Hölderlin- Due sezioni di Brod und Wein

trad. isometra di Daniele Ventre

1.

Rings um ruhet die Stadt; still wird die erleuchtete Gasse,
Und, mit Fackeln geschmückt, rauschen die Wagen hinweg.
Satt gehn heim von Freuden des Tags zu ruhen die Menschen,
Und Gewinn und Verlust wäget ein sinniges Haupt
Wohlzufrieden zu Haus; leer steht von Trauben und Blumen,
Und von Werken der Hand ruht der geschäftige Markt.
Aber das Saitenspiel tönt fern aus Gärten; vielleicht, daß
Dort ein Liebendes spielt oder ein einsamer Mann
Ferner Freunde gedenkt und der Jugendzeit; und die Brunnen
Immerquillend und frisch rauschen an duftendem Beet.
Still in dämmriger Luft ertönen geläutete Glocken,
Und der Stunden gedenk rufet ein Wächter die Zahl.
Jetzt auch kommet ein Wehn und regt die Gipfel des Hains auf,
Sieh! und das Schattenbild unserer Erde, der Mond,
Kommet geheim nun auch; die Schwärmerische, die Nacht, kommt,
Voll mit Sternen und wohl wenig bekümmert um uns,
Glänzt die Erstaunende dort, die Fremdlingin unter den Menschen,
Über Gebirgeshöhn traurig und prächtig herauf.

2.

Wunderbar ist die Gunst der Hocherhabnen und niemand
Weiß, von wannen und was einem geschiehet von ihr.
So bewegt sie die Welt und die hoffende Seele der Menschen,
Selbst kein Weiser versteht, was sie bereitet, denn so
Will es der oberste Gott, der sehr dich liebet, und darum
Ist noch lieber, wie sie, dir der besonnene Tag.
Aber zuweilen liebt auch klares Auge den Schatten
Und versuchet zu Lust, eh es die Not ist, den Schlaf,
Oder es blickt auch gern ein treuer Mann in die Nacht hin,
Ja, es ziemet sich, ihr Kränze zu weihn und Gesang,
Weil den Irrenden sie geheiliget ist und den Toten,
Selber aber besteht, ewig, in freiestem Geist.
Aber sie muß uns auch, daß in der zaudernden Weile,
Daß im Finstern für uns einiges Haltbare sei,
Uns die Vergessenheit und das Heiligtrunkene gönnen,
Gönnen das strömende Wort, das, wie die Liebenden, sei,
Schlummerlos und vollern Pokal und kühneres Leben,
Heilig Gedächtnis auch, wachend zu bleiben bei Nacht.

* * *

1.

Sta la città quieta intorno; la via illuminata è tranquilla
l’eco dei carri su e giù bella di fiaccole va.
Sazia alle gioie del giorno, rincasa e s’acquieta la gente,
saggia una fronte si dà peso del contro e del pro,
paga alla propria dimora; di grappoli e fiori è ormai vuoto,
d’opere a braccia il mercato indaffarato ristà.
Nota di corde lontano echeggia dagli orti; e magari
l’innamorato le suona, o un solitario, di là,
pensa gli amici remoti, la sua gioventù; le sorgenti
vivide e fresche su verdi erbe rimormorano.
Quiete nell’aria al crepuscolo echeggiano nitide squille,
medita l’ore una guardia, e la ragione ne dà.
Viene d’un tratto un rabbuffo e muove le cime del bosco,
(guarda!) e in silenzio anche lei viene, la Luna, che è
ombra alla Terra in figura; e viene, sognante, la Notte,
piena di stelle, che ben poco ci cura noi qui,
come prodigio risplende, un’estranea in mezzo alla gente,
triste sui picchi dei monti e luminosa, lassù. 

2.

Della sublime è mirabile il dono e che cosa ne accada
e per che tramite mai, questo nessuno lo sa.
Ella così muove il mondo e l’anima umana che spera,
quel che prepara nessun saggio lo intende però,
ché così vuole il Dio sommo, che molto t’ha caro, e per questo
anche più caro di lei limpido il giorno è per te.
Ma si appassiona talvolta anche un occhio limpido all’ombra
cerca a suo gusto il riposo anche se impulso non ne ha,
verso la notte rivolge lo sguardo anche l’uomo sincero:
diamole serti e canzoni, oh, poich’è giusto così,
già, poiché è sacra la notte per i vagabondi e i defunti
essa però resta eterna anima di libertà.
E tuttavia perché a noi nel tempo d’attendere resti
pur nella tenebra un centro imperituro, dovrà
darci la dimenticanza e una certa ebbrezza divina
darci la voce che va, come di chi ama, e che è
scevra di sonno, e sia colmo boccale e sia vita d’azzardo,
sacra ragione di chi vigile a notte si sta.

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2 Commenti

  1. An unsre großen Dichter

    Des Ganges Ufer hörten des Freudengotts

    Triumph, als allerobernd vom Indus her

    Der junge Bacchus kam, mit heilgem

    Weine vom Schlafe die Völker wekend.

    O wekt, ihr Dichter! wekt sie vom Schlummer auch,

    Die jezt noch schlafen, gebt die Geseze, gebt

    Uns Leben, siegt, Heroën! ihr nur

    Habt der Eroberung Recht, wie Bacchus.

  2. Bravo! É salvo il doppio registro, la valenza doppia:senso e ritmo poetico. Salva quindi la sacralitá di questo straordinario poiein. Il lungo apprendistato del traduttore dá ora i frutti piú maturi. Hoelderlin tradotto nell’edizione Adelfi piuttosto ‘asetticamente’si confronta con il convincente transducere di Ventre. La bilancia improvvisamente fibrilla versus la resa che offre Daniele. Ancora una volta bravo.

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daniele ventre
daniele ventre
Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).
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