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La recensione messicana

Di Franz Krauspenhaar

Una brava, talentuosa domenicana o messicana di quasi ottant’anni, nata a Santora, una delle città più importanti del Melenghe domenicano o messicano, giornalista professionista: Ester Gutierrez Velva ha il curriculum tipico dello scrittore ispanico. E’ nel giornalismo, infatti, che molti scrittori sudamericani compiono i primi passi nella scrittura. Come mettere fatti e commenti rilevanti in un piccolo spazio tipografico? Il giornalismo risponde a questa capitale domanda, e dona i mezzi a chi lo vuole per riempire gli spazi di scrittura con la necessaria sapienza. A Città del Messico o a Santo Domingo, ora non ricordiamo, Ester apre la sua fortunata carriera giornalistica, che l’ha vista spaziare per anni su numerosi quotidiani e riviste molto patinate. E’ dell’65 il suo debutto nella narrativa, con il bestseller La vita ci strappa alla vita, tradotto in trentadue lingue. In seguito, altri successi di critica e di pubblico: Donne sulla strada in attesa di un uomo galante che le sostituisca il pneumatico (Premio Roditor Salsado 1977), e alcune raccolte di racconti e riflessioni: Puerto corazon, Il mondo pilota, Il cielo dei catenacci. E ora questo Uomini arrivati al caffè (Micragnos Edizioni, pagg.283, euro 14,50) con in copertina una bella illustrazione di Ruben Adriano Sosa.

Che romanzo è Uomini arrivati al caffè? Forse uno di quei libri che si approssimano con l’arrivo della stagione calda, e che devono rinfrancare gli spiriti stressati, sdraiati nelle spiagge, spiriti però dai gusti difficili, raffinati, che non s’accontentano dei soliti romanzi usa e getta, della chick literature d’importazione americana o di replica italiana alla Alessandra Appiardi, alla Contessa Garivoni, alla Stela Cambiaghi Morellani. Quei gitanti di buone letture cercano un coinvolgimento, una buona prosa di racconto, nulla che mandi in visibilio (anche il visibilio può essere un’emozione troppo forte per il gitante da spiaggia) ma che nemmeno adonti, faccia vergognare, annoi o imbizzarrisca.

Ecco, Uomini arrivati al caffè è un libro – come un romanzo di racconti, diremmo – fatto a tale modo e per raggiungere tale effetto; per cui la lettura è sempre saporosa, delicata, sfrangiata con immenso decoro. La Gutierrez Velva è una notevole affabulatrice, e ci prepara un’imbandita colazione letteraria al sacco: nelle sue storie ci sono donne che cercano uomini, uomini che cercano donne, spesso mogli, spesso mariti, e attorno gli amanti e a volte gli amici, qualche minorenne, qualche gigolò, le indispensabili escort, ma tutti più come contorni di quel piatto forte di qualunque stagione che è la coppia. E triangoli in paso doble, e tradimenti seducenti, liquidi, soffusi, circonfusi. Nel mistero dell’amore tra uomo e donna la Gutierrez Velva, donna esperta della vita e ancora capace d’innamorarsi di una situazione, di un paesaggio umano sapientemente descritto con quella precisione e affilatezza chirurgica imparata nel lungo allenamento giornalistico per giornali del Caribe ma anche del Cile, dell’ Uruguay, per il celeberrimo Le ore argentino, si cala e con lei fa calare anche noi, come spettatori-complici, come officianti di un rito sempre uguale a se stesso e sempre nuovo, e sempre intriso di mistero, nella rugiada dei sentimenti forti. E così, con questa leggiadria che in certi casi m’è parsa un po’ perdersi verso un’evanescenza allo champagne, ma senza la stucchevolezza ardita di una Sagan del secondo millennio, con questo soave procedere anche attraverso le storie più buie e tempestose, la scrittrice messicana o domenicana ha confezionato un libro per palati fini che non hanno voglia di pensarci troppo sopra, che vogliono lasciarsi in qualche modo incantare anche da una narrazione. E’ questo: il libro ci sostiene nella lettura con effetto incantatorio, fa svelare storie al limite del credibile, mettendo insieme cronaca d’un’amore e leggenda, trafiggendo come una spada i cuori attraverso i secoli, riportando alla luci passioni per troppo tempo sopite, illuminando su una situazione che sembrava stagnante col paradosso che si snoda, come un grande serpente aggregatore, lungo tutte le storie ivi descritte. E poi i personaggi: la Gutierrez Velva è una specie di complice di ogni persona che abbia amato, e così per lei sembra facile inventare –forse tirandoli fuori dal cilindro dei ricordi di giornalista – una serie squisitissima di personaggi: uomini pigri, baldanzosi, romantici, rissosi, capitalisti, ereditieri, alti, altissimi, sportivi, playboy, notabili, politici, nobili, dunque per tutti i gusti, questi Uomini arrivati al caffè sono finalmente alle prese con queste splendide Donne sulla strada in attesa di un uomo galante che le sostituisca il pneumatico, ben ritrovate tra queste fitte pagine. Sono loro, come promette il titolo, proprio questi uomini così comuni e al contempo così speciali e forse unici, i protagonisti di questo serpentesco fiume, ma capiente di storie.

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Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).
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