Un avventuriero a Palazzo Chigi

[Articolo apparso sul sito Dinamo-press il 19 febbraio]

di Augusto Illuminati

Ha ragione Fabrizio Barca a dire che nel programma di Renzi ci sono slogan e niente idee e che il tutto è pericolosamente avventurista, al punto da scatenare sentimenti di angoscia in un onesto riformista, di tradizione Pd(s) e liberista moderato.

Il modo in cui Renzi si sta installando al potere (vedremo a breve gli esiti) non è irrilevante ed entra in singolare contraddizione non solo con le sue promesse precedenti (vizio “normale”) ma –e più grave– con le aspettative di cui si era nutrita la sua resistibile ascesa. Egli infatti aveva puntato tutto sulla propria estraneità al linguaggio e ai riti correnti della politica (governativa e di partito), su un taglio decisionista e sulla velocità delle mosse. Questi connotati avrebbero dovuto giustificare la spregiudicatezza del comportamento e far chiudere un occhio sulla vaghezza dei contenuti. Snodo fondamentale era la scelta di non vivacchiare ma di esporsi a breve scadenza a una verifica elettorale e lì sfondare, con un rapporto diretto con gli elettori, a prescindere da destra e sinistra. Giusto questo programma mediatico-populista gli si è sfarinato fra le mani nel momento in cui ha fatto fuori proditoriamente lo sciapo Letta (rendendolo peraltro una vittima simpatica, errore madornale), non solo senza un passaggio parlamentare, nel più puro stile delle congiure democristiane e delle crisi extra-parlamentari da Prima Repubblica, ma aggirando sine die le stesse sbandierate elezioni e promettendo addirittura di durare sino a fine legislatura, 2018!

Questa condotta ha sconcertato chi aveva ingoiato l’accordo con Berlusconi finalizzato a una nuova legge elettorale per consentire un rapido ritorno al voto. Che senso ha avuto allora sdoganare il pregiudicato, per poi dilazionare la verifica elettorale e continuare il tran-tran delle Piccole Intese con Alfano e i centristi? E giù a cascata è venuto il resto: l’impantanamento nelle consultazioni presidenziali e parlamentari, la trattativa a oltranza su programma e ancor più sulla composizione del governo, il rallentamento dei processi, la doppia maggioranza, addirittura la riesumazione dell’arco costituzionale estinto già negli anni Ottanta dello scorso secolo. Agli occhi dei suoi potenziali seguaci Renzi ha perso ogni potenziale di fascino, appiattendosi sulla figura del solito maneggione, più brillante ma altrettanto paralizzato dei suoi predecessori. Tutto chiacchiere e distintivo, altro che rock e cambiar verso all’Italia.

La vera sorpresa, dopo il finto scoop del libro di Alan Friedman e il misterioso impeachment mediatico di Napolitano costretto a togliere la protezione a Letta, è stato il flop dell’avvento di Renzi, sconfessato dal comune sentire malgrado gli appoggi della grande stampa, subito invischiato nei ricatti dei partiti minori e nell’ambiguità di una destra tatticamente spartita fra elogi sperticati e minacce sottintese. Per chi contava sull’appoggio immediato dell’opinione contro le resistenze dei partiti –una logica tipica della “democrazia del pubblico” (B. Manin)– avere il primo giorno sondaggi avversi e indifferenza pesa e come! Pure il defilarsi dei nomi a effetto, su cui contava per farsi un’immagine esterna e gestire la politica con un gabinetto ombra, ha fatto una pessima impressione, lasciando Renzi a misurarsi con i peggio riti di coalizione sui ministri di partito e a subire le pressioni europee e presidenziali sulla scelta della figura chiave, il ministro dell’economia. Insomma, un inizio davvero sfigato, di quelli che azzoppano la corsa –e la corsa era tutto, visto che il programma è incoerente e oscuro, una somma eterogenea di cattive intenzioni neoliberiste e di promesse non mantenibili entro il quadro delle compatibilità europee che di certo Renzie non può e non vuole aggredire.

Il fatto, per dirla con Barca, che abbia slogan e non idee, non dipende soltanto dal carattere avventurista e fragile di Renzi (che rischia di portare alla rovina l’Italia con il suo fallimento piuttosto che con la presa del potere), quanto dall’impossibilità radicale di una politica riformista nell’ambito del neoliberismo. Per non parlare di una governamentalità rispettosa della democrazia rappresentativa –di quella reale manco a sognarla.

A differenza di situazioni analoghe –Blair che passava trionfalmente per la breccia aperta dalla Thatcher, Schröder che smantellava il modello renano– Renzi non ha le forze per un progetto neoliberista d’assalto: il Pd gli si sbriciola fra le mani più che convertirsi in efficiente gestore del principio di concorrenza integrale, il compare Berlusconi tutto è tranne che un incursore ordoliberale, la crisi non offre prospettive di fuoriuscita mediante choc. Non si vede come Renzi possa usare il Parlamento come clava né esautorarlo con una strategia autoritaria efficace. Rischia di impantanarsi come Berlusconi, lasciando procedere gli effetti della crisi e del pilota automatico finanziario, che distruggono le classi subalterne ma non rilanciano l’economia e dunque la posizione relativa del capitalismo italiano ed europeo nel sistema.

Sarà un caso, ma l’ultimo slogan renziano (intervista a Friedman) –ammazziamo il gattopardo o il gattopardo divorerà l’Italia– ricorda in modo imbarazzante le vanterie bersaniane sul giaguaro da smacchiare. Sappiamo come andò a finire. Non è impossibile che Renzi fondi le sue speranze su un accordo segreto con Berlusconi e Verdini: voi vi fidereste?

Le preoccupazioni di Barca sono così giustificate proprio per l’avventurismo insito nella situazione, non per gli sproloqui del bischero di Rignano, “il Bomba”. Quanto può reggere una situazione del genere? Verrà un commissario dall’Europa a portarci lacrime e sangue oppure sorgerà un “redentore” dall’interno del populismo nostrano, con tratti ben più spaventosi della maschera carnevalesca e rugosa del Cav di buona memoria?

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19 Commenti

  1. le uniche cose interessanti sono che non è né un accademico,né un tecnico e nemmeno un politico Che roba è insomma?(un “occasionatore” forse,per rubare una nota autobiografica a un personaggio di ben altra risma,il dottor Parnassus di Terry Gilliam,ma au contraire,tanto per essere chiari)

  2. Uno degli articoli più saggi letti che delineano lo stato attuale (di scacco) del nostro deragliamento politico, economico e sociale.
    Non ricordavo un tale livello di avventurismo politico dai tempi dove gli slogan erano “Spezzeremo le reni alla Grecia”.

  3. La “credibilità internazionale” di uno Stato è la traduzione in altri termini della sua capacità di vessare il popolo, riducendolo legalmente alla fame, conservando la pace sociale.
    Una veloce e continua alternanza alla guida di un governo – soprattutto in tempi di personalizzazione mediatica della leadership – rende difficile, per un eventuale movimento popolare, individuare una determinata strategia politica ed opporvisi, poiché il front-man politico che la rappresenta viene immediatamente sostituito prima che ciò accada. Il leader “usa e getta” sembra essere al momento un buon espediente per garantire l’attuazione delle politiche di dominio delle elite economiche. Politiche che già da tempo non si decidono in Italia. Il massoncino in oggetto è solo l’ennesimo maggiordomo degli ultimi governi-Napolitano.

    Renzi ha varato la nuova squadra di governo, parteciperà al campionato del WTO e alla EUROPEAN CENTRAL BANK LEAGUE. Il nuovo allenatore si è dichiarato fiducioso sulle qualificazioni e ringrazia il presidente Morgan Stanley per la campagna acquisti ed il direttore sportivo De Benedetti per la consulenza tecnica.

  4. “Che senso ha avuto allora sdoganare il pregiudicato, per poi dilazionare la verifica elettorale e continuare il tran-tran delle Piccole Intese con Alfano e i centristi?”

    Vero, sottoscrivo. L’opportunismo dell’attore televisivo non ha limiti. Mi chiedo: ma i fantomatici elettori del PD, quelli col mal di pancia dicono, dove sono? Che fanno? Sono lì a inghiottire rospi o sono d’accordo? E se lo sono, lo sono per mutazione genetica o per il can-can del Pensiero Unico? Per dire, il trionfalismo dell’Unità di oggi è a dir poco inquietante, o sconcertante, o terrificante, va bene tutto.

    Ma soprattutto quelli cosiddetti della sinistra interna, dove sono? Che fanno? Si rendono conto i vari Civati che si sta creando un regime politico-mediatico nel quale la sinistra è sterminata? Non è una parola “forte”, l’attore televisivo ha fatto capire più volte che non la sopporta, ci ha fatto pure una legge elettorale per estrometterla per sempre dalla rappresentanza parlamentare.

  5. Non credo che in questo Parlamento sia possibile fare una nuova legge elettorale senza i voti controllati da Berlusconi. L’Ncd è un alleato fragile, e per di più sulla legge elettorale ha interessi opposti a quelli del Pd, che invece ha i medesimi interessi di Fi. Quindi l’accordo con Berlusconi ha la virtù di essere logico.
    (A nessuno è venuto in mente – mi pare – che, per B., muovere il culo e andare a trattare nella sede del Pd, è stata un’umiliazione che nessuno finora era mai riuscito a imporgli).
    In alternativa, il Pd può non fare nessun accordo con B. e non fare mai una nuova legge elettorale (meglio: farla dopo la morte di B.).

    Il governo Renzi è stato formato come tanti altri governi della nostra storia: un presidente del Consiglio incaricato ha cercato voti in Parlamento: e li ha trovati. Viva la centralità del Parlamento!
    Ha in più, questo governo, rispetto ai tanti governi formati in questo modo, il recente successo di R. nella scalata al proprio partito: scalata fatta a suon di consenso raccolto tra potenziali elettori. Mi pare si possa dire che, se i votanti R. alle primarie davano un “mandato” a R., il contenuto del “mandato” era: fa’ fuori una dirigenza, rivolta il partito come un calzino, dà una scossa al governo, eccetera. Cose che R. ha puntualmente fatte, sta facendo.

    Si può pensare – io lo penso – che quest’uomo, dico R., sia un fanfarone; si può pensare – io quasi lo penso – che questo governo nasca morto per una quantità di ragioni.

    Ma non mi sembra in nessun modo un governo illegittimo.

    • Ho trovato insolita la crisi di governo con dmissoni di Letta senza passaggio in parlamento prima, ma concordo sulla legittimità parlamentare di Renzi ora.
      Su chi si umilia di più tra R e B, mi pare irrilevante come certi giochi di parole da bambini: tiritiritu? o tiritirite?

  6. Anch’io sono rimasto sorpreso in questi giorni dal tono della critiche a Renzi come se avesse preso il posto di Allende e non di Letta, cioè il capo di quel governo che è nato con i voti di Berlusconi e che per nascere ha avuto bisogno del sacrificio rituale di prodi alle elezioni presidenziali. Quanto poi per determinare se questo governo sia più a destra dell’altro, ritengo che ci vogliano il gusto, la pazienza e l’acribia dell’entomologo abituato da particolari invisibili ai più a distinguere una cetonia dall’altra. Però il siluramento della Bonino ( e lo dico da antipatizzante storico del partito radicale) a vantaggio di una più fotogenica funzionaria pd rende l’idea delle dimensioni drammaticamente provinciali del personaggio: con quanto sta succedendo in medio oriente e probabilmente in ucraina l’esperienza e la competenza della Bonino avrebbero avuto una qualche utilità nell’evitare all’Italia di prendere più calci dovuto

  7. Condivido molti timori legati alle figure ministeriali dubbie o inesperte e alle caratteristiche di R., da noi soprannominato “Pierino rampante”. Ma mi sembra eccessivo ritenere quasi illegittimo il suo governo e sospettarlo di patti scellerati con Berlusconi e Verdini.
    Giusta l’intenzione di “disfarsi” della burocrazia, nebulose le forze da mettere in campo per riuscirci.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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