano le cicatrici delle combustioni. Da sempre, sono stato un coraggioso esploratore della tecnica mista, che è il mio modo per rimanere sempre giovane, curioso sperimentatore che mette in scena i sogni di tutte le cose, a partire dall’età della pietra fino ai tempi moderni! A proposito, il dinosauro alto più di tre metri che ho sistemato davanti al mio studio per il mio compleanno è realizzato in serizzo, una roccia metamorfica che, geologicamente, risale all’Oligocene!

AA. VV., Fonderie Limone. Novant’anni tra industria e arte /Le sculture di Ezio Gribaudo
2012 Silvana Editoriale
Curatore: Paola Gribaudo
pagine: 96
Euro 20,00
http://www.silvanaeditoriale.it/

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Deus ex Makina: Maniak

di Francesco Forlani
Da un po'sto collaborando con Limina Rivista, con delle autotraduzioni dal francese di piccoli assaggi ( essais) letterari pubblicati in oltre vent’anni sulla rivista parigina l’Atelier du Roman diretta da Lakis Proguidis. Dopo Philip K Dick, Franz Kafka, Anna Maria Ortese, Charles Dickens è stata la volta di Boris Vian. Qui una nota a un libro indispensabile.

Overbooking: Eugenio Manzato

Alberto Pavan
Il romanzo narra la vita di Antonio Romani, vissuto tra la campagna trevigiana, Padova e Venezia, tra il 1757 e il 1797, l’anno in cui nella notte del 12 maggio, con Bonaparte alle porte, la narrazione si interrompe con un finale aperto che alimenta nel lettore il desiderio di un sequel.

Les nouveaux réalistes: Pierangelo Consoli

di Pierangelo Consoli
Per questo, quando mia madre divenne Alberta, tramutandosi in qualcosa di più collettivo, io non soffrii tanti cambiamenti, almeno per quello che riguardava la gestione delle faccende, perché erano già molti anni che me ne occupavo. Usciva pochissimo, come ho detto, eppure il giorno dei morti restava, nel suo calendario, un rito al quale non poteva rinunciare.

Colonna (sonora) 2024

di Claudio Loi
15 album in rigoroso ordine alfabetico per ricordare il 2023 e affrontare le insidie del quotidiano con il piglio giusto. Perché la musica, quella giusta, è la migliore medicina che si possa trovare sul mercato. Buon ascolto!

Les nouveaux réalistes: Annalisa Lombardi

di Annalisa Lombardi
Per questa nuova puntata dei nouveaux réalistes, un polittico di esistenze minime perdute tra i massimi sistemi della vita e della storia. Come nei Racconti con colonna sonora di Sergio Atzeni, la voce dei personaggi è incisa sulla musica di fondo delle cose. (effeffe)

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: