Una poesia per la crudele maggioranza

di Jerome Rothenberg

Emerge la crudele maggioranza!

Ave alla crudele maggioranza!

Puniranno i poveri perché sono poveri.
Puniranno i morti perché non sono più.

Niente volge la notte in alba
per la crudele maggioranza.

Niente lascia che senta il terrore o la fame.

Facesse giumella delle mani, la crudele maggioranza, sulle orecchie,
la avvolgerebbe il mare.
Il mare la aiuterebbe a scordare i suoi figli perversi.
A intessere ninna nanne per i giovani ed i vecchi.

(Ecco la crudele maggioranza con la mani sulle orecchie,
un piede è nell’acqua, l’altro piede è tra le nuvole.)

Un uomo dei suoi è grosso, abbastanza da tenere una nuvola
tra il pollice e il medio,
da spremerne una goccia di sudore prima di dormire.

Un piccolo dio, ma non un poeta.
(Guarda come oscilla il suo corpo.)

La crudele maggioranza ama le folle e i pic-nic.
La crudele maggioranza riempie di bandierine i parchi pubblici.
La crudele maggioranza festeggia i compleanni.

Ave alla crudele maggioranza, dunque!

La crudele maggioranza piange per i suoi bambini non nati,
piange per i bambini che non aspetterà.
La crudele maggioranza è sconvolta dal dolore.

(Perchè allora la crudele maggioranza ride tutto il tempo?
È perché la notte ha ricoperto le mura delle città?
O perché i poveri se ne stanno da una parte al buio?
O i mutilati non mostrano le piaghe?)

Oggi la crudele maggioranza vota per allargare il buio.

Votano perché le ombre prendano il posto degli stagni
Perché diventi vera qualunque cosa vogliano votare.
I monti corrono a nascondersi come agnelli per la crudele maggioranza.

Ave alla crudele maggioranza!
Ave! Ave! Alla crudele maggioranza!

I monti corrono come gli agnelli, colline scappano come montoni.
La crudele maggioranza lacera la terra per la crudele maggioranza.
Quindi la crudele maggioranza si dispone in riga per essere sepolta.

Coloro che amano la morte l’ameranno, la crudele maggioranza.

Coloro che conoscono se stessi conosceranno la paura
che prova la crudele maggioranza quando guarda nello specchio.

La crudele maggioranza ordina ai poveri di restare poveri.
Ordina al sole di brillare solo nei giorni di lavoro.

Il dio della crudele maggioranza pende giù da un albero.
La voce del suo dio è l’albero che urla mentre piega.
La voce dell’albero è veloce come un lampo quando frusta il cielo.

(Se la crudele maggioranza si addormenta tra le sue stesse ombre,
troverà letti pieni di vetro.)

Ave al dio della crudele maggioranza!
Ave agli occhi nella testa del dio urlante!

Ave alla sua faccia nello specchio!

Ave alle facce che gli flottano d’intorno!

Ave al loro sangue e al suo!

Ave al sangue dei poveri, ne hanno bisogno e nutrimento!
Ave al loro mondo e al loro dio!

Ave e addio!
Ave e addio!
Ave e addio!

*

 

[L’originale è all’indirizzo http://www.poetryfoundation.org/poem/180417]

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15 Commenti

  1. Comunque anche la minoranza ci va giú dura. Legnate ai poveri ne sa dare e quanto a leggi sulla notte puó dare lezioni a Novalis, la spietata minoranza che le busca dalla crudele maggioranza, questo si, ma per i poveri speranza non c’è con la crudele maggioranza e neppure con la spietata minoranza, solo nella loro autonomia sta la promessa di una futura tenerezza.
    Dreiser Cazzaniga

  2. Emerge un’inutile maggioranza!

    Ave all’inutilità della maggioranza!

    «Grande è la confusione sotto il cielo.
    La situazione è eccellente»

    Stan. L.

  3. Questo caos è il frutto della politica in Europa. Gli Italiani hanno fatto sacrifici immensi senza ricevere aiuto dalla parte dell’Europa. Invence di fare lezione all’Italia, dobbiamo cambiare di capo e rapidamente, perché questa confusione puo crescere. Come francese spero un sostegno dalla parte del presidente Hollande verso l’Italia, e non solamente ” ubbidienza” alla Merkel.

  4. Io vi ringrazio Crozza, grazie Fam. Guzzanti, sopratutto tu Corrado. Grazie Luttazzi, grazie Travaglio, grazie Saviano, grazie Augias, grazie Gabanelli. Grazie. Io vi ringrazio dal profondo del cuore, ma ora per favore smettetela. Basta ragazzi, non servono più, le vostre analisi accurate, le vostre citazioni, le battute taglienti, l’ironia sottile e quella sguajata. Non servono più, hanno fallito. Ritiratevi per favore. Serbate le vostre menti lucide, andiamocene a teatro, in piccoli teatri di nicchia a raccontarci altre storie, a ridere un po’ tra di noi. Chiamiamo qualche bravo cantautore, non so Vinicio magari, o Mannarino che è un po più semplice ma si canta così facilmente! E ce la schitarriamo e facciamo finta per qualche ora di essere in un altra Italia. Non serve più, rassegnatevi, non fatemi del male, non fatemi sperare. L’illusione è così dolorosa quando diventa ostinata. Mollate i fogli, spalancate le mani, le penne riponetele sulla scrivania. Insomma abbiate il gusto dell’abbandono. Rilasciarsi, abbandonarsi.
    Sentite come suona bene.
    Questa gente non capisce, questo paese non ha il pensiero più lungo di un calzino, potete dire quello che volete. Potete dissacrare e smontare l’idea di potere tradizionale con la più straordinaria della retorica, la più potente delle battute, ma l’idea che qualcuno riceva 100 euro di IMU in posta è più forte di voi. Vi surclassa! Anche se tra 6 mesi poi dovranno restituirla con l’interesse, quello è il pane quotidiano in senso stretto. L’unica cosa che interessa davvero l’italiano, che la parola progettualità non capisce bene cosa sia.
    Il vostro è un sacrificio inutile! Abbiate pietà di voi stessi.
    Basta documentari, stop ai servizi d’inchiesta! Non l’hanno capito per davvero chi è Razzi, non hanno idea di chi sia Scilipoti o Capezzone o di quello che è Tele Cafone.
    Persino Berlusconi ci ha provato, ci ha provato davvero a non farsi votare. In qualche modo lo ha detto, ha detto: “chi mi vota ha la testa di un ragazzino di seconda media seduto in terza fila”.
    Cosa doveva fare di più? Gli italiani ci hanno pensato su due secondi e poi hanno deciso che era anche quella una battuta e hanno riso inebetiti, mentre votavano PDL ancora e ancora.
    Ma vorrei dirvi, basta, siate indulgenti, anche con la sinistra. Sono indifesi, sono animali spauriti, dei bonaccioni. Ad alcuni persino gli si vede in faccia che è gente onesta, ma sono inadeguati, inadatti. Sono persino in grado di rendere dannoso quel poco di buono che fanno. Non hanno ancora capito che non ci sanno fare con le persone. Bersani biascica, D’Alema ancora osa proferir parola, Letta ha parlato di ‘riflessione’ nella serata più disastrosa della storia del PD, del più inatteso insuccesso della storia elettorale italiana, del più clamoroso dei ribaltoni… Ma di che cristo vuoi riflettere Letta?
    Sei fasullo perdio!!
    E a Vendola lo abbiamo detto in tutti modi, non siamo a teatro. La gente non ha capito un cazzo di quello che hai fatto in Puglia. Della BIT a Milano nessuno ne sa nulla. Gli italiani al massimo conoscono la BET per le partite di calcio la domenica.
    Basta soffrire, basta ridere di noi stessi, lamentarsi degli elettori, basta discorsi su serietà ed opportunità, basta parlare di demagogia. Abbiamo svuotato anche questa parola. Pensavamo di aver perso un comico ed invece ne abbiamo trovato un altro, che dice che la democrazia o è quella che impone lui o tutti fuori dalle palle.
    Basta fratelli, basta, mi hanno costretto ad imparare frasi come “parla alla pancia degli italiani”. Non la voglio più sentire questa frase orribile, che mi mette il cervello stretto tra le budella. Ma che cazzo vuol dire poi? La voglio dimenticare questa frase di merda, voglio far finta di essere inglese e non capirci un cazzo di politica italiana.
    Abbandoniamo le armi amici miei, chiudiamoci nei nostri libri, usciamo ad incatenarci agli alberi quando sarà il momento di una nuova deforestazione selvaggia, coltiviamoci della buona menta nell’orto di casa. Organizziamo aperitivi Slow-Food. Riscopriamo l’eremitaggio. Prepariamoci un bagaglio capiente per portarci dietro quella stigmate di nobile italianità che ancora, ne sono sicuro, da qualche parte è rimasta.

  5. Marco, non credi che questa situazione sia creata dell’ egoismo dei paesi richi dell’Europa? Non c’è più di speranza per un giovane diplomato in Grecia, Spagna, Italia, Francia.
    Non mi stupisce dei resultati. Questa crisi mette in pericolo per la democrazia e per l’ intelligenza.
    Si ,sono in rabbia non contro gli Italiani, ma contro chi fa ostacolo alla dignità della gente, alla felicità di un popolo. Sono in rabbia, perché in questo paese c’è talento, energia, ma non si trova denaro per creazione, ricerca.
    L’Europa ha una grande responsabilità in questa confusione.
    Chi avrà il coraggio di cambiare le cose, di prendere la difesa dei paesi latini, di gridare che il modello tedesco: basta?
    Sono in rabbia e triste anche.

    • Sono pienamente d’accordo con te. Ma questo non ha frenato lo sfogo e le valutazioni di cui sopra.

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Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
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