Miti Moderni/15: tempo massimo

ponti-spettacolari-9di Francesca Fiorletta

Sei sempre fuori tempo massimo, mangi un panino, non hai voglia di spostarti dall’oblò, fumi una sigaretta, ti dovrai arrangiare, ti consigliano severi, infila al collo la cordicella, penzola al vento il cartellino, sei un impiegato, sei una massaia, bisogna accontentarsi, ti ripetono, troppo seri, che a questo mondo siamo sempre soli, in mezzo a tutti, non si riesce a stare da soli mai. 

E prendi svelto una caramellina, hai l’alito pesante, la peste asciutta della sera, continua a bere il tuo rum, hai un letto ancora troppo morbido, un materasso senza rete, lasciato sfatto giù per terra, la porta a vetri dell’ingresso, un cuscino avvolto di stracci, ti prudono le caviglie, compra le scarpe chiare, le ciabattine estive, le infradito da mare, ricevi l’affittuario in omaggio, il garage è pieno, senza l’angolo box.

Attraversi la strada senza guardare, la segnaletica degli ombrelli, cerchi una svolta, la quarta uscita, il gps per la fretta si è rotto, non si è aggiornato, quattro chilometri all’imbocco della tangenziale, due ore e tre quarti all’arrivo previsto, non hai bevuto il caffè, hai il trucco che ti cola sugli occhi, le guance tese, i pollini di maggio, le violacciocche sulla piazzola di sosta, l’autogrill a forma di ponte, sospiri.

Perché non vieni in vacanza con me, prendi le ferie dal lavoro, affitta un autobus con troppa benzina, risparmia sugli oleodotti, le ruote sgonfie, i sommergibili bucati, riempili di ammorbidente, gira la chiave nella toppa e prova a fare una telefonata, non risponde nessuno, il cestello della lavatrice è sempre fermo, carica il programma per i delicati mix.

Risciacqua i pensieri a novanta gradi, bevi un altro sorso di vodka, annaspa coi denti da coniglio, apri la finestra e spogliati, riesci a pensare solo a quello che non va, alle contraddizioni, le apparenze d’attesa, è stata solo una parentesi, ma non vuoi più sentire ragioni, ti ricordi del miele, grondano le aspettative, segna la ricorrenza sul taccuino, dimentica di mandare un messaggio, infila la testa nella tua federa preferita, finalmente.

Il rumore di fondo è levigato, è violento, sfama tutti i commensali, col disavanzo, sazia le bocche ingiallite, i denti di sperma, le unghie alla cannella, le hai lasciate a congelare, nel soggiorno, ti senti stanco, ti senti vecchia, la finale di campionato è vicina, e tu ancora non hai capito per chi fare il tifo.

Si rimescola, nello stomaco, quella stessa assenza, la doppia misura, una fialetta di buon gusto, acido muriatico per sorelle, al discount fanno lo sconto famiglia, decidiamo di non uscire mai più, restiamo chiusi dentro alle scatole per le scarpe, abbandonati tutti i ninnoli sul comodino, la circospezione dei dintorni.

Stai vicino ma non troppo.

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