Articolo precedente
Articolo successivo

Miti Moderni/ 4: mondi possibili

Luigi Ghirri, Salisburgo, 1977
Luigi Ghirri, Salisburgo, 1977

di: Francesca Fiorletta

Nei mondi possibili non esiste il passato, ciascuno si sveglia ogni mattina con gli occhi lividi e caldi, vuoti di sogni, le ciglia lucenti come una tabula rasa, e le giornate trascorrono tutte uguali, tutte diverse, all’insegna di un infaticabile e soporifero istinto di conservazione, lungo la linea gotica del presente progressivo.

Nei mondi possibili l’amore di giacenza si fa in mezzo alle stelle, col profumo di tiglio e le foglie d’arancio nelle orecchie.

Nei mondi possibili è essenziale l’alveare, il nido preparato coi cuscini per la fuga, la tisana della buonanotte servita fredda, col vino bianco, il bacio d’addio rubato tra i muschi e i licheni della seta.

Nei mondi possibili non esistono elettrodomestici da riparare, il risciacquo dell’oblò non infeltrisce i maglioni di lana, i calici da tè non configgono con le posate da portata multietnica, quando suona per la strada il villano clacson dell’oblio.

Nei mondi possibili non urge firmare alcun contratto a tempo indeterminato, non si ratifica l’affitto ultraterreno dei posti letto in camera doppia con l’uso del balcone e del frigobar, non si stampano le ricevute dell’analista parlamentare, non si incancrenisce la pustola del pus sotto gli alluci divini, mangiati  a stento dalle pozzanghere di pioggia.

Nei mondi possibili non ci si annoia quasi mai con l’intrattenimento del prime time fuori formato, non passa in streaming l’ultimo film di quel regista ungherese prossimo alla pensione d’invalidità, non si obliterano le raccomandazioni in carta da bollo da spedire ai figli emigrati troppo presto, previa posta prioritaria, intransigente.

Nei mondi possibili i treni regionali volano sulle rotaie fatte di vapore, la pioggia acida sale sul cruscotto dell’automobile aziendale, direttamente congestionata dall’asfalto bollente di formiche, con l’ausilio di certi piccoli cerchi concentrici, a getto continuo, mentre il solleone riscalda le piscine coperte e i bambini non si ammalano mai di tosse cronica.

Nei mondi possibili l’usura del tempo lubrifica le giunture, rinsalda i legni ossidi venati col carbonio, spalma la cera lacca sui capelli già bagnati con l’impacco dell’aloe purificante, e si affetta la carta da parati coi guanti di stoffa.

Nei mondi possibili l’irriverenza asettica è una virtù deprecabile, la forza di gravità resta al solito non pervenuta, nel salotto del dentista, gli occhiali a specchio arrivano a costituire l’unico oggetto di culto per la moda zingara dell’ultimo secolo.

Nei mondi possibili inquadriamo tutti e otto gli annosi vizi teologali, erano molti di più, ma qualcuno è andato perso tra la folla del tempo e delle stagioni, senza filtrare mai dal basso, a manovella, il tepore prostatico e la geografia umbratile dei venti nani da giardino.

Nei mondi possibili si respira la musica new age, si ballano i poemi cavallereschi, si leggono le fotografie sbiadite direttamente immerse nel liquido amniotico della camera iperbarica.

Nei mondi possibili la cefalea si cura col tango, le analisi del sangue si fanno al luna park.

Nei mondi possibili per fare una telefonata basta avvicinare i palmi delle mani alle orecchie, e chiedere ai centralinisti del mare un calendario di appuntamenti in ritardo, le caselle evidenziate con le conchiglie.

Nei mondi possibili la tombola si gioca a ferragosto, il bridge è lo sport dei bambini normodotati, per i supereroi c’è il campionato di tennis in scatola.

Nei mondi possibili non esiste nemmeno il futuro, non ci si perde mai per strada, nessuno vuole arrivare davvero nel luogo prefissato, tutti dormono completamente immersi nell’acqua termale, a scanso di equivoci, dimentichi del resto.

(http://www.repubblica.it/scienze/2014/11/30/news/i_mondi_paralleli_potrebbero_esistere_davvero_la_fisica_spiega_il_perch-100639051/)

 

Print Friendly, PDF & Email

8 Commenti

  1. non affezioniamoci troppo a questa prospettiva affascinante. DIversamente diventeremo come quei popoli che hanno nel dna il sogno di atlantide o della Thule(e ogni tanto hanno pure procurato molti guasti al resto del mondo cercando di declinare la cosa al presente), mentre è proprio il caso di fare i conti con una realtà un po più losca. E ora scusatemi ma mi aspettano su saturno al bar cascador

  2. forse che già ipotizzare diverse possibilità, in questo mondo, ci risulta così tanto, troppo difficile. e affondare le mani nel losco, ogni giorno, è così sfiancante.

  3. La leggerezza della tua prosa spesso fantasmagorica e` comunque lenitiva(sto brindando anche per te con un “negroni sbagliato” insieme all`amico Gurp)

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Sentimi

di Francesco Staffa Sentimi, un appello, un’esortazione, un imperativo. Sentimi è l’invocazione liturgica di un rituale celebrato nel tempo extra-ordinario...

Cometa

di Gabriele Merlini Non lavorare. Non aspettare. Non invecchiare. Questi «i tre comandamenti dell'ebrezza» in cui ci imbattiamo a circa...

Un luogo di sosta e di pensiero

di Paolo Morelli Non tanto nei contenuti quanto nella forma, o forse meglio nella ‘dizione’, la lettura dei libri di...

Notturno salentino

di Federica de Paolis Una masseria in Salento, una festa, estate. Una Puglia arsa dal sole, meravigliosa e impenetrabile, colonizzata da...

Le assaggiatrici

di Francesco Staffa Le assaggiatrici, dieci giovani donne che ogni giorno entrano nella tana del lupo per assicurare che il...

Il bene è una modesta proposta

di Paolo Morelli “A un certo punto, nell’educazione di mio figlio, ho cominciato a sostituire i concetti di buono e...
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: